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Autore: Ghostro    23/10/2020    5 recensioni
Alex e Sophie sono due giovani adulti in viaggio verso un luogo misterioso.
L'atterraggio sulle sponde di un'isola misteriosa porterà alle luce verità a lungo taciute, e si concluderà in un'esplosione di luce.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Ancora non lo so'
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«Coraggio, Sophie! Vedrai, sarà divertente» incitò Alex con il suo solito sorriso splendente.
  Incrociò le braccia al petto, l'espressione titubante. «S-Sei sicuro che non ci sia un altro modo per scendere?» balbettò lei, sollevandosi la sciarpa sul viso.
  Il ragazzo si avvicinò allegro. Le cinse i fianchi; Sophie avvampò all'improvvisa vicinanza e distolse lo sguardo. «Possibile che tu sia sempre così timorosa?»
  Le sollevò il mento con due dita, i loro sguardi si cercarono subito bisognosi. «E tu avventato» sussurrò con un filo di voce; la luce nei suoi occhi verdi la conquistò come al solito, l’attirava paurosamente come un magnete.
  «È per questo mi ami, no?» bisbigliò a fior di labbra, prima di tirarla a sé e baciarla con passione.
  Era sempre stato così, fin da quando non erano che dei bambini. Era stato Alex a cercare l'amicizia di quella bambina con le treccine, sola, con l’unica compagnia di un libro stretto tra le mani. Le aveva strappato il primo bacio, s’intrufolava nella sua camera le calde notti della loro adolescenza, senza curarsi che i suoi genitori potessero scoprirlo.
  Il suo coraggio evidenziava quanto al confronto lei fosse timida, insicura. E nelle notti silenziose e vuote, senza la sua presenza, diventava un macigno contro il quale si confrontava e cedeva, e piangeva sommessamente. Spesso si guardava indietro e rifletteva su quanto triste sarebbe stata la sua vita se Alex non si fosse opposto all'oscurità: un raggio di luce che aveva fenduto le tenebre, afferrandole il cuore e scaldandolo nel suo caldo abbraccio. Aveva afferrato senza esitazione la mano protesa a salvarla, amato Alex rendendolo il centro del suo mondo. Eppure era stato proprio quel ragazzo a farla svegliare di soprassalto una mattina, nel panico: aveva realizzato quanto Alex fosse importante, quanto morbosamente dipendesse da lui, come l'aria che respirava. Quel giorno si era resa conto di vivere con il costante timore di perderlo, di essere abbandonata, di perdere la felicità. 
  Questo era Alex: la gioia, quella forza che si era incarnata nella persona per lei più importante. E da quel giorno... era iniziato il calvario: una vita sposata alla paura dell'abbandono, agli attacchi di un panico che taceva abilmente; per lo stesso motivo che li scatenava, che la faceva soffocare quando una donna gli si avvicinava o discutevano ed Alex era in collera con lei; ciò che aveva ritenuto amore si era trasformato in una dipendenza ossessiva. Odiava avere così poca fiducia in sé stessa, rendersi conto che se lui l'avesse abbandonata il mondo sarebbe divenuto un posto arido e oscuro, triste. Aveva capito da tempo come la felicità fosse un'effimera lucciola da ammirare e ricercare all'esterno di sé, un fuoco estraneo che scioglieva la cera, e la consumava.
  Infine cosa sarebbe accaduto? L'avrebbe trascinato con sé nell'oblio? 
 
«No» si era detta un giorno, mentre lo osservava dormire beatamente. «Non posso trascinarti nell'abisso con a me» aveva sussurrato con le lacrime agli occhi.
  Se per un solo istante aveva provato vero amore per lui, solo un misero ed effimero momento, allora doveva preservare la sua luce. Aveva deciso di lasciarlo, di autodistruggersi; per il suo bene. Ma, quando aveva cercato la forza di esprimere a parole ciò che l'avrebbe condannata all'eterna tristezza, Alex l'aveva anticipata, come sempre, proponendole d’impulso una piccola avventura su un'isola sperduta nell'Oceano Pacifico. Un desiderio così bruciante da scottarla, non si era potuta negare.
  I suoi occhi che avevano brillato di una luce più intensa del solito.
 
