Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug
Segui la storia  |       
Autore: Picci_picci    16/10/2020    2 recensioni
Sono passati mesi da quando Ladybug e Chat Noir non si vedono più. Solo una muta promessa li unisce: non scordarsi mai l’uno dell’altra. Vanno avanti nel loro presente, ma continuano a vivere nel passato e nel loro ricordo. Marinette, ormai, è a tutti gli effetti la stagista personale di Gabriel Agreste, praticamente il Diavolo veste Agreste nella realtà, e Adrien sta tornando da Londra per imparare a gestire l’azienda di famiglia.
Cosa mai può andare storto?
Tutto, se ci troviamo alla maison Agreste.
Mettetevi comodi e preparatevi a leggere una storia basata sulle tre cose indispensabili di Parigi: Amore, Tacchi alti e...là Tour Eiffel.
.
"Perché l'amore è il peggiore dei mostri: ferisce, abbandona, ti rende pazzo, triste ed euforico allo stesso tempo. Ma è anche l'unica cosa bella che abbiamo in questa vita."
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Gabriel Agreste, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Plagg, Tikki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'L’amour'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Poteva essere lei. Lei poteva essere Ladybug. O forse si era immaginato tutto pur di ritrovare la sua lady?

“Se continui a camminare così, mi farai perdere l’appetito”, esclamò Plagg già stanco di quella situazione.

Dopo aver passato un silenzioso tragitto con Marinette, una volta arrivato alla maison, Adrien era tornato a Villa Agreste per riflettere su quanto la sua testolina bionda aveva appreso. Erano passati venti minuti da quando erano tornati a casa e la situazione era la medesima: Adrien stava camminando in cerchio passandosi via via le mani tra i capelli.

“Non capisci, Plagg.”

“Cosa? La fame nel mondo? Perché in realtà la capisco benissimo, hai mai provato a non mangiare per due ore consecutive del camembert? Questa è la fame.”

Adrien si fermò e guardò con occhi stralunati il suo kwami.

“Che c’è?”

“Io non ti capisco.”

“Ma basta! Sta diventando il tuo motto di vita: io non capisco. Cosa non capisci, cosa c’è da capire?”

“Marinette.”

“Cosa ha fatto adesso quella povera ragazza?”

“Mi ha detto una cosa, una frase…”, poi si perse con lo sguardo come a rivivere il momento appena passato con la ragazza.

“Anche io ti dico un sacco di cose e un sacco di frasi, ma non ti peni così tanto per me.”

Adrien lo guardò male e si accomodò sulla sedia davanti alla scrivania.

“Marinette ha detto una frase che dissi tempo fa a Ladybug mentre ero trasformato. Sapeva le esatte parole, Plagg, lo stesso discorso. Il problema è che lo può sapere così dettagliatamente solo una persona: Ladybug.”

“Quindi?”, chiese speranzoso il suo kwami. Vedrai ce l’aveva fatta, il suo ragazzo. Finalmente aveva attivato il suo cervello, pensò Plagg.

“Quindi o lei è Ladybug o è così intima con Ladybug da saperlo.”

“Cosa?”

“Potrebbe essere la migliore amica di Ladybug o sua sorella! In fondo sono molto simili loro due.”

Plagg lo guardò attentamente, pensando che stesse scherzando. Ma il suo portatore era serissimo, quasi entusiasta dell’idea che aveva partorito.

Gli ultimi suoi neuroni si sono suicidati, non c’è altra spiegazione, pensò il kwami della distruzione. 

“Okay, e pensi che Ladybug rivelerebbe il suo segreto alla sua migliore amica o a sua sorella?”

“Oh, non lo so. Ma non posso andare lì e chiederle: ‘scusa per caso sei Ladybug?’. Morirebbe sul colpo per il suo imbarazzo. E forse anche io.”

“Quindi, qual’è il piano?”

Adrien incrociò le braccia sconsolato e guardò il soffitto; poi un ghigno famigliare si formò sulle sue labbra.

“Non mi piace quando hai quella faccia, non mi piace per niente.”

Lo sguardo che gli lanciò, confermò ancora di più le idee di Plagg.

Marinette ti conviene rinchiuderti in casa perché sta arrivando una tempesta di nome Adrien Agreste.

***

“Tesoro, com’è andata oggi?”

“Bene, perché?”, chiese Marinette mentre stava per salire in camera sua.

“Oh, niente, chiedevo. Poi, sai, ho visto Adrien..”

“Cosa vorresti insinuare?”, chiese con le braccia incrociate e un sorriso.

“Sai come si dice: morto un Papa, se ne fa un altro.”

“Mamma..”

“E questo Papa mi piace molto più del precedente.”

