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Autore: babykit87l    20/10/2020    0 recensioni
Cosa è successo dopo che Marti e Nico si sono ritrovati alla fine de Il cuore distante?
Questo è il seguito di quella storia, perciò per capirla dovrete aver letto "Il cuore distante" :)
Spero di dare un giusto seguito a quella storia, cui tengo particolarmente...
Grazie a chiunque leggerà e seguirà anche qui i miei Marti e Nico
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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PICCOLA NOTA DI SERVIZIO: a un certo punto nella lettura ci sarà un link, vi prego di aprirlo e ascoltare durante quella scena :) Grazie mille e buona lettura!

 

 

 

Capitolo 7  

 

“Quindi finalmente esce?”   

“Sì, anche se avrei preferito in un'altra condizione.” Tira una boccata di sigaretta e butta fuori il fumo.  

“Vabbè zì vedila dal lato positivo, ora che esce potrete stare insieme di più e sarà meglio per lui poter stare con le persone che gli vogliono bene, no?”  

“Questo è vero.” Non riesce a non sorridere, se pensa che tra pochi giorni Niccolò sarà fuori dalla clinica. “Non vedo l’ora, Gio. Davvero, mi manca poter anche solo addormentarmi con lui accanto.” Vede Giovanni trattenere una risata. “Che c’è?”  

“Solo dormire?”  

“Ah ah ah, deficiente.” Scandisce la risata e gli dà una spinta sulla spalla.   

“No, seriamente, sono un sacco di mesi, no?”  

“Eh... quasi un anno. Mi dovrebbero dare un premio per la resistenza.”  

Giovanni inizia a ridere, senza ritegno, trascinandosi dietro anche Martino. Dopo tanto sembra finalmente tornata quella serenità che gli permette di ridere, anche delle piccole scemenze, tra amici. Come ora.  

“Ma... con quel ragazzo non era successo niente?”  

“Avrei voluto, ma la sera che mi ero deciso ho rivisto Niccolò e da quel momento, vabbè lo sai, è andato tutto a puttane...”  

Giovanni annuisce, comprensivo. Ricorda bene come sono stati gli ultimi mesi, dal momento in cui Niccolò è ricomparso nella vita di Martino.  Per un momento l’aveva davvero odiato. Aveva visto il suo migliore amico distrutto, confuso, arrabbiato ed in preda ad almeno un’altra marea di emozioni contrastanti. Naturale, quindi, incazzarsi con Niccolò per averlo ridotto in quelle condizioni un’altra volta. Dopo che già l’aveva mollato malamente mesi prima, indipendentemente da quello che poi aveva scoperto su cosa era veramente successo. Riconosce, però, che da quando sono tornati insieme Martino è di nuovo il ragazzo che conosce da una vita, sorridente e cazzaro, che usa il sarcasmo come arma di difesa.  

“Cioè non è che non sia successo proprio nulla nulla con Stefano, ma concretamente... poco o niente. Hai capito, no?”  

“Quindi preliminari, petting... ste cose qua?”  

“Sì, per esempio una volta eravamo a casa sua e-”  

“Vabbè Marti, tranquillo eh, anche meno dettagli!”  

“Oh sei tu che fai la comare, se tu chiedi io rispondo.”  

“Ma vaffanculo zì!”  

“Vaffanculo tu, fra’!”  

E ricominciano a ridere, con la complicità che li ha sempre contraddistinti.   

***  

 

“Ma 'sto telefono?”  

“È di Emanuele. L’ho recuperato prima che lo confiscassero gli infermieri.”  

“Emanuele ha un telefono lì dentro?”  

“Sì, ma chiaramente lo aveva nascosto perché è contro le regole.”  

“E com’è usare whatsapp per un ottuagenario come te?”  

“Quanto sei simpatico... So come si usa, scemo!”  Risponde ridendo Niccolò.  

“Che bello poterti sentire. Come stai?”  

“Un po’ così... Faccio fatica a dormire in realtà.”  Sospira, stanco.  

“Hai gli incubi?”  

“Sì, non vedo l’ora di uscire da qui e tornare a casa.”  

