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Autore: gynevere    18/10/2020    0 recensioni
Un Overlord dell' Impero Tirannico parla del Regno Dimenticato di una Regina Lontana, bella come l' Aurora, fredda come le Stelle, che conosce da molto, ma che non ha mai incontrato se non nei suoi sogni, e nelle sue visioni.
Genere: Angst, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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7.
 
La seguo da giorni, e ormai il mio Drago è stanco.
Vorrei lasciare perdere, tornare indietro.
Vorrei mandarla al diavolo, dopotutto so chi è e da dove viene, è una delle Stirpi Antiche, e noi siamo Gli Uomini Nuovi, nemici del Passato, nemici di tutto quello che mette a repentaglio la nostra elite.
E pero’, man mano procedo, e sento il Gelo delle Regioni a Nord avanzare nell’ aria, mi accorgo che quel Gelo cade anche nel mio Cuore, e gli occhi divengono opachi, come quelli dei morti, e tristi, come se stessi inseguendo la Luna.
E per la prima volta mi accorgo che la mia vita è vuota, e che non posso tornare indietro a prima, né far parte di lei, del Mondo in cui sta andando.
Sì, so dove va, e so anche cosa farà: non lo nasconde, quando mi guarda attraverso lo Specchio.
Un dolore cieco, sordo, come di un pezzo vitale che mi sia stato tagliato in battaglia, tormenta la mia anima, mi impedisce di lasciare correre: se io morissi in battaglia, se io venissi meno, se io mi girassi, ora, e tornassi indietro, tu piangeresti? Tu soffriresti, senza di me, oppure ricominceresti una nuova esistenza, lontana, parte di quei Mondi Scomparsi, di quei Regni Dimenticati, a cui appartieni? Io, sono solo un granello di  polvere nel Tempo, all’ interno della tua Eterna esistenza, oppure valgo piu’, per te, di quanto varrebbe un servitore? Oh, se io volessi, ora, potrei spezzarti, non sarebbe difficile, e anzi, con gratitudine lo farei, lasciando sfogo alla mia rabbia proverbiale, anche solo per uccidere qualcosa di bello, qualcosa che mi abbia fatto battere il cuore, e scoprire cosa sia la tristezza, e la frustrazione: e pero’, ti lascio vivere, ti lascio andare, perché forse, se usciro’ indenne dai miei molti legami, potro’ forse rivederti, tornare da te, in qualche modo, anche con un modo violento.
Quando non mi vedrai piu’, quel rosa sulle guance che è riflesso del turbamento del tuo cuore, diverrà bianco pallido, come un Velo da Sposa divenuta Vedova prima di andare all’ altare? E tu, ora così fredda, diverrai una tomba per me, come io sono morto dentro per te, senza di te? Non ci conosciamo nemmeno, eppure sei dentro di me dagli inizi del Tempo, come una Maledizione che mi sia stata instillata dagli Dei di un Mondo Ignoto per ricordarmi che sono solo un essere di carne e sangue, che il mio orgoglio puo’ essere piegato da una pena d’ Amore Vero, che le mie braccia, abituate a piegare il ferro e a spezzare le lame, sono inerti, che i miei vasti possedimenti ottenuti con la spada sono cenere, e i miei eserciti sono armature vuote?
Sei tu, la Divina Punizione che la mia Arroganza aspettava, il Nemico Invincibile che mi preconizzarono i Maghi molti anni fa, quando sposandomi dissero ‘ Ma devi ancora affrontare la Prova piu’ grande, quella di cadere per mano di un Ignoto Rivale’?
Sei tu, dunque, Colui che aspettavo, il Misterioso Cavaliere la cui Calma Intensa, lo Sguardo di Ghiaccio Piano, la Tristezza Profonda, avrebbero spezzato le mie Difese, attaccato il mio Valore, nientificato la mia Potenza? Non dissero mai che eri una Donna, non lo dissero mai. Lo videro? Lo tacquero perché la Voce degli Dei così raccomandò di fare?
