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Autore: LittleBunny    13/10/2020    0 recensioni
~ 3 ~
Era davvero arrabbiato in quel momento e immaginava che forse - forse -, avesse un tantino esagerato nel rivolgersi ad Ai che, anzi, gli aveva pure 'salvato la vita' - e ricordava piuttosto perfettamente la sua espressione dopo aver mangiato quella robaccia, quindi era davvero sicurissimo della cosa- e a pensarci... Sapeva piuttosto bene di aver scaricato tutte le sue frustrazioni su di lui. Il ragazzo dagli occhi eterocromatici non stava passando un bel periodo, proprio per niente, ma sapeva bene che non aveva il diritto di ferire i sentimenti delle persone - o almeno, di persone che non gli avessero fatto nulla di talmente grave di meritarsi un trattamento simile-.
... Davvero stava pensando ai sentimenti di uno sconosciuto? Dio... Come si era ridotto per via di quel Mikaze.
[Ranmaru x Ai + altre ship]
Genere: Angst, Comico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ai Mikaze, Ranmaru Kurosaki, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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capitolo4

4 ~ Your Work




"Ai-chan, cosa pensi di fare?" mormorò Natsuki, alzando gli occhi verso l'amico alla sua destra.

"Penso che prenderò un cappuccino. E mi farò consigliare qualcosa da mangiare dal cameriere." rispose il giovane, scrutando attentamente il menù davanti a sè.

"... Uh. No, penso si riferisca al tuo stalkeramento di questi giorni." borbottò Syo, sistemando con fare distratto il cappello sulla testa.

Dopo la conversazione di Ranmaru, l'azzurrino era stato invaso da un misto di emozioni tali da mandarlo in completo tilt, tant'è che il padre che era arrivato poco dopo, dovette fare attenzione che non inciampasse o sbattesse su qualsiasi cosa.
Forse in qualche modo era davvero 'lieto' che avessero risolto e che fossero tornati in rapporti più o meno umani.
Tuttavia, da quel giorno, non si era avvicinato quasi per niente al più grande.
Non sapeva perchè, ma nel momento in cui provava anche solo a salutarlo, si bloccava e sentiva come se le gambe potessero cedergli da un momento all'altro.
Aveva come un blocco, e l'unica cosa che riusciva a dire fra sè e sè, era : 'forse ora non è il momento giusto'.
Erano passati giorni, il tutto sotto gli occhi dei suoi due amici che, con la scusa di uscire assieme - "Hanno aperto un nuovo locale, vi va di andarci? Vorrei offrirvi un dolcetto per farmi perdonare per il ritardo dell'altra volta e l'indigestione causato dai miei dolcetti ad Ai-chan!"-, ne volevano approfittare per cercare di parlargli e aiutarlo, se fosse stato possibile.

"... Oh." mugugnò Ai, con una leggera smorfia sul viso. Non sembrava molto felice di affrontare l'argomento.

"Non vorresti parlarne? Avevo capito che avevate fatto pace... Non è così?" insistette ancora il più alto dei tre, guardando l'amico con fare preoccupato.

Il ragazzo dagli occhi color ciano tacque: non aveva davvero idea di come rispondere a quella domanda.
Il ragazzo con gli occhiali rimase per qualche istante in attesa di una risposta che non arrivò e finì per sospirare sconsolato, senza però insistere oltre sull'argomento.

"Se volete il mio parere, io dico che è meglio così." mormorò il biondino, che in quel momento sembrava il più rilassato dei tre "Quello là sembra un tipaccio ed è meglio che Ai se ne dimentichi. Non vale la pena essere amico di uno così! Io non lo perdonerò mai per come ti ha trattato e..."

"Salve ragazzi! Siete pronti  per ordinare?!"

Per fortuna dell'azzurrino, arrivò tempestivamente il cameriere a prendere le loro ordinazioni, così si prese qualche istante per guardare il suo improbabile salvatore.
Il ragazzo aveva dei capelli rossi sbarazzini, che sembravano sfidare le leggi della fisica nello stare sparati in ogni direzione; un paio d'occhi occhi castani che ispiravano gentilezza, ma - soprattutto - un grandissimo sorriso solare. Ad Ai diede l'impressione di essere il classico ragazzo che riuscisse a dialogare anche con i muri.

"Ah sì! Io vorrei una tazza di tè e una crepes! Tu, Syo-chan?"

"Mmh, penso prenderò solo un frappè alla fragola."

Sempre mantenendo il sorriso, il cameriere scrisse velocemente gli ordini sul suo taccuino , per poi alzare lo sguardo verso l'ultimo rimasto, inclinando lievemente il capo.

"Per te, invece?"

"Beh..." Ai si prese una pausa per fissare il suo gillet rosso, individuando dopo una manciata di secondi il nome " ... Otoya, a dirla tutta, volevo sapere cosa potevi consigliarmi."

