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Autore: Freez shad    12/10/2020    2 recensioni
Ogni cosa nella propria realtà ha un suo orologio. Un ciclo d'esistenza perfetto e collaudato da migliardi di anni d'esistenza.
Troppi per un qualcuno che, per arroganza o pura pazzia, ha intenzione di modificare e rinnovare...tutto, partendo da zero.
Ciò porterà a terribili conseguenze e toccherà ai nostri famosi eroi impedire che questo accada, ma le difficoltà saranno molte e non solo esterne.
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaze the Cat, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per Amy era di fatto una cosa incredibile come, ovunque posasse gli occhi, non riuscisse a trovare alcuna che fosse minimamente fuori posto.  
Non che la sua intenzione fosse quella, essendo un intento contro la propria natura; solo le era difficile considerare la cosa diversamente da una meraviglia. 
Questo benché non vi fosse al suo interno, ed esterno, niente di più che il semplice essenziale, se messe al confronto di quelle realtà il cui sfarzo era solito attirare l’occhio superficiale della maggior parte delle persone. 
Comunque, nonostante questa “mancanza”, nessuna di queste ultime riusciva nella loro estrosità a raggiungere quella classe che Amy era riuscita a trovare solo lì. 
Infatti, che si trattasse dell’arredo o di vari oggetti, statuine e altri ninnoli posizionati su mensole o d’altre parti, tutto trasmetteva un profondo senso di cura e calore.  
Le pareti stesse, con quella delicata tinta simil-crema dalle soffici sfumature a pastello, donava un senso di quiete immane; specie se vi era stato abbinato un mobilio dalle vivaci e chiare tonalità di colore.  
Come le due coppie di vetrine posizionate sui lati opposti della stanza, sul cui vetro era possibile notare un sottile accenno turchese, le quali ben fungevano allo scopo di elegante riempitivo che al contempo imbrogliava l’occhio per dare una prospettiva più allungata di una stanza comunque piccola. 
Nella fattispecie, un semplice salotto dedito all’accoglienza dell’ospite di turno; il luogo ideale ove poter assaporare una delle tante miscele, sempre gentilmente offerte, il cui aroma era diffuso nell’aria similmente a quello dei fiori di campo in primavera. Un toccasana per rasserenare anche l’animo più irrequieto o sfiduciato. Come spesso era quello della riccia. 
Agli inizi aveva persino provato ad esaminare nel dettaglio ogni sfaccettatura che le era capitato di notare, per poi doversi infine dare per vinta all'impossibilità del tutto.    
Ciononostante, era riuscita a comprendere come questa delineasse perfettamente lo spirito del padrone di casa. O meglio, della padrona. 
Infatti, pochi altri mobiani potevano permettersi il lusso, se questo poteva considerarsi tale, di trasmettere così chiaramente simili sensazioni meglio di Vanilla 




