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Autore: SamBluefire    13/10/2020    0 recensioni
Ogni dio dovrà scegliere un campione tra i mortali, addestrarlo e farlo combattere contro gli altri campioni scelti dagli altri dei.
La battaglia andrà avanti finchè non ne rimarrà solo uno.
questa è la mia prima storia originale, spero vi piaccia.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5: che i giochi abbiano inizio


I mesi che i campioni a disposizione per allenarsi passarono senza che nessuno se ne accorse visto che erano tutti impegnati, soprattutto Noar che per quasi tutto il tempo ha cercato il biglietto di addio che Kaze aveva lasciato a Morke ma sempre senza successo.
Quasi ogni sera quando non era dolorante per gli allenamenti di Morke usciva per provare a incontrare Calima, ed era ancora poco convinto su quello che dovrebbe fare con lei, nel senso sentimentale.
La sera prima che iniziasse il torneo, Noar non riusciva a dormire e decise di fare un ultimo tentativo di trovare le ultime dichiarazioni di Kaze, ma… “Vuoi darci un taglio sì o no?” disse Morke sorprendendolo alla porta, e Noar dopo un attimo di panico forzò un sorriso per cercare di essere il più naturale possibile “N-n-non so di che parli.” rispose Noar “Ti sembro stupido?! So che stai cercando il modo per fare come ha fatto Kaze, pensavi non me ne fossi accorto?” e con quella frase il finto sorriso di Noar si trasformò in una espressione che parlava da sola “Torna a dormire -gli ordinò Morke- domani è il giorno del giudizio e devi essere in forma.” “Quanto sei antipatico, ora capisco perché nessuno ti venera.” disse Noar sperando di far sentire male il dio, ma lui gli rispose “Ragazzino, lascia che ti sveli un segreto personale -disse Morke con tono sicuro- è quello che voglio.” Noar lo guarda interrogativo e Morke gli disse “Senti, i mortali sono già fin troppo dipendenti dagli dei, e questo è male!” “Dipendenti?” “Gli umani da sempre pregano gli dei per ricevere aiuto, quando non ne hanno bisogno, loro, voi potete fare qualsiasi cosa nulla può fermarvi… ma da quando ci siamo presentati a voi, vi abbiamo rovinato.” “Rovinato? Ma di che parli? Si può sapere perché voi dei avete l’obbligo di non interagire con l’uomo?” chiese Noar stanco di sapere le cose poco alla volta “Anche noi dei abbiamo un genitore: la madre della creazione. Lei ha creato tutto l’universo, decise di creare me e i miei fratelli perché… creare, è qualcosa di davvero divino, ma anche la vita è meravigliosa e noi per quanto più vecchi del vostro mondo, abbiamo ancora tanto da imparare, siamo come dei bambini e l’unico modo che abbiamo per imparare è osservare la vita mortale in ogni suo aspetto.” Morke chiuse gli occhi una volta finito di parlare, Noar era veramente confuso a quel punto, cioè gli dei sono dei bambini e tecnicamente lui e tutte le persone del mondo sono i loro maestri.
Morke per far tornare coi piedi per terra Noar lo spinse in facendolo cadere nel suo letto, “Spero di essere stato abbastanza esaudiente per te.” disse Morke con uno sguardo soddisfatto, ogni volta che lasciava Noar senza parole per lui era uno spettacolo tutto da ridere.
Noar ci mise una quindicina di minuti per addormentarsi viste le domande che gli passavano per la testa per colpa di Morke, non riusciva mai a capire se diceva la verità o se lo stesse prendendo il culo, ma sapeva di aver bisogno di dormire visto che il giorno dopo sarebbe iniziato il torneo.