Le afferrò la nuca per approfondire il bacio. Lo lasciò fare, si fece consumare da quel fuoco divampante, accecare dalla sua luce splendente che lo avvolgeva come un'aura dorata; ogni dubbio o incertezza si dissipava quando era stretta tra le sue braccia, e la riscaldava con il suo calore. Erano i momenti che più amava, e odiava: il simbolo di quanto fosse vitale per lei, raggio di sole a illuminarle la via.
  «Ragazzi, è ora. Se tardate, perderete la finestra di lancio» sbottò il pilota ed entrambi si lasciarono di comune accordo, senza perdere il contatto visivo.
  Alex si allungò per prendere un paracadute. La fece girare, così da assicurarla a lui con delle cinghie. Subito dopo aprì il portellone dell'aeroplano; furono investiti dalla furia del vento e assordati dal suono ronzante del motore in funzione.
  «Alex» strillò per farsi sentire, mentre constatava quanto fossero lontani da terra.
  «Sì!»
  «Sei proprio sicuro che...!» Non finì la frase che il suo ragazzo li lanciò entrambi nel vuoto, facendola urlare a squarciagola e chiudere ermeticamente gli occhi. 
  Tremava di paura, un senso di vertigine reiterato che le procurava brividi lungo la schiena e alla base del collo, come se una scossa elettrica le stesse friggendo il cervello.
Sentiva il vento ruggire contro di lei, il freddo raggelante e la forza che premeva contro il suo corpicino; temette di spezzarsi, di essere squarciata da un momento all'altro.
  «Guarda, Sophie. Aprì gli occhi!»
  «No!!» gridò di rimando, sforzandosi di chiuderli ancor di più.
  Sentì il suo capo poggiarsi sulla spalla e immediatamente odiò quei caschetti protettivi che li separavano crudelmente. «Non aver paura, ci sono io con te.»
  – È questo che mi fa più paura: che tu cada con me, che io condanni entrambi a un’esistenza fatta di tristezza. –
  Aprì gli occhi, seppur impaurita. Le palpebre tremarono nello sforzo di schiudersi, eppure, quando vide ciò che la circondava, li sgranò: un mare azzurro splendente circondava un'isola dalla fitta vegetazione, la costa dorata che rifletteva i raggi del sole e rendeva ancor più brillanti e vivi i colori della foresta e del mare. L'espressione mutò in basita in un attimo; ben presto divenne gioiosa All'improvviso dimenticò tutto: i suoi problemi, la paura della caduta, la tristezza; tutto passò in secondo piano alla vista di quel paesaggio spettacolare. Senza motivo prese a ridere come una bambina, le lacrime agli occhi alla vista di quel paesaggio puro e incontaminato, ne restò ammaliata.
  «È bellissimo, vero?» sentì esclamare.
  «Sì!!» esultò, in un'improvvisa eccitazione euforica. La sua gioia era così incontenibile da non poter essere trattenuta e si aprì in un sorriso di pura felicità. Sembrava che il tempo si fosse fermato e il forte vento trasformato in una soave brezza. Il suo cuore si scaldò nel posare lo sguardo su quella visione paradisiaca. 
  Alzò gli occhi, incantata, per osservare anche il cielo azzurro e privo di nuvole bianche, il sole dorato che illuminava il paesaggio con i suoi raggi brillanti, e la volta celeste di sfumature auree. Alex rise con lei, contagiato dalla sua improvvisa ventata di gioia; un evento così raro non se lo sarebbe mai perso per nulla al mondo, lo sapeva.
  Lo sentì aprire il paracadute e assieme planarono dolcemente a verso la riva; e la contentezza si sostituì a un placido senso di beatitudine, dettato dal moto ora lento e delicato. Sophie chiuse gli occhi, aderendo con la schiena al petto del suo ragazzo e si beò di quel senso di pace e protezione, la sicurezza che solo il suo abbraccio sapeva infondere.
 