Una creatura in grado di incarnare con eleganza sia l’essenza del puro amore materno, con tutto ciò che esso comportava, che la fermezza e risolutezza di un’adulta. Assieme ad una forza di volontà per niente trascurabile, considerando l’enorme responsabilità che doveva essere gravato su di lei nel crescere da sola la propria figlia. 
Un connubio perfetto di donna e madre. Capace a volte di scatenare nella riccia rosa una profonda ammirazione fino a considerarla, in vista del futuro, anche un modello di riferimento di femminilità. 
Qualità che sapeva di non possedere totalmente, per quanto si incaponisse nel negarlo, limitandosi nell’estraniarlo nel semplice buon gusto quotidiano e nei lavoretti domestici che il senso comune delineava come femminili.  
D’altronde quello non era di certo il tempo di estenderlo oltre dato che, nel suo continuo inseguimento dell’amato, un atteggiamento più mascolino le era imposto. Soprattutto se considerati gli incontri, o scontri, in cui si era imbattuta e che non sarebbe stata capace di affrontare senza la giusta dose di virilità. 
<< Ne gradisci ancora? >> domandò d’un tratto Vanilla, con quella dolcezza e gentilezza scaturita dal cuore, proponendole un nuovo bicchiere di the fresco ai fiori di mandorlo e caramello. Uno dei tanti di cui si deliziava nella composizione e che si gustavano volentieri in quei giorni estivi. 
<< C-come? >> si destò di conseguenza Amy << Oh, ma certo. Grazie! >>, 
<< Tutto bene, cara? Qualcosa ti preoccupa? >>, 
<< No-no! >> fece imbarazzata la riccia, concentrando lo sguardo sul liquido che le veniva versato << Va tutto perfettamente! >>,    
<< Ti prego, finisci il racconto, Amy! >> esclamò eccitata Cream, non nascondendo una certa impazienza, ammirando estasiata la sua giovane eroina. 
La piccola, esteriormente, era il perfetto ritratto della madre nella sua versione infantile. 
Stesse lunghe orecchie dal chiaro color mandorla, le cui estremità terminavano con un più scuro castano; due ciuffi di pelo che sporgevano al termine della nuca e un musetto che, seppur vivace e sveglio, comunicava una grande dolcezza.  
Se le premesse erano quelle, era logico aspettarsi che anche il corpo avrebbe seguito la stessa filosofia, abbandonando quello bambinesco per raggiungere quello più sinuoso e nobile del genitore.   
Il comportamento estremamente educato e rispettoso, frutto ovviamente dello sforzo materno, l’aveva portata ben presto ad entrare nelle grazie dell’intera compagnia. Ottenendo, con sorpresa generale, lo stesso medesimo trattamento di risposta anche dallo stesso Eggman. Cosa in realtà comprensibile se considerato il debole che quest’ultimo aveva verso le buone maniere, pur non essendone sempre un ottimo esempio.         
Il carattere generoso ed energico, dovuto non solo alla giovanissima età, l’aveva trascinata ad intraprendere numerose avventure in compagnia di Amy, maturando un’esperienza e duttilità invidiabile. Sempre e comunque a malincuore della madre la quale, pur non volendo privare la figlia di certe libertà, non si mostrava mai favorevole quando certe situazioni raggiungevano indici di pericolosità tali da mettere a repentaglio la sua salute senza che ne venisse, involontariamente o per impossibilità del momento, totalmente a conoscenza.   
Atteggiamento comprensibile dato che Cream era ancora una bambina e la sua ben conosciuta ingenuità, unita ad un atteggiamento a volte troppo fiducioso verso gli estranei, avrebbe potuto nuocerle non poco in certe circostanze. 
<< Il racconto? >> la rimirò perplessa, cogliendo un attimo dopo a cosa stesse alludendo << Ah, giusto! Dove ero rimasta? >>, 
<< Al punto in cui stavi per andartene dalla festa, mi pare. >> fece Vanilla, accomodatasi accanto alla figlia, non nascondendo un discreto interesse nel suo racconto. In fondo le visite della rosa ne erano sempre state ricche e non poteva certo negare di trovarli interessanti. 
Specie quando comprese di essere divenuta per lei, assieme alla sua casa, una sorta di salvifico porto dove poter essere rincuorata quando subiva, quasi sempre purtroppo, delle tristi delusioni di natura romantica. 
<< Giusto! Dunque...stavo per andarmene, convinta che ormai non sarebbe più venuto quando...d’un tratto mi sento toccare sulla spalla e...indovinate chi era!? >> propose infine, comunicando con gli occhi il medesimo stupore che l’aveva colta quella sera, 
<< Non posso crederci! Era davvero... >> fece la piccola, anch’ella tanto stupita da titubare un’opzione, 
<< Sì, era Sonic! >> confermò Amy, ridacchiando divertita con acuti squittii << Avreste dovuto esserci. Mi ha afferrato per le spalle, guardata intensamente negli occhi...che emozione... e poi... >>, 
<< Ti ha baciata? >> propose nuovamente Cream, eccitata per il racconto, provocando un terribile rossore nella riccia, 
<< N-no, cosa vai a pensare? Forse è ancora troppo presto per quello...anche se... >> fece la rosa, con uno strano sorrisetto inebetito e poco rassicurante, 
<< Amy, potresti gentilmente tornare al racconto? >> domandò infine Vanilla, visibilmente preoccupata su quali pensieri ammorbassero la mente della ragazza, 
<< Oh, giusto! No, mi ha detto che ero bellissima...la più bella di tutte le altre invitate...e mi ha chiesto di poter essere la sua dama per l’intera durata della festa >> concluse con fare sognante << Mi ha persino tenuto stretta per mano, come una vera coppietta d’innamorati. >>, 
<< Che cosa romantica! >> le fece eco Cream, con la sua stessa espressione, 
<< Sono davvero tanto contenta per te, mia cara! >> fece sincera a sua volta Vanilla, senza palesare il dubbio sorto sulla veridicità del racconto. Non che la riccia fosse menzognera, ma sapeva per esperienza quanto la mente e i ricordi, specie durante i periodi giovanili in cui si è innamorati, giochino nell’amplificare a dismisura il significato di ciò che viene detto o fatto così da apportare modifiche secondo la propria percezione. Senza inoltre considerare che conosceva a sufficienza Sonic da sapere bene come certi modi di fare, oltre alle parole, non fossero proprio nelle sue corde. 
In pratica, senza alcuna cattiveria, racconti simili dovevano essere dimezzati del loro valore.    