Come se gli avessero appena affidato un compito importantissimo, Otoya Ittoki parve gonfiarsi d'orgoglio, dandosi un leggero pugnetto sul petto, per poi rivolgere uno sguardo fiero al cliente.

"D'accordo, lascia fare a me! Innanzi tutto, preferisci il dolce o il salato? No perchè, avremmo dei biscotti tanto buoni che sono la fine del mondo!"

Syo non potè trattenere una risata soffocata, che cercò di trattenere poggiando la mano sulle proprie labbra, riprendendosi tuttavia subito dopo, dopo vari colpetti da parte di Natsuki.
Notando lo sguardo perso del rosso, che non era sicuro di capire se avesse fatto qualcosa di sbagliato, Ai scrollò le spalle, cercando di essere più sintetico possibile.

"Vedi, uno dei miei amici è un pessimo cuoco." E dopo questo commento il ragazzo dai capelli ciano potè percepire il lieve broncio dell'occhialuto, cosa a cui non diede molto peso "E a casa mio padre esagera con le dosi di zucchero, tutto qui."

"... Nel senso che l'unico ingrediente che usa è lo zucchero-" mormorò nuovamente Syo con un sorrisetto, ricevendo l'ennesima gomitata da Natsuki.

Nonostante non volesse importunare il cameriere con questa faccenda, con la convinzione che non gli sarebbe importato più di tanto, vide immediatamente l'altro allargare la bocca dalla sorpresa mentre stringeva il taccuino al petto. Anche se Ai aveva difficoltà a relazionarsi e soprattutto capire gli altri, persino per lui Otoya era un libro aperto, cosa che non gli dispiaceva completamente.
Forse era troppo teatrale per i suoi gusti. O meglio, più che teatrale, sembrava un bambino un po' troppo cresciuto.

"E-Eh?! D-Davvero? Mangi solo lo zucchero a casa tua, quindi...?!" esclamò infatti, in tono quasi sconvolto, non accennando a chiudere la bocca.

"Non esattamente." borbottò l'azzurrino , lievemente confuso dalla genuina sincerità dell'altro "Ma è vero che mio padre, quando prepara qualsiasi cosa, se può, mette davvero tantissimo zucchero ovunque. Nel tè, per esempio, metterà almeno una ventina di zollette di zucchero. ... Di conseguenza, insomma, è proprio per questo che non amo particolarmente le cose dolci."

Dopo quelle parole, se possibile, la bocca del rosso si allargò ancora di più : sembrava aver preso seriamente a cuore quella faccenda.

"M-Ma è terribile! Penso che odierei i dolci, in una situazione come la tua...UGH! Ma non ti preoccupare! Qui sei allo Shining ☆ Caffè e noi troviamo la soluzione per ogni cliente, perchè noi abbiamo a cuore i sorrisi di tutti!" esclamò, assumendo un'espressione decisa, prendendo il menù in cerca di non si sa bene cosa "Fidati di me!"

Ai fu davvero spiazzato dal comportamento del cameriere, che sembrò aver preso -in maniera assolutamente esagerata- seriamente il suo 'astio' per i dolci , tant'è che per un breve istante non seppe davvero come ribattere mentre i suoi due amici sembravano più divertiti e incuriositi dalla scelta del ragazzo : chissà se sarebbe riuscito a trovare qualcosa di allettante?

"Ecco..." esordì quasi subito Otoya, voltando il menù, indicando con il dito una parte in particolare "Perchè non prendi una gelatina? E' un dolce ma, a seconda del gusto che prendi, non dovrebbe essere eccessivamente dolce."

L'azzurrino fissò il menù per un istante, per poi fissare il cameriere -che ora lo guardava con occhi che sembravano carichi di una strana luce - e nuovamente il menù, facendo un leggero sospiro.
Non si aspettava minimamente una reazione del genere, soprattutto per un argomento tanto banale ma, visto che c'era, tanto valeva provare, giusto?

"Prendo questo." disse dopo qualche istante, indicando con l'indice una gelatina al gusto di frutta tropicale.*

Il rosso sembrò allargare il sorriso -possibilmente, illuminandosi ancora di più- , e finì per prendere l'ultima ordinazione, per poi allontanarsi velocemente. Tornò poco dopo con le bevande, assicurandosi che non ci sarebbe voluto tanto per gli ordini restanti.

"Eheh, Ai magari sarà la volta buona che ti faranno apprezzare qualcosa di dolce. " esclamò il biondino, ridendo a denti stretti, per poi sorseggiare il suo frappè con gusto.

"Io non ho mai detto di non apprezzare i dolci." ribattè il ragazzo dagli occhi color ciano, girando con il cucchiaino il cappuccino "Non ho semplicemente nè una alta, nè una bassa opinione. E' solo semplice cibo e il cibo è essenziale per la sopravvivenza degli esseri umani. Tuttavia, i piatti che cucina mio padre sono così sbilanciati , per l'eccesso di zucchero, che non penso neanche si possano definire tale."