Atterrarono dolcemente su una sabbia dai riflessi abbaglianti. Subito avvertì il suono dei ganci che venivano liberati, poi fu il turno delle cinghie. Poté finalmente togliersi il casco e liberare la sua chioma castana. Selvaggia e indomabile scivolò lungo la schiena, libera dalla gabbia che li imprigionava. Si girò verso di lui, che la osservava a bocca aperta, gli occhi fissi su di lei; le sue gote si tinsero di rosso all'istante e il cuore batteva come se dovesse uscirle dal petto.
  «Oh cielo, che imbarazzo!» balbettò. «Aspetta, mi do una sistemata.»
  Fece per riordinarli, ma la mano di Alex prese il polso prima che potesse riavviarli e rendersi presentabile; e così anche l'altro. «Sei bellissima» sussurrò ammaliato a un centimetro dalla sua bocca, specchiandosi nei suoi occhi dorati.
  Sophie era inerme, la bocca dischiusa. Le labbra del ragazzo la chiusero bisognose, come se non le assaporassero da una vita. Aveva sempre odiato i suoi occhi gialli, che alla luce del sole apparivano aurei e splendenti: la rendevano diversa, sbagliata, inappropriata; più volte si era chiesta perché non ne avesse di ordinari, come i bruni di sua madre o le pagliuzze verdi suo padre. Ne provava vergogna, eppure ad Alex erano sempre piaciuti.
 
«Sono la prima cosa che ho amato di te» le aveva sussurrato una notte, dopo aver fatto l'amore; i giorni in cui viveva ancora nell’illusione che il suo sentimento fosse reale.
  «Non ci credo, dai: sono così orrendi» aveva sbottato, stretta al suo petto.
Questo si era girato verso di lei con un sorriso.
  «Sono la luce che mi attrarrà sempre a te, il fuoco mi scala nelle notti più buie» aveva risposto, prima di posarle le labbra sulla fronte.
 
Si lasciarono dopo diversi minuti d’intensa passione. Gli occhi della ragazza erano ancora dischiusi, le labbra gonfie di baci. Aveva il fiato corto, ora, dopo aver trattenuto il respiro così a lungo. Osservò il volto arrossato del suo ragazzo, la luce abbagliante a illuminargli le verdi iridi e quel ghigno allegro sempre dipinto in viso.
  Le prese una mano, le loro dita s'intrecciarono meccanicamente: un atto vitale e naturale. «Vieni con me» la invitò allegro, iniziando a correre lungo i sentieri poco battuti di quella flora selvaggia e maestosa.
  La natura li accolse con giubilo: suoni così melodici e puri che si unirono alle loro risate, e i suoi lamenti di rallentare la corsa.
  «Forza, pelandrona! Non appena l'ho vista, ho capito che avrei dovuto portarti qui!»
  «Visto cosa?» chiese in un misto di curiosità e fatica.
  «È una sorpresa.» Rise.
  «Ti prego, dimmi che non mi stai portando in qualche antico tempio sperduto pieno di mummie e altri... cosi. Non farmi questo» mormorò Sophie titubante.
  Alex sghignazzò. «Probabilmente nessuno ci aveva messo piede da secoli, ma non parlo di mummie.»
  «Con voi archeologi non si può mai sapere...» Il ragazzo si girò di profilo, ammiccava malizioso.
  «Alex...» La sua voce titubante lo fece scoppiare a ridere.
  Gli angoli della bocca di Sophie non poterono trattenersi. Si curvarono verso l'alto in un moto d’incontenibile tenerezza: quando si parlava di archeologia, quel meraviglioso ragazzo dai capelli rossicci e perennemente spettinati si divertiva un bambino.
 
