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Autore: adrienne riordan    12/10/2020    0 recensioni
[La calaca de azùcar]
La vita a Esqueleto sembra tranquilla ma non lo è affatto. A farne le spese saranno i suoi abitanti, quelli nuovi, quelli vecchi e... quelli antichi.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Attenzione: questa storia si allaccia all’ultimo capitolo della raccolta di one shot “Quella maledetta volta che Mordecai ha deciso di andare al Laberinto”. Se non l’avete letto, recuperatelo, è one shot e si legge tranquillamente anche senza aver letto i capitoli precedenti.

Altro avviso: questo capitolo è una prima parte che si concluderà col prossimo capitolo.

 

Strisciando dall’interno

Il silenzio era stato pesante fin da subito ma nessuno sembrava avere l’intenzione di infrangerlo. Lungo la strada di casa, al rientro dal Pavo, Mordecai aveva camminato spedito, evitando, per la prima volta, di adeguare il passo a quello dei suoi accompagnatori. Era stato un atteggiamento a tal punto insolito che Moravich e Jason avevano deciso di limitarsi a seguirlo senza fare domande. Mordecai era stato in grado di percepire quasi fisicamente gli occhi dei fratelli puntati sulla sua schiena e, nell’agitazione che ancora lo dominava, si era domandato per la prima volta se la guardia che premurosamente avevano sempre fatto fosse davvero per la sua incolumità oppure fosse fatta… per tenerlo sotto controllo. Per la prima volta stava diffidando dei propri fratelli: una sensazione sgradevole, resa ancor più sgradevole dal fatto di non saper riconoscerne il motivo.

Rientrati a casa, non volle cenare, e questo non solo per evitare i fratelli. Aveva lo stomaco chiuso. Avvertiva sul palato un lieve retrogusto metallico che manteneva vivo il ricordo della sfida appena conclusa con Emanuel, conclusasi con l’ingestione forzata del suo stesso sangue. Quando aveva detto ai fratelli di non avere fame, Moravich aveva obiettato che, avendo fatto gli straordinari con le pulizie del locale, avrebbe dovuto recuperare le energie mangiando qualcosa, ma il tono poco convinto aveva smascherato la  scusa. Jason aveva provato a toccargli l’avambraccio ma, anche a costo di apparire maleducato, Mordecai si era scansato. La visione dell’ombra di mezzo teschio sul suo volto, stavolta, lo aveva lasciato più inquieto di quanto era stato la prima volta che lo aveva sognato.

Già, quel sogno che ancora non si spiegava, su cui i fratelli stessi non avevano fatto alcun commento, come fosse stato un parto della sua immaginazione che neppure loro avevano compreso…

Il biondo era scappato al piano di sopra, grato ai fratelli di non aver insistito seguendolo. Tuttavia, non sembravano nemmeno intenzionati a tornare alla loro abitazione.

Appoggiato alla porta della sua stanza, Mordecai si prese le mani nei capelli, cercando di dominare il tremore.

La sfida… era stata tutt’altro che una sfida. Era stato orribile. Il fatto che Emanuel avesse anche solo pensato che lui, Mordecai, avrebbe ucciso un essere umano, un amico, era inconcepibile! Ma il peggio era che non stava male per quello. Non stava male per quello. No. Stava male perché per quale diavolo di ragione aveva la sensazione di aver già vissuto quell’esperienza? Perché si sentiva come avesse già scelto una volta di mandare Thomas a morire, preferendolo al fratello? Perché sentiva di avere le mani lorde di sangue, lui che non aveva mai fatto del male a una mosca e, al contrario, aveva preferito (oddio, l’aveva fatto davvero) uccidersi? Quella sera la sua vita avrebbe dovuto concludersi, con la testa piena di domande e un pugnale nero affondato nel cuore. Invece eccolo lì, nella sua stanza, vivo, e diverso.