<< Quindi tu e il signor Sonic siete fidanzati adesso? >> domandò con innocenza la coniglietta, speranzosa di una risposta affermativa benché, per ovvia ragione, non realizzasse cosa questo comportasse. Dopotutto, il concetto di fidanzamento non è ancora ben delineato a quell’età.  
Cosa che non poteva dirsi di Amy che si apprestò a negare con vigore, nuovamente imbarazzata, 
<< Oh, no! A-assolutamente no! Cioè, non che mi dispiacerebbe, ma al momento non lo siamo...“ancora”! >> fece, puntualizzando l’ultima parte. 
<< Allora cosa siete? >> la incalzò nuovamente lei,  
<< Due buoni amici che si vogliono bene >> intervenne la madre, giungendo in soccorso della riccia << Piuttosto, signorina, non credi di essere un po' troppo curiosa? In fondo queste sono cose private, non è vero? >> la rimbrottò con dolcezza, rivolgendosi poi ad Amy, 
<< ...sì, a dirla tutta! >>, 
<< Oh, scusa! Non voleva metterti in imbarazzo >> si mortificò Cream, attaccandosi con le mani alla fine gonna del completo turchese estivo della madre, ricevendo da quest’ultima una rincuorante carezza fra le orecchie, 
<< Non preoccuparti, non è niente! >> fece, per poi esclamare con una certa preoccupazione << Piuttosto, ora ho un grosso problema >>, 
<< Quale? >> domandarono entrambe, 
<< Non so come comportarmi adesso! Voglio dire...è diventata una faccenda delicata...non vorrei fare qualcosa che lo allontani di nuovo..., ma non vorrei comunque che mi scappasse ora che ci siamo avvicinati. Cosa mi consiglia, Vanilla? >> domandò infine, cogliendo di sorpresa la leporide, 
<< I-io? >>, 
<< Lei ha sicuramente più esperienza di me, in questo campo! Cosa dovrei fare adesso? >>, 
<< Ecco, non saprei, ma se fossi in te proverei a comunicargli la stessa gioia che hai avuto mentre ci narravi. Anche se, da quel che ho potuto osservare, è un tipo un po' riservato, sono sicura che gli farebbe piacere saperlo! >>, 
<< Ma se provo ad avvicinarmi, lui scappa! Forse dovrei preparargli una nuova trappola!? >> esclamò la riccia, 
<< U-una trappola? >>, 
<< Certamente, non c’è altro modo visto che si accorge subito se sono nei paraggi. Ho provato anche a rincorrerlo, ma è troppo veloce per me >>. 
Una rivelazione che lasciò tanto basita la coniglia, da causarle un leggero fremito sulle spalle, lasciate scoperte a causa dell’alta temperatura stagionale, arruffandone leggermente il pelo. Sapeva dell’affetto che Amy provava per il riccio, ma non era pienamente a conoscenza degli stratagemmi che questa era solita preparare per potersi garantire la compagnia del blu; inoltre, il fatto che quest’ultimo sembrava aver sviluppato una sorta di sesto senso solo per lei, non fece altro che accrescere il suo stupore. 
<< Hai mai provato ad avvicinarti con calma? >> intervenne con semplicità Cream che, contrariamente alla madre, era abituata a certe idee dell’amica 
<< Intendi silenziosamente? >>, 
<< No, nel senso senza rincorrerlo o dare l’impressione di volerlo catturare. >> spiegò << Quando voglio avvinarmi ad un uccellino, faccio in modo che non mi veda come un cacciatore ma come un’amica. Molte volte funziona e spesso sono loro che tornano a trovarmi. >>, 
<< Capisco, ma non penso che questo modo funzioni con Sonic. >>, 
<< Non ne sarei tanto sicura, mia cara, la gentilezza mostrata con affetto attira chiunque! Perché non ci provi? Sono certa che i risultati potrebbero sorprenderti >> concluse Vanilla, incoraggiandola ad accettare il consiglio della figlia. 
Il suo intento era lungi dal volersi intromettere in una storia simil-romantica, badando bene di rimanere nel suo ruolo di semplice spettatrice/confortatrice, ma la tenacia della riccia non poteva esserle indifferente. Inoltre, avrebbe di conseguenza evitato continue fughe al povero Sonic. 
<< D’accordo, mi hai convinta! Del resto, provare non costa nulla >> fece, alzandosi dalla sedia per assumere una posa sicura sul nuovo ideale << Lo prometto, la prossima volta che vorrò avvicinarmi a Sonic lo farò con cura, senza rinco... >>.






