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Autore: Picci_picci    26/10/2020    3 recensioni
Sono passati mesi da quando Ladybug e Chat Noir non si vedono più. Solo una muta promessa li unisce: non scordarsi mai l’uno dell’altra. Vanno avanti nel loro presente, ma continuano a vivere nel passato e nel loro ricordo. Marinette, ormai, è a tutti gli effetti la stagista personale di Gabriel Agreste, praticamente il Diavolo veste Agreste nella realtà, e Adrien sta tornando da Londra per imparare a gestire l’azienda di famiglia.
Cosa mai può andare storto?
Tutto, se ci troviamo alla maison Agreste.
Mettetevi comodi e preparatevi a leggere una storia basata sulle tre cose indispensabili di Parigi: Amore, Tacchi alti e...là Tour Eiffel.
.
"Perché l'amore è il peggiore dei mostri: ferisce, abbandona, ti rende pazzo, triste ed euforico allo stesso tempo. Ma è anche l'unica cosa bella che abbiamo in questa vita."
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Gabriel Agreste, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Plagg, Tikki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'L’amour'
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Ancora in trance, Marinette guardò Adrien con occhi sgranati. Come era possibile?

E se lui...se lui fosse…

No, impossibile.

Eppure… Lei non lo aveva mai raccontato a nessuno di quel balcone.

Si sedette davanti al tavolo finemente decorato con una tovaglia bianca e dei petali di rose, apparecchiato di tutto punto. La terrazza, addobbata con candele e rose (ancora rose), dava su una splendida vista di Parigi.

“Ti piace?”

Lei lo guardò dal basso verso l’alto. Se le piaceva? Era perfetto, era tutto perfetto, persino la quiche lorraine cucinata come quella di sua madre, il suo piatto preferito. Ma lui come faceva a saperlo? Non aveva mai rivelato quel dettaglio ad Adrien e Alya non sapeva il giusto procedimento per cucinarla...ma Chat Noir sì, gliel’aveva cucita lei stessa.

Si schiarì la voce e posò la rosa sul tavolo, “è incredibile.”

Adrien risultò quasi deluso dalla sua risposta e, con un sorriso di circostanza, “ne sono lieto.”

Marinette prese la forchetta e il coltello, “spero che la quiche lorraine sia buona almeno la metà di quella che ti ho cucinato io….chaton.”

Lui alzò la testa di scatto con un sorriso folle sul volto, “my lady..”

Restarono a guardarsi negli occhi per infiniti attimi, blu nel verde e verde nel blu, ancora increduli di avere davanti a loro il soggetto dei loro pensieri e dei loro desideri. 

Con un fruscio secco, Marinette si alzò dalla sedia prendendo la sua borsa.

“Aspetta”, disse lui prendendola per un braccio, “dove vai?”

“Dove vado? Dove vado?!”

Si tolse la mano di Adrien, Chat Noir, dal braccio e lo guardò con sguardo truce, “il tuo invito era solo un inganno!”

“Non lo farei mai, insettina.”

“Insettina un corno! Lo hai fatto, Adrien”, quanto era strano pronunciare il suo nome ora che sapeva la verità?, “mi hai portata qui, solo per capire se ero davvero Ladybug.”

“Scusa, se non l’ho chiesto durante la riunione di oggi in Maison.”

Lei scosse la testa e si allontanò, “non capisci.”

“A quanto pare, è diventato il mio stile di vita.”

“Io l’avevo detto”, disse Plagg spuntando dal nulla.

“Plagg, non adesso.”

“È un piacere rivederti, Marinette.”

Lei, nonostante tutto, sorrise.

“Anche per lei è un piacere, ma in questo momento dovresti zittirti.”

“Grazie Tikki”, disse Adrie, grato.

Guardò di nuovo la sua lady, “ho fatto la cosa che ritenevo più giusta.”

“Tipo andare via da Parigi e lasciarmi?”,non lo aveva ancora perdonato per quello e dubitava di riuscire a farlo.

“Tipo andare a convivere con Luka?”