"Ai-chan, tranquillo, abbiamo capito! Comunque, questo locale è davvero carino, non trovate? Sono proprio contento di esserci entrato!" esclamò Natsuki con un sorriso dolce, per poi soffiare delicatamente sul the, sorseggiandolo con lentezza.

Syo sbuffò, blaterando con fare infastidito di quanto non sarebbe stato necessario farli ritardare a lezione e far finire l'amico quasi all'ospedale, per entrare in un locale come questo mentre l'azzurrino tacque, annuendo semplicemente con la testa, come a confermare le parole del più alto.
Mentre girava il cucchiaino, aspettando che la sua bevanda si raffreddasse un minimo, si prese un attimo per osservare meglio lo Shining ☆ Caffè.
L'ambiente era calmo e amichevole, forse anche per il fatto che a quell'ora non c'era tanta gente - cosa più che normale, visto che erano arrivati all'orario di apertura-. Ma la cosa che catturò di più la sua attenzione di quell'ampio spazio, fu il palco vicino al bancone sopra la quale poteva benissimo vedere degli strumenti musicali.
Che ci facessero dei concerti? Si chiese che tipo di musica facessero nel caso, se fossero bravi, magari, avrebbe potuto invitare Ran-
A quei pensieri, il ragazzo abbassò lo sguardo, guardando il cappuccino con espressione vuota.
Era strano pensarlo in questo modo, ma gli mancava il senpai dai capelli argentei.
Gli mancava il modo in cui la sua voce, per quanto si arrabbiasse, rimaneva sempre in qualche modo calda.
Gli mancavano i suoi occhi, pieni di rabbia ma anche pieni di un qualcosa che Ai non aveva ancora compreso del tutto, un vuoto che avrebbe tanto voluto riempire, se solo avesse capito come.
Gli mancava anche il modo in cui le sue sopracciglia si corrugavano quando c'era qualcosa - o qualcuno - che lo infastidiva e come queste sembravano rilassarsi alla presenza di quel gattino.
Ora che aveva avuto il tempo di ragionarci, di elaborare il tutto, sapeva bene cosa gli stesse succedendo ultimamente, sapeva bene perchè Ranmaru gli faceva un effetto 'anormale' ed era perchè-

"Ecco la crepes e chi di voi aveva ordinato la gelatina?"

Mentre Ai sorseggiava con calma la sua bevanda calda, pensò che la voce che sentì - così familiare,che gli era così tanto mancata e che ora stava tormentando i suoi pensieri- , fosse solo frutto della sua immaginazione. Non poteva essere che Ranmaru Kurosaki fosse proprio davanti a lui mentre porgeva le loro ordinazioni.

"... Tsk, ma questa è proprio una persecuzione. Possibile che tu sia sempre in mezzo a-- Ohi!!"

Ai si sarebbe aspettato tutto, ma proprio tutto, tranne scoprire che il suo senpai stesse lavorando qui e proprio mentre il cappuccino gli andava di traverso, costringendo Natsuki a dargli sonore pacche sulla schiena.

"Ma che diavolo? Ti sembra il caso di tentare il suicidio qui, proprio durante il mio turno di lavoro!? Guai a voi se osate crearmi problemi, chiaro?!!" sbuffò sonoramente infastidito quello che a quanto pare era il loro cameriere, mentre porgeva gli ordini rimasti.

Mentre ancora tossicchiava, l'azzurrino non si azzardò a proferire alcuna parola. Non sapeva se gli faceva più male lo stomaco, per la figuraccia appena fatta, o la sua schiena, per i colpi che gli aveva dato l'amico poco prima.
Il ragazzo più grande sembrò notare il disagio dell'altro, tant'è che sembrò osservarlo per un po'. Sembrò anche sul punto di dire altro ma, un certo biondino, parlò per primo.

"SCUSAMI?! CHE MODO E' DI PORTI? " esclamò con rabbia, mettendo un piede sul tavolo, pronto a lanciarsi addosso al cameriere "E poi ci credo che si è preso un colpo vedendo improvvisamente la tua BRUTTA FACCIA."

"Syo-chan, per favore, non-"

"Ah?"

I tentativi di Natsuki di fermare il più basso risultarono vani, in quanto anche Ranmaru sembrava in vena di litigare.

"Venite qui, nel locale dove IO lavoro, mettete i piedi dove IO ho appena pulito ed avete pure il coraggio di insultare ME?" esclamò il ragazzo dagli occhi eterocromatici con sincera irritazione, in tono via via sempre più alto e furioso, calcando le parole giuste, per poi fare un sorriso beffardo "Tappetto, se hai davvero le PALLE di fare a pugni con me, allora dovres-"

"Oh, è buono."

Ad interrompere tempestivamente una rissa sul nascere, fu il commento innocente di Ai che sembrò mangiare con appetito la sua gelatina, sotto gli occhi perplessi dei presenti.

