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Autore: Chiara PuroLuce    26/10/2020    6 recensioni
Patty è sempre stata gelosa del rapporto di amicizia che lega Holly ad Amy, ma ora ha deciso di cambiare rotta.
Amy ha sempre cercato di avvicinare Patty, ma lei le si era sempre negata e con che grinta, ma se un bel giorno...
Una storia che tratta di un legame di amicizia, tanto insolito quanto vero che riserverà non poche sorprese alle due ragazze e non solo a loro.
Tratto dal prologo:
Cosa ci azzeccavano loro due insieme? Niente, eppure…
«Amy, lasciamelo dire, ho l’impressione che da oggi si scriverà un nuovo inizio per noi due. Ma che non lo sappia nessuno, mi raccomando.»
«Come? E perché?»
«Perché io non ti sopporto, ufficialmente. Lo sanno tutti. E così dovrà continuare a essere.»
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Yayoi Aoba/Amy
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La festa che si tenne quella sera fu bellissima. Era un peccato che Steffen non ci fosse, o avrebbe visto il successo ottenuto dal suo team. Però gliel’avrebbe detto la mattina dopo, quando sarebbe rientrata a Tokyo e l’avrebbe rivisto. Sinceramente non vedeva l’ora. Le era mancato.
Holly quella sera si tenne a distanza da lei e si comportò freddamente nei suoi confronti. Ma davvero aveva il coraggio di fare l’offeso per quel bacio? Incredibile. Se gli altri notarono quello strano comportamento, non lo dissero apertamente e lei li ringraziò per quello. Non sapeva più come fare con lui e forse la lontananza l’avrebbe aiutata a prendere una decisione definitiva. Però lei lo amava davvero tanto, oh che casino.
Maki e Mark furono, loro malgrado, l’attrattiva principale della festa e le battutine all’ordine dell’attaccate si sprecarono. La cosa divertente fu vedere Maki bistrattarlo e lui fingere di offendersi.
Quella ragazza era simpaticissima e a fine serata, ottenne il suo numero di telefono, per tenersi in contatto. Ancora non si spiegava come aveva fatto a innamorarsi della tigre, ma era successo e la cosa meravigliosa, era vedere come Mark la ricambiasse. Maki conquistò tutti, anche Benji e la cosa fece ingelosire Mark, dando vita a un siparietto spassosissimo.
Patty vide Eve sempre più vicina a Bruce e la cosa le fece immensamente piacere. Finalmente quei due si erano dichiarati – anche se non sapeva ancora bene quando era successo – e il loro amore si percepiva.
Amy, seppe da lei sul finire della festa, chiese una proroga di qualche giorno a Julian per potersi preparare al meglio e lui annuì con vigore, felice che la sua innamorata non si fosse tirata indietro. Fu lui stesso a confessarglielo, sollevato e imbarazzato.
Quella che ora le dava da pensare era Susie e la sua cotta a senso unico per Clifford. Ma poi era veramente così? Dal comportamento di lui era difficile capirlo. Patty si ripromise di rimanere in contatto con l’amica, anche se da lontano.

«Ragazze» disse loro una volta riunite tutte intorno, Maki compresa «che ne dite di fare un pigiama party da noi a Tokyo tra una settimana? Passeremo il week end insieme. Vi va l’idea?»

L’idea fu accettata con entusiasmo e si ripromisero di chiamare anche Jenny che, come disse loro Philip lì vicino, era andata a trovare la famiglia di sua madre in lutto per la nonna bis venuta a mancare tre settimane prima. Per quello non c’era alla finale, perché si trovava dalla parte opposta della nazione, in un villaggio sperduto e impossibilitata a rientrare, con sua somma rabbia.
Susie era curiosissima di incontrare la fantomatica Vanesia che tanto aveva colpito il suo immaginario e di rivedere Steffen, oltre che la loro abitazione nel quartiere più alla moda di Tokyo, che l’aveva sempre affascinata.
Nessuno, per fortuna, le chiese come mai stesse tanto alla larga dal loro capitano, dopo quei due giorni passati appiccicati e in versione “coppietta felice”. Lei non avrebbe saputo cosa rispondere.
Sul finire della festa, lui la chiamò.

 
«Patty, posso parlarti un attimo?»

