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Autore: therealbloodymary01    12/10/2020    0 recensioni
Quando i predoni arrivano ad Ealdor, Merlino è disposto a fare tutto ciò che è in suo potere per salvare la sua gente. Artù scopre della sua magia ed è troppo confuso per pensare in modo lucido. Ma in qualche modo, nessuno dei due è disposto a perdere l’altro, almeno non senza lottare.
Dal testo:
Perché, perché l’aveva fatto? Aveva lasciato che la rabbia lo sopraffacesse, che il suo orgoglio prendesse il sopravvento sul buon senso, ed aveva gettato via l’unica cosa bella che aveva.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione, Contesto generale/vago
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Con la pietra levigata sfregava energicamente la lama del coltello, aveva intenzione di renderlo quanto più affilato possibile. Il suo piano era senza ombra di dubbio geniale, e di questo ne andava più che fiera. Aveva dovuto aspettare per mesi, lunghi mesi in cui il suo odio verso Uther le aveva ribollito nelle vene, corrodendole l'anima fino in profondità. Ora l'attesa cominciava a dare i suoi frutti.

Emrys marciava verso Nord, giungendo sempre più vicino a lei ed alla sua trappola. Tutto procedeva bene.

Si rimirò compiaciuta nello specchio d'acqua argentea, portandosi i lunghi capelli biondi dietro le orecchie. Del sangue scorreva ancora dalla ferita che si era procurata alla tempia destra, ma non se ne curò. Ne era valsa la pena.

Dopo la morte di Artù e Merlino, Camelot sarebbe finalmente stata sua.

Fino a pochi anni prima mai avrebbe pensato di giungere a un gesto tanto estremo, ma del resto era solo un'ingenua ragazzina, che credeva che un giorno le cose per quelli come lei sarebbero cambiate. Ricordava le storie di sua madre, parlavano tutte di un grande Re che avrebbe posto fine a tutte le ingiustizie ed i soprusi, un sovrano sotto il cui regno avrebbero finalmente convissuto pacificamente gli esseri magici e non, dove la stregoneria non sarebbe più stata vista come una deviazione, ma come un dono. Eppure, più cresceva più si rendeva conto che non era altro che un'immane, utopica bugia, un mondo parallelo che non avrebbe mai visto la luce nella dimensione attuale.

Poi era arrivato il giorno in cui tutto per lei era cambiato. Esattamente tre primavere prima, sua madre era stata uccisa. “Giustiziata per il bene del mio popolo” le aveva detto Uther laconico, quando era stata convocata per seppellirne il corpo, una vita innocente strappata via ancora nel fiore degli anni.

Da quel momento aveva vissuto ogni singolo giorno progettando la sua vendetta, contro il sovrano di Camelot e chiunque altro si fosse messo tra lei ed il suo destino. La bambina spaventata che era stata non esisteva più.

Pochi mesi prima, mentre vagava per la foresta in cerca di informazioni sul suo nemico, si era imbattuta in un piccolo villaggio di periferia, Ealdor, uno di quei posti sperduti di cui nessuno sentiva mai parlare e che era impossibile conoscere a meno che non si fosse originari del luogo. Era in corso una battaglia. Gli uomini che lo avevano preso d'assalto non avevano alcun tipo di remora, li aveva visti razziare ogni angolo del paesino senza fare eccezioni per nessuno, torturando e all'occorrenza uccidendo chiunque si rifiutasse di dire loro dove teneva le proprie scorte di cibo. Le piacquero subito. Una donna di mezza età, particolarmente temeraria, aveva provato ad ostacolarli, rimanendo ferita dal capo della banda, che l'aveva malamente spintonata prima di andarsene insieme agli altri banditi. In quel momento, un altro ragazzo si era avvicinato alla donna per aiutarla, suggerendole di recarsi a Camelot per chiedere aiuto a suo figlio, Merlino. Era in quel momento che aveva realizzato quanta fortuna avesse avuto. “La tua occasione arriverà prima o poi, mia cara” le era venuta subito in mente. Era la frase tipica che sua madre le rivolgeva ogni qualvolta la vedesse triste. E così le era venuta l'idea: se Emrys fosse venuto ad Ealdor in soccorso di sua madre, avrebbe potuto ucciderlo una volta per tutte e non avrebbe avuto più alcun ostacolo a separarla da ciò che le spettava di diritto.

Così aveva avvicinato Kanen e gli aveva offerto del denaro in cambio dell'uccisione del servitore durante la loro successiva razzia al villaggio, essendo certa che Merlino non si

sarebbe tirato indietro, se si trattava di aiutare sua madre. Normalmente avrebbe voluto avere lei stessa l'onore di ucciderlo, ma preferiva rimanere nell'ombra, almeno finchè non avesse avuto il regno in pugno.

