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Autore: Shin Tarekson    12/10/2020    0 recensioni
[Ingranaggio]
[L'Ingranaggio]
Quando tutto sembra così raggiungibile da risultare poco stimolante l'unica cosa che tu possa fare è volere di più, di più e ancora di più. Qual è il momento in cui capisci di essere andato troppo oltre?
Questo è un racconto basato sull'avventura necro-punk dell'universo trattato dal manuale "L'Ingranaggio", creato da Valerio Amedei, Andrea Marmugi e Stefano Simeone.
Genere: Avventura, Dark, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAP 8 – Avanti e Indietro
 
Le parole trovate tra le pagine del diario ci lasciano confusi, arrabbiati, impotenti. La bambina, Giada, un tesoro così prezioso, una piccola vita fragile, persa per sempre. Margherita, una donna solare, il cui sole era stato oscurato conducendola, involontariamente, verso la pazzia del suo tragico gesto. Fausti sicuramente aveva sbagliato, sicuramente ormai se ne era reso conto, tutta quella sete di conoscenza, tutti quegli ideali, persi per andare sempre un passo oltre.
  • Dove sarà adesso? Non abbiamo nuovi luoghi, non abbiamo una pista da questo punto. Cosa facciamo? – chiede Virgilio con un tono infastidito
  • Credo che la cosa da fare ora sia tornare in città, fare rapporto al comandante Minetti e vedere se troviamo qualche nuova informazione. Finalmente abbiamo il nome di quell’… uomo, se così può essere definito – gli risponde Laila, ed esce dalla casa.
Torniamo a Firenze percorrendo la strada fatta a ritroso qualche ora prima facendo però, verso la fine del tragitto, una deviazione per evitare di incappare nel Villaggio della Cascata.

Quando arriviamo davanti alla centrale è ormai pomeriggio inoltrato.

Durante il viaggio ognuno è immerso nei propri pensieri, chi di rabbia, chi di tristezza, chi di frustrazione. Per questo, durante il cammino, decido di sfogliare il diario di Fausti per cercare di capire maggiormente l’animo di quell’uomo tormentato e mai soddisfatto.

Da ciò che c’è scritto scopro che era, di fatto, un eccellente Costruttore, sarebbe potuto entrare, se avesse voluto, nel reparto di Ingegneria Avanzata, avrebbe addirittura potuto gestirlo, ma la sua continua sete di nuove conoscenze, la sua fissazione sulla ricerca e i suoi metodi discutibili l’avevano portato alla decisione di andarsene.

Probabilmente era a quel punto che aveva incontrato Margherita per la prima volta, penso.

Nel diario trovo anche svariati progetti teorici sugli ibridi costrutto-tecnosofia, informazioni generiche su quella che era la vecchia tecnologia e tante idee per renderla complementare a quella attuale. Quell’uomo era davvero un pozzo di conoscenza, chissà dov’era in quel momento. Tra le pagine trovo anche un progetto, abbastanza semplice, di quella che viene chiamata “granata elettro-disabilitante”, un dispositivo delle dimensioni di una pallina da tennis, in grado di disattivare ogni apparecchio elettrico ed elettronico nel raggio di due metri. Dando un’occhiata ai pezzi necessari e grazie alla minuzia di particolari con cui viene descritto so di poterne creare una con ciò che ho nella mia abitazione.

Quindi, giunti di nuovo dentro le mura, lasciamo il compito di fare rapporto a Virgilio e Manfredo, i quali successivamente si recheranno alla sede del comune per cercare l’eventuale indirizzo di Fausti, mentre io mi dirigo a casa mia e Laila si reca in ospedale per controllare i registri delle nascite e cercare di ottenere qualche informazione aggiuntiva, l’appuntamento è due ore dopo davanti alla centrale.

Entrato in casa mi dirigo verso il mio letto e mi lascio cadere come se le forze avessero improvvisamente abbandonato il mio corpo. Sono combattuto, da un lato non posso fare a meno di ammirare quell’uomo, la sua intelligenza, la sua capacità nel risolvere i problemi tecnici, le sue teorie. Quell’uomo sarebbe stato in grado di fare qualsiasi cosa, e forse per questo è arrivato dove è arrivato, purtroppo. Ed è questo a spaventarmi, quand’è che un uomo effettua quel “passo di troppo”? Quand’è che la sua voglia di sapere lo porta così lontano da non poter più tornare indietro?

Quell’uomo era un genio ma ciò che ha avuto gli è stato strappato via, da lui stesso. Non ha saputo fermarsi, ma d’altronde, perché fermarsi? Perché limitarsi quando si è oltre qualsiasi limitazione?

Con ancora questi dubbi nella testa recupero i materiali che mi servono dai vari anfratti e scatoloni di casa, metto tutto sul tavolo e inizio a mettermi al lavoro, se non altro, una volta concentrato su questo, riesco a togliermi, momentaneamente, quei quesiti dalla mente.

Dopo un’ora abbondante di saldature, limature, incollaggi e ulteriori saldature l’oggetto è pronto. Ciò che ora ho davanti a me è molto lontano da quella sfera liscia e perfetta ipotizzata da Fausti, è grezzo, con qualche ammaccatura e abbastanza pesante da non poter essere, eventualmente, lanciato con una mano sola. Guardando quel piccolo sgorbio sul mio tavolo un piccolo sorriso compare sul mio volto. Il fatto che il mio prodotto sia così distante da quello immaginato da Fausti mi dà un senso di conforto. Metto la sfera nello zaino, passo il panno sugli occhiali le cui lenti sono tutte graffiate ed esco di casa, diretto verso la centrale.

