Attenzione:
questa storia si
allaccia all’ultimo capitolo della raccolta di one shot
“Quella maledetta volta
che Mordecai ha deciso di andare al Laberinto”. Se non
l’avete letto, recuperatelo,
è one shot e si legge tranquillamente anche senza aver letto
i capitoli
precedenti.
Altro
avviso: questo capitolo è
una prima parte che si concluderà col prossimo capitolo.
Strisciando dall’interno
Il
silenzio era stato pesante fin
da subito ma nessuno sembrava avere l’intenzione di
infrangerlo. Lungo la
strada di casa, al rientro dal Pavo, Mordecai aveva camminato spedito,
evitando, per la prima volta, di adeguare il passo a quello dei suoi
accompagnatori. Era stato un atteggiamento a tal punto insolito che
Moravich e
Jason avevano deciso di limitarsi a seguirlo senza fare domande.
Mordecai era
stato in grado di percepire quasi fisicamente gli occhi dei fratelli
puntati sulla
sua schiena e, nell’agitazione che ancora lo dominava, si era
domandato per la
prima volta se la guardia che premurosamente avevano sempre fatto fosse
davvero
per la sua incolumità oppure fosse fatta… per
tenerlo sotto controllo. Per la
prima volta stava diffidando dei propri fratelli: una sensazione
sgradevole,
resa ancor più sgradevole dal fatto di non saper
riconoscerne il motivo.
Rientrati
a casa, non volle
cenare, e questo non solo per evitare i fratelli. Aveva lo stomaco
chiuso.
Avvertiva sul palato un lieve retrogusto metallico che manteneva vivo
il
ricordo della sfida appena conclusa con Emanuel, conclusasi con
l’ingestione
forzata del suo stesso sangue. Quando aveva detto ai fratelli di non
avere
fame, Moravich aveva obiettato che, avendo fatto gli straordinari con
le
pulizie del locale, avrebbe dovuto recuperare le energie mangiando
qualcosa, ma
il tono poco convinto aveva smascherato la scusa.
Jason aveva provato a toccargli
l’avambraccio ma, anche a costo di apparire maleducato,
Mordecai si era
scansato. La visione dell’ombra di mezzo teschio sul suo
volto, stavolta, lo
aveva lasciato più inquieto di quanto era stato la prima
volta che lo aveva
sognato.
Già,
quel sogno che ancora non si
spiegava, su cui i fratelli stessi non avevano fatto alcun commento,
come fosse
stato un parto della sua immaginazione che neppure loro avevano
compreso…
Il
biondo era scappato al piano
di sopra, grato ai fratelli di non aver insistito seguendolo. Tuttavia,
non
sembravano nemmeno intenzionati a tornare alla loro abitazione.
Appoggiato
alla porta della sua
stanza, Mordecai si prese le mani nei capelli, cercando di dominare il
tremore.
La
sfida… era stata tutt’altro
che una sfida. Era stato orribile. Il fatto che Emanuel avesse anche
solo
pensato che lui, Mordecai, avrebbe ucciso un essere umano, un amico,
era
inconcepibile! Ma il peggio era che non stava male per quello. Non stava male per quello. No. Stava
male perché per quale diavolo di
ragione
aveva la sensazione di aver già vissuto
quell’esperienza? Perché si sentiva
come avesse già scelto una volta di mandare Thomas a morire,
preferendolo al
fratello? Perché sentiva di avere le mani lorde di sangue,
lui che non aveva
mai fatto del male a una mosca e, al contrario, aveva preferito (oddio,
l’aveva
fatto davvero) uccidersi? Quella
sera
la sua vita avrebbe dovuto concludersi, con la testa piena di domande e
un pugnale
nero affondato nel cuore. Invece eccolo lì, nella sua
stanza, vivo, e diverso.
C’era
qualcosa di diverso e
continuava a non capire. Quando si era risvegliato al Pavo, aveva visto
ombre
strane sovrapposte ai suoi amici. Li aveva percepiti
in modo diverso. Aveva trovato strano l’aver sentito, cosa
mai successa prima,
una strana forza in Artemisia, in Jason e in Moravich, ma
allora… perché l’aveva
avvertita anche in Mattie, Thomas e Franklin? Perché degli
umani erano apparsi
somiglianti alle divinità? …perché
Mattie, Thomas e Franklin erano
umani come lui, vero? La sua mente
registrava informazioni precedentemente registrate ma che acquisivano
ora nuove
sfumature. In fondo era stato convinto che pure Valiant e Murdock
fossero umani
come lui, e invece aveva scoperto, tra l’altro nel corso di
una sfida, che decisamente non lo
erano.