Appena si fece orario di svegliarsi Morke gli gettò addosso una secchiata di acqua fredda e Noar si alzò di scatto mezzo irrigidito dal freddo, “Ma sei scemo? -disse Noar- Ma lo sai che ore sono?” “Sì, è ora che tu ti alzi perché stanotte c’è l’inizio dei giochi.” disse Morke secco mentre asciugava Noar, dopo una veloce colazione Morke e Noar si dedicarono ad un’ultima sessione di allenamento che durò fino a sera, Noar si riposò un po' prima che si facesse l’orario dell’inizio e poi in ogni caso Morke lo avrebbe teletrasportato lì.
Si fecero le 23:50 e Morke prese di peso Noar e lo portò in meno di un minuto su un piedistallo galleggiante nel nulla difronte all’isola dove avrebbe combattuto, e intorno a lui c’erano gli altri campioni affiancati dal rispettivo dio da cui è stato addestrato.
Noar rimase in silenzio per un minuto per poi girarsi verso Morke, il quale aveva generato tra le mani una piccola scintilla color viola scuro quasi nero e la passò a Noar, il quale non appena la toccò appena con un dito la assorbì.
Noar venne pervaso da una sensazione a lui nuova che non faceva che crescere dentro di lui, partendo dal dito con il quale ha toccato la scintilla di Morke sviluppandosi in tutto il suo corpo.
Una volta che la sensazione che aveva provato si fece più lieve, notò che qualcosa in lui era cambiato, riusciva a percepire il potere del l’elemento scorrere come se fosse sangue, solo dopo notò anche che il suo aspetto era cambiato: i capelli da lunghi fino a metà della schiena si erano accorciati fino ad essere più o meno all’altezza delle spalle e legati in un codino dietro la testa mentre i lati erano rasati, sul suo viso c’era del trucco color indaco che faceva sembrare che piangesse visto che partivano dagli occhi e come lacrime arrivavano fino alle guance, anche le sue mani erano diventate color indaco ma a differenza del volto sembrava quasi una corruzione che ricopriva le mani e si sviluppava su tutto l’avambraccio come una pianta rampicante, sul suo petto apparve un tatuaggio di un buco bianco, anche il suo kimono era cambiato, tutto nero decorato con delle lune stilizzate e i bordi sempre di quello strano color indaco, era senza le maniche e finiva all’altezza delle ginocchia lasciandolo e non aveva le scarpe forse per mostrare che anche i piedi erano “corrotti” come le mani.
Evidentemente gli dei volevano che i loro campioni abbiano stile durante il God’s Champion, Noar inconsciamente generò dalle sue mani un piccolo fuoco viola così scuro da essere quasi nero, con delle che scorreva sulla sua pelle come se fosse acqua. “Questo è il potere del buio ragazzino -disse Morke non appena Noar finì di osservare se stesso- lo avrai per tutto il tempo del torneo affinché tu possa proteggere te stesso… ma stammi a sentire ragazzino, tu sei molto fortunato o molto sfortunato questo non è un gioco per me ma un inutile bagno di sangue, non so per cosa vuoi usare il desiderio che è concesso al vincitore ma tu mi dai delle vibrazioni negative… perciò non farmi pentire di averti accontentato facendoti diventare mio campione.” concluse Morke con tono basso e minaccioso, mentre si avvicina a Noar lentamente fino ad essere a un passo da lui, per poi poggiare la sua mano sul petto di Noar e dirgli “Ora va, inizia lo show.” e solo a quel punto Noar notò che si era fatta la mezzanotte e in quel momento percepì il potere di Morke concentrarsi sulla mano, dalla quale si generò un lampo di luce nera che spedì a tutta velocità Noar sull’isola.