"... Oh! Ai-chan, è la prima volta che ti vedo mangiare con così tanto gusto qualcosa. E' così buono?" esclamò Natsuki, improvvisamente incuriosito dal fatto e, appena vide il suo amico semplicemente annuire alla sua domanda senza smettere di mangiare, il ragazzo posò lo sguardo sul cameriere, facendo un enorme sorriso "Posso averlo anche io, per favore?"

Ranmaru rimase per un istante in silenzio, a fissare i suoi indesiderati clienti, fissando per ultimo il ragazzino dagli occhi ciano. Fece un verso simile ad un ringhio, prendendo dalla tasca il taccuino, borbottando sottovoce non si sa bene cosa mentre appuntava l'ordine per poi, infine, allontanarsi. Natsuki fece un enorme sospiro di sollievo, come vide il senpai andarsene e Syo rimettersi composto mentre mormorava fra sè e sè insulti verso il ragazzo dai capelli argentei -soprattutto sul fatto che se l'avesse chiamato nuovamente tappetto, gliel'avrebbe fatta pagare cara- . Ma, soprattutto, l'occhialuto non potè non essere grato per il dolce alla gelatina, che sembrò aver distratto quanto bastasse l'azzurrino per farlo rilassare e godersi la giornata con loro.

***************************

"Oh! Sono proprio felice che il mio consiglio si sia rivelato utile alla fine!!"

"... Però..."

"Però?"

Otoya, che prima sorrideva raggiante mentre portava loro il secondo ordine del dessert consigliato poc'anzi, ora guardava il cliente dai capelli azzurri con una faccia confusa.

"C'è qualche problema?" 

Ai sentì improvvisamente - fin troppi- occhi addosso a lui cosa che, per qualche ragione, non lo fecero sentire completamente a suo agio. Come in cerca di una via di fuga, si guardò intorno, notando il ragazzo dagli occhi eterocromatici pulire qualche tavolo più in là. Era troppo impegnato a pulire per accorgersi di quello che stava accadendo ed era anche fin troppo distante per sentire - non che avrebbe fatto qualcosa comunque, nel caso-.

"Beh." mormorò, dopo essersi preso un altro piccolo assaggio del dolce, per concessione di uno dei suoi migliori amici "Per quanto siano tecnicamente uguali, sento che sono diversi, in qualche modo."

"Diversi?" mormorò Otoya inclinando il capo, facendo una faccia che sembrò ora essere più incuriosita che altro.

"Sì." insistette ancora guardando il suo amico più alto che, mentre continuava a fissarlo con una certa curiosità, si era ripreso il piattino e stava finendo di mangiare la gelatina "Non so spiegare bene il perchè ma sento che sono diversi. Sono buoni entrambi, tuttavia, nel primo ordine c'era... Qualcosa in più. E l'unica cosa che mi è venuto in mente che potesse spiegare il tutto, sia che siano state fatte da due persone diverse, è possibile?"

Il cameriere, a quella affermazione, sembrò allargare gli occhi e sbattè ripetutamente le palpebre - e ad Ai sembrò, per un breve istante, che i suoi occhi si fossero spostati a qualcosa dietro di sè, ma non ne era completamente sicuro- finchè non allargò la bocca, fino a formare una 'o' e si mise ad applaudire.

"W-Wow! Ma come hai fatto a capirlo?" esclamò estasiato, con la stessa innocenza con cui un bambino vedeva per la prima volta un gioco di magia "Insomma, voglio dire..." come se si fosse accorto di essere sembrato troppo poco professionale, si avvicinò un pugno alla bocca, tossicchiando appena "... Effettivamente, abbiamo persone diverse che si occupano della cucina. Ma sono sorpreso, davvero. E' la prima volta che qualcuno nota la differenza!"

Mentre il rosso si mise a ridacchiare a denti stretti, grattandosi il capo con la mano, l'azzurrino si arricciò un ciuffo di capelli che gli ricadeva davanti agli occhi, riflettendo fra sè e sè. Effettivamente, non sapeva neanche lui come avesse fatto a trovare una tale differenza, ciò che poc'anzi aveva definito cibo come un altro. Non ne conosceva il motivo, sapeva solo che gli trasmetteva delle belle sensazioni, soprattutto all'altezza del petto. Ciò forse non voleva dire che, chi avesse cucinato, ci avesse messo il cuore?

"... Senti, potrei chiederti un favore?" disse di colpo , fissando il cameriere che lo guardò nuovamente con fare interrogativo "Potresti fare i complimenti al cuoco? Ho letto tempo fa di una ricerca che sosteneva che l'essere incoraggiati nel proprio posto di lavoro favorisce l'autostima e quindi un miglioramento del risultato lavorativo. Non so se la ragazza o il ragazzo che ha cucinato sia incoraggiato abbastanza. O se qualcuno crede in lui o lei, in generale. Quindi, nel mio piccolo, mi piacerebbe essere d'aiuto, così-"

Ad interrompere brutalmente il suo discorso, fu il rumore secco di qualcosa che cadde -un bicchiere cascato rumorosamente a terra, che fece imprecare Ranmaru  talmente tanto da far girare qualche cliente-.

