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Autore: LuciaDeetz    11/10/2020    7 recensioni
Vicissitudini di una famiglia (a)normale condite con un chicco di riso.
[Raccolta di flash e one-shot senza continuità]
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bra, Bulma, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Colore: giallo (per turpiloquio).
Note: nessuna.

Super saiyan, super rinculo

«Come sarebbe a dire, anche tutti i conviventi
«Sono le direttive del Ministero, Vegeta.»
«Si fotta il Ministero!»

***

Tre settimane fa, Malcolm Huner ha appeso la pergamena al chiodo. La sua lucente laurea in Infermieristica è l'orgoglio di famiglia e il coronamento di sei anni d'afflizione.
Come giovane laureato insoddisfatto, mera proiezione dell'ambizione paterna, Malcolm anela già alla pensione ancor prima che a un tempo indeterminato. Tuttavia, la sua discesa lavorativa sta per inserire la retromarcia: il nolente tirocinante non sa ancora, infatti, che stasera sgancerà il quadro dal muro, ne sfonderà il vetro e ne demolirà la cornice. E che, sotto allo sguardo sbigottito del padre in eterno colletto inamidato, gioirà alla vista del contenuto in cellulosa che imbrunisce e si accartoccia nella fiamma del camino...

***

«Vegeta Prince!»
Quando lo chiamano dall'ultima porta in fondo alla corsia, Vegeta si avvia verso la fonte della voce con l'incedere indolente e le mani caparbiamente affondate nelle tasche. Sa che così prolungherà l'agonia, sperperando secondi che potrebbe altrimenti schiacciare sotto al peso di un'accelerazione a 300G, ma non sia mai che il principe dei saiyan si sottometta festante a certi protocolli terrestri come un cane che dimeni la coda. Che lui, la coda, non ce l'ha più da anni.
Ispessisce il grugno che gli rabbuia la faccia ormai da ventiquattr'ore a questa parte. Mentre sotto allo sguardo degli astanti batte il corridoio a passo di marcia, si ripete che è determinato a dar sfoggio della versione peggiore di sé permessa dalla legge.
A metà strada si incrocia con Trunks, l'ultimo di ritorno dal test. Gli basta uno sguardo dall'alto in basso per giudicarlo sconfitto con disonore: aria pesta e remissiva da cane bastonato, occhi acquosi da sopra l'orlo della mascherina e un disgustoso risucchio dal naso. Ventun anni di vita e lacrime che traboccano come se ne avesse tre.
«Tsk!»
Che rammollito!

***

«Non farne un dramma apocalittico, Vegeta, sarà solo una sfregatina alla gola!»
«Chi gli dà il diritto di violare la mia gola?!»
Nella mente di Trunks risuona ancora l'eco dell'alterco che ha imperversato ieri sera attorno al tavolo della cena. Bra, da giorni allettata dalla febbre, non ha avuto occasione per cantare, e forse è meglio così, perché mamma ha glissato su un insignificante quanto scabroso particolare per amore di serenità famigliare.
Dietro al suo paravento con protezione FP2, mentre papà sembra ripudiarlo con uno sguardo di fuoco à la Super Saiyan God, Trunks atteggia le labbra in un ghigno molto poco filiale e dà un'altra teatrale aspirata alle narici.
Oltre quella soglia, il suo orgoglio riceverà una batosta da orbi che lo coglierà totalmente impreparato.
Che sprovveduto!