Si fermarono all'improvviso. Un torrente bloccava loro la strada, l'acqua era troppo profonda per essere attraversata. Lo vide avvicinarsi a un albero e afferrare una liana.
  Le passò un braccio attorno alla vita. «Pronta, milady?»
  «No... No!» Scosse la testa, puntandogli il dito contro a mo' di minaccia. «No, no, no, no! No!!» continuò a protestare malgrado esi fosse già dato lo slancio e urlò spaventata stringendosi a lui.
  Caddero sull'altra riva, rotolandosi nell'erba tra le risa del suo ragazzo.
  «Ma sei impazzito?!» sbottò alterata. Ricevette un bacio a fior di labbra. «Ehi! Non provare a...!» La baciò nuovamente. «Smett...!» Un altro ancora.
  «Alex...» esclamò divertita, e questi tornò a posare le labbra sulle sue; poi sul viso, le dita corsero a farle il solletico. «Basta, basta, basta!»
  Rise gaia e a crepapelle, agitandosi a più non posso.
  Sdraiata supina sotto di lui, le braccia del suo amato puntate per sollevarlo e non gravarle addosso, avvertì il suo sguardo su di sé. «La mia topolina di biblioteca preferita…» mormorò con tenerezza; le guance di Sophie si tinsero di un rosso accesso.
  La baciò nuovamente. Poi, con un ghignò malizioso la aiutò a rialzarsi e a tradimento si avvicinò al fiume, schizzandole l'acqua addosso. «No!» gridò Sophie, prima di spalancare la bocca e prendere un'avida boccata d'aria, irrigidendo tutti i muscoli: era fredda al contatto con la pelle, la lasciò senza fiato. Si girò verso di lui, densa di sorpresa e incredulità. «Non l'hai fatto!» pronunciò, un sorriso involontario dipinto sul volto.
  «Oh, sì che l'ho fatto!» Le strizzò l'occhio, malizioso.
  Sophie corse alla riva e lo ripagò della stessa moneta.
  Iniziarono una gara di schizzi sotto i luminosi raggi del sole, che donavano un verde più vivido alle piante e all'ambiente un'aura dorata e splendente. Alex si avvicinò a fatica, resistendo ai suoi assalti fino a circondarla tra le braccia, e posarle il viso nell'incavo del collo. Sophie carezzò quella chioma rossiccia con tenerezza e chiuse gli occhi, godendosi i delicati baci del ragazzo sulla pelle.
  «Ti amo.»
  Sgranò gli occhi. Il gelo divenne improvvisamente padrone del suo corpo. Lo allontanò, sforzando un sorriso doloroso, forzato. «A-Anch'io» balbettò, guardandosi i piedi.
  «Tutto bene, tesoro?» Apprensivo.
  «S-Sì. È che ho freddo» si scusò, circondandosi con le braccia.
  Alex rispose in un sorriso incerto. Si sfilò la giacca e gliela pose sulle spalle. «Andiamo. Vedrai che ti piacerà.» affermò contento.
  Sophie trovò la sola forza di annuire.
 
La condusse all'entrata di una grotta scura e fredda, in aperto contrasto con l'ambiente circostante. «Dove siamo?»
  «Lo scoprirai presto.» Le pose una mano sulla schiena e la condusse all'interno. Accese un bastoncino luminoso dal colore verde e fece strada. «Sai come si chiama quest'isola in lingua indigena?» Percorrevano cunicoli sempre più stretti e asfissianti.
  «No» rispose tremante.
  Alex lottò per celare una smorfia divertita. Quando intravidero la luce in fondo al tunnel, si pose avanti all'uscita, mimandole teatralmente di proseguire. «Luce del Sole» sussurrò mentre fuoriusciva all'esterno.
 