“Dai che mancano solo un paio di giorni!”  

Niccolò rimane in silenzio, respirando forte. Martino sente subito che c’è qualcosa che non va, oltre quello che è successo con Emanuele. Vorrebbe chiedere, farlo parlare, ma non dice una parola. Se ne sta zitto, con la cornetta attaccata all’orecchio, ascoltando il respiro pesante di Niccolò dall’altra parte del telefono.  

Passano diversi secondi, prima che Martino decida di dargli un imput per parlare, perché si rende conto che, da solo, Niccolò non riesce a sbloccarsi.  

“Ehi, che succede?”   

“Tra noi va tutto bene?”  Lo sente chiedere, in un sussurro spezzato.  

“Certo! Perché me lo chiedi?”  

“Forse sono solo paranoie... ma ho paura che tra noi le cose stiano funzionando solo perché sono qui e quando uscirò andrà tutto di merda.”  

“Andrà tutto bene!”  

“Come lo sai?”  

“Nì, tra noi le cose funzionano perché siamo noi, io e te. Noi ci scegliamo ogni giorno. Ogni minuto.”  

“Questo è vero... scusa, non mi sento molto bene in questi giorni.”  

“Non ti devi scusare. Stare lì è dura, soprattutto ora, lo capisco, ma manca poco. E non ti lascerò più andare via da me.”  

“È una promessa?”  Risponde Niccolò con un mezzo sorriso nella voce.  

“Veramente è una minaccia.”   

“Ancora meglio, le promesse sono troppo fragili.”  

“Come siamo profondi...”  

“In realtà credo sia una canzone di Ermal Meta.”  

“Bleah... troppo smielato!”   

“Da che pulpito, non sei tu che un secondo fa ha detto che ci scegliamo ogni giorno?”  

“Anche ogni minuto se è per questo... ma Ermal Meta? Davvero?”  

“Amore mio, tu non ci capisci proprio un cazzo di musica.”  

“Che stronzo!” Risponde fingendosi indignato, ma non riuscendo a non ridere, portandosi dietro Niccolò.  

E improvvisamente tutta l’angoscia, che traspariva dalla voce di Niccolò a inizio telefonata, sparisce tra le risate, come solo Martino riesce a fare. Aveva bisogno di sentire la sua voce, di sentire in qualche modo la sua presenza, soprattutto in questo periodo, ogni volta che chiude gli occhi rivede Emanuele buttarsi dal terrazzo e lui che non riesce a fermarlo. Sapeva che chiamarlo lo avrebbe tranquillizzato e l’avrebbe allontanato da tutti quei pensieri negativi, che spesso affollano la sua mente e da cui la maggior parte delle volte non riesce a staccarsi.   

***  

 

***  

Quando si sveglia, si ritrova subito un messaggio di Niccolò dal telefono “rubato” e nascosto. Lo apre e subito nota che si tratta di un video, come quello che ha trovato su YouTube quella sera...  

Quando ancora non sapeva nulla di lui, se non il suo nome. Preme play e subito sorride, vedendo che lo ha registrato davanti al piano con il telefono nascosto da quello che sembra essere una felpa e c’è molta luce, quindi deve averlo fatto nei giorni passati, forse in attesa di poterglielo inviare alla giusta occasione. Nel video si guarda intorno e poi sussurra direttamente alla videocamera.  

“Da quando sono qui sto scrivendo tanto, ma non ho ancora nulla di pronto, finito. Però volevo fare qualcosa per ringraziarti di... esserci. Semplicemente. So che non è il tuo genere e non è nemmeno lontanamente pronta, ma questa è per te.”  