***

«Indietro con la testa. Apra la bocca.»
Celato com'è dai riflessi della visiera trasparente, Vegeta intravede l'infermiere a malapena. Non che faccia differenza: ora come ora, qualsiasi viso, lì dietro, sarebbe un'istigazione alla violenza.
La sua voce, però, gli giunge alle orecchie senza sconti e gli ispira strane immagini per la testa: un elenco telefonico, un elettroencefalogramma piatto; un istinto alla vita calpestato a ogni passo come un chewing-gum appiccicato sotto la suola d'una scarpa.
Mentre pensa a queste e altre visioni, Vegeta rimane fermo, la testa all'insù a contemplare la vacuità del soffitto, la bocca aperta come un uccellino spennato che attenda un pasto di vermi rigurgitati.
Vermi! Questa sì che è una brutta immagine.
Rabbrividisce.
«Stia fermo!»
Ma l'infermiere sbuffa, e prima ancora che Vegeta abbia placato le sue orride fantasie, quel farabutto di un terrestre gli caccia lo stecchino bianco in bocca. È un'intrusione così aggressiva e repentina che al saiyan sfugge un gorgoglio umidiccio insieme a un conato da gallina strozzata. Bulma ne ha fatto una descrizione molto meno traumatica. Gli ha rifilato una sporca bugia!
I riflessi sono troppo lenti e i pensieri troppi: l'assalto alla gola si conclude proprio quando Vegeta comincia a meditare di rifilare all'infermiere un pugno dritto allo stomaco.
«Ora guardi davanti a sé.»
Vegeta deglutisce mentre riporta la testa in posizione orizzontale, obbedendo suo malgrado. La gola brucia, è secca, protesta per il trattamento nient'affatto delicato a cui è stata sottoposta. E a proposito di gole... Vegeta si scopre a far scivolare gli occhi sopra al bavero del camice dell'infermiere. Che bel collo esposto, si dice. È proprio lì, a portata della flessione delle dita d'una mano. Basta una leggera pressione dei polpastrelli per spedire il suo proprietario a mettersi in fila da Re Enma. Forse, in linea col suo apatico atteggiamento verso la vita, a sbriciolargli le ossa della cervicale gli concede pure un favore...
No, si ripete, che poi la donna s'incazza e chi li ripara i droni con cui ti alleni?
È finita, può tornare a casa. Finalmente!
Rinfrancato da questo pensiero, Vegeta scosta la sedia e fa per alzarsi.
«Dove sta andando? Non ho ancora finito!»
Manaccia guantata di lattice che scatta in avanti e che, contravvenendo ad almeno dieci regole per il contenimento della diffusione del virus che sta dilagando fra i terrestri, lo abbranca per la spalla destra e respinge il suo tentativo di rimettersi in piedi.
E Vegeta si lascia ricadere sulla sedia.

***

Da tre settimane, Malcolm Huner non fa che sognare rivoli di muco e caccole frantumate attorno a batuffoli di cotone compresso. Se mai un tampone usato dovesse sfiorargli un guanto, è certo che appiccherebbe fuoco all’intero reparto. Poi darebbe fuoco anche alla mano, dopo averla tranciata di netto dal polso.
È disgustoso!
Malcolm è al limite della sopportazione.
Non bastano i bambini che strillano a ultrasuoni, quelli che "A casa è così bravo!" ma che, giunti nel raggio d'azione dell'uomo bianco con il casco in testa e la fialetta nella mano, vanno incontro a metamorfosi e si trasformano in belve assatanate e incontenibili, per cui si rende necessario l'intervento di entrambi i genitori, tre membri dello staff e non meno di due dosi di sedativo perché il tampone oltrepassi anche solo la barriera dei denti da latte, no, adesso bisogna fare i conti anche coi capricci degli adulti.
450 zeny al mese di indennità, e guai a lamentarsi, per tollerare questa porcheria!
Dalla tasca, Malcolm estrae l'astuccio che contiene il secondo tampone.
No, bellimbusto, tu ora ti siedi e mi lasci finire questo schifo di lavoro.