«Certo, anche due» gli rispose col cuore in gola per l’emozione.

Ma quando lei lo raggiunse, lui la trascinò lontana dagli altri e portò in magazzino, dove tutto era iniziato. Appena chiusa la porta, la baciò con foga e lei non poté fare altro che assecondarlo e rispondere al suo assalto con uguale passione e forza. Non seppe quanto durò, ma la cosa certa fu che non appena terminò, lui le disse con il fiato corto e la voce roca:
 
«Questo era il bacio che volevo, non il contentino che mi hai dato.»

«Non era un contentino. Ti ho detto che non…»

«Non me ne frega un cazzo se non avevamo specificato. Tu sapevi cosa volevo e hai deliberatamente aggirato la cosa. E tutto per non offendere quel coglione nordico che ti ritrovi per vicino di casa e che domani ti avrà di nuovo a sua completa disposizione» le urlò.

«Steffen non è un…»

«Non nominarlo, evita, ci riesci? Mi dà sui nervi solo sentire il suo nome, mi manda in bestia!»

Cosa, cosa? Improvvisamente Patty ebbe un’illuminazione.
 
«Sei… geloso?»

«Sai benissimo che lo sono. Sono geloso marcio di lui!» le disse senza esitazione.

«Sentimi bene ora… tu, hai avuto anni per corteggiarmi, se davvero mi amavi come mi hai detto e non l’hai mai fatto. Anni! E precisamente quindici! Quindici fottuti anni Holly, in cui tu non hai mosso un dito, se non per mortificarmi. Era quello il tuo amore? Oh, scusa se non l’ho capito!»

«Patty…»

«No, non ho ancora finito» gli disse alzando una mano davanti a lui per bloccarlo e allontanandosi. «Hai un tempismo schifoso Oliver Hutton. Vieni a dirmi che mi ami e che sei geloso… e quando? Quando, guarda caso, nella mia vita compare un bellissimo e dolce ragazzo biondo che mi ha fatta sentire speciale, per la prima volta in vita mia. Ma tu no, eh, il grande campione non può accettare uno smacco del genere, vero? Vero?»

«Sai benissimo che non te l’ho detto per quello, ma perché lo sento veramente» ci tenne a precisare il calciatore. «Ti amo, meravigliosa creatura con lo spirito indomito di una guerriera. Quante volte devo dirtelo ancora prima che tu mi creda. Perché te lo dico solo ora? Perché sono un imbecille che ha capito in ritardo che non poteva perderti così. Ci è voluto il vichingo per farmi svegliare? Oh, sì, eccome. Quando mi hai detto che ti trasferivi a Tokyo, mi hai ucciso. Quando Amy mi ha detto che eri uscita con lui e ti ho sentito definire quel vostro appuntamento “Favoloso” mi hai ucciso ancora. Quando mi hai detto di averlo baciato più volte, mi hai ucciso una terza volta.»

Patty lo guardò e quello che vide nei suoi occhi la sconvolse: disperazione e amore. Oddio, Holly non stava mentendo, non le diceva di amarla per mandarla in confusione, ma perché lo pensava veramente.
 
«E ora mi scappi di nuovo e torni da lui. Sicuramente ti marcherà stretta e cercherà in tutti i modi di allontanarti da me. E io non posso fare nulla per impedirgli di vederti e frequentarti e questa cosa… è frustrante. La lontananza non gioca a mio favore.»

«Torni in Spagna?» gli chiese con filo di voce.

«Se o quando tornerò, amore mio, lo farò con te!»

E poi la raggiunse e la chiuse tra le sue braccia. La baciò nuovamente con foga e disperazione per lungo tempo, facendole mancare le forze e il respiro.
 
«Che dici… con me?» gli chiese una volta terminato il bacio.

«Senza non avrebbe senso» e poi aggiunse «d’accordo – se proprio non ne puoi fare a meno – frequentalo pure, bacialo pure, ma quando lo farai, spero tu abbia in mente solo un viso, il mio e in testa solo una voce, la mia.»

«Sei possessivo ed egocentrico» gli disse sorridendo suo malgrado.

«Sono totalmente, immensamente e disperatamente innamorato di te» ribadì accompagnando ogni parola con un bacio veloce «e sono geloso come non avrei mai creduto di essere capace di fare.»