"Ow, scusami, ma devo andare a quel tavolo prima che qualche cliente si lamenti." mormorò Otoya con una risatina nervosa e ad Ai diede l'impressione che forse era fin troppo abituato a questi scatti di nervosismo del ragazzo dai capelli argentati "Ad ogni modo, va bene, gli dirò che c'è qualcuno che lo sta incoraggiando!"

Rivolgendo loro un ultimo e candido sorriso, il cameriere si allontanò andando in soccorso del collega mentre l'azzurrino sentì nuovamente delle occhiate su di lui, stavolta da parte dei suoi amici che sembravano guardarlo stupefatti. Stavolta, tuttavia, non dovette rispondere a nessun 'interrogatorio' in quanto ci pensò la risatina  di Natsuki a smorzare la tensione.

"E ora che c'è?" mormorò il ragazzo dagli occhi color ciano, guardando l'amico biondo, che gli risponde facendo spallucce "... D'accordo. Nel mentre che ti tranquillizzi, vado un attimo in bagno, d'accordo?"

Mentre con un sospiro Ai si alzava dal tavolo e si allontanava, Syo guardò in maniera perplessa l'amico in cerca di spiegazioni. Con un sorrisetto complice, l'occhialuto gli fece segno di avvicinarsi.

"Quella di prima sembrava quasi una dichiarazione d'amore, non trovi?" sussurrò Natsuki al suo orecchio, con un tenero sorriso.

***************************

"Ai-chan, sei pronto?"

Il ragazzo annuì con la testa mentre posava la sua parte di soldi sul tavolo, prendendo poi la giacca poggiata sulla sedia. A parte per i primi momenti, la giornata in quel locale era passata senza problemi, tant'è che i tre ragazzi si erano ripromessi di tornarci più spesso.
Prima di andar via, l'azzurrino diede un'ultima occhiata al cameriere dai capelli grigi che ora si era posizionato vicino al bancone e strinse lievemente i pugni. Poteva lasciare davvero le cose in questo modo? Voleva davvero che ci fosse ancora questa distanza fra loro due? La risposta era ovviamente no.

"Scusate, voi andate avanti. Io devo fare una cosa."

I suoi amici lo guardarono per un istante confusi, per poi guardarsi e sospirare: non si sapeva mai che passasse nella testa del loro amico. Dopo che ebbe salutato i suoi amici, il suo sguardo ricadde su quel bancone e, facendo un lieve sospiro, si avvicinò. Fortunatamente, non c'erano clienti da servire quindi sperò che il senpai avesse del tempo da dedicargli.

"Hai dimenticato qualcosa?" chiese Ranmaru secco, dando a malapena il tempo al ragazzo di sedersi.

"Oh. No." esclamò Ai e dopo una breve pausa continuò "Hai un minuto?"

"Veramente no." borbottò schiettamente ma, appena diede un'occhiata al kohai dietro di sè, sospirò lievemente "... Sto lavorando. Sto finendo di fare le ultime cose prima che finisca il mio turno. Non posso fermarmi ma posso ascoltare. Ti sta bene?"

Dopo un'altra breve pausa, l'azzurrino annuì velocemente con la testa e l'altro iniziò a mettere a posto delle bottiglie.

"Quindi?"

"Uh." mormorò , poggiando gli occhi color ciano sulla schiena dell'altro "Sono venuto qui per parlarti ma, effettivamente, non so bene da dove iniziare."

All'ennesimo silenzio che Ai avrebbe osato descrivere come 'imbarazzante', si ritrovò ad abbassare lo sguardo, mentre prendeva fra le dita una ciocca di capelli, arricciandoseli più e più volte. Effettivamente, era davvero difficile parlare con lui. O almeno, non sapeva che parole usare per far si che non si arrabbiasse. Ed era qualcosa di davvero complicato, visto che sembrava essere inconsciamente il suo sport preferito quello di far arrabbiare gli altri, a detta di alcune persone.

"Certo che sei proprio incredibile, mpf."

Mentre rialzava lentamente lo sguardo, si accorse -troppo tardi- di quanto i loro visi fossero improvvisamente vicini. Ranmaru si era inclinato sul bancone, poggiando i gomiti e gli avambracci mentre teneva gli occhi fissi sui suoi e l'azzurrino potè quasi sentire i loro capelli sfiorarsi appena.

"Al nostro primo incontro sembrava che cercassi ogni modo per farti pestare da me. Perchè, Dio, eri così dannatamente irritante."

I battiti di Ai stavano diventando via via sempre più forti, così forti che era come se l'altro gli stesse parlando da un posto molto, molto lontano. Iniziava a non capire completamente il discorso che gli stava facendo.

"Ma penso questo tu lo sappia già, no? Ne abbiamo parlato quella volta fuori scuola ... E se te lo stai chiedendo, no, non ho ancora pensato al nome per quel gatto."