Questa volta sono il primo ad arrivare così, per far passare un pochino il tempo, entro nell’edificio e mi dirigo verso lo studio del comandante.
  • Comandante Minetti, è permesso? – chiedo bussando alla porta.
  • Chi sei? Oh, Compagnia STAGNO, nuove tracce?
  • No Signore, abbiamo appuntamento tra una manciata di muniti per vedere se le ricerche dei miei colleghi sono andate a buon fine. Lei cosa ne pensa di questa storia?
  • In realtà, non so davvero cosa pensare, l’idea di quelle persone uccise, la vita di quella giovane ragazza e della figlia che era riuscita ad avere. Quell’uomo è pericoloso, non ha più niente da perdere, e chi lo sa cosa accidenti intenda quando vaneggia su Mefistofele, ci manca solo un diavolo. E ora, fuori, devo lavorare.
  • Certo, Signore.
 Mestamente esco dall’ufficio del comandante e mi dirigo verso l’uscita dell’edificio. Mefistofele… Mefistofele… chi è? Fausti dice che gli ha fatto dono della bambina, che Mefistofele doveva essergli servo ma che il servo alla fine era diventato lui, e questo Spirito della Terra, che dice essere morto…
  • Alessandro!
Mi riscuoto dai miei pensieri e alzo la testa, i miei tre compagni stanno correndo verso di me, sembrano avere fretta.
  • L’abbiamo trovata, abbiamo trovato la posizione della sua ultima residenza. È in via Caretta, non è distante da qui.
Ci incamminiamo verso la via e, arrivati davanti al palazzo decidiamo di entrare senza perdere tempo. Dalla documentazione risultava che la casa era ormai senza un vero proprietario da diverso tempo.

Arrivati davanti alla porta Manfredo ci fa cenno di attendere e, dato un calcio alla porta per spalancarla, entra nella prima stanza, il fucile puntato davanti a sé e il resto del corpo fermo, non respira neppure, cercando di cogliere il più piccolo rumore che potrebbe rivelare la presenza di qualcuno dentro la casa. Dopo qualche secondo, vediamo il suo corpo rilassarsi.
  • La casa è pulita.
  • La planimetria mostrava due stanze e il bagno, ma guardandomi intorno direi che questa è completamente vuota – dice Virgilio – proviamo a vedere l’altra.
Diamo tutti un’occhiata veloce al bagno essendo che, data la struttura dell’abitazione, ci troviamo costretti a passarci davanti per raggiungere l’altra stanza. Niente di rilevante, più che un bagno sembra uno sgabuzzino, con giusto il gabinetto e un piccolo lavandino.

L’ultima stanza, spoglia anche questa, ci riceve mostrando una parete su cui è stata ridisegnata l’intera mappa di Firenze e dei suoi confini. Fissate, sopra il disegno, un gran numero di fotografie raffiguranti i posti segnati. Molte di queste hanno intorno un cerchio rosso con una grossa “X” al centro, uno, però, lo stabilimento conosciuto con il nome di GROSS e posto nella zona di Lastra a

Signa è cerchiato di blu, di fianco ad esso una scritta “Spirito della Terra?”.
  • Dite che si trova lì? – chiede Manfredo – conosco quel posto, ci sono passato ogni tanto, e immagino anche tu, giusto Alessandro?
  • Potrà sembrarti strano, signor Soldato, ma, per quanto l’impianto di GROSS sia una meta calda per gli appassionati con me, il mio cuore appartiene alla Grande Discarica, inoltre quel complesso è più una sorta di punto di ritrovo, non una miniera da cui recuperare materiale, ormai non contiene più nulla d’interessante, è stato uno dei primi siti ad essere completamente ripulito. Quindi, per rispondere alla tua domanda, no.
  • E ci voleva tanto a dire soltanto no? Cazzo, è così difficile andare dritti al punto? – mi dice Laila – bene, visto che sappiamo dove si trova questo cazzo di posto direi che non ha senso rimanere qui a perdere tempo.
  • Sono d’accordo con te – le risponde Virgilio – ma direi che prima di incamminarci potrebbe essere una buona idea recarci all’armeria, dobbiamo sistemare l’attrezzatura, non sappiamo cos’altro potremmo trovarci davanti in quel posto.
  • Come volete – dice Laila, alzando gli occhi al cielo e dirigendosi verso la porta.
Arrivati all’armeria della centrale ognuno prende ciò di cui ha bisogno, io recupero una nuova protezione per il corpo e mi siedo ad aspettare, mentre vedo Laila riempirsi la tazza con la brocca del caffè e Virgilio fare scorta di quadrelli per la sua balestra, lo vedo inoltre mettere nello zaino un paio di quelle che sembrano essere lattine di bibite, probabilmente non vuole rischiare di disidratarsi durante il cammino, GROSS non è esattamente dietro l’angolo, d’altro canto però, le lattine di bibite sono sparite dalla circolazione insieme a tutto ciò che faceva parte della vecchia tecnologia, boh.
Quando li vedo pronti ci raggiunge anche Manfredo.
  • Ho avuto bisogno di più tempo, volevo che le funzioni dell’armatura fossero ottimali, siamo pronti? – ci chiede.
Ciò che riceve in risposta sono tre teste che annuiscono. Usciamo dall’armeria e partiamo in direzione dello stabilimento.
   
 
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