Sophie si fermò sul posto, le mani alla bocca. Calde lacrime presero a scorrere lungo le guance, le gambe tremavano, tradendo un'immensa emozione. Era magnifico: da uno squarcio nella roccia la luce del sole filtrava all'interno di un ambiente dove la fauna e la flora brillavano di un intenso colore aureo. Una cascata d'acqua dorata fuoriusciva dalla parete rocciosa e proseguiva nel suo percorso di filtraggio nella grotta, auree palme si ergevano maestose in un manto erboso del medesimo colore, bianchi pappagallini dai riflessi giallognoli, probabilmente inseparabili, sostavano su di esse e cantavano soavi melodie, accompagnati dallo scrosciare rilassante dell'acqua; quel posto sembrava il paradiso in terra, un Giardino dell'Eden imprigionato nella roccia. 
  «È... bellissimo» mormorò Sophie, la voce rotta dall'emozione.
  Non riusciva a smettere di piangere, a singhiozzare. Quella era la più bella visione su cui avesse mai posato lo sguardo, scaldandole l'animo grigio e cupo con una cascata d'oro brillante. Come poteva sentirsi triste davanti a una tale meraviglia? Come poteva ricordarsi del grigiore delle sue giornate in un paesaggio così puro e maestoso? Come poteva sprofondare nell'abisso ora che si era innalzata nei cieli più alti?
  «Ehi...» Alex le prese il viso, asciugando le calde lacrime di gioia che ancora sgorgavano senza sosta. «Vorrei ammettere che sia la cosa più bella su cui abbia mai posato lo sguardo... ma non posso: sei tu. L'oro dei tuoi occhi non può rivaleggiare con questo posto, sono la gemma splendente che completa la meraviglia che ci circonda» confessò, la fronte posata sulla sua. «Vorrei che tu potessi vederti come ti vedo io, che potessi sentire la felicità che mi batte nel petto mentre ascolto la tua voce.» Le passò una ciocca dietro l'orecchio. «O quando vedo il tuo sorriso. Sei la mia luce, Sophie: la stella che nella notte mi conduce e mi condurrà sempre sulla retta via, il filo di luce nella tempesta, che squarcia l'oscurità con la sua intensità. Senza di te sarei perso.»
  Si allontanò da lui, il volto spaventato. «No.» La ragazza scosse la testa, arretrando incerta. – No! Fa’ che non sia troppo tardi. No… – «No, Alex. Tu: tu sei la mia luce. E-Ed io… non posso trascinarti nell'oscurità insieme a me» infine trovò la forza di rivelargli le sue paure e le lacrime le solcarono il viso. «Non dirmi cose così sdolcinate, non farti consumare da me: scappa finché sei in tempo» provò ad avvertirlo, ma egli si era già fatto vicino.
  «Che dici, Sophie?» Lei si liberò con uno strattone.
  «Sei tu la mia felicità, non lo capisci?! Senza di te sarei persa e io... Io dipendo da te! Soffro al pensiero di poterti perdere, perché tu rappresenti la mia gioia!» Pianse e gridò stridula. «Questo non è amore, questo…!» 
  La sua frase si arrestò a metà. Alex le aveva preso la mano e se l’era posata sul petto, all'altezza del cuore. «Questa è la prova della mia felicità» le sussurrò, mentre avvertiva quei battiti frenetici e al tempo stesso ammalianti.
  Lui fece altrettanto, ed ella poté sentire vibrare i battiti del suo cuore. «Questa felicità, questa gioia, non provengono da fuori, ma nel tuo cuore» affermò lui con un largo sorriso. «Da altri che te stessa. L'ho capito il giorno in cui ti ho vista per la prima volta: mentre gli altri ti tenevano alla larga, io sono rimasto affascinato, e ho capito. Non sei tu a rischiarare il mio cammino, ma è ciò che provo per te che ti rende la donna più bella del mondo ai miei occhi, la stella più luminosa del firmamento.» C’era commozione nei suoi occhi bellissimi.
  Sophie si portò una mano alla bocca mentre sentiva il suo cuore battere per lei.
  Aveva sbagliato tutto, creduto di provare un affetto distorto... invece era amore. E in quel momento, anni e anni di sofferenze scivolarono via con un pianto a dirotto e pregno di gioia. Lavò via la tristezza, portando la luce nel suo animo in tumulto.
  «Ti amo» sbottò, afferrandogli il viso. «Ti amo, ti amo, ti amo.» Ogni parola d'amore era suggellata da un bacio a fior di labbra, dolce e salato.
  «Ci contavo» esclamò Alex, la voce rotta dall'emozione. «Perché le sorprese non sono finite.» La fece sedere su un masso lì vicino. «Ho pensato a centinaia di modi per dirtelo. Sai, ho ripreso addirittura a fumare per il nervosismo» confessò mentre s’inginocchiava. Estrasse dalla tuta una scatolina rossa.
  Quando la apri Sophie sgranò gli occhi.
  «Sophie Maria Von Roland, vuoi sposarmi?» chiese, porgendole un anello argentato con incastonata un gemma ambrata, che sembrava brillare di luce propria.
  La ragazza non rispose, ipnotizzata dallo sguardo dell'uomo che amava.
  «So che siamo giovani e...» balbettò, insicuro e timoroso.
  Per la prima volta da quando si erano conosciuti, fu lei a prendere l'iniziativa e inginocchiarsi difronte a lui, baciandolo con urgenza e letizia. «Sì» rispose lei. «Sì che ti sposo, bambinone che non sei altro!» ripeté prima di baciarlo nuovamente.
  «Bambinone?»
  «Il mio bambinone» sussurrò, fissandolo con tenerezza. Le prese delicatamente la mano e le infilò l'anello al dito, la promessa suggellata con un lungo abbraccio. «È bellissimo» disse lei.
  «Ho girato tutte le gioiellerie di Bruxelles» le confessò, facendola ridere divertita.
  «Alex, non dovevi sforzarti così tanto» lo rimproverò con dolcezza, quando i loro occhi s'incontrarono nuovamente.
  Le prese una mano, posandovi le labbra e mantenendo il contatto visivo. «Per te questo e altro» affermò, con voce calda e suadente; il suo volto che stavolta palesava un'espressione maliziosa e predatrice, a cui lei rispose con altrettanta intensità.
 