***

Il terrestre ha osato toccarlo. Imprigionato dai muscoli atrofizzati per lo shock, Vegeta pensa che il terrestre ha osato toccarlo. Ai tempi dell'esercito di Freezer, taluni sono rimasti secchi per molto meno, tipo per averlo additato.
La vera onda anomala, però, deve ancora abbattersi a riva, e purtroppo Vegeta è convinto che lo tsunami si stia già ritirando dalla spiaggia del suo orgoglio.
I riflessi allenati da decenni di combattimenti, infatti, non gli risparmiano la madre di tutte le vergogne. Mezzo secondo, solo mezzo secondo, e il saiyan si ritrova un'altra orribile asticella, lunga il doppio della precedente, ficcata su per la narice sinistra.
Prima vede le stelle: filamenti di luce cadente che attraversano il suo campo visivo.
Poi passa oltre: la mano guantata che si muove a un soffio dai suoi denti - chi ha detto che le scimmie non mordono? - e che, con un movimento collaudato di sfila e infila, gli affonda lo stesso bastoncino su per l'altra narice.
Neanche Freezer l’ha mai seviziato così.
Se Vegeta non gli scardina il braccio dall'articolazione e non solleva il terrestre sopra la testa con l'intenzione di offrirgli l'ebbrezza di un volo panoramico e senza paracadute fuori dalla finestra, è solo perché i muscoli si rifiutano ancora di collaborare. Tranne quelli facciali, s'intende, perché un attimo dopo si sorprende a imprecare, e la rara, rarissima imprecazione è una valvola di sfogo e la misura del suo sconvolgimento: «Brutto pezzo di merd---».
Ma l'ultima vocale cade nel vuoto, inghiottita da un diaframma che si contrae a tradimento.
Aaa…
Dita incompetenti che rigirano il tampone nel naso, nervi del naso che inviano al cervello segnali d'allarme.
Aaaaaa...
Segnali che vengono interpretati dal cervello come violazione di domicilio, polmoni che incamerano aria per sbarazzarsi del corpo estraneo.
Aaaaaaaa...
Una mano guantata di bianco al centro della traiettoria di tiro.
«AAAAAAAAAH-»

***

«TCHPFUUU!»
La porta in fondo al corridoio vibra sui cardini come colpita da un'onda d'urto.
Nella sala d'attesa, tutte le teste si girano in sincrono nella stessa direzione, poi Trunks, in piedi di fronte alle macchinette del caffè, cerca i suoi occhi. Bulma fa altrettanto e basta uno scambio di sguardi col figlio per farle salire la risata sulla rampa di lancio.
Gesundheit!

***

A Malcolm Huner trema la mano.
La mano imperlata di saliva.
La visiera trasparente gli ha preservato l'integrità del viso, ma la sua superficie è costellata di goccioline e gli sembra quasi d'aver guidato sotto la pioggia coi tergicristalli malfunzionanti.
Poi i suoi occhi registrano qualcosa di inquietante. Cos'è quella roba?!

***

Da dietro la porta in fondo al corridoio, si leva un urlo belluino.
Poi una voce maschile esclama: «No vabbè, basta, io esco!».
Fedele alle sue parole, Bulma lo vede uscire: due braccia che strappano un casco da una faccia color porpora, visiera che rotola a terra, scuotimenti vari col torace per disincastrarsi dal camice che viene gettato sul linoleum in un mucchietto bianco e informe insieme a un paio di guanti di lattice. Una vena in rilievo sulla tempia e un «Il mio tirocinio finisce qua!» che rimbalza su tutte le pareti del reparto.
Il ragazzo avanza fino all'altro capo del corridoio con l'aria di un bufalo impazzito, calpestando il pavimento come se volesse prendere a calci il mondo. Giunto a un metro dall'uscita di scena, si esibisce in una brusca frenata e in un testacoda che lo porta a ripercorrere i propri passi fino all'erogatore di gel disinfettante che è stato installato sul muro a beneficio dei visitatori. Qui, sotto gli occhi esterrefatti di pazienti e personale medico di ruolo, dà l'assalto al dosatore spremendo ogni goccia di gel contenuta nel tubetto, fino ad accumulare, sul palmo aperto della mano, una quantità di disinfettante utile a sterminare ogni traccia di vita batterica sul pianeta. Bulma lo osserva mentre prende a frizionarsi le mani con la lena di chi vuole esfoliare la pelle fino all’osso. Infine se ne va, lasciando nell'aria un penetrante odore d'alcool e sul pavimento una scia di gel che luccica come bava di lumaca.
Dalla porta dello studio che ha lasciato spalancata, esce suo marito con le mani perennemente in tasca.

