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Autore: Cladzky    24/10/2020    0 recensioni
Due donne, una con una macchina e l'altra senza. Il Canada le aspetta entrambe, oltre il confine, chi ritorna alla propria e vita e chi la fugge. Ah, sì, e c'è anche un omicidio da qualche parte.
Genere: Malinconico, Mistero, Noir | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando la vide accostò la macchina. Non gli fu troppo difficile, la sua camicia era così bianca che la si poteva vedere a un miglio sull’asfalto nero. Nonostante frenò il più dolcemente possibile lei trasalì e si voltò con la faccia di chi pareva stesse per essere investita. Quando il muso della macchina si fermò a dieci metri da lei pareva quasi delusa. Scese dall’auto e le andò incontro.

-Serve una mano?

-Non mi sembra il caso- Replicò la bionda.

-Cosa è successo?- insistette la mora.

-Nulla che valga la pena di parlarne.

-Un guasto al motore?

-Ho finito la benzina, andavo con la tanica al prossimo rifornitore.

-Lei non è di queste zone, vero?

-No, Salt Lake City, Utah.

La mora si insospettì, forse a torto.

-Non ha l’accento di una dello Utah.

-Saprò dove sono nata, non crede?- La bionda riprese a camminare. Fece un paio di metri che subito l‘altra le corse dietro.

-Lasci che le dia un passaggio.

-Grazie, ma no- La bionda continuò senza voltarsi.

-Non ci saranno stazioni fino a Windsor, non vorrà farsi tutte queste miglia a piedi- le fece notare la mora.

-L’importante è arrivarci a Windsor.

-Si sta facendo notte.

La bionda sollevò lo sguardo. Il sole era sparito da ore oltre la coltre di nuvole violacee e si guardò l’orologio. Quasi le otto.

-Non voglio disturbare.

-Si figuri.

-Mi spiace per prima.

-Chi non sarebbe scontroso nella sua posizione?

La mora si offrì di prenderle la tanica. Lei trasse via il braccio che la reggeva.

-No, questa la tengo io.

Salirono in macchina. La mora sorrise, nervosa. Non si levò né il cappello né i guanti.

-Il riscaldamento si è rotto la settimana scorsa. Mi spiace per il freddo.

La bionda non aveva niente a coprirle le spalle se non la sua camicia bianca, come fosse uscita per un picnic primaverile.

-Cercherò di non farci caso.

-Vuole che metta un po’ di musica?

Finalmente a bionda sembrò accennare un sorriso.

-Sì certo, sarebbe bello.

La mora pasticciò un po’ con la radio. Passò per il sermone di un’evangelista, poi l’overture 1812 di Ciajkovskij eseguita dall’orchestra sinfonica di Detroit, qualche miglio più indietro a loro, poi un notiziario di tarda notte. Si fermò lì un momento. La voce del presentatore pareva un coltello.

-…Consumatosi nella periferia di Detroit, Michigan, nel quartiere di Old Redford. L’efferato avvenimento è stato scoperto dalla padrona di casa, che insospettita dalla sparizione dei coniugi è entrata nell’appartamento. La polizia è arrivata sul posto poco dopo la sua chiamata. I corpi dei due sono stati ritrovati in condizioni che avrebbero reso difficile l’identificazione se fossero morti fuori dalla propria dimora. Non è ben chiaro se l’assassino fosse un essere…

La bionda girò la manopola e cambiò stazione. Mise un pezzo di Sidney Bechet, “Dear old Southland” anche se ormai era alle ultime note.

-Ne ho abbastanza di brutte notizie oggi- Disse la bionda, ma non per scusarsi, il tono non era certo quello. La mora non sapeva bene come definire quel tono. Finalmente la macchina partì, mentre Eddie Cantor prendeva il posto di Bechet e cominciava a cantare “Merrily we roll along, my honey and me”. Le stelle sopra di loro cominciavano a brillare e la strada sempre più buia. Al loro fianco destro apparve una scarpata. Più avanti invece si intravedevano le luci di Windsor. La mora aveva ragione, era distante troppe miglia perché un essere umano potesse farle comodamente a piedi.

-Andate a Windosr quindi- Chiese la mora.

-Certo.

-Scappate da qualcosa?

-Non dica assurdità.

