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Autore: EleWar    18/10/2020    12 recensioni
Kaori sta partendo senza Ryo, per una vacanza con Reika e Miki ma........ c'è sempre un ma. Perché le cose non sono mai come sembrano, e se c'è di mezzo un famoso ladro, tutto si complica.
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Miki, Reika Nogami, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Ed eccoci al nuovo capitolo. Dopo l’incontro nell’ascensore si saranno calmati i bollenti spiriti? Chissà! Intanto vi ringrazio dal profondo del mio cuore per la simpatia, l’entusiasmo e la stima che mi avete dimostrato con le rec precedenti. Vi adoro *.*
 
 
Cap. 5 Clandestino
 
Kaori armeggiò con la chiave magnetica in dotazione, entrò a cuor leggero e subito si slacciò i sandali per poi scalciarli lontano: per quel giorno ne aveva avuto più che abbastanza.
Si diresse al letto e si lasciò cadere bocconi sospirando, sfinita.
Ma un secondo dopo si accese una luce, e lei si tirò su di scatto:
 
“Ma, cos… Ryo?”
 
“Buona sera!” esordì lui.
 
“Tu, qui??” esclamò esterrefatta la ragazza.
 
“È così che saluti il tuo socio preferito?” rispose in tono falsamente offeso Ryo.
 
Kaori a quel punto si mise a sedere, squadrandolo attentamente; era appena uscito dalla stanza da bagno, fresco di doccia: aveva ancora i capelli bagnati, il fisico apollineo, con gli addominali scolpiti e guizzanti, e indossava solo un asciugamano – il suo asciugamano! – intorno alla vita.
La ragazza si sentì avvampare di disagio e desiderio insieme: perché era così dannatamente bello?
E lui lo sapeva, eccome se lo sapeva!
E lei… lei lo guardava ad occhi spalancati, con gli ormoni in subbuglio, e appena si accorse di star quasi a sbavare, richiuse di scatto la bocca, e deglutì a fatica; Ryo la guardò, compiaciuto del turbamento che le aveva suscitato, e avanzò verso di lei, passandosi voluttuosamente una mano tra i capelli, e l’altra sull’ampio torace.
 
“No-non ti avvicinare” scappò detto alla ragazza.
 
“Tranquilla, ho fatto una promessa, ricordi?” e le strizzò l’occhio.
 
Sì, ma se te ne vai in giro così, mezzo nudo, con quel tuo fisico da urlo, mi provochi. Vuoi farmi cedere prima del tempo?” pensò la ragazza “Così stai giocando veramente sporco!” e recuperando un po’ di lucidità mentale, nonostante avesse il batticuore, gli chiese:
 
“Perché sei qui?”
 
“Ehi! Oggi non fai che ripetermi sempre la stessa domanda! Comunque ti risponderò” esclamò lui, stravaccandosi sul divano in quello che era il salottino della suite; appoggiò pure le possenti gambe al basso tavolino di cristallo.
 
Lei fece il giro del divanetto e gli si posizionò davanti, ancora sconvolta di esserselo ritrovato lì; e visto che non si decideva a parlare, lo esortò:
 
“Allora?”
 
“Ah, sì… mi chiedi perché sono qui, giusto? Be’, semplicemente perché… non so dove altro andare!”
 
“Ma-ma come? Ti sei imbarcato senza aver prenotato una cabina?”
 
“Ehhhh, che vuoi che sia? Diciamo che non ho fatto in tempo” e le fece un cenno, ammiccando, poi riprese: “Sulla terra ferma non esisto, in mezzo al mare sono un clandestino: semplice, no?”
 
Kaori si portò una mano alla fronte, esasperata, ma lui, in vena di stuzzicarla, proseguì chiedendole:
 
“Non mi vuoi qui? Preferisci che vada a chiedere ospitalità alla bella Miki o…” e fece una pausa ad effetto, totalmente inutile visto che la socia sapeva già dove sarebbe andato a parare “… o preferisci che vada dall’affascinante Reika? Lei mi accoglierebbe a…”
 
“Okay, okay, hai vinto” l’interruppe lei.
 