Era
accaduto di nuovo e Mattie,
Thomas e Franklin … non lo sapevano? O lo sapevano e non
gliel’avevano detto –
lo avevano tenuto all’oscuro..!?
E
poi… Moravich aveva detto di
non avere più alcun potere e
invece non
era vero quindi… cosa diavolo stava succedendo?
E
non era tutto. Quella sera si
sentiva strano, diverso. Non si era trasformato in daino. Era libero?
Era
ritornato in possesso della parte della sua anima sottrat…?
La consapevolezza
del ricordo del suo primo incontro con Emanuel nella sua forma
originale di
divinità azteca lo colpì come una secchiata
d’acqua fredda. No, non aveva
l’anima intera, questo gli aveva detto Emanuel. La prima
volta che aveva
sentito questo discorso, era stato solo confuso. Adesso, si sentiva
genuinamente terrorizzato. Tutti i dubbi, tutte le stranezze che aveva
visto nell’ultimo
anno ora sembravano avere un senso che però restava
lì, sotto la soglia della
coscienza. Quei deja vu erano solo scherzi di immaginazione? Tutti
questi dubbi
strisciavano dall’interno e premevano per uscire per
avvertire Mordecai di qualcosa…
Ma
lui non voleva sapere assolutamente
nulla. Qualcosa, tra quel tutto che
restava a strisciare sottopelle, lo stava ammonendo dal cercare le
risposte,
altrimenti qualcosa di catastrofico
sarebbe accaduto.
Sì
alzò di scatto, bisognoso di
bere dell’acqua. Quel sangue in bocca iniziava a nausearlo e
l’ansia aveva
contribuito a seccargli la bocca. Non volendo scendere in cucina
(sentiva
ancora la presenza dei fratelli, probabilmente avevano deciso di cenare
a casa
sua – avevano deciso di non lasciarlo solo e questo stavolta non lo rassicurava affatto)
andò diretto
al lavandino del bagno (sì, quello con la porta piccina dove
aveva rischiato di
incastrare le corna diverse volte). Se ne sarebbe pentito. Sopra al
lavandino
c’era lo specchio.
Il
riflesso allo specchio
mostrava un volto pallido ma tuttavia normale, e questo aveva dato un
po’ di
sciocca sicurezza a Mordecai. Ma non appena ebbe finito di bere e aveva
raddrizzato la schiena… il riflesso era sempre il suo ma il
volto era dipinto,
adornato di piume verdi, e restituiva lo sguardo tagliente.
L’aspetto che aveva
nel sogno spaventoso che era seguito alla sua prima sfida con Emanuel.
Lanciò
un grido di sgomenta sorpresa
e fuggì subito in corridoio. Jason e Moravich, allarmati
dalle grida, erano
volati su dalle scale
“Mordecai,
cosa succede?” chiese
Moravich teso.
“No,
nulla!” ma la voce stridula
e l’agitazione del biondo dicevano l’esatto
contrario.
“Mordecai..”
“Non
è niente, niente!”. Se
non avevi niente da dire la prima volta
che ti ho raccontato del sogno non credo che avrai qualcosa da dire
adesso!
E comunque, col cavolo che voglio sapere!
“Mordecai,
possiamo parlarne…”
“Per
favore, no” più i fratelli
si avvicinavano, più Mordecai indietreggiava. Averli
più vicini avrebbe
aumentato il suo senso di oppressione.
Scese
le scale, seguito a ruota
dai fratelli che, stavolta, sembravano ben decisi a metterlo sotto
torchio.
Beh,
Mordecai era deciso a non farsi
mettere sotto torchio. Non era
ancora psicologicamente pronto a farlo. Quindi, volevano seguirlo? Lo
seguissero pure.
Passeggiatina
serale. Non lo
preoccupava più ciò che avrebbe trovato fuori, o
meglio, sì, era preoccupato.
Il punto era che, in quel momento, dentro o fuori casa, i rischi gli
sembravano
i medesimi.