Era così assordante quel rumore che sembrava quasi che gli potesse uscire il cuore dal petto - e, se non sapesse che la cosa fosse umanamente impossibile, avrebbe avuto davvero paura che potesse accadere.-

"E dopo ho notato che mi evitavi in tutti i modi, a scuola. Me ne sono accorto, sai? Non sono stupido."

Non sentiva più le mani. Erano completamente gelide. Gelide e sudate. Appiccicose. Gli davano quasi fastidio. Provava questa strana sensazione di scappare ma al tempo stesso di rimanere esattamente lì dove stava. Era davvero una situazione fuori dal controllo.

"Invece, quando meno me l'aspetto, ti trovo qui, con i tuoi amici. Che cerchi di strozzarti col cappuccino. E un tuo amico cercava in tutti i modi di farsi spaccare la faccia da me. Esattamente, come dovrei prendere questa situazione, eh? Una presa per il culo?! "

Sarà arrivato a 120 battiti al minuto? O forse li avrà già superati? Ah. Ecco un nuovo sintomo. Sentì di colpo del calore diffondersi sul petto, che sembrò volesse raggiungere prepotentemente la faccia. Arricciò il naso, come se questo vano gesto potesse in qualche modo evitare che succedesse. Non doveva succedere. Non doveva succedere. Non doveva assolutamente suc-

"OHI" esclamò il cameriere in tono più alto, dando un colpetto ad Ai con l'indice sulla fronte, facendolo in qualche modo risvegliare da quel torpore "Mi stai ascoltando?!"

"Sì, scusami." mormorò in tono più pacato -cercando di nascondere in tutti i modi il tremolio che sentiva nella gola- "Comunque. Mi hai frainteso. Non volevo evitarti."

Il senpai lo fissò per un altro breve istante, per poi scostarsi malamente, abbastanza irritato.
Che non gli credesse? Possibile. Dopotutto, non aveva fatto molto per dimostrare il contrario. Ma come fargli capire che si sbagliava? La risposta più logica sarebbe usare le parole. Ma quanto potevano aiutarlo le parole? Insomma, non era proprio questo granchè a rendersi simpatico alle persone e il fatto che avesse una lingua così tagliante non era sicuramente un punto a suo favore.

"Dico sul serio. Io vorrei solo parlare con te. Ma è sempre difficile, perchè non vorrei che ti arrabbiassi. ... Non voglio che ti arrabbi con me. E , soprattutto, non voglio che finissi per l'odiarmi del tutto."

Guardò nuovamente la schiena del suo interlocutore, che aveva ripreso a sistemare non si sa bene cosa. Era un'impressione o le sue spalle sembravano vagamente più rilassate? Non poteva averne la certezza ma quella sensazione lo calmò un poco e lo spinse a continuare a parlare.

"Ma è complicato. Solitamente dico quello che mi viene in mente ma spesso e volentieri ciò non viene preso nel migliore dei modi." mentre parlava, quasi si stupì di come la sua voce sembrasse molto lenta, come se valutasse il peso di ogni parola "Quindi davvero, non voglio che tu pensi che tu mi stia antipatico o qualcosa del genere. Non è così."

"Bah. Tutto questo mistero per una cosa così idiota?"

Il ragazzo dai capelli grigi nuovamente si voltò, stavolta prendendo uno strofinaccio per poi pulire il bancone e Ai si spostò lievemente, in modo tale da non ostacolare il suo lavoro.

"Ti conosco da poco e so che uno dei tuoi punti forza è il fatto che vai dritto al punto. Vuoi privartene? Non fare l'idiota." borbottò, strofinando pesantemente su una macchia particolarmente difficile da togliere mentre l'azzurrino arricciò il naso, infastidito all'ennesimo appellativo dell'altro "Ammetto che questo lato di te mi ha fatto parecchio incazzare ma ho intuito che non lo fai con cattiveria. Non ti dico che ciò non mi farà ancora incazzare in futuro, ma non al punto tale da odiarti."

Ranmaru alzò lo sguardo per qualche secondo, per guardare negli occhi il kohai e, per quanto fu un'esperienza breve, l'azzurrino potè sentire distintamente un brivido percorrergli lungo la schiena.

"Se vuoi dire qualcosa, dilla. Se vuoi qualcosa, prenditela. Non rimanere a rifletterci troppo anzi, se hai dubbi, segui l'istinto."

Scrollò le spalle, facendo un sorrisetto soddisfatto - ed Ai non era sicuro se fosse dovuto a quel discorso o al fatto che fosse finalmente riuscito a togliere quella macchia ostinata dal bancone- , inclinando lievemente il collo, scrocchiandolo appena.

"Vedilo come un consiglio. Ovviamente, fai un po' come ti pare. Non sei obbligato ad ascoltarmi."