Poi sposta il telefono in modo che si vedano i tasti del pianoforte e inizia a suonare qualcosa che Martino non riconosce. Subito una valanga di ricordi ed emozioni lo travolge, come un’onda che gli squarcia il petto. Quella musica gli ricorda incredibilmente la stessa di quel video di tanti anni fa, che lo aveva emozionato per la prima volta e aveva contribuito a farlo innamorare di lui, giusto un po’ di più. Lo ha sempre emozionato sentirlo suonare in generale, ma quando è una sua personale composizione, è come se parlasse direttamente alla sua anima. È qualcosa che non si riesce a spiegare, arriva dritto e potente allo stomaco e lo invade. Mentre ascolta i giochi armonici e le evoluzioni delle note, sente il cuore rallentare i battiti, quasi capisse di non dover disturbare e avesse deciso di farsi da parte per permettere alla musica di battere al posto suo, quasi fossero direttamente le emozioni a premere sui tasti.   

Quando la musica finisce, sente sempre più forte la voglia che sia già domenica e vorrebbe fare qualcosa per ricambiare Niccolò di questo regalo. Per quanto abbia sempre avuto la capacità di stupirlo (ricorda ancora quel messaggio la sera che si erano ritrovati dopo ‘la terribile settimana’ come l’avevano poi rinominata -  “penso che sono innamorato di te e che non ho mai provato prima quello che provo per te” - però non era più abituato a questi gesti romantici da parte di Niccolò.  

Prende un respiro profondo e decide di mandargli una nota vocale sperando che l’altro possa ascoltarla.  

“Ciao Nì. Ho appena visto il video e... È bellissimo. Tu sei bravissimo. Non so davvero che dire, a parte che mi fai emozionare come nessun altro al mondo. E che sono felice di averti nella mia vita. So di averlo già detto e probabilmente questa sarà l’ultima volta che me lo sentirai dire perché non sono un tipo così sdolcinato, lo sai, ma tu sei il ragazzo dei miei sogni e so di aver trovato l’uomo della mia vita. Scrivimi appena hai modo. Ciao.”  

Chiude la chat e si tampona gli occhi. Questo ragazzo lo ha fatto diventare troppo emotivo, accidenti a lui!  

E ora come l’affronta, la giornata?  

***  

Gli ultimi due giorni corrono relativamente veloci. Il lavoro lo ha assorbito totalmente, più ci si avvicina al Natale e più le mail e le richieste per il programma radio aumentano. Ha perciò deciso di chiedere a Filippo una collaborazione con il Gay Center. Molte di quelle mail vengono da ragazzi in serie difficoltà e dare loro dei vaghi consigli davanti a un microfono sarebbe banale, mentre vorrebbe davvero aiutarli. È diventato molto più sensibile, da quando è dichiarato e “rischia la vita ogni volta che esce di casa” come gli aveva detto Filippo. È cambiato e cresciuto così tanto che quasi fatica a riconoscere quel ragazzo spaventato e insicuro che era a 17 anni, prima di conoscere Niccolò. Ormai si sente responsabile di tutti quei ragazzi e ragazze che gli scrivono e chiedono aiuto, a volte anche dovendo leggere tra le righe. Non può lasciar correre quando capisce che dietro c’è una sofferenza latente, non vuole rischiare di sentire in tv di qualcuno che avrebbe potuto aiutare. Deve fare qualcosa di concreto e collaborare con il Gay Center è la soluzione migliore.  

Entra dalle porte a vetri e saluta i ragazzi che stanno allo sportello. Chiede se Filippo sia già arrivato e lo raggiunge in quella stanza in stile semi-interrato, dove ci sono striscioni e manifesti vari dell’ultimo pride di luglio scorso – lui non ci era andato, la sua vita era troppo incasinata in quel periodo per poter pensare di partecipare a una manifestazione che nonostante il significato intrinseco, rimane un evento di gioia e divertimento.   

“Filo!” Lo chiama, non vedendolo nella stanza.   

“Ehi Marti, ciao!” Filippo lo raggiunge, seguito da Elia che rimane con lo sguardo basso.  

Martino li fissa con gli occhi spalancati e la confusione ben palese.   

“Chiudi la bocca, Marti che ti entrano le mosche.” Filippo lo prende in giro ridendo.  

“Che ci fai tu qui?” Chiede a Elia.  

“Dovevo parlare con Filippo. Cos'è, ricominci a impicciarti di cazzi che non ti riguardano?”  