Proprio in quel momento una scia blu comparve in lontananza, percorrendo a super velocità l’intera lunghezza della vetrata di una delle finestre che, dal salotto, si affacciavano sul floreale giardino dai mille colori. Impossibile sbagliarsi su chi fosse il fautore di tale portento. 
Prima di poter concludere la frase Amy, dopo un doveroso inchino di gratitudine ed una veloce richiesta di scuse per la sua improvvisa partenza, si avviò di gran carriera per guadagnare la porta d’ingresso e potersi così portare all’inseguimento del riccio sonico. 
<< Spero che si ricordi dei suoi buoni propositi! >> fece Vanilla, appoggiandosi con le braccia al davanzale della finestra assieme alla figlia, dando voce alle sue perplessità << Mi dispiacerebbe vederla triste ancora! >>, 
<< Amy! >> urlò quindi Cream, sperando di raggiungere la riccia già lontana << Non dimenticare la promessa! >>. 
Quelle parole riuscirono effettivamente a raggiungerla, ma non destarono nessun effetto. 
Amy non si era affatto dimenticata del suo nuovo proposito, ma se avesse voluto metterlo subito in pratica, doveva correre. Almeno fino a raggiungere la giusta distanza da lui, dopodiché non ci sarebbero stati altri impedimenti.  
In realtà, in quella circostanza, poteva benissimo rallentare e cominciare a meditare le prossime mosse, da poter dare la migliore impressione possibile, e le migliori parole. Tanto sapeva perfettamente dove il riccio si stesse dirigendo; non si avventurava mai in quella zona di Green Hill, se non per un motivo specifico.


















Tra un balzo e un altro, Sonic lanciò una fugace occhiata alle sue spalle.  
Per un infinitesimale istante gli era quasi parso di notare un inseguitore dal preoccupante colore rosato, ma a quanto pare dovevano essere i postumi di un possibile trauma a fargli un brutto scherzo. 
La compagnia eccessivamente prolungata con Amy, si era accorto, poteva dare certi effetti collaterali. 
Proseguì con ulteriore energia verso la propria destinazione, saettando con vigore. L’effetto del vento che si rompeva al suo passaggio punzecchiandoli le punte degli aculei era sempre una sensazione meravigliosa, da godere ogni volta che ne aveva la possibilità. 
Goduria che durava sempre poco, per motivi affatto sconosciuti; la sua meta ormai era davanti a lui. 
Slittando sull’erba, frenò proprio di fronte a quella piccola costruzione a cupola che solitamente considerava casa. 
Non erano molti a sapere della sua esistenza, dato che era sempre facile vederlo sfrecciare da una zona all’altra del globo. Anche perché si trovava in una radura aperta, nascosta però nel fitto di una boscaglia limitrofa dove neppure i robot di Eggman si spingevano per visitarla.   
Molti persino pensavano che nemmeno ne avesse una, preferendo immaginarlo addormentato sotto il cielo stellato che più gradisse. Di fatto l’intuizione non era sbagliata dato che, nel suo girovagare, era più facile che questo accadesse; ma un luogo dove poter tornare sapendo che esiste per te, gli dava un senso di dolce tepore nel cuore. 
Certo, non che fosse una villa dal numero inqualificabile di stanze, ma la cosa non era importante. Anzi, a dirla tutta, se escluso il bagno, di stanze ne aveva due e comprendevano una cucina mai utilizzata e una camera da letto, perennemente in disordine e contenente un varietà infinita di souvenir su luoghi visitati e battaglie affrontate, dove nemmeno c’era un letto. Di solito dormiva sul tetto, sempre al cospetto delle stelle, o su di un’amaca che non necessitava di particolari cure se non quella di una lavata ogni tanto.  
Non per nulla il fatto stesso di non possedere alcuna ricchezza, se non questi ricordi dal dubbio valore, oltre alla già citata distanza da chiunque, gli aveva persino evitato d’introdurre una qualsiasi vera serratura di sicurezza; insomma, completamente aperto ad un pubblico che mai c’era stato. 
A parte qualche occasionale circostanza nel passato ove un più giovane Tails ne condivideva le mura, o altre di cui nemmeno si ricordava.                  
La rimirò, come ogni volta, per un breve istante.  
Le pareti, una volta bianche, si erano stinte col passare del tempo; le persiane di legno cominciavano a presentare quel seccume tipico del materiale ormai pronto ad essere cambiato, oltre che ad una colorazione che, dal blu intenso originario, ora rasentava l’azzurro; la porta ad arco era quella messa meglio in quanto, essendo riparata da una tettoia che ne fungeva da cornice, aveva subito meno danni dovuti al tempo. 
In generale aveva davvero bisogno di una sistemata, anche se l’idea del proprietario non era in linea con questo.