Fecero l'amore per ore, illuminati dalla luce dorata di quel paradiso terrestre e quella dei loro occhi, che scaldò cuori pulsanti e frenetici fino a scioglierli, e farli scivolare nel dolce torpore del sonno. 
  Per la prima volta da molto tempo Sophie si sentì in pace con sé stessa, fiduciosa del futuro, che avrebbe percorso assieme al suo amato Alex. Lasciò che la gioia le avvincesse l'anima nelle sue calde e accoglienti braccia, sicura che gli incubi che l'avevano tenuta sveglia per anni non si sarebbero più ripresentati.
  Sognò un mondo fatato e splendente, ma quando aprì gli occhi scoprì la realtà si scoprì ancor più bella delle fantasie; rise gioiosa nel vedere quel sorriso malandrino che l'aveva conquistata rischiarare i tratti del suo promesso.
  Sì, il suo cuore avrebbe battuto solo e soltanto per lui, per sempre...
 



Angolo autore: 
Salve a tutti, e un grazie di cuore se siete giunti a leggere queste righe. Per la prima volta mi sono cimentato in una storia molto diversa dal mio solito stile, che partecipa al contest "Magiche emozioni" indetto da Dollarbay; la ringrazio nuovamente, a distanza di anni, per l'opportunità e per le sue interessanti proposte.
Spero che questa storia vi sia piaciuta, o che abbia stimolato un vago interesse, e soprattutto che questi due protagonisti possano aver suscitato in voi qualcosa, che è l'obiettivo in sé del contest.
Anche questa storia rientra tra le storie che accorperò insieme dai vari contest per creare una super long dark fantasy.
Com’è possibile, stavolta?
Beh, nello spirito della storia preferisco non dirlo qui nelle note xD
Grazie dell'attenzione prestatami in questo delirio finale e buona giornata a tutti voi ^^ Alla prossima
Spettro94 
   
 
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