Una buffa scommessa
C’era
qualcosa che non andava, quella sera. Lucy era uscita
dalla gilda diretta verso casa con l’inquietante sensazione
che qualcuno la
stesse osservando. Gettava continue occhiate alle sue spalle, mentre
percorreva
a passo svelto il lungofiume. Il sole stava tramontando, e mandava
vivaci
riflessi sulla superficie dell’acqua.
Tutto, intorno a
lei, urlava l’arrivo dell’autunno: la
città
aveva assunto una rilassante sfumatura aranciata e l’aria si
faceva sempre più
fredda con il trascorrere dei giorni. Nonostante
l’inquietudine, Lucy non poté
fare a meno di ammirare la bellezza che quel periodo
dell’anno sapeva riservare
ma non rallentò il passo, decisa a raggiungere il suo
appartamento il prima
possibile.
Quando
finalmente si chiuse la porta di casa alle spalle tirò
un sospiro di sollievo, anche se ad accoglierla trovò uno
strano silenzio;
Natsu e Happy non erano nemmeno lì, cosa strana visto che
non si erano fatti
vedere per tutto il giorno. Cercando di zittire la vocina nella sua
testa che
l’avvertiva di un pericolo nascosto in bella vista la ragazza
decise di farsi
un bel bagno rilassante, ma nemmeno la sensazione rigenerante che le
dava
l’acqua calda unita al profumo del bagnoschiuma
servì a calmarla. Una volta nel
piccolo salotto con il pigiama e i capelli umidi decise di sedersi allo
scrittoio e rileggere l’ultimo capitolo del suo romanzo;
quello di sicuro
l’avrebbe distratta, soprattutto una volta scostate le tende.
Lucy amava
guardare il cielo di notte: era un toccasana per
l’ispirazione.
Quando
sollevò la tenda per metterla di lato, però, fece
un
salto quasi felino all’indietro, lanciando un urlo.
Là, sul davanzale, era
appollaiato un gufo dal piumaggio insolito, intento
a spulciarsi con il
becco.
«Lu-uh-cy!
Finalmente!»
La ragazza era
sbiancata per la paura, e osservava lo strano
volatile – che strano lo era sicuro, aveva le penne rosa!
– zampettare lungo il
bordo del davanzale senza staccarle gli occhi rotondi di dosso.
«Oh,
andiamo Lu-uh-cy! Sono io, Natsu-uh!»
«N-Natsu?!»
******
«Sì,
insomma, ero con Happy nell’archivio della gilda a cercare
una cosa, e non so
come mi sono trasformato in un gu-uh-fo!»
Lucy
si era accomodata sul divano, una tisana fumante in mano. Natsu le si
era
sistemato di fronte, sullo schienale di una sedia, e la osservava
sbattendo le
ali di tanto in tanto.
«E
Happy? Dov’è finito?»
Natsu
sbatté le palpebre.
«Oh,
non lo so. Penso di essere svenuto, e quando mi sono svegliato lui non
c’era
più.»
La
ragazza fece un respiro profondo, cercando di riflettere a cosa avesse
potuto
trasformare il ragazzo in un animale e dove Happy potesse essere. Poi
realizzò
una cosa.
«Natsu…
Eri tu a seguirmi, oggi?» chiese sospettosa, gli occhi
ridotti a due fessure
castane.
«Oh,
sì! Volevo farti uno scherzo!» disse il ragazzo
– beh, il gufo.
«Si
può sapere cosa ti è saltato in testa?! Mi hai
spaventata! Potevi avvicinarti
subito, razza di idiota!» sbottò la ragazza, per
poi sorseggiare la tisana, lo
sguardo puntato verso un punto indefinito e le guance rosate.
Proprio
non ci voleva. E se fosse stata una cosa irreversibile? Al solo
pensiero Lucy
rabbrividì: era fuori questione che Natsu restasse in quello
stato per il resto
della sua vita. Forse avrebbero dovuto aspettare l’indomani,
andare alla gilda
e chiedere a Levy se conoscesse qualche rimedio; salvo il fatto che
Levy,
Gajeel e Lily erano fuori città per una missione. Beh,
poteva sempre chiedere a
qualcun altro. Senza dire niente si alzò e andò a
prendere il suo mazzo di
chiavi, per pescarne poi una d’argento.
«Apriti,
portale della Croce del Sud! Crux!»
E,
dopo il familiare suono del campanello, ecco comparire lo Spirito
Stellare,
appisolato come suo solito.
«Per
favore, dimmi tutto quello che sai sulla trasformazione da umano in
animale»
chiese la ragazza, inginocchiandosi di fronte allo Spirito.
Passò
qualche secondo prima che la croce baffuta rispondesse.
«Ho
trovato più riscontri nella cultura di Earthland: i modi per
diventare animali
sono molteplici, ma per invertire il processo l’unico modo
è il bacio del vero
amore!»
Lucy
perse un battito a quelle parole. Natsu, d’altro
canto… Si era distratto: era
impegnato a fissare intensamente un punto della stanza.
«O-ok,
grazie Crux.»
Una
volta soli calò il silenzio. Natsu saltellava avanti e
indietro sullo schienale
mentre Lucy era caduta in una sorta di trance. Era di sicuro un bel
problema: “bacio”
e “Natsu” non potevano essere inseriti nella stessa
frase, così come “amore” e
“Natsu”.