<< “Casa, dolce casa” diceva qualcuno! >> fece soddisfatto, facendo il suo ingresso nella stanza, 
<< Qualcuno che aveva un concetto di casa diversa dal tuo, inutile! >> bofonchiò una voce. 
Seduto su di una sedia, al fianco del tavolino dalla circolare forma, Shadow si ergeva nella sua ferma figura. Sebbene non rientrasse fra le sue amicizie più attaccate, a suo tempo Sonic pensò di mettere al corrente anche il suo più grande rivale dell’esistenza di quella costruzione nel caso fosse accaduto un qualsiasi evento che avesse richiesto un luogo sicuro e lontano da qualsiasi occhio indiscreto o nemico. 
Non avrebbe però mai immaginato che si sarebbe fatto veramente vivo, in un tempo di relativa pace per di più. 
<<Shady, ma che bella sorpresa! Come mai da queste parti? >> fece il blu, richiudendo la porta dietro di sé << Non che mi dispiaccia una tua visita, ci mancherebbe, solo che non ho niente al momento da offrirti! >>, 
<< Hai mai realmente avuto qualcosa qui? >> fece con tono severo il riccio striato, percependo l’ironia della sua controparte << A parte le ragnatele, s’intende! >>, 
<< Aspetta, hai appena fatto del sarcasmo? >> lo punzecchiò il blu, 
<< No! >>, 
<< Allora ti sei messo a rovistare in giro? Che vergogna, non me lo sarei mai aspettato da te! >> continuò col suo fare canzonatorio, 
<< Come se m’importasse qualcosa! Xin era assetata, ma a parte qualche ragno, non abbiamo trovato nulla. >> spiegò Shadow, con una smorfia di disgusto nella voce. 
Se c’era una cosa che aveva imparato durante il suo periodo vissuto sull’ARK con Maria e nelle varie sezioni della GUN quando veniva designato per qualche missione, l’ordine e la pulizia dovevano essere sempre ottimali. Non solo per il decoro e la dignità stessa della persona, ma anche per l’ottimale funzionamento delle armi di cui doveva fare utilizzo. 
Concetti pressocché inesistenti in quella casa. 
<< Dell’altra stanza, invece, non ne voglio nemmeno parlare. Mi chiedo solo come tu faccia a stare lì dentro? >> concluse, accennando uno sguardo di giudizio che punse in parte l’orgoglio del blu, 
<< Ehi, chi ti ha dato il permesso di curiosare in giro? >> domanda a cui il nero non poteva dare risposta dato che, nella sua figura, non poteva certo ammettere di aver nutrito quella curiosità che non era mai stata da lui << Soprattutto, se Xin è ancora su quel cucuzzolo sperduto, perché sei venuto fin qui solo per un po' d’a... >> si interruppe, realizzando una scomoda realtà << Un attimo, non mi dirai... >>, 
<< Ehm...salve di nuovo, signol Sonic! >>.        
                   
  
  
  
  
 






Dalla scrivania dell’autore: 
Come avevo detto in precedenza, nei capitoli non ci sarà sempre posto per le scene d’azione. 
Questo ne è un esempio. Un capitolo un po' più introspettivo e centrato sugli aspetti quotidiani della vita dei nostri protagonisti, in modo da fare una panoramica delle loro sensazioni.  
Con l’aggiunta di qualche particolare per arricchire la narrazione futura (vedasi la casa di Sonic). 
Il prossimo capitolo sarà un po' più interessante, ma spero comunque che questo non vi abbia annoiato. 
Soprattutto perché non è stato facile doverlo spezzare proprio qui :) 
 
 
Un saluto e un ringraziamento a chiunque continua a leggere. 
Arrisentirci!
   
 
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