Martino scrolla le spalle. “No, figurati. Che me ne frega a me?” E si guarda in giro, con la tensione che cresce. Anche se in qualche modo hanno chiarito, il rapporto non si è ricucito e non sono certamente tornati a come erano quando ancora andavano al liceo.   

“Vabbè, iniziamo a lavorare?” Interviene di nuovo Filippo, sperando così di spezzare il climax che si è creato.  

“Sì, fate pure. Io me ne vado, grazie Filì.” Elia lo saluta con una stretta sulla spalla e sale le scale, andandosene.  

“Che succede tra voi?” Chiede Martino, quando ormai sono rimasti soli.  

“Nulla, aveva bisogno di un favore.” Rimane sul vago e questo innervosisce Martino, che sospira forte.  

“Ti ricordo che sei già impegnato. Non avevi detto che con Stefano era una cosa seria per te?”  

Filippo ride sommessamente. “Infatti è così, tra me ed Elia però c’è ancora un rapporto civile. Mi ha solo chiesto un favore.”  

“Non me puoi dire?”  

“No, Marti perché è una cosa privata. Cazzarola, c’ha ragione Elia, quanto sei impiccione.”  

“Non è questo, mi preoccupo, è diverso.”  

“No, è che tra te e Giovanni non si sa chi si fa di più i cazzi dell’altri. Vabbè dai cominciamo eh, che c’ho da fa’.”  

Poi Martino tira fuori il computer e spiega a Filippo il suo progetto.   

***  

In realtà, dal momento in cui è stato al Gay Center il pensiero è fisso su Elia e questo fantomatico favore che ha chiesto, non sa se credere davvero a questa storia, gli sembra una cazzata buttata lì per farlo stare zitto.   

Sa che non può mettere bocca oltre quanto ha già fatto, però Stefano ha già subìto il suo comportamento di merda, non merita un altro stronzo che lo illuda, se tra Elia e Filippo c’è di nuovo qualcosa. Ci ha persino messo la faccia dicendo a Stefano che Filippo è un bravo ragazzo e che si merita uno come lui. E poi cosa fa quel cretino? Lo tradisce alla prima occasione? No, non può permetterlo. Deve parlare con Elia, dovrà dargli una spiegazione.   

Okay, così sembra che lo faccia per sé stesso, e forse in parte potrebbe essere, ma lo fa anche per Stefano. Ci tiene a lui, nonostante tutto.   

“Marti posso darti un consiglio spassionato?”  

“Quando dici così mi fai paura, ma sì. Spara!”  

“Ti devi fare i fatti tuoi.”  

“Sì, ma-”  

“No, no, niente ma, niente se, niente di niente. Mi avevi detto che questo Stefano era grande, no? Quanto ha? Trent'anni?”  

“Sì, tra un po’.”  

“Ecco, penso che allora sia abbastanza grande da poter reggere una delusione se il rapporto con Filippo dovesse andare male, no?”  

“Sì, certo, però-”  

“Ancora? Molla la presa! Ci sei già passato su sta cosa, basta! Pensa che Niccolò finalmente domani esce e goditi questo momento. Fregatene di Elia, di Filippo, di Stefano. Non sono cose che ti riguardano!”  

“Posso dire solo una cosa?”  

“Cosa?” Lo guarda quasi fulminandolo.  

“Sono contento che siamo amici, Sana. Ti voglio proprio bene!”  

Sana sorride, finendo la sua bibita e poggia la testa sulla spalla dell’altro, che ricambia lasciandole un bacio leggero sull’hijab e circondandole le spalle con il braccio.   

“Scemo! Sei emozionato per Niccolò?”  

“Molto, non vedo l’ora che sia domani!”  

“Sono davvero contenta che esca, gli farà sicuramente meglio stare in un ambiente più familiare.”  

“Sì, lo penso anche io.”   

“Okay, ora tocca a me raccontare... Ricordi il ragazzo della Moschea, che mi scriveva un sacco di messaggi?”  

“Eccome!”  

“Alla fine gli ho dato una possibilità e ho scoperto che mi piace un sacco. Diciamo che stiamo più o meno insieme.”  

“Sì? Sana… hai un ragazzo?”  