***

In piedi nella nicchia laterale che accoglie le macchinette degli snack, Trunks, la mascherina abbassata sul mento e la lattina alla bocca, guarda suo padre sfilare per il corridoio con il cipiglio più fosco di un cumulonembo. Altro che Super Saiyan Blue: appena tornati fra la privacy garantita della Capsule Corp., lo vedranno transitare per tutti i colori dell'arcobaleno.
Poi lui lo supera, dandogli le spalle, e Trunks scende con gli occhi.
Ma che cazz…?
«Pffft...»
Dalla gola gli esplode una risata. La bevanda gli va di traverso, erutta dal naso e gocciola per terra. Trunks tossicchia sputacchiando mentre si percuote il petto, poi si piega in due come una sedia a sdraio quando gli accessi di risa gli lasciano a malapena il tempo di riprendere fiato. In men che non si dica si è creato un vuoto attorno, ché la saliva di questi tempi è assimilata a materiale radioattivo. Ma non è lui lo spettacolo del giorno, no.
Trunks si asciuga gli occhi col dorso della mano e guarda suo padre fermarsi a metà del corridoio. Il dito medio che per tutta risposta gli rifila da oltre la spalla dà l'abbrivio a una nuova sequela di risate spasmodiche.

***

Ma insomma, che cosa prende a quei due?
Bulma, seduta qualche metro più avanti, si chiede perché Trunks rida come un ebete e perché Vegeta lo abbia appena mandato a quel paese. Condivide un'occhiata con Mai, seduta accanto a lei, e legge nella ragazza la stessa sua perplessità.
«Mamma...»
C'è un bambino che scuote il braccio di una donna e addita in direzione di Vegeta.
Lei gli schiaffeggia l'indice: «Sssh, Teo, è maleducazione puntare il dito!».
Be'? Che c'è da puntare? Mai visto un alieno?
Ma il bambino non è l'unico a mostrare segni di interesse. Mentre Vegeta ripercorre il corridoio privo della sua caratteristica baldanza, i più mormorano (Trunks: «Ahahahahahahahahah!») e si gettano l'un l'altro sguardi inquieti. Gli occhi puntano troppo in basso per essere attirati dalla sua curiosa capigliatura a porcospino, o dai muscoli delle braccia che la maglietta lascia in evidenza.
Insomma, gli stanno guardando il culo. Bulma non sa se esserne gelosa o se, invece, come le suggerisce l'istinto, cominciare a sudare freddo.
Infine, Vegeta le si para davanti: le mani ancora nelle tasche e la testa stranamente incassata nelle spalle.
«Possiamo andare?»
Una richiesta che suona come la preghiera di un disperato.
«Ma che è success---oh.»
L'oggetto del suo imbarazzo è una coda di scimmia. Una coda di scimmia nata dal rinculo di uno starnuto, che gli emerge da dietro le gambe mentre frusta l'aria come il braccio di un pendolo marrone, peloso e flessuoso. Vegeta la scruta a braccia conserte, ora: il sopracciglio alzato promette il divorzio al primo accenno di ilarità.
Bulma deve racimolare tutto il suo autocontrollo per non scoppiargli a ridere in faccia. E si rifugia nello schermo del cellulare, accampando scuse sulla necessità di dover controllare il calendario lunare.

***

Ha strappato il suo paio di pantaloni preferito, maledizione!
«Signori, aspettate!»
Un'infermiera caracolla verso di lui.
Basta! Vegeta ha già l'aura divina pronta a esplodere. «Se si tratta di un altro tampone, giuro che---»
«No, no!» si affretta a rispondere lei. Ha capito l'antifona: il principe dei saiyan non è cavia da laboratorio.
«Mi occorre solo sapere...»
La lista di coloro che sono stati nelle vicinanze della piccola Bra Brief nell'ultima settimana. Tutti quelli che riesce a ricordare.
Vegeta sbuffa, ma collabora.
Un dio della distruzione, l'angelo suo custode, un namecciano, uno smidollato con una cicatrice sulla guancia, un androide, un maiale e un gatto antropomorfi, un sedicente campione del mondo e…
Pur incazzato come solo un saiyan può essere, Vegeta trova l'animo di sogghignare.

***

A centinaia di chilometri di distanza, il saiyan di nome Goku, conosciuto anche come "«KAKAROOOTH!»", starnutisce.

~fin~



Angolino d’autrice:
Questa shot non era prevista, ma come ho fatto il test è venuta l'ispirazione...

   
 
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