La mora non poté fare a meno di provare una bruttissima sensazione. Ma forse, dopotutto, aveva solo visto troppi film. Certe cose nella realtà non accadevano, non alle persone normali comunque. Cominciò a domandarsi se lei fosse una persona normale.

-Lei abita a Windsor?- Chiese la bionda.

-No, Londra.

-È all’estero per lavoro?

-No, non quella Londra, mi riferisco alla Londra dell’Ontario.

-Il Canada ha una nomeclatura piuttosto strana.

-Anche in Michigan c’è una Londra, lei dovrebbe saperlo bene.

-Chi le ha detto che vengo dal Michigan? Io vengo dallo Utah, ricorda?- Sbottò la bionda.

La mora sbiancò un momento. Per un qualche, assurdo, contorto, motivo aveva collegato quella donna al doppio omicidio giù a Detroit. Che assurdità.

-Mi sono confusa, mi spiace.

La bionda non disse nulla. Continuava a guardare avanti a sé. Nelle mani stringeva ancora la tanica, in mezzo alle ginocchia.

-Una volta che sarà arrivata alla stazione- Chiese ancora la mora –Vuole che la riaccompagni alla propria macchina?

-Non mi sembra il caso di disturbarla ancora.

-Non posso certo lasciare una donna nel bel mezzo della notte su queste colline.

-So badare a me stessa.

-Non ne dubito.

Svoltarono una curva e si imbatterono in un posto di blocco. Una volante accostata e due poliziotti in mezzo alla strada. Le intimarono di fermarsi e così fecero. Uno dei due agenti si avvicinò al finestrino del guidatore con una torcia elettrica.

-C’è qualcosa che non va agente?- Chiese la mora, tranquilla.

-Avrete sentito dell’omicidio giù a Detroit, vero?- Disse l’agente, con voce nasale. La mora annuì, l’agente continuò –La macchina della coppia è stata rubata, probabilmente l’assassino se ne è servito per scappare. L’abbiamo ritrovata venti miglia più indietro, senza benzina. Evidentemente cerca di fuggire in Canada. Voi dove siete dirette?

-Londra signore e la mia amica a Windsor.

L’agente puntò la torcia verso la bionda. La sua pelle ebbe dei riflessi strani. Poi notò la tanica.

-Devo chiedervi di scendere per degli accertamenti.

-Non credo ce ne sia il caso agente- Protestò la bionda.

-Credo di sì invece.

La mora non disse nulla. Forse era sollevata di essersi imbattuta nelle forze dell’ordine, perché quel senso di pericolo opprimente non la mollava più. Scesero dall’auto e si misero di fronte ai fanali accesi dell’auto. I due agenti si diressero subito verso la bionda, lasciando in disparte la mora. Uno di loro le tastò la pelle della guancia, la torse un poco.

-Tutto normale sembra.

L’altro le prese un braccio e lo mosse un poco. Quando provò a torcereglielo dietro la schiena lei gemette.

-Anche questa è una reazione normale.

Poi le passarono le mani fra i capelli e le puntarono una delle torce nell’occhio. La pupilla si restrinse.

-Direi che non ha nulla di strano. Potete andare, scusate il disturbo.

Riresero il viaggio, gli agenti le salutarono dietro, incorniciati nello specchietto. La bionda stringeva ancora la tanica, più di prima. Passò un po’ prima che la mora tornasse a parlare. La bionda avrebbe sperato non lo facesse.

-Quei controlli che ti hanno fatto...

-Non ne ho idea. Ma hanno detto che ero normale no?

-Certo. Come essere umano sei davvero convincente.

La bionda la guardò, uno sguardo a metà fra l’apprensione e il fastidio.

-Scherzavo- Aggiunse la mora –E cosa farai a Windsor?

-Cercherò un lavoro immagino.

-Cosa facevi giù a- Stava per dire di nuovo “Detroit”, ma si corresse –Salt Lake City?

-La badante.

-Per una coppia?

La bionda aspettò un poco prima di rispondere.

-Tu credi che io…?

-No, certo che no- Si scusò la mora –Sarebbe ridicolo.

-Volevo ben dire.

La mora guardò il cielo, stringendo il volante. Venere era già apparso e così Marte e il Grande Carro.

-Bella giornata oggi.

-Troppo movimentata per i miei gusti- Disse la bionda, stringendo la tanica.
   
 
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