C’era qualcosa di diverso e continuava a non capire. Quando si era risvegliato al Pavo, aveva visto ombre strane sovrapposte ai suoi amici. Li aveva percepiti in modo diverso. Aveva trovato strano l’aver sentito, cosa mai successa prima, una strana forza in Artemisia, in Jason e in Moravich, ma allora… perché l’aveva avvertita anche in Mattie, Thomas e Franklin? Perché degli umani erano apparsi somiglianti alle divinità? …perché Mattie, Thomas e Franklin erano umani come lui, vero? La sua mente registrava informazioni precedentemente registrate ma che acquisivano ora nuove sfumature. In fondo era stato convinto che pure Valiant e Murdock fossero umani come lui, e invece aveva scoperto, tra l’altro nel corso di una sfida, che decisamente non lo erano.

Era accaduto di nuovo e Mattie, Thomas e Franklin … non lo sapevano? O lo sapevano e non gliel’avevano detto – lo avevano tenuto all’oscuro..!?

E poi… Moravich aveva detto di non avere più alcun potere e invece non era vero quindi… cosa diavolo stava succedendo?

E non era tutto. Quella sera si sentiva strano, diverso. Non si era trasformato in daino. Era libero? Era ritornato in possesso della parte della sua anima sottrat…? La consapevolezza del ricordo del suo primo incontro con Emanuel nella sua forma originale di divinità azteca lo colpì come una secchiata d’acqua fredda. No, non aveva l’anima intera, questo gli aveva detto Emanuel. La prima volta che aveva sentito questo discorso, era stato solo confuso. Adesso, si sentiva genuinamente terrorizzato. Tutti i dubbi, tutte le stranezze che aveva visto nell’ultimo anno ora sembravano avere un senso che però restava lì, sotto la soglia della coscienza. Quei deja vu erano solo scherzi di immaginazione? Tutti questi dubbi strisciavano dall’interno e premevano per uscire per avvertire Mordecai di qualcosa

Ma lui non voleva sapere assolutamente nulla. Qualcosa, tra quel tutto che restava a strisciare sottopelle, lo stava ammonendo dal cercare le risposte, altrimenti qualcosa di catastrofico sarebbe accaduto.

Sì alzò di scatto, bisognoso di bere dell’acqua. Quel sangue in bocca iniziava a nausearlo e l’ansia aveva contribuito a seccargli la bocca. Non volendo scendere in cucina (sentiva ancora la presenza dei fratelli, probabilmente avevano deciso di cenare a casa sua – avevano deciso di non lasciarlo solo e questo stavolta non lo rassicurava affatto) andò diretto al lavandino del bagno (sì, quello con la porta piccina dove aveva rischiato di incastrare le corna diverse volte). Se ne sarebbe pentito. Sopra al lavandino c’era lo specchio.

Il riflesso allo specchio mostrava un volto pallido ma tuttavia normale, e questo aveva dato un po’ di sciocca sicurezza a Mordecai. Ma non appena ebbe finito di bere e aveva raddrizzato la schiena… il riflesso era sempre il suo ma il volto era dipinto, adornato di piume verdi, e restituiva lo sguardo tagliente. L’aspetto che aveva nel sogno spaventoso che era seguito alla sua prima sfida con Emanuel.

Lanciò un grido di sgomenta sorpresa e fuggì subito in corridoio. Jason e Moravich, allarmati dalle grida, erano volati su dalle scale

“Mordecai, cosa succede?” chiese Moravich teso.

“No, nulla!” ma la voce stridula e l’agitazione del biondo dicevano l’esatto contrario.

“Mordecai..”

“Non è niente, niente!”. Se non avevi niente da dire la prima volta che ti ho raccontato del sogno non credo che avrai qualcosa da dire adesso!

E comunque, col cavolo che voglio sapere!

“Mordecai, possiamo parlarne…”

“Per favore, no” più i fratelli si avvicinavano, più Mordecai indietreggiava. Averli più vicini avrebbe aumentato il suo senso di oppressione.

Scese le scale, seguito a ruota dai fratelli che, stavolta, sembravano ben decisi a metterlo sotto torchio.

Beh, Mordecai era deciso a non farsi mettere sotto torchio. Non era ancora psicologicamente pronto a farlo. Quindi, volevano seguirlo? Lo seguissero pure.

Passeggiatina serale. Non lo preoccupava più ciò che avrebbe trovato fuori, o meglio, sì, era preoccupato. Il punto era che, in quel momento, dentro o fuori casa, i rischi gli sembravano i medesimi.

  
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