Il ragazzo dagli occhi ciano assottigliò gli occhi, come a cercare di riflettere su ciò che aveva appena sentito,  che l'aveva lasciato abbastanza confuso. Forse era un modo per dirgli di andare un po' 'fuori gli schemi'?
Aveva parlato di istinto.
Istinto...
La parola istinto , nel dizionario, era spiegata come un impulso, una reazione innata sia negli esseri umani che negli animali che-
Ah, ecco. Stava sbagliando di nuovo.
Gli aveva detto di non rifletterci troppo quindi era forse quello il punto? 'Buttarsi'?
Forse, il motivo per cui non capiva tante cose, cose per gli altri normali era perchè non le aveva 'provate' in prima persona?
Beh, immaginava che ci fosse solo un modo per saperlo.

"D'accordo Ranmaru. Ammetto che non penso di aver capito del tutto il tuo discorso. Ma penso che uno dei punti fosse che non dovevo 'rimuginarci troppo', no? Quindi  vorrei esporti quello che al momento vorrei di più." mormorò di colpo, per poi tossicchiare lievemente come a correggersi "No, anzi, non è vorrei ma voglio . Quello che voglio è poterti aiutare. Me ne darai occasione?"

 Ranmaru smise improvvisamente di pulire, per tornare a guardalo : ora quello palesemente confuso era lui.

"Ah?!"

***************************

"Ohi, hai visto cos'è successo lì?!"

"Mh?"

"Ma sì, Ranmaru e il ragazzo con i capelli azzurri che parlavano! Cosa ne pensi?"

"Penso che non dovresti impicciarti degli affari degli altri, Otoya."

A quella risposta, il rosso regalò a Tokiya un evidentissimo broncio , che ebbe come unica reazione quella di farlo sospirare pesantemente.
Era stato circa un anno fa che era entrato in quel locale per puro caso, per prendersi una piccola pausa da un lavoro anche fin troppo stressante -ma che, purtroppo, non poteva di certo lasciare a metà- e ricordava fin troppo bene la prima volta che incontrò e che pessima impressione gli avesse fatto quel cameriere dai capelli rossi.
Rumoroso, aveva subito pensato, rumoroso ed infantile. Forse non sarebbe più tornato in quel locale, se non fosse stato per l'ottimo caffè - 'il migliore che avesse mai bevuto in tutta la sua vita', si ritrovò a pensare fra sè e sè-. Poteva resistere per qualche minuto della sua vita, giusto?
Doveva dire però che Otoya l'aveva davvero messo a dura prova, nel corso dei quei mesi.
Non c'era un singolo giorno che non cercasse, in qualche modo, ad instaurare una conversazione con lui. Non importava quante risposte secche o fredde gli rivolgesse, sembrava non mollare mai. Tutto ciò durò fino a che il ragazzo dai capelli blu scuro perse la pazienza e chiese senza tanti giri di parole il perchè di questa insistenza.
"Mi dispiace.." gli aveva risposto quel giorno, con un sorriso imbarazzato "Ma mi sembri spesso giù di morale e ho pensato che, se fossi riuscito a diventare tuo amico, sarei riuscito a fare qualcosa a riguardo."
Non sapeva per quale oscuro motivo ma quella risposta così innocente e genuina, lo aveva messo di umore tale che per qualche breve secondo rise di puro cuore: da quel momento, in qualche modo, riuscì a vedere il ragazzo una luce diversa.
Si accorse che, dopotutto, non era così male stare in compagnia di qualcuno che era praticamente l'opposto di se stesso e, da parte di Otoya, era riuscito ad ottenere un certo rispetto - aveva imparato a capire quanto potesse o meno insistere sul chiedere o fare determinate cose, cosa che Tokiya apprezzava parecchio-.
Tuttavia, l'aumentare della simpatia per quel cameriere e della frequenza con cui venisse al locale -e sapeva fin troppo bene che non fosse dovuto solo al fatto che avessero aggiunto un menù a basso contenuto calorico- portò anche l'aumentare della preoccupazione nei suoi confronti. Per quanto la maggior parte dei clienti sembrasse adorare quel suo essere infantile, spesso la sua innocenza e curiosità - paragonata a quella di un bambino- lo portavano ad avere qualche piccolo problema, di tanto in tanto.
Ricordò come, ad esempio, il rosso rimase a fissare un cliente che aveva una pettinatura abbastanza peculiare - non avrebbe potuto dimenticare neanche volendo quel multicolor di capelli che stavano inspiegabilmente dritti ,per qualche legge fisica a lui scononosciuta, in testa ad un signore di una certa età- , allargando sempre di più la bocca dalla sorpresa. Conoscendolo ormai fin troppo bene, sapeva che non c'era pregiudizio nel suo sguardo ma solo un genuino stupore ma il cliente non era Tokiya e risultò abbastanza infastidito. Oltre che violento.
Fortunatamente la cosa si risolse in fretta -grazie ,soprattutto, agli altri collaboratori che lavoravano con lui - ma ciò non aiutava di certo a farlo sentire meglio. 
Per quanto fosse uno dei lati migliori di lui, era anche la sua maledizione, specie in un lavoro come questo.
Col tempo Otoya aveva imparato a migliorare, certo, ma in momenti come quelli si chiedeva cosa effettivamente pensasse il capo del locale per affidare a lui la completa gestione del locale. Non perchè fosse stupido o non si impegnasse, tutt'altro, ma lo considerava ancora immaturo per essere un capo, oltre che tanto giovane - ignorando volutamente la vocina dentro la sua testa che gli faceva ricordare con un certo disappunto che i due avessero la stessa età-
Per questo suo lato da papino in ansia - come 'simpaticamente' qualcuno gli aveva fatto notare - cercava in tutti i modi di allontanarlo dalle possibili situazioni di 'pericolo', anche se si trattava di un innocuo pettegolezzo.