“Mamma!”

“Cosa ho detto?”, chiese Sabine innocentemente.

Marinette scosse la testa e salì in camera sua. Ci mancava solo una madre che facesse il tifo per lei e Adrien.

Quando le arrivò un messaggio sul telefono, sul suo viso si formò un sorriso spontaneo.

Era una foto di Alya e Nino, in viaggio in Australia. Si erano presi qualche mese di vacanza e di stop dalla vita parigina, e in due giorni avevano fatto le valigie ed erano saliti su un aereo. Avevano chiesto anche a lei di venire...ma voleva seriamente fare la terza in comodo e lasciare Gabriel Agreste? No, grazie.

Quindi, ogni giorno, Alya le inviava foto e video per farle vedere che bellezza di posto si era persa.

Le sue dita indugiarono sulla tastiera. Voleva scriverle del ritorno di Adrien, ma sarebbe stato giusto stravolgere il viaggio della sua amica? No, e poi, molto probabilmente, Nino lo sapeva già.

Che bellezza! Divertitevi anche per me! Qui ho un mastino di nome Gabriel Agreste che mi da il tormento. 

“Mari, tutto okay?”

“Certo! Sono contenta per loro, hanno trovato la loro felicità.”

Poi si mise il pigiama, una camicia da notte in raso che stonava con le temperature che piano piano iniziavano a calare, e finì di sistemare anche l’ultimo scatolone.

Per finire completamente il suo trasloco, doveva appendere di nuovo le luci al suo terrazzino e, munitasi di un cardigan in lana rosa, si avviò di sopra.

“Sai”, disse improvvisamente a Tikki mentre stava facendo passare il filo di luci alla ringhiera, “forse dovrei tingere la camerina.”

“Davvero?”, chiese la kwami. Tikki non ci vedeva nulla di sbagliato nel rosa confetto...e poi era il colore preferito di Marinette.

“Sì. Pensavo di bianco.”

“Solo di bianco?”

“Così daremo più luce all'ambiente.”

Non era da Marinette dipingere qualcosa solo di bianco. Lei era colorata e vivace, non sfociava mai nel pacchiano, ma nemmeno nell’ordinario.

Tikki annuì distrattamente, quando sentì un rumore di qualcosa che si schiantava per terra. Era uno dei vasi con i fiori viola che piacevano tanto alla sua protetta. Si girò per dirglielo, ma trovò Marinette bloccata con lo sguardo puntato verso l'orizzonte...o meglio verso qualcuno. 

Chat Noir si trovava appollaiato sul tetto poco distante rispetto a dove erano loro, girato di spalle. Tikki si nascose velocemente tra i cocci del vaso incriminato, mentre Marinette rimaneva immobile, con una mano davanti alla bocca e una che teneva la catena di lucine.

Era lui, pensò Marinette.

Non lo stava sognando, era davvero lui.

Girati, ti prego girati. 

Ho bisogno di vederti negli occhi.

Ho bisogno di vedere che stai bene.

Come se avesse ascoltato i pensieri di Marinette, si voltò e lei poté vedere di nuovo, dopo molto tempo, i suoi magnifici occhi verdi.

Stava per aprire la bocca, per chiamarlo, ma lui scappò via nel buio della notte.

“Chaton..”, sussurrò con mezza voce.

Tikki poco dopo uscì dal suo nascondiglio e trovò Marinette sempre nella stessa posizione.

“Mari..”, niente continuava ad essere immobile, “Marinette, dai..”

Dopo la quinta volta, la ragazza fece un sospiro e scese dal terrazzino, entrò in camera sua e si infilò dentro le calde coperte del suo letto. 

“Tutto a posto?”

Marinette scosse la testa da sotto le lenzuola, “non ero pronta a rivederlo, tutto qui.”

La kwami si gettò tra le braccia della sua protetta, “ci sono io, qui.”

“Lo so, Tikki”, disse abbracciando il piccolo esserino.

***

Pensò di star sognando, ma la canzone classica, Dio le ricordava così tanto un suono familiare, continuava a suonare. Sentì dei colpi leggeri sulla guancia e aprì gli occhi, trovando Tikki che fluttuava davanti al suo viso con il suo cellulare in mano. La sua suoneria, ecco cos’era.. Strizzò gli occhi per abituarsi alla luce dello schermo e quando lesse il nome Monsieur, si agitò.

Improvvisamente sveglia, rispose “allô?”

“Marinette, finalmente, è la seconda volta che ti chiamo. Che fine avevi fatto?”

Lei guardò la sveglia sul suo comodino e quando lesse le due del mattino voleva sprofondare, “mi scusi, stavo dormendo. Cosa è successo? Hanno sbagliato i vestiti della sfilata?”