Queste mani capaci e callose per l’ aver impugnato ogni tipo di arma non lo sanno, ma sanno, di colpo, che i gesti che fanno, come a voler trattenere un’ Ombra, un Fantasma, sono i gesti di un amante che vorrebbe tenere contro di sé l’ amata, nascondendosi nell’ angolo perché la moglie non sappia: oh, vorrei sognarti ancora, come ti ho sognata, abbandonata a me in quelle lunghe vesti del candore del piumaggio dei cigni, vinta e arresa come una preda di guerra, chiusa in uno dei miei molti Castelli, dove la mia sposa non saprà mai nulla di te, non ti vedrà mai né sospetterà che io, così onesto sempre verso di lei, ora possa amare un’ altra ancora di più, un’ altra con cui non ho scambiato una sola parola, ma ho vissuto solo di visioni e di sogni talmente reali che sento ancora il tepore del tuo corpo accanto al mio, il battito quieto del tuo cuore, la tua vita risplendere di una diafana luce lunare, le tue ciglia umide, come le tue dita, stillanti lacrime di solitudine e di infelicità… chi ti ha portato via il tuo Amore, o Bellissima Dea? E chi era, lui? Chi era quel tuo Amore per cui sei rimasta sola nella vastità di quelle sale fredde, in un Regno Remoto, sognando della tua famiglia lontana, col solo desiderio di raggiungerli per non temere piu’ pericoli? Chi era il Cavaliere che morì, e non poté difenderti? Era il Nobile di Sangue Puro come te, oppure nei tuoi giorni solitari, c’ era spazio anche per un Mezzo Sangue come me? Come morì, e dove è la sua tomba? Crescono fiori su di essa, dalle tue lacrime, oppure è spoglia, e solo le foglie secche dei tuoi boschi la ricoprono di pietoso omaggio?
Vorrei sapere di lui, perché mi pare di vederlo, mi pare di avere dei ricordi che siano suoi, o forse no, e che ora sono miei, quasi lui sia penetrato in me e abbia deciso che io debba seguirti, debba essere il tuo Cavaliere, debba farlo al posto suo…
… non importa. Che lui fosse oppure no, le tue lacrime le voglio per me, non per lui. Piangi per me, sogna di me, desidera me, come io desidero te, tormentati, come io mi torturo, e vedi nei tuoi sogni questo uomo incatenato e fustigato da una brama impossibile, abbi pietà di lui, fammi sentire ancora il Gelido Tocco della tua mano, che mi brucia fin dentro l’ animo, e risveglia in me l’ ardore cieco e la brutalità della Bestia Ferita, colpiscimi con quel flagello che è la Passione, bruciami di fiamma gelida, fino alle ossa, fino al midollo, finché lo spasimo invincibile non prende ogni fibra del mio essere, consuma i miei muscoli, e spezza e disperdi il mio orgoglio, getta nel fango il mio cuore, sii crudele con me come io lo sono stato coi miei nemici e anche con te, e dopo tutto questo, riportami a Casa: sì, a Casa, con te. Fammi servire, trovami un posto, che sia anche tra i guardiani dei cani, come scudiero dell’ Insigne Casata: ma non lasciarmi ignorato qui, alla Fine del Mondo, dove il Gelo non ha nemmeno la tua Bellezza, e dove il Fuoco è Nero, scuro come il sangue raggrumato sulla mia armatura e sul mio cuore, il sangue di tutti quelli che ho calpestato senza curarmi di chi fossero, e tra questi, o Buoni Dei, c’ eri anche tu, o mia Amatissima.
Non c’ è perdono per i vinti, e non ci deve essere, e così non perdonarmi, ma rendimi tuo schiavo, e di notte, quando solo i colpevoli ci vedono, cala le tue labbra esangui sulle mie, e nutrimi di quei baci che non ho mai avuto, quei baci che sono l’ ambrosia ultima del condannato prima di morire.
Fallo, o sarò io a tornare da te, per cercare Vendetta per quei baci che non ho avuto.
 
   
 
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