“Perché sei stupito? Ce l’ho già avuto un ragazzo...”  

“Me lo ricordo, ma non credevo diventasse una cosa seria con questo tizio.”  

“Intanto questo tizio si chiama Antonio e poi abbiamo un sacco di cose in comune, oltre alla fede.”  

“Ah beh, allora è una cosa importante. A quanto le nozze?” La prende in giro con la sua solita ironia.  

Lei ride insieme a lui e risponde a tono. “E chi lo sa? Magari presto...”   

A quel punto Martino smette di ridere e chiede “ma sei seria?”  

“No, scemo. Non mi voglio sposare a quest’età! Ti pare...”  

Sana ha la capacità di spiazzarlo e tenergli testa e questa cosa gli piace. È uno dei motivi per cui nel tempo si sono legati, quasi fossero fratello e sorella. Per quanto adori Eva, quell’amica di una vita, incasinata e che lo fa ridere e svagare quando le cose non vanno, la sua migliore amica... Sana è diversa. Lei lo ha sorpreso dal momento in cui, ancora non dichiarato espressamente se non con i contrabbandieri, lo aveva accettato, senza se e senza ma, e si era dimostrata una presenza fondamentale nella sua vita. E oggi sa che non ne potrebbe fare a meno, proprio come di Giovanni o Eva. Soprattutto è sincera, non gli indora la pillola, anche a costo di sembrare crudele. E lui l’adora per questo.  

***  

E alla fine, la domenica arriva e anche l’uscita dalla clinica di Niccolò.   

Martino è nervoso e agitato, per tutta la mattina fa avanti e indietro dalla camera al cucinotto, preparandosi e facendosi almeno tre caffè. Simona lo guarda ricontrollare per l’ennesima volta che la camicia sia ben abbottonata e che lo zaino abbia tutto il necessario. Che consiste in: chiavi della macchina, di casa, il portafoglio, il cavo per ricaricare il telefono e una di quelle bottigliette d’acqua in metallo che da anni stanno cercando di sostituire alle classiche bottiglie di plastica...  

“La smetti? Fai venire l’ansia anche a me...”   

“Ma che ora è?”  

“Sono le 11, è ancora presto. Perché non fai qualcos’altro, tipo la tesi?”  

“Mi mancano solo le conclusioni... vabbè sai che faccio? Io intanto vado, magari trovo traffico...”  

“Di domenica mattina?”  

“Vabbè non sta a puntiglia’ sempre sulle cose Ma’ dai...” Sbuffa, prima di mettersi lo zaino sulle spalle e uscire di casa.  

In appena venti minuti si ritrova davanti alla clinica e già essere lì lo tranquillizza. Anche se non riesce ancora a liberarsi di quella fastidiosa sensazione… del timore che gli dicano che Niccolò non è in grado di uscire oggi e deve rimanere là dentro ancora altri giorni. O forse è solo la sua mente che gli propone scenari negativi.   

Entra e si dirige subito all’accettazione per avvisare che è lì per portare via Niccolò. L’infermiera lo saluta e gli dice che Niccolò ha già preparato tutto dalla sera prima ed è impaziente di vederlo, ma di attendere gentilmente fuori. Martino annuisce ed esce, ritornando alla macchina.   

***  

Sta rileggendo la composizione che ha mandato a Martino, ci ha aggiunto un pezzo e deve ancora provarla tutta insieme e darle un titolo, ma ne è abbastanza soddisfatto ed era tanto che non succedeva. È così assorto nella lettura che si spaventa quando l’infermiera arriva per dirgli che Martino è già lì per lui. Sorride e le dice che arriva subito, ma di dargli qualche minuto.   

Poi prende tutte le sue cose, mette il telefono in tasca e si avvia verso la camera dove Emanuele è ancora ricoverato. Entra e posa la sacca a terra, per palesare la sua presenza.  

“Ciao, stai andando via?” Chiede Emanuele, guardando i suoi vestiti e non la solita tuta con cui l’ha conosciuto.   