Ci mancava solo che andasse a scodinzolare da quella iena, ora poi non glielo avrebbe permesso in nessun modo, a costo di legarlo lì, nel suo letto… Ryo legato, nel suo letto… Accidenti! Ma cosa andava a pensare!!! Si riscosse mentalmente.
Stava per dire ancora qualcosa, quando si sentì bussare discretamente alla porta.
La ragazza si girò di scatto, prima verso l’entrata e poi verso il socio, che placido sorrideva beato.
Lo guardò interrogativamente, ma lui, ignorando la sua muta domanda, le chiese:
 
“Kaori tesoro, visto che se lì, potresti andare ad aprire? È il servizio in camera.”
 
“Il servizio in camera?” chiese più stupita che mai.
 
“Sì, stasera ho saltato la cena e allora l’ho ordinata… per due.”
 
Sentirono bussare di nuovo e Kaori si decise ad andare ad aprire: un cameriere in divisa, cerimonioso e discreto, spinse all’interno un carrellino di metallo ricolmo di piatti e pietanze; c’era pure un secchiello del ghiaccio, e dentro una bottiglia di champagne.
L’uomo attese in silenzio.
Kaori guardava alternativamente lui e il suo socio, fino a quando quest’ultimo non le disse con disinvoltura:
 
“Tesoro, potresti pensare tu alla mancia?” e le regalò un sorriso piratesco che, più che emozionarla, la fece fremere di rabbia: quel cretino giocava a fare il grande con i soldi degli altri!
Ma Kaori non voleva essere scortese con quel brav’uomo, che stava solo facendo il suo lavoro, e per giunta il turno di notte; recuperò la pochette, e afferrando la prima banconota che le passò sotto mano, l’allungò al cameriere scusandosi.
Lui accettò la mancia, fece un profondo inchino, e prima di uscire lanciò uno sguardo di apprezzamento alla giovane donna, che non sfuggì però allo sweeper, il quale subito si rabbuiò: aveva dimenticato che Kaori era bellissima, quella sera molto di più, e che anche gli altri uomini avevano gli occhi.
Si affrettò a rialzarsi in piedi, pungolato dalla gelosia, ma l’ometto era già sparito.
Mascherò il disagio raggiungendo il carrellino, scoperchiando i vari piatti e apprezzandone la vista.
 
Kaori non riusciva a riprendersi da tutta quella situazione assurda e normale insieme, perché quando c’era di mezzo Ryo, era tutto relativo.
Si sedette pesantemente sul letto e sospirò, affranta.
A lui non sfuggì l’atteggiamento arrendevole e rassegnato della ragazza, e le domandò:
 
“Che c’è che non va?”
 
Lei si riscosse:
 
“Come, che c’è che non va? Io sono qui sotto copertura per un incarico, tu mi segui, e okay, il motivo mi fa un enorme piacere” e qui arrossì, mentre lui continuava a guardarla bonariamente e con aria rilassata; lei riprese: “C’è stato quel momento sulla pista da ballo, e poi ancora quello nell’ascensore…” e inavvertitamente prese a sventolarsi con la mano, “… ti ho chiesto di aspettarmi e soprattutto di non ostacolarmi, anzi distrarmi, durante il caso; tu accetti le mie condizioni e poi… e poi ti ritrovo qui. Mezzo nudo, a girare per la mia cabina come fosse la tua, la nostra…”
 
“Kaori-chan, io non voglio metterti in imbarazzo, lo sai, ma tu sei la mia partner! Ragiona: dove volevi che andassi, se non qui da te? Ho dato la mia parola e la manterrò… fino a quando tu non mi farai cambiare idea” e la guardò maliziosamente, poi però aggiunse seriamente: “Mi occorre solo un posto dove stare, almeno la notte, che di giorno troverò qualcosa da fare sicuramente” e le fece l’occhiolino.
Lei si sentì morire: non lo voleva lì temendo distrazioni, ma le si attorcigliava il cuore pensandolo in giro a fare il maniaco o il seduttore con le altre.
Aveva ragione, anche stavolta.
Lo guardò, e finalmente gli regalò un sorriso radioso; poi si avvicinò al carrellino e, sbirciando le pietanze anche lei, gli chiese:
 
“Ho capito bene, hai ordinato per due?”
 