Noar venne scaraventato in mezzo alla foresta dell’isola e gli ci volle un po' prima di fermarsi ma quando finalmente si fermò si sentì sbilanciato, aveva le vertigini e un filo di nausea insomma gli effetti base di quando ci si sposta ad alta velocità.
Dopo aver preso un minuto per riprendersi, Noar decise di iniziare a muoversi, il torneo tanto atteso da tutti era iniziato e non sapeva chi avrebbe avuto pietà ma sapeva che tutti volevano uscirne vincitori, peccato ne a fine partita ne rimarrà solo uno.

Dopo cinque minuti passati a correre, iniziarono le esplosioni, Noar si gettò a terra pensando che lo stessero attaccando.
Ma alzando lo sguardo, Noar notò che le esplosioni erano lontane facendogli intendere che due elementi si stavano scontrando e lui doveva allontanarsi in fretta per non iniziare subito a lottare.

Ma spostiamoci alla fonte delle esplosioni, dove a combattere sono il campione del fuoco contro la campionessa dell’aria.
Wan (il campione del fuoco) era vestito con solo un paio di pantaloni lunghi rossi strappati all’altezza delle caviglie, i suoi capelli castani erano raggruppati in una coda di cavallo assumendo un colorito arancio, sugli avambracci aveva dei polsini rossi, indossava un filo di fiamme intorno al collo come una sciarpa e sulle spalle ha dei tatuaggi raffiguranti dei soli stilizzati.
Kyoshi (la campionessa del vento) indossava un kimono celeste coi bordi blu scuro tutto decorato con delle nuvole, indossava una collana a medaglione su cui era rappresentato un tornado, il suo volto aveva bianco, i suoi capelli castani a caschetto erano tenuti fermi da un diadema simile a quello che indossava Sun Wukong ed era armata di due ventagli color oro.
Wan non faceva che generare vampate, un dopo l’altra dalle mani lanciandole addosso a Kyoshi, mentre quest’ultima con movimenti che sembravano passi di danza evitava i colpi e ne usciva incolume dai continui attacchi di Wan.
Finché a un certo punto Kyoshi smise di scappare e con i suoi ventagli generò una forte corrente di vento che fece sollevare Wan da terra, ma nonostante fosse a mezz’aria riuscì a generare un’altra fiammata ma dalla bocca come se fosse un drago a cui sta volta Kyoshi non era pronta e si difese a malapena. Lei ne uscì fumante dalle fiamme di Wan mentre lui aveva generato del fuoco dai piedi per attutire il suo atterraggio, “La mamma non ti ha mai insegnato che non si gioca col fuoco?” disse Kyoshi cercando di sfotterlo “Se non gioco col fuoco non sarei un campione della dea Ignis.” disse Wan con tono alto e orgoglioso prima di lanciare un’altra vampata alla quale Kyoshi sta volta fu pronte e rispose con un tornado che si generò dal movimento dei suoi ventagli.
I loro attacchi collisero in mezzo allo spazio che li separava annullandosi a vicenda, ma Kyoshi rispose con pugno al vento che generò uno spostamento d’aria che colpì Wan allo stomaco e subito dopo lo tempestò di altri pugni allo stesso modo contro Wan, ma già dopo il primo aveva repentinamente creato una barriera di fuoco con il quale si è protetto e subito dopo l’ha lanciata contro la sua avversaria, Kyoshi evitò con facilità ed eleganza l’attacco ma non si accorse che Wan lo aveva fatto tornare indietro per colpirla alle spalle con quelle fiamme e spingerla verso di lui, mentre Kyoshi era spinta dal fuoco verso il suo avversario lui le corse contro coi piedi avvolti dalle fiamme.
Kyoshi con una piccola spinta dei suoi ventagli si sollevò in cielo in secondo prima di ricevere il calcio di Wan e per restare in aria creò una nuvola sulla quale si poteva muovere liberamente nel cielo, ma Wan non si scoraggiò e cominciò a generare fuoco dai piedi e dalle mani per potersi sollevare da terra e volare dietro Kyoshi e continuare a combattere, i due volarono l’uno contro l’altro, Kyoshi avvolse il suo braccio destro in un piccolo tornado per potenziare il suo prossimo pugno e Wan fece lo stesso con il fuoco.
I loro colpi scontrandosi generavano delle piccole esplosioni che di sicuro hanno attirato l’attenzione di tutti gli altri campioni, ma questo a loro non importava visto che l’unica cosa a cui pontavano era il rispettivo avversario e vincere quello scontro.

Tornando da Noar, lui dopo una bella corsa si mise sotto un albero e decise di recuperare un po' di sonno visto che era pur sempre mezzanotte passata, e lui era esausto.
Noar dormì finchè i primi raggi del sole non illuminarono il suo viso, e anche se intontito e acciaccato dopo aver dormito a malapena sulle radici di un albero si alzò ricordandosi che non era più nella torre nel suo comodo letto.
Ci mise un paio di minuti per mettere a fuoco la vista ma appena ci riuscì, si guardò attorno per assicurarsi che non ci fossero campioni in vista e effettivamente non c’era nessuno, ma poi notò una persona seduta a gambe incrociate su una roccia a una decina di metri da dove aveva dormito Noar. Noar si avvicinò lentamente sfruttando più ombre che poteva per non farsi notare, ma appena fu abbastanza vicino alla figura la riconobbe: era Calima. Il suo aspetto era cambiato ma era lei, tutto il suo corpo era diventato di un verde acceso, delle strisce nere disegnavano sulle sue braccia e gambe delle foglie come se fosse l’opera di un artista, i suoi capelli erano diventati un po più arancioni ma non di molto e alcune ciocche erano intrecciate come un diadema per incoronarla e i suoi vestiti erano dei semplici stracci sui quali crescevano delle foglie e che la coprivano dov’era più indispensabile.
Noar rimase a bocca aperta su come fosse cambiata, così tanto che uscì dall’ombra e si fece notare da lei la quale aprì un occhio per vedere chi aveva davanti, dopo aver riconosciuto Noar disse: “Vedo che qualcuno ha l’aria molto riposata a giudicare dai capelli arruffati sulla testa.” in quel momento Noar si accorse che aveva i capelli sparati verso l’alto ma risolse con ignoranza visto che i suoi continuavano ad essere rivolti verso l’alto, ma quando finalmente riuscì a rimetterli apposto guardò Calima cercando di mostrarle il suo migliore sorriso.
   
 
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