“Sì, Martino è venuto a prendermi. Ho usato il tuo telefono per comunicare con lui in questi giorni.” Tira fuori dalla tasca lo smartphone e si avvicina al letto.  

“Pensavo me l’avessero confiscato.”  

“L’ho recuperato prima che lo scoprissero. Dove vuoi che te lo nasconda?”  

“Me lo vuoi ridare?”  

“Certo, che ci faccio io del tuo telefono?”  

“Boh, se fossi stato in te me lo sarei fregato.”  

“Sì non ho dubbi, ma a me non serve. E poi non si fanno queste cose agli amici, dai.”  

“Ah già siamo amici adesso...”  

“Non sei convinto ma è così. Te lo dimostrerò!”  

“Senti... non ha chiamato nessuno? Non ho ricevuto nessun messaggio?”   

E per un momento a Niccolò stringe il cuore e capisce che sta facendo la cosa giusta. Emanuele si sente abbandonato da tutti e vorrebbe solo qualcuno che rimanga nonostante tutto, come i contrabbandieri fanno con lui, come fa Martino.  

“No, niente. Però potresti mandare tu un messaggio...”  

“E a chi scusa?”  

“A Elisa... merita di sapere cosa stai passando e dimostrarle che ci tieni. Perché io lo so che ci tieni.”  

“Lei non vuole più stare con me. Perché sono così.”  

“Sai, quando Martino ha scoperto il mio disturbo si era spaventato così tanto che mi aveva bloccato, chiamate e messaggi. Quando mi ha sbloccato, gli ho scritto subito chiedendogli scusa e gli ho detto che lo amavo e lui è tornato da me, perché voleva solo questo: che gli dimostrassi che quello che sentivo era reale. Dovresti farlo anche tu con lei.”  

“E che le scrivo?”  

Niccolò prende il telefono e apre la chat con Elisa, il cui ultimo messaggio era “Mi dispiace Ema ma così non può funzionare” eppure non può che sorridere di fronte al nome con cui l’ha salvata "ELove  ".  

“Allora vediamo un po’...” E inizia a scrivere un messaggio, senza aprire bocca.  

“Che stai scrivendo? Oh Niccolò! Che stai a scrive?”  

Dopo pochi minuti, gli passa il telefono e gli fa vedere quello che ha scritto. Emanuele lo legge e poi dopo un paio di correzioni lo invia, poggiando il telefono a schermo in giù sul letto accanto a sé.  

“Torno la prossima settimana e vediamo se ho ragione. Ti beccherai un te l’avevo detto che mi sentiranno in tutta la struttura. Sallo!”   

“Vedremo...” E alza gli occhi al cielo ancora poco convinto. Sicuramente spaventato.   

“Okay, ora devo andare. Dove te lo nascondo il telefono?”  

“Ci penso io.”  

Niccolò raggiunge la porta e riprende in spalla la sacca. Si volta un’ultima volta per salutarlo.  

“Grazie Niccolò.” Dice Emanuele a mezza bocca, senza guardarlo, troppo orgoglioso per ammettere che tra loro si sia creato un legame.  

“Ci vediamo domenica prossima.”   

Ed esce da quella stanza, più sereno e tranquillo anche per il ragazzo che sta lasciando lì dentro.   

Quando esce all’aria aperta, prende una boccata d’ossigeno e guarda verso l’alto, gli occhi quasi gli si chiudono dalla luce. Si avvicina alla macchina dove Martino lo attende appoggiato di schiena alla portiera e gli sorride. Poi gli si butta addosso, abbracciandolo stretto a sé.  

È fuori.   

Finalmente.  

 

 

 

 

 

 

Notes:

E ci siamo, finalmente Niccolò è fuori dalla clinica! Questo è il penultimo capitolo e con il prossimo si chiuderà definitivamente questa storia, partita mesi fa con "Il cuore distante" e conclusa con "Il cuore vicino"... ma per i saluti ci vediamo direttamente con il finale.
Grazie a tutte le meravigliose persone che continuano a seguire la mia storia e i miei Marti e Nico :)
Fatemi sapere che ne pensate di questo capitolo, se vi va ;)
A presto
Babykit

   
 
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