“Sì, perché ti ho visto stasera a cena: hai mangiato come un uccellino, e ho immaginato che ad una certa ora ti sarebbe venuta fame” e le sorrise affettuosamente.
Quel suo sguardo bastò a farla sentire bene: quando ci si metteva, Ryo era adorabile.
Lui proseguì:
 
“Avanti accomodati, offre Saeko!”
 
“Stavo giusto per chiederti chi avrebbe pagato!”
 
“Be’, ero indeciso se addebitare tutte le spese a tuo carico, o a lei, ma poi mi sono detto che con tutte le bottarelle che mi deve quella vecchia volpona, era ora che iniziasse a pagare, anzi a pagarci” e calzò su quella precisazione e, inspiegabilmente, Kaori ne fu felice.
Lui riprese:
 
“Oggi pomeriggio le ho telefonato spiegandole la situazione, nel caso saltasse in testa al primo ufficiale impiccione di fare delle indagini su di me; ed ora, pur essendo comunque un clandestino, la mia presenza è tollerata, anzi! Ho la protezione della polizia. Visto che c’ero, ho aperto un conto spese a nome dell’Ispettrice Saeko Nogami, riservandomi di attingervi per i miei bisogni personali” e chiuse gli occhi soddisfatto.
 
Kaori ridacchiò; non avrebbe saputo dire chi dei due, tra Ryo e Saeko, fosse più furbo.
Apprezzò però le premure del socio, si servì abbondantemente dai piatti di portata, ed entrambi presero posto sul lungo divano.
Finalmente la ragazza si rilassò, e sorreggendo con una mano il piatto e con l’altra portandosi il cibo alla bocca, diedero il via a quella cena tardiva.
Ah, come era bello starsene lì insieme a mangiare, gustandosi il cibo, parlando di cose leggere, in intimità.
E per Kaori era un continuo stupore vedere il suo socio alzarsi e servirla, e assicurarsi che avesse sempre il piatto pieno; e quando stappò la bottiglia di champagne, rise soddisfatta: le sembrava di sognare, mai si sarebbe aspettata di poter vivere tali momenti con Ryo; il suo cuore traboccava di felicità.
Gli domandò:
 
“Non vorrai mica farmi ubriacare…?” e lasciò in sospeso il sottinteso.
 
“Sono un gentiluomo, lo sai” le rispose lui con orgoglio, e subito dopo: “E comunque con una spugna come te, mi occorrerebbero litri e litri di alcol!”
 
“Ma come ti permetti!” e gli rifilò un mezzo cazzotto in una spalla “E per fortuna che sei un gentiluomo!” ma scoppiarono a ridere entrambi.
 
Poco dopo Ryo appoggiò il suo piatto, ormai vuoto, sul basso tavolinetto e le chiese:
 
“Allunga le gambe…”
 
“Eh?”
 
“Dai, allunga le gambe.”
 
Timidamente, la ragazza seguì il suo suggerimento e andò a posizionare i suoi piedini sulle ginocchia di Ryo, il quale prese a massaggiarglieli.
E nonostante lei fosse più che strabiliata dal comportamento del compagno, si trattenne per non mugolare di piacere; per non far trasparire il turbamento chiese, un po’ ingenuamente:
 
“Perché?”
 
Era così strano il comportamento del suo partner!
 
“Perché immagino che avrai i piedi stanchi: tutte quelle ore sui tacchi, non ci sei abituata” e subito Kaori si mise sulla difensiva, aspettandosi la solita battutaccia sul fatto di essere un maschiaccio, un travestito e via discorrendo; lui era stato troppo, troppo gentile per tutta la sera, ecco che arrivava il conto da pagare!
Ma lui, intuendo i suoi pensieri, la guardò con tenerezza e aggiunse:
 
“Voi donne con i tacchi alti siete magnifiche e sexy, ma essere belle, stanca, no?”
 
Per un attimo la ragazza annegò negli occhi neri antracite dell’uomo e dimenticò tutto: il caso, il Camaleonte, il suo proposito di non farsi distrarre dalla presenza di Ryo.
Voleva solo lasciarsi andare, saltargli al collo e baciarlo con ardore; un’ondata potente di desiderio s’impossessò di lei e quasi si spaventò.
E quando si accorse che se avessero continuato in quel modo, sarebbero andati troppo oltre, lentamente ritrasse le gambe e le ripiegò sotto di lei, anche se, così facendo, lo spacco del vestito mise in risalto la coscia liscia e levigata.
 