Lui
non era interessato a quel genere di cose, nella maniera più
assoluta. Se lo
fosse stato almeno un po’ quel giorno non
si sarebbe tirato indietro all’ultimo
secondo. E, anche se non poteva fare a meno di arrossire e sorridere
ripensando
al modo in cui lui le aveva detto che sarebbero stati insieme per
sempre, la
situazione non cambiava; lei sapeva, malgrado le
apparenze, di provare
qualcosa per lui. Qualcosa che andava oltre l’amicizia. Ma
lui invece no, per
niente, nemmeno un pochino.
La
voce di Natsu la riscosse dai suoi pensieri.
«Beh…
Cosa facciamo allora? Come fu-uh-nziona?»
Lucy
chiuse gli occhi, riordinando i pensieri.
«Il
bacio del vero amore è comune nelle fiabe e di solito spezza
le maledizioni»
disse la ragazza, gettandosi all’indietro e atterrando sul
pavimento.
«Ok,
ho capito. Allora cosa aspetti?» chiese il ragazzo,
svolazzando verso di lei.
«In
che senso scusa?»
Natsu
le era atterrato a fianco.
«Come
‘in che senso’? Baciami e ritrasformami!»
La
ragazza strabuzzò gli occhi a quelle parole.
«Hai
la più pallida idea di cosa significa, idiota?! Il bacio del
vero amore si basa
sulla reciprocità!»
Sentiva
gli occhi insolitamente rotondi di Natsu addosso, ma cercò
di non preoccuparsene;
tanto non avrebbe capito.
Vero?
«Va
bene Lu-uh-cy, non prendertela così però!
Potresti anche fingere il tempo del
bacio e poi basta!»
«Io
dovrei fingere?!»
Aspetta…
Cosa?!
«Sì,
se ti opponi così vuol dire che sicu-uh-ramente sei tu-uh
quella che non
ricambia! Insomma, pensavo che saremmo stati insieme per sempre, ma se
la metti
così allora quando tornerò uh-umano
dirò ad Happy di cambiare aria!»
Lucy
si alzò di scatto a quelle parole, con gli occhi talmente
spalancati che
minacciavano di cadere dalle orbite.
Natsu
dal canto suo se ne stava lì, ad ali conserte, lo sguardo
puntato altrove,
imbronciato.
…
Si era offeso?!
Era
sconvolta. Cosa stava cercando di dirle? Non aveva senso. Eppure, vista
in
prospettiva la faccenda non sembrava più così
assurda.
Era
proprio vero che i maschi non ne sapevano un accidente,
dell’amore. Così,
sospirando acchiappò il gufo e gli stampò un
bacio sulla fronte.
Neanche
un attimo dopo Natsu era tornato umano e pesante,
finendo direttamente
addosso a lei.
«C-contento?
Ora potresti spostarti?» chiese la ragazza. Non riusciva a
guardarlo in faccia
per l’imbarazzo e sapeva di avere le guance in fiamme,
bloccata com’era sotto
il suo peso.
Natsu
però non sembrava intenzionato a farlo.
«Lucy…
Hai fatto davvero finta?» chiese, avvicinando il suo volto a
quello della
ragazza. C’era una vena di preoccupazione nella sua voce, ma
era comunque troppo.
Vicino.
«I-io…
N-n-n-n-n-n-n-n-n-no.»
Lo
sentì sospirare, poi si spostò di lato,
consentendole di respirare.
«Beh,
meno male!»
Sorrideva
come suo solito, anche se aveva le guance leggermente rosate.
Lucy
si rimise a sedere sul pavimento, guardandolo di sottecchi. Cosa
sarebbe successo
adesso?
Il
ragazzo si batté le mani sulle cosce, prima di mettersi in
piedi di scatto. Quando
Lucy lo guardò, le tendeva una mano. Non poté
fare a meno di sorridere. Natsu
era e sarebbe stato sempre Natsu: imprevedibile, solare e tremendamente
ingenuo. Il ragazzo la tirò su di peso poi, senza preavviso
alcuno, la avvicinò
a sé e le diede un bacio. Uno vero.
«Vado
a cercare Happy e torno, ok?» le disse, quando si separarono.
Poi,
senza aggiungere altro, uscì allegramente dalla porta,
lasciando la ragazza lì,
più rossa del rosso stesso, imbambolata per lo shock.
******
Happy
si allontanò dalla finestra e atterrò sulla
spalla di Natsu, appena uscito dall’appartamento
di Lucy.
«Ah,
eccoti! Ma dove ti eri cacciato?» chiese il ragazzo.
«Oh,
avevo voglia di starmene un po’ da solo a mangiarmi un
pesce.»
Se
Natsu l’avesse osservato per bene avrebbe scorto, nei suoi
occhi, la scintilla
di un sorriso.
Perché
il suo contorto piano per farli baciare aveva funzionato.
E
ora Carla avrebbe dovuto ripagarlo in pesce fresco per un anno intero.
Angolo dell'autrice:
ciao a tutti! Do inizio alla mia #naluweenweek2020,
anche se in ritardo TT_TT Erano previsti due giorni bonus e questo
è il primo (15 ottobre...) con il prompt "gufo". Ci tenevo
davvero tanto a scrivere un racconto ben curato, cosa che ha allungato
i tempi, ma sono contenta di avercela fatta.
Spero che piacerà anche a chi leggerà, e vi
ringrazio in ogni caso per il tempo che deciderete di
dedicargli♥
Alla prossima!