Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: steffirah    27