Ryo, che inizialmente era rimasto un po’ deluso dal suo velato rifiuto, poi dovette ammettere che la ragazza aveva ragione a volersi fermare in tempo, perché quello che era iniziato come un semplice massaggio ai piedi, si stava per trasformare in qualcosa di più, e non era quello il momento.
Ma era contento che la socia avesse apprezzato e gradito le sue attenzioni: ricordava benissimo come avesse risposto con passione e trasporto al suo approccio, ai suoi baci, tanto che non avrebbe saputo dire chi dei due avesse cominciato dentro l’ascensore, anche se era stato lui che l’aveva sorpresa.
Lei lo voleva, e questa consapevolezza lo rendeva euforico.
Sentirsi amato e desiderato da lei era un sogno: Kaori, la dea dell’amore che scendeva dal cielo, e si accostava ad un vile assassino come lui.
E poi se lei non avesse ritirato le gambe, lui non avrebbe avuto la visuale di quella bellissima porzione di corpo; sorrise beato, mentre un ben noto movimento nei piani bassi, lo avvertì che ciò che aveva appena visto era stato più che sufficiente a risvegliare il bisogno che aveva di lei.
 
Si era giunti ad un’empasse, e a Kaori sfuggì uno sbadiglio.
Era tardissimo, e ancora non avevano discusso un aspetto non di poco conto in quella strana convivenza: dove avrebbe dormito Ryo?
Anticipando la socia lui le disse:
 
“Ah, per dormire non ti preoccupare, questo divano andrà benissimo” e intanto recuperò il telecomando della tv super tecnologica, che apparve quasi per magia, da dietro un pannello di mogano: aveva un maxi schermo degno di un cinema di periferia, e la socia stava quasi per ringraziarlo della premura, quando in un secondo dagli altoparlanti dell’home theatre, partirono dei gemiti inequivocabili.
Kaori sobbalzò, di fronte a quelle immagini che non lasciavano nulla all’interpretazione, e il partner esclamò:
 
“Sarà anche una nave di lusso, ma certi canali non mancano mai” e già un accenno di bava gli si stava formando ai lati della bocca.
 
In un attimo la ragazza si oscurò in volto e, raggiungendolo, gli strappò il telecomando dalle mani, premendo off.
 
“Che stai facendo?” si lamentò lui.
 
“Non ci pensare nemmeno di guardare certe schifezze nella mia cabina!” disse lei perentoria.
 
“Ma dai, metto muto.
 
“Ho detto di no! Tu non guarderai, né ascolterai, quelle cose dal mio televisore e nella mia stanza, soprattutto se ci sono dentro io!”
 
Ryo assunse una faccia da cane bastonato: si era fatto tutti i suoi programmini, e non gli importava di dormire su quello scomodo divano, se aveva a disposizione tutta quella filmografia interessante.
Provò a protestare:
 
“Ma-ma… Kaori!”
 
“No, piuttosto vieni a letto con me!”
 
Ryo drizzò le orecchie: aveva capito bene?
 
“Avanti, facciamolo!” aggiunse lei.
 
Lui, strabiliato, era già sull’orlo del deliquio: aveva sentito veramente quello che aveva sentito?
Timidamente provò a chiedere:
 
“Sei sicura? Dici… dici sul serio?”
 
“Certo! Dormiremo insieme, nello stesso letto, tanto c’è abbastanza posto per entrambi! E poi non è la prima volta che lo facciamo insieme, no?”
 
“Dormire… sicuro… ma certamente…” ridacchiò l’uomo, con un grosso gocciolone lungo la tempia.
 
“Cosa avevi capito?” chiese sospettosa la ragazza.
 
“Chi io? Ma io niente.”
 
“Ho capito la tua mossa del divano sai? Pur di impedirti di fare una cosa del genere, meglio che ti faccia dormire qui con me, così ti tengo d’occhio.”
 
Ryo prese ad annuire come un ebete, mentre ripeteva: “Sì, sì, sì.”
 
“Intanto questo lo prendo io e lo nascondo… non si sa mai. Che non debba svegliarmi in piena notte e trovarti a sbavare lì davanti.” Minacciò lei sventolandogli il telecomando davanti alla faccia.
 