“Io non me ne sono andata!”

“Peccato che tu non abbia nemmeno fatto niente per farmi rimanere!”

“Non volevo complicare le cose”, disse sottovoce, “ma ti ho aspettato, sempre. Anche quando convivevo con Luka, ho aspettato te.”

“Adesso sono qua.”

Guardò Parigi, la sua amata Parigi, e disse quello che non pronunciava da troppo tempo, “Tikki, trasformami.”

Dopo un'improvvisa luce rossa, Adrien trovò davanti a lui Ladybug, Marinette, con le lacrime agli occhi.

“My..”, ma non finì mai la frase perché, con yo-yo alla mano, Marinette volò via.

“Cosa ho fatto, adesso?”

“L’idiota”, concluse Plagg con uno sbadiglio.

***

Si pettinò lentamente i capelli, svogliatamente. Non voleva andare a lavoro oggi, voleva rimanere sdraiata sul letto a contemplare il nulla.

“Mari”, disse Tikki passandole la collana col ciondolo a forma di “M”.

“Sì?”

“Perché ieri sera ti sei arrabbiata così tanto?”

Si prese del tempo per rispondere, mentre lisciava i pantaloni a palazzo neri che aveva addosso. 

“Perché ci avevo sperato. Avevo sperato che Adrien, non so, si fosse accorto di me, che provasse qualcosa per me. Quando ho scoperto la verità, mi sono sentita delusa ed ingannata e...ho reagito così. Lo ammetto, non è stata la mia migliore reazione, ma lui è stato scorretto.”

Tikki annuì, nascondendosi nella borsa grande che solitamente Marinette usava per andare a lavoro, “vedrai che chiarirete tutto.”

Marinette indossò il blazer nero sopra il top bianco e finì di legare un foulard, degli stessi colori di cui era vestita, al collo.

Uscì di casa salutando velocemente i suoi genitori ed entrò nella strade affollate di Parigi. Si guardò intorno: le persone sorridevano e camminavano allegramente, il sole splendeva illuminando le strade della città e gli innamorati passeggiavano serenamente. Tutto questo si scontrava con il suo mood di quella mattina. Indossò i grandi occhiali neri da sole, per celare la sua stanchezza e quella vivacità che oggi lei non riusciva a mostrare, e s'incamminò dalla parte opposta, chiamando un taxi.

“Se hai bisogno di un passaggio, posso accompagnarti io.”

Marinette si girò al suono di quella voce e indietreggió; Adrien Agreste accanto ad un Corvette nera le sorrideva.

“No, grazie. Aspetterò il mio taxi o andrò a piedi.”

“My lady..”, ma venne interrotto da lei.

“Non chiamarmi così, non in veste civile.”

“Pensi davvero che qualcuno potrebbe collegare un nomignolo a, bè, tu sai cosa.”

Aveva ragione, doveva ammetterlo, ma questo non significava che sarebbe andata con lui.

“In ogni modo, arrivederci.”

“Hai deciso di ignorarmi?”

“Se ti stessi ignorando, non ti parlerei.”

Adrien ghignò, come aveva fatto a non collegarlo prima a Chat Noir?

“Lo sai che adoro le sfide.”

Abbassò gli occhiali da sole sul naso e lo guardò con occhi determinati, “vedremo, Agreste.”

Si ritirò gli occhiali su e se ne andò con il suono delle sue Louboutin che l’accompagnava ad ogni suo passo.

“Amo quando fa così.”

“Io no, vuol dire che ci sarà una bella gatta da pelare”, e dopo questa sua perla di saggezza, Plagg si mangiò un’altra fetta di camembert.


Angolo Autrice
Buon lunedì e lo scrivo con una faccia non molto allegra; il lunedì è sempre il giorno più traumatico per me, ma spero che questo possa regalarvi un sorriso. Mi scuso, il capitolo è più corto del solito, ma non vi volevo lasciare troppo con il fiato sospeso ahahahah.
Ancora grazie mille,
Un abbraccio.
Cassie
   
 
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