"Oh andiamo Tokiya! Ti sarai fatto un'idea sulla situazione? Eh?"

A quello sguardo da cagnolino bastonato, il ragazzo chiuse gli occhi ,posando l'indice e il pollice sul setto nasale, massaggiandolo poi appena.

"...Che vuoi che ti dica?"

"Beh! E' palese che ci sia qualcosa sotto, ti pare? E la prima volta che vedo Ranmaru parlare tranquillamente con qualcuno."

" 'Tranquillamente'? A me sembrava abbastanza irritato." gli fece notare il ragazzo con i capelli blu, sorseggiando il suo caffè.

"Dai! Sai cosa voglio dire!!" insistette il rosso e, dopo essersi guardato in giro in modo assai sospetto, si avvicinò di più all'amico, nascondendo la bocca con il taccuino, assumendo poi un tono di voce basso "Non l'ho mai visto prima e Ranmaru non è certamente bravo a fare nuove amicizie! E non mi sembra neanche un brutto ceffo. Forse è un po' particolare ma mi sembra una brava persona!"

"Otoya, hai una mentalità troppo ingenua. Non hai appena detto che è la prima volta che l'hai visto?" mormorò seriamente, alzando un sopracciglio.

"Lo so! Ma ci ho parlato un pochino e... Oh! Tu non hai sentito una cosa importante! Ad una certa, lui-"

"Scusami."

Inutile dire che, al suono della voce che provenì dietro di loro, il cameriere saltò spaventato, e Tokiya per poco non si versò il caffè restante sulla camicia -spaventato più dalla reazione dell'altro, che per la sorpresa in sè-.

"S-S-S-S-Sì?!" mormorò il rosso, in tono stridulo, guardando il ragazzo dai capelli azzurri con un sorriso abbastanza tremante, in un vano tentativo di sembrare tranquillo.
 
Il cliente dai capelli blu, invece, fece come se non fosse successo nulla, ma restò pronto se eventualmente fosse stato necessario intervenire. Perchè non era sorpreso che la situazione fosse degenerata in questo modo?

"Uh, mi dispiace, non volevo spaventarti" mormorò il ragazzo, sbattendo gli occhi perplesso -e a Tokiya quasi scappò un sospiro di sollievo, visto che sembrava non avesse sentito il rosso- "Ti sto disturbando? Devi finire di parlare col tuo cliente?"

"O-Oh! I-Io... No, no! Assolutamente! Stavo- Umh- Ah ah! Ah..."

Il cameriere, che sembrò aver capito di essere 'fuori pericolo', fece una pausa, per poi inspirare ed espirare profondamente, come a calmarsi, per poi spostarsi lievemente dal tavolo del suo amico, forse in un vano tentativo di non disturbarlo ulteriormente.

"... Scusami, mi hai colto di sorpresa! Ti serve qualcosa... Emh...?"

"Puoi chiamarmi Ai." mormorò, senza battere ciglio davanti al comportamento assai strano di Otoya "Mi servirebbe un'informazione. Me lo doveva dire Ranmaru ma ha finito il suo turno e penso si sia dimenticato. Potresti darmi una mano?"

Dall'illuminarsi improvvisamente degli occhi, dalla parlantina improvvisamente euforica e delle parole che si stavano scambiando, Tokiya pensò che fosse inutile cercare di
salvare Otoya dai guai, visto che era il primo a cercarli volontariamente.
Ma questa volta non ne voleva sapere assolutamente niente.


//Eccomi di nuova qua! Non penso mi seguissero in tanti ma mi è dispiaciuto che, per un motivo o per l'altro, ho dovuto accantonare questo progetto da un po' (progetto, a ridere, di cui avevo già pronto un paio di capitoli, compreso questo).
Con moooolta calma, concluderò anche questo progetto, anche se ora il mio stile è parecchio cambiato e... Beh, vedrete.
Detto ciò, come vi sembra? Vi sta piacendo la storia?
Finisco il capitolo ringraziando la mia amica Alice, che mi ha aiutato con la correzione del capitolo, la storia non sarebbe meravigliosa senza di lei. ;^;
Detto ciò, alla prossima, che spero non sia troppo più in là! <3
   
 
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