Ma non aveva fatto i conti con la presenza del principe ereditario che, chissà per quale assurdo motivo, era giunto in suo soccorso. Quella banda di ladruncoli da quattro soldi non era stata capace neanche di fare il proprio dovere, ma era successo qualcosa di ancora più interessante: l'ingenuo stregone si era fatto sorprendere a praticare la magia ed il principe lo aveva fatto arrestare. Con Emrys dietro le sbarre avrebbe avuto l'occasione perfetta per attaccare Camelot, ma il mago era riuscito a farla franca utilizzando un incantesimo per cancellare la memoria sui sudditi del regno.

Era una magia molto potente che ben pochi sarebbero stati in grado di padroneggiare.

Così il piano era cambiato, aveva dovuto gettare una maledizione su tutta Camelot.

Finì di affilare il coltello, ora completamente appuntito. Aspettava solamente che arrivassero da lei.

 

Ad occhio e croce si trovavano a circa duecento miglia a Nord di Camelot, diretti verso il cuore della foresta, dove sorgeva la Valle dei Re Caduti. Non avevano osato esprimere il pensiero ad alta voce, ma erano entrambi consapevoli del potenziale suicida di quella missione. Del resto, senza Camelot nessuno dei due aveva ragione di esistere.

Cominciava a far sera e l’aria diventava sempre più pungente sulla pelle, nonostante indossassero abiti appropriati alla stagione fredda.

Artù si guardò intorno spaesato, riusciva a vedere solo una distesa di alberi tutti uguali e niente gli suggeriva che la direzione che avevano preso fosse quella giusta. A dire il vero, non sapeva nemmeno cosa stessero cercando. Le parole di Kilgarrah erano state del tutto vaghe. 

“A sinistra.” Annunciò una voce alle sue spalle.

“Come?”

“Dobbiamo andare a sinistra. L’ho visto.”

Il principe girò il cavallo senza fare commenti, si era abituato in fretta a vedere Merlino utilizzare le sue capacità. E poi, in quel momento aveva problemi ben più grandi a cui pensare.

“Dunque, hai idea di cosa sia un Occhio del Drago?”

Un cenno negativo confermò ciò che aveva immaginato sarebbe stata la risposta.

“Quindi stiamo andando in un posto imprecisato che potrebbe trovarsi dovunque a cercare un oggetto che potrebbe essere qualsiasi cosa…”

“Se la mettete così, sì”.

Il paesaggio rigoglioso che li aveva accompagnati fino a quel momento cominciava a diradarsi, segnalando il punto più profondo dei boschi, almeno tra quelli esplorati, di cui l’uomo fosse a conoscenza. Ed eccola lì, la maestosa caverna dove tanti avevano anelato andare e pochi avevano fatto ritorno. L’entrata era ridotta ad una fessura larga quel tanto che bastava perchè una persona non particolarmente alta potesse passarci attraverso, anche se correva il rischio che alcune delle rocce, decisamente franabili, potessero cadere da un momento all’altro e serrare per sempre quell’unica via di passaggio. Artù si chiese se le doti divinatorie di Merlino fossero così potenti come gli aveva detto.

“Sicuro che dobbiamo entrare proprio qui? Il drago ha menzionato solo il cuore della foresta, mi sembra” domandò, giocherellando con il fodero della spada.

“So che le risposte che cerchiamo sono qui dentro, ne sono certo. Appena siamo arrivati ho sentito come… una fonte di energia, come se qualcosa mi stesse chiamando” asserì lo stregone.

Il primo ad entrare nell’angusta strettoia fu Artù, la spada sguainata per abitudine nonostante Merlino, che fece il suo ingresso subito dopo di lui, gli avesse assicurato che qualsiasi cosa si fosse trovata all’interno della caverna probabilmente non poteva essere sconfitta con armi mortali. L’interno del luogo era più spazioso di quanto si potesse immaginare e si respirava un’aria calda e confortante, cosa decisamente inusuale per un posto del genere. 

“C’è qualcuno?” azzardò Artù. L’eco della sua voce si propagò immediatamente per tutto l’ambiente, ma non suscitò risposta di alcun genere.

“Non credo che ci sia niente qui, meglio andarcene”

“Artù. Venite qui, questo dovete vederlo.”

La voce di Merlino sembrava piacevolmente sorpresa, più che spaventata, constatò con sollievo Artù mentre si avvicinava al punto dove si trovava l’amico. La grotta era composta di due ambienti differenti, collegati da un sottile tunnel. Se la prima parte era caratterizzata dall’aria tiepida e da pareti piuttosto spoglie, la seconda era da togliere il fiato.

Magica fu l’unico aggettivo che gli venne in mente, ma per la prima volta non lo pensò in un’accezione negativa.

Le pareti rocciose erano ricoperte interamente da splendidi cristalli, che assumevano colori diversi e riflettevano giochi di luce apparentemente senza seguire criteri logici, di loro pura fantasia. Era lo spettacolo più bello che avesse mai visto. Rimasero ad osservarli estasiati per alcuni minuti, ma sarebbero anche potute essere ore, per quanto ne sapeva. Era come se in quel luogo fatato il tempo scorresse diversamente.

Di colpo, furono bruscamente interrotti da una voce che li fece sobbalzare.