«È tutta la sera che mi ignori e ora… questo! Io non ti capisco più.»

Lui, per tutta risposta, prese a martoriarle il collo di piccoli baci.
 
«Quanto sei sexy stasera, amore mio. È vero, ti sono stato lontano di proposito o non avrei tenuto le mani a posto e non solo quelle, quindi ora sto rimediando, in parte» poi le sussurrò all’orecchio «non mi vergogno a dirti che ti vorrei nuda e palpitante contro di me, e prima o poi accadrà, anche se non ora. Sarà bellissimo per entrambi lo so, anche se parecchio imbarazzante all’inizio.»

Oddio… davvero le stava dicendo che lui e lei… e che anche lui era… oddio!
 
«Sporcaccione! Ma… ma chi sei tu e dove hai nascosto il mio Holly?»

«Ahahah… e così ora sono diventato il tuo Holly?» le rispose facendola arrossire come una scolaretta. «È ancora davanti a te e ti sta guardando, apprezzando e… assaggiando e se non lo riconosci, è per colpa tua che lo trasformi in un maniaco ogni volta che è da solo con te.»

«Mi piace questo nuovo Holly, lo preferisco al vecchio» gli rivelò lei con un filo di voce rotta dall’emozione.

«Ahahah… buono a sapersi. La mia Patty» le disse prima di impossessarsi delle sue labbra per l’ennesima volta.

Dopo un tempo che le parve infinito, Patty riemerse da quell’assalto con le labbra formicolanti e ci passò la punta della lingua sopra, movimento che il numero dieci non perse.
 
«Finirà che non me le sentirò più e… oddio, come faccio adesso a ritornare di là come se niente fosse? Saranno così gonfie per colpa tua e dei tuoi baci infuocati che capiranno tutti cos’è successo. Oddio, che imbarazzo!»

«Ahahah… amore mio sei uno spasso. Grazie per il complimento, potrei dire la stessa cosa di te e non credere che io sia messo meglio. Comunque siamo via da un po’, due conticini se li saranno fatti.»

Era vero, non ci aveva pensato e d’istinto nascose il volto nel suo petto che sentì sobbalzare dalla sua risata profonda che le entrò dentro nell’anima e vi rimase. Poi Holly la scostò lentamente e la fissò negli occhi prima di dirle:
 
«Dì pure al vichingo, che io non ti lascio a lui e che può anche scordarsi un futuro con te, perché tu sei mia… mia… e di nessun altro, tantomeno sua. Ti amo alla follia signorina Patricia Gatsby e so che anche tu mi ami, lo sento e farò di tutto per fartelo ammettere.»

Poi la baciò nuovamente – insinuando le mani sotto il top argentato che indossava abbinato a dei jeans scuri – facendola impazzire dal desiderio. Il suo corpo reagì a quelle carezze e approfondì il bacio. Quando poco dopo Holly se ne andò, Patty si sentì vuota e incompleta.

 
 
 

 
«Clifford!»

Oh, no, eccola di nuovo. E adesso che cosa doveva fare?
 
«Susie» rispose lui «hai bisogno di qualcosa?» le rispose nascondendosi dietro un bicchiere di aranciata che svuotò e buttò via.

«Io… em… no. Volevo solo… cioè prima sei scappato e non sono riuscita a dirti quanto tu sia stato bravo in campo.»

«Bene, ora che me l’hai detto, ti ringrazio e ti lascio tornare dalle altre manager. Scusa, ma… devo andare a fare la valigia. Ciao, stammi bene e… ci vediamo al prossimo ritiro.»

«Sì, scusa se ti ho disturbato. Pensavo ti facesse piacere sapere che ho trovato il tuo gioco molto bello e che hai difeso bene la porta, ma vedo che non ti interessa saperlo quindi… va pure. Sarai stanco e io ti sto trattenendo con sciocchezze. Quindi, sì, ciao. Buon rientro a Nagasaki. Fa buon viaggio Clifford. Ciao» e poi se ne andò.

Tutto sommato era andata bene. Doveva solo varcare la soglia, salire le scale e non girarsi indietro. Proprio no. Non era il caso. E allora perché lo fece? E allora perché si sentì in colpa nel vederla uscire dalla porta finestra, con aria triste? Triste? Oh, andiamo. Susie non era mai triste ed era proprio una delle qualità che lo avevano colpito di lei.
 