“Ma no, che vai a pensare!” disse lui a disagio, grattandosi la testa; quella ragazza lo conosceva fin troppo bene.
 
Però, però… se avessero dormito insieme, sarebbe stato molto più difficile per lui non cedere alla tentazione di allungare una mano, un piede, avvicinarsi a lei, stringerla fra le braccia, e baciarla come se non ci fosse un domani, e poi… e poi…
 
“Frena, cowboy!” irruppe la voce della socia nei suoi sogni V.M.18, e quando fu certa di aver di nuovo la sua totale attenzione, sentenziò: “Ricordi? Hai promesso!”
 
“Ma certo, Sugar!” rispose lui, fissandola però con sguardo da seduttore.
 
Kaori si pentì all’istante dell’idea di condividere il letto.
Sarebbe stato pericoloso dormire insieme, con lui vicino, con quel magnetismo animale che l’attirava come una falena verso la luce.
Per un attimo valutò di accordargli tv e divano, ma poi rabbrividì: lui aveva promesso, e sapeva che si sarebbe potuta fidare.
 
“Be-bene, direi che siamo d’accordo. Ora, se non ti dispiace, vado in bagno a cambiarmi” e si diresse alla valigia a prendere un finissimo pigiama di seta, casacca e pantaloni.
Lui la seguì con lo sguardo e le chiese stupito:
 
“Non vorrai mica dormire con quello?”
 
“Perché? Ringrazia che non ho portato uno dei miei soliti pigiami!”
 
“Ma è da vecchia!”
 
“Sei il solito zotico! Questo è di un noto marchio italiano, e nello spot lo indossa addirittura Sarah Jessica Parker in giro per New York!”
 
“In pigiama per New York??? Ma questa è tutta matta!”
 
“Lascia perdere” disse infine la socia, sospirando e portandosi una mano alla fronte.
Poi, come a ricordarsi una cosa:
 
“Tu piuttosto, non vorrai venire a letto nudo come un verme?”
 
“Non ho altro da mettermi, e non posso dormire con il completo che avevo prima. Ho solo quello e lo spiegazzerei!”
 
“Cioè, fammi capire: tu non hai bagagli, ma solo ciò che indossavi al momento dell’imbarco?”
 
“Ottima osservazione, Watson!”
 
“Non ci credo…” disse affranta Kaori.
 
“Che vuoi farci? Non ho avuto tempo di comprare niente, né a terra né a bordo… te l’ho detto che ero tutto preso a cercare te!” e fece spallucce.
 
La ragazza ammise che quello era un atteggiamento tipico di Ryo, fare le cose senza troppo pensare, però stavolta era dietro a lei che correva, e quindi le andava benissimo anche così; si arrese all’evidenza, e in tono accondiscendente puntualizzò:
 
“Almeno però mettiti le mutande…”
 
“Agli ordini, ammiraglio” scattò in piedi lui, facendole il saluto militare.
 
A quel punto Kaori si diresse in bagno ridacchiando, suo malgrado divertita; almeno quello scambio di battute era servito ad entrambi per superare l’imbarazzo che stavano vivendo.
Amava Ryo anche per questo.
Sospirò.
 
Dopo qualche minuto, quando ritornò in camera, si accorse che il socio stava beatamente dormendo, voltato su un fianco, sul lato esterno del letto.
Avrebbe tanto voluto fermarsi ad osservarlo con calma, ma valutò fosse meglio infilarsi velocemente sotto le coperte, per non cedere a nessuna tentazione.
Era al contempo un po’ delusa e un po’ sollevata che lui non l’avesse aspettata; ma forse era stato meglio così.
Quando si fu accomodata, sussurrò all’indirizzo dell’uomo, sicura che non l’avrebbe sentita:
 
“Ryo… buona notte, e… sono contenta che tu sia qui.”
 
Trasalì quando sentì la voce del socio, attraverso l’oscurità, sussurrarle, già mezzo addormentato:
 
“Buona notte anche a te, e… sono contento anch’io” senza però cambiare posizione.
 
Alla ragazza si disegnò un sorriso beato sul viso, e poco dopo sprofondò felicemente nel sonno.
 
   
 
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