Emrys

Lo avevano udito veramente, o era la magia dei cristalli che li stava stregando?

Artù, voltandosi, scosse la sua stessa espressione stupita negli occhi di Merlino, e si consolò sul fatto che almeno erano entrambi sotto l’effetto dello stesso incantesimo.

Emrys

Di nuovo quella voce, quasi impalpabile.

“La senti anche tu?”

Il principe rispose affermativamente all’amico, pallido in volto.

“Emrys… non è ciò che mi avete detto stamattina?” si ricordò Merlino.

“Nel mio sogno ti chiamavano così, prima di… giustiziarti” confessò, incredulo. Cosa voleva dire tutto quello, anche lui aveva dei poteri divinatori?

Una luce accecante li invase tutto ad un tratto, spazzando via l’oscurità della caverna. Una donna, o perlomeno un essere che ne aveva le vaghe fattezze, apparve dinanzi a loro. Sembrava inconsistente, ma emanava una luce eterea che li faceva faticare a tenere gli occhi aperti. Artù sguainò di nuovo la spada.

“Quella non ti servirà, giovane Pendragon. Io non esisto veramente, non in questo mondo.” Asserì la strana creatura.

“Sono la custode di questa grotta e vi porto un messaggio, a te e a Emrys” continuò.

“Mi chiamo Merlino”

“Questo è il nome con cui vieni chiamato nelle profezie. La maledizione che affligge Camelot è collegata a Camelot stessa. Un torto fatto in passato ha fatto sì che tutti gli eventi si mettessero in moto. Trova la causa di tutto Emrys, prima che lei trovi te.”

La creatura fece per andarsene, ma Merlino la trattenne.

“Aspettate! Sapete cos’è l’Occhio del Drago?”

“Forse intendi cosa sono” disse, iniziando lentamente a svanire. “Sono tutti intorno a te, giovane stregone, prendine uno ed usalo per il bene.”

La donna era sparita del tutto. In quel momento, le rocce iniziarono a tremare violentemente, preannunciando una frana.

“Dobbiamo uscire di qui!” gridò Artù, affrettandosi verso l’uscita. Merlino indugiò. 

Prendine uno ed usalo per il bene.

Le parole continuavano a risuonargli nella testa. Si guardò intorno: cristalli. Si avvicinò ad essi lentamente, toccandone uno. Subito si sentì pervadere da un’energia nuova, era come se avesse dentro di sè tutto il potere del mondo. In quel momento capì: con l’Occhio del Drago avrebbe potuto spezzare la maledizione. Cercò di staccarne uno, ma erano più duri di quanto si aspettasse. 

“Merlino, non abbiamo tutto il tempo del mondo, muoviti!” gli urlò dietro Artù, cercando disperatamente di non far chiudere l’uscita. Il giovane mago cercò di tirare con tutte le sue forze, ma il cristallo non ne voleva sapere di staccarsi.

“Non riesco a prendere un cristallo, mi serve per spezzare la maledizione!” gridò in risposta.

Il principe lo guardò basito, come se non capisse un’operazione di matematica basilare.

“Usa i tuoi trucchetti magici, genio!”

“Come??” urlò Merlino, cercando di sovrastare il rumore della roccia che franava.

“Usa la magia!!!”

Il ragazzo sbiancò, rendendosi conto di non aver pensato alla cosa più ovvia. Era troppo abituato al fatto di dovergli nascondere le sue particolari capacità. Si concentrò sull’obiettivo e le sue iridi brillarono, accendendosi in un’esplosione d’oro intenso. Il cristallo finalmente si staccò.

“Preso!” esclamò vittorioso, precipitandosi verso l’uscita.

I due fecero appena in tempo ad uscire dalla caverna, che l’unica via d’accesso si richiuse dietro di loro, forse per sempre.

“Peccato, se foste morti lì dentro mi sarei risparmiata un sacco di lavoro” proruppe qualcuno.

I due si voltarono, ritrovandosi davanti una figura incappucciata. La sconosciuta si scoprì, rivelando dei lunghi capelli biondi e degli occhi castani.”

“Tu!” esclamò Artù, sguainando la spada

“Sì, io. Te l’avevo detto che mi sarei vendicata prima o poi.” 


Author: eccomi di nuovo! Sì lo so, non aggiorno da secoli, ne sono consapevole :(
Purtroppo la mia ispirazione scarseggia in questo periodo, e sto affrontando diversi problemi con università e quant'altro, perciò chiedo umilmente venia :(((((
Comunque sia, spero che il capitolo vi piaccia, segnalate eventuali errori visto che non l'ho ricontrollato motlo accuratamente. Soprattutto sono curiosa di sapere se qualcuno ha indovinato l'identità della misteriosa strega che vuole conquistare Camelot...
Ringrazio @royal_donkey e @felpie per aver recensito il capitolo precedente, nonchè tutti coloro che hanno messo la storia tra le prefeirte/seguite/ricordate e tutti i lettori silenziosi!
A presto,@therealbloodymary01
   
 
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