«Sei un cretino»

Cosa? Chi diamine aveva parlato. E la risposta non si fece attendere quando gli arrivò uno scappellotto sul braccio.
 
«Patty, che vuoi? Non eri da qualche parte appartata con il capitano, tu?»

«Ah ah! Ma ora sono qui e ho visto tutto. Sei arrabbiato con lei? Ti sta antipatica? Ti dà sui nervi?»

«No, no e no. Solo che… senti, parlando chiaro, è carina, ma… la cosa finisce lì.»

«E perché?»

«Perché è meglio così. Ma l’hai vista bene? Può avere chi vuole, solo sbattendo quei suoi grandi occhioni scuri o sorridendogli. Ha conquistato Diaz con un solo sguardo e l’ho messo in guardia dal darle noie perché è nota la sua reputazione con il sesso opposto. Ma quello è un tipo caparbio e ha promesso di tornare. E lo farà. E la farà soffrire e questa cosa non mi fa stare tranquillo.»

«Ti piace! Oh, mio, Dio, tu sei attratto da lei. E allora perché diamine non glielo dici e la tratti come una pezza da piedi?»

«Oh, andiamo Patty. Solo perché tu sei innamorata, non significa che debbano esserlo tutti. Il mio voleva essere solo un complimento. Ma se devo essere del tutto sincero, bè allora ti spiego perché non mi spingo oltre con lei.»

«Sentiamo» lo incoraggiò lei sedendosi sulle scale e lui la imitò.

«Perché è fuori di testa! Tutta questa allegria da dove le viene? Dove la prende? Fa paura. E poi è insistente, la trovo ovunque e non so perché e la cosa mi fa imbestialire. È appiccicosa, fastidiosa e rompiscatole. Non mi piace la gente che mi sta troppo addosso. È inquietante, ok? Una persona che sorride sempre, per me, nasconde qualcosa ed è falsa. Non voglio avere attorno una così, specie se è una ragazzina già stramba di suo.»

Era anche terribilmente bella, sensuale e spontanea… ma questo non l’avrebbe mai confessato a nessuno, tanto meno a Patty. A dire il vero gli piaceva averla attorno, anche troppo, e proprio per questo doveva allontanarsi da lei, da Susie.
Improvvisamente sentì una porta sbattere, si girò verso il rumore e vide un’ombra correre via. Merda! Non sarà stata…

 
«Come ti dicevo prima, Clifford, sei un cretino!» sentenziò la manager capo con sguardo duro, prima di inseguire l’amica.

… e invece era proprio lei e sì, lui era veramente il re dei cretini!

 
 

 
Susie aveva il cuore spezzato di nuovo. Solo che questa volta era peggio della precedente. Almeno Holly glielo aveva detto in faccia che non era il suo tipo e lei aveva capito il perché, anche se non lo aveva mai confidato a nessuno, neanche alla diretta interessata, Patty.
Invece Clifford era stato così… così scortese con lei.
Dopo essere stata liquidata da lui, aveva deciso di schiarirsi le idee e prendere una boccata d’aria, così era uscita.
Sì, Clifford aveva ragione, dietro al suo costante sorriso e ai suoi modi sbarazzini e svampiti c’era qualcosa… una grande sofferenza e anni di solitudine. Ma nessuno lo doveva mai venire a sapere, per tutti lei era Susie la svampita e tale doveva rimanere.
Fare la manager della New Team prima e della Nazionale poi, l’aveva aiutata e fatta uscire dal suo guscio. Fin da subito era entrata in sintonia con i ragazzi e la cosa era già strana così.
Il rifiuto di Holly l’aveva delusa, ma era comunque andata avanti, facendosene una ragione e poi…

 
«E poi sei comparso tu.»

La prima volta che l’aveva visto stava sugli spalti assieme al suo amico e compagno di squadra Sandy, che ora militava con lui nella Nazionale. Era venuto a spiare una partita di Holly e, avendo scorto sua cugina Eve si era avvicinato a lei. Purtroppo, era rimasto incantato da Patty – che all’epoca vestiva femminile, anche se non sarebbe durata ancora per molto – ma lei non ci aveva badato, tutta presa da Holly com’era.
La seconda volta stava entrando in campo per giocare contro la Nankatzu. Tutti l’avevano criticato per il suo gioco duro e decisivo, ma a lei era piaciuto e l’aveva ammirato.
Clifford, con la sua stazza imponente, la sua bravura e il suo essere apparentemente duro… l’aveva conquistata all’istante. Ma, memore dell’esperienza passata, era stata zitta.
Bando ai ricordi, doveva riprendere il controllo di se stessa e ricominciare, nuovamente.
Dopotutto non aveva fatto nulla di male, se non cercare un po’ d’amore, giusto? Era destinata a stare sola. Aveva ragione sua zia? Lei era un impiastro fastidioso che non avrebbe mai combinato nulla di buono nella vita e sarebbe rimasta zitella? Una zecca che nessuno voleva avere intorno e tanto meno amare? Si rifiutava di crederci, eppure…
Non poteva stare via per molto, tutti si sarebbero chiesti dove fosse finita, ma quando fece per tornare sui suoi passi una voce la bloccò.

 
«Ah, eccoti qua» esordì Patty raggiungendola «ma cosa ci fai qua accucciata dietro il cassonetto?»

«Rifletto» rispose lei semplicemente «e qui ero sicura di non essere disturbata. Ma a te è impossibile farla» le disse asciugandosi in fretta le lacrime e sorridendole.

«Allora ti faccio compagnia.»

Cosa? No! Troppo tardi, Patty si era già seduta.
 
«Ci hai sentiti!» esordì l’amica e lei annuì. «È ufficiale, Clifford è un cretino.»

«No, lui ha ragione. Io non so mai stare al mio posto e risulto fastidiosa e… tutte quelle altre cose ha detto.»

«Non è vero e lo sai anche tu» la smentì lei, scuotendo la testa con vigore «da quanto tempo ti piace?»

Quella frase la spiazzò.
 
«Non mi piace» asserì e poi bloccò la protesta di Patty sul nascere «forse la cosa ti sconvolgerà, ma io lo amo proprio.»

«Che… che cos… hai ragione sai? Mi hai spiazzata. Wow.»

«Già, wow. All’inizio mi piaceva solamente, ma poi ho iniziato ad amarlo e questo da circa un paio d’anni.»

«E…»

«niente, Patty, l’hai sentito anche tu cosa pensa di me, no? Ecco, non mi sembra il caso di insistere più.»

«Ti arrendi così? Tu? Mi deludi!»

«Sono stanca di combattere sempre contro i mulini a vento. Domani tornerò a casa dei miei zii e tutto ricomincerà come prima. Sarebbe un sogno abbandonare per sempre quel branco di senza cuore, ma non posso permettermi neanche un monolocale.»

Aveva parlato troppo, lo sapeva, ma si sarebbe fermata lì.
 
«Vieni a Tokyo con noi» le propose Patty «Amy ne sarà felicissima. Non so perché non vuoi restare dai tuoi zii e non mi interessa, ma se vuoi un posto per dormire… da noi c’è. Certo, è un divano letto, ma è meglio che niente.»

Susie era spiazzata, non si aspettava una proposta del genere.
 
«Davvero? E posso usarlo? No, perché dagli zii ho un futon, ma è loro e di certo non me lo faranno portare via, lo butteranno piuttosto che utilizzarlo dopo di me, ma non si azzarderebbero mai a regalarmelo.»

«Che cosa? Non ho parole, ma che razza di persone sono questi zii che hai.»

Patty era giustamente scandalizzata da quelle frasi, ma non poteva certo sapere tutta la cruda realtà in cui lei viveva dall’età di sette anni in poi.
 
«Io ho una proposta migliore.»

A parlare era stata Eve che con le altre manager e la nuova arrivata Maki, le avevano raggiunte. Quel nascondiglio stava diventando troppo affollato.
 
«E quale sarebbe?» l’interrogò curiosa.

«È presto detto. Per il momento ti appoggerai a casa mia, ma non sarà per molto. Se ho visto giusto e ho sentito bene poco fa, sei innamorata di mio cugino Cliff, vero?»

Lei non rispose, troppo imbarazzata per pronunciare quell’ammissione davanti a tutte. Ma Eve non si diede per vinta e continuò.
 
«Molto bene. Visto che il tuo sogno è avere un appartamentino tutto per te… ti informo che io ne ho giusto uno che fa al caso tuo. Solo che devi essere disposta a trasferirti lontano da qui, te la senti?»

«Come… ne hai uno per me» le chiese lei con stupore.

«Certo. È un bilocale in una palazzina di due piani, molto carina e di proprietà della famiglia di mio padre. Lì vorrebbero mandarci a vivere me, ma io non ci penso neanche a trasferirmi lontano dal mio Bruce. Non ti chiedo nulla di affitto, solo di farti carico delle bollette, ma con i pannelli solari che hanno installato recentemente, sono praticamente nulle. Ho solo una condizione da porti.»

«E sarebbe?» risposero tutte insieme le amiche.

«Sopportare il tuo nuovo vicino di casa.»

Quella richiesta la lasciò meravigliata e come lei tutte le altre, realizzò guardandosi attorno. Era davvero disposta a trasferirsi lontano da Nankatzu, dai suoi zii e dai loro tremendi figli? Era davvero disposta a conoscere persone nuove e ad avere un vicino di casa insopportabile? La risposta era una sola, capì.
 
«Sì, Eve, lo farò. Sono pronta a incominciare una nuova vita.»


 
 
 
Il telefono principale suonò proprio mentre Holly ci stava passando vicino. Ma chi diamine era che chiamava a quell’ora?

 
«Pronto? Sede della Nazionale Giapponese di calcio» rispose «parla il capitano Oliver Hutton.»

«Oh, Oliver, cercavo proprio te. Volevo farti i miei migliori complimenti per la meritata vittoria.»

«Grazie, ma chi è lei scusi?»

«Ahahah… e dire che ci siamo visti pochi giorni fa. Sono Nozomi, la…»

«… la nonna di Patty, ma sì, certo. Buonasera, che piacere sentirla.»

«Ricambiato. Ero qui in camera, a Venezia, dopo un riposino pomeridiano molto breve e ho ricevuto un messaggio entusiasta di mia nipote con la bella notizia. Mi sono detta... devo assolutamente chiamarli.»

«La ringrazio ancora a nome di tutti. Girerò il suo messaggio alla squadra.»

«E dimmi, come va con mia nipote?»

Eccola la domanda da un milione di dollari… e ora cosa doveva dirle?
 
«Bè, futuro marito, hai perso la lingua?»

Futuro marito! Sì, quelle parole gli piacevano molto.
 
«Lei è sempre convinta che finirà così, vero?»

«Lei – la mia Patty carissima – ti ama, ma è troppo cocciuta, testarda e orgogliosa per ammetterlo. Assomiglia a me e quindi lo so bene. Allora?»

«Sì, ne sono convinto anch’io, che mi ami intendo e sto facendo di tutto per farglielo ammettere. Ma lei domani torna a Tokyo e lì c’è quel… vichingo dei miei stivali.»

«E ci sarai anche tu!»

«Come? Signora Noz…»

«Nonna, per te» lo corresse quella.

«Em… sì, ok, grazie. Nonna Nozomi, non è possibile questa cosa. Vuole che la pedini e mi accampi da qualche parte per saltare fuori quando meno se l’aspetta, forse? Io amo sua nipote, ma lo stalker non lo faccio.»

«Ahahah… che caro ragazzo sei e anche spiritoso. Patty mi ha detto che giochi nel Barcellona, in Spagna. Fantastica città, ci andai in viaggio di nozze e ci tornai per il venticinquesimo. Devi forse tornare lì?»

Che cosa stava cercando di dirgli?
 
«Come ho detto stasera a sua nipote – che, le farà piacere sapere, ho baciato varie volte senza che si sottraesse e senza ricevere schiaffoni – senza di lei non torno!»

«Benissimo, facciamo progressi vedo. Continua a baciarla mio caro nuovo nipote e futuro marito, fallo più che puoi.»

«Sarà un piacere» ma stava veramente parlando di quello con una simpatica e stramba vecchietta? «Cosa intendeva prima dicendomi che ci sarò anch’io a Tokyo?»

«Holly, caro, hai tempo? Perché adesso nonna Nozomi ti dirà una cosa bellissima!»

E poi lo fece e quando chiuse la comunicazione, svariati minuti dopo, Holly scoppiò a ridere di gusto!
   
 
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