“Peggio.”

Cosa poteva esserci peggio di quello?, “c-cosa è suc..successo?”, chiese lei con voce malferma.

“Mi mancano i documenti sulla location.”

“Cosa?”

“Si vede che stavi dormendo. Mi mancano i documenti firmati dal comune per la location della sfilata.”

“Capisco. Ma quelli vanno solo messi in archivio prima della sfilata e la sfilata è tra tre mesi, abbiamo ancora tempo per archiviare tutti i documenti correttamente.”

Dall'altra parte della cornetta c’era il silenzio e Marinette si sentì gelare il sangue nelle vene.

“Tu pensi che abbiamo tempo, ma non abbiamo tempo! Tra poco ci sarà la sfilata e io esigo quei documenti, quindi, domani, prima di venire in maison, vai molto gentilmente in comune a ritirarli e me li porti.”

Marinette non riuscì a dire altro che, con un freddo ‘buonanotte’, Gabriel buttò giù.

Almeno si era scomodato a darle la buonanotte.

Si prese la testa tra le mani, infilando le dita fra i capelli. Non ci bastava l’improvvisa ricomparsa di Chat Noir, ora ci si metteva anche Gabriel.

Avrebbe fatto meglio ad addormentarsi al più presto perché tra poco sarebbe dovuta andare in comune, a ritirare in documenti, molto gentilmente.

***

“Perché l’hai fatto?” chiese Plagg il giorno dopo.

Ieri sera, quando il bel damerino si era trasformato improvvisamente, dopo che era tornato a casa si era chiuso in un muto silenzio e non aveva voluto aprire bocca. Ora gli doveva una spiegazione, pensò il kwami stizzito.

Adrien era appena uscito dal bagno, quando si tolse l’accappatoio per vestirsi.

“Che schifo!”, disse Plagg alludendo alla nudità del suo padrone.

“Ti ricordo che questa visione la vorrebbero avere mezze ragazze di Parigi e non solo.”

“Per fortuna, non sono una ragazza!”

“Si può sapere cos’hai contro la nudità?”

“Si può sapere cos’hai contro i vestiti?”

Adrien sbuffò e prese un paio di boxer.

“Meglio?”, chiese una volta indossati.

“Diciamo. Vuoi rispondere alla mia domanda?”

Adrien ci pensò su mentre si abbottonava la camicia bianca.

“Avevo bisogno di uscire e schiarirmi le idee. Le uniche volte che ci riesco sono quando mi trasformo in Chat Noir.”

Plagg ingurgitò la sua ultima fetta di formaggio, “non credo abbia funzionato, visto il silenzio in cui ti sei chiuso.”

Lui annuì, “ho visto Marinette sul suo balcone e, si può dire, che i dubbi sono tornati più forti di prima. Sarei la persona più felice di questo mondo se Marinette e Ladybug fossero la stessa persona”, disse infilando la giacca blu della stessa tonalità del pantalone.

Si guardò allo specchio sistemandosi i capelli.

“Dio, Plagg, mi manca così tanto.”

Il kwami gli volò vicino, fino a posarsi sulla sua spalla, “lo so ragazzino, lo so.”

***

Questa giornata era iniziata male e Marinette sapeva che sarebbe finita male.

Innanzitutto, si era svegliata con un diavolo per capello e delle occhiaie che toccavano il pavimento, perciò aveva dovuto legare i capelli in uno chignon alto e utilizzare chili di correttore. Come se non bastasse si era rovesciata la crema del cornetto sul completo e, quindi, era volata di sopra a cambiarsi con un tubino nero lungo fino al ginocchio e smanicato. Dopo aver salutato i suoi genitori e aver preso il lungo cappotto color cammello, era uscita di casa diretta al comune per ritirare i fogli. Non aveva fatto i conti col fatto che gli uffici non aprivano fino alle otto e lei era arrivata là mezz’ora prima. 

Di questo passo sarebbe arrivata alla maison di ritardo, l’ennesimo.

Fece su e giù davanti all’entrata con il rumore dei tacchi delle sue Philipp Plein che si scontravano sul marciapiede.

Quando vide una persona entrare dalla porta secondaria, ringraziò il cielo. 

“Mi scusi”, chiamò a gran voce, “mi scusi davvero, ma devo ritirare dei fogli importantissimi a nome di Gabriel Agreste..”

“Deve attendere l’orario di apertura degli uffici”, rispose la donna da un improponibile acconciatura di capelli e gli occhi verdi.

“La prego”, disse Marinette afferrandole il braccio paffuto, “se non le ritiro ora, arriverò in ritardo a lavoro e verrò licenziata”, vedendo la donna che la guardava dal basso verso l’alto, a causa della sua bassezza, con occhi annoiati, Marinette straparlò pur di tenerla ancora lì, “come se non bastasse mi sono appena trasferita dai miei perché la convivenza con il mio ragazzo non è andata per niente bene, i miei migliori amici se ne sono andati a fare un viaggio in Australia e la persona di cui ero innamorata è riapparsa all'improvviso dopo mesi di assenza.”

Dopo aver finito il suo monologo, guardò la paffuta signora con timidezza.

“Prego mi segua, ma solo per questa volta le faccio questo favore. Sembra disperata.”

Era proprio così, pensò Marinette.

Dopo che ebbe ricevuto i tanti agognati documenti da quella che aveva scoperto si chiamasse Henrietta, la ringraziò con una delle brioches di suo padre che si portava dietro e scappò verso la metro.

***

Una volta entrata nel suo ufficio si levò di volata il suo cappotto, lasciò la borsa e bussò alla porta di Gabriel.

“Mademoiselle, è di ritardo.”

“Lo so, Natalie.”

Quando ricevette l’avanti di Gabriel Agreste, Marinette entrò nell’ufficio del mastino.

Esattamente come ieri, Adrien si trovava in piedi dietro il padre a controllare un plico di fogli.

“Buongiorno, Marinette”, la salutò il biondo con un sorriso dolce e uno strano sguardo negli occhi.

“Buongiorno, Adrien.”

Allo schiarimento di voce di Gabriel Agreste, Marinette puntò gli occhi celesti su di lui.

“Sei di ritardo.”

Marinette a quel punto scoppiò, “sono di ritardo perché qualcuno mi ha chiamato alle due di notte, alle due di notte!, per dei documenti. Documenti da prendere in comune che non apre prima delle otto. Quindi mi scusi, se invece di trenta minuti di ritardo ne ho fatti solo dieci.”

Gabriel si tolse gli occhiali e la guardò, “quelli che tieni in mano sono i documenti che ti avevo richiesto?”

“Sì”, disse Marinette porgendoli. 

Lui annuì e rimise gli occhiali.

“Papà, sei stato un po’ cattivo.”

“Ho richiesto ciò di cui avevo bisogno.”

“Ma sei stato cattivo.”

“Non per farvelo notare, ma io sono ancora qui. E sì, Gabriel, è stato cattivo.”

“Forse ho un po’ esagerato, ma ti sei riconfermata quello che pensavo: la miglior stagista.”

Le guance di Marinette si imporporarono in un modo che Adrien trovò adorabile.

“G-grazie.”

“Marinette..”, disse Gabriel con un velo di rimprovero.

“Lo so, niente balbettii. Io vado se non ha bisogno di altro”, e dopo un cenno affermativo, Marinette uscì.

Si mise a mettere in ordine il cappotto e la borsa, accese il computer e controllò la sua agenda.

“Marinette.”

Saltò per aria e la sua mano corse al suo cuore che batteva furiosamente, davanti a lei Adrien Agreste la guardava curioso come un gatto.

“Dimmi Adrien, cosa posso fare per te?”, chiese lei più calma.

“Venire a cena con me.”

Marinette perse la facoltà di parlare e gli occhi le schizzarono fuori dalle orbite. Aveva sentito male, sicuramente. Quando lui, però, si sporse in avanti, arrossì.

“Sulla tua agenda non c’è segnato nulla, quindi presumo che tu sia libera.”

Marinette ancora in trance non riusciva a parlare. La botta che le venne data alla gamba dalla kwami, però rimise parzialmente in senso il suo cervello. Grazie, Tikki.

“Ehm, va bene?”

“È una domanda o un’affermazione?”

“Quello che preferisci tu.”

“Va bene, allora passo sotto casa per le otto, okay?”

Marinette annuì con un sorriso da bambola assassina sul volto; solo quando Adrien se ne andò, riuscì a respirare normalmente.

“Mademoiselle.”

“Sì, Natalie?”

“Un po’ di contegno.”

“Sì, Natalie.”


Angolo autrice
Ebbene, ecco un nuovo capitolo, sono riuscita a pubblicarlo prima del previsto! Penso che il capitolo si commenti da solo, le cose si stanno finalmente scaldando ragazzi! Unico appunto che faccio: inserisco alcune parole o modi di dire tipicamente fracesi, come allò che è il tipico modo di rispondere al telefono.
Spero che sia tutto chiaro e che la storia vi stia piacendo.
Rimanete sintonizzati che ne vedremo delle belle!
Cassie.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug / Vai alla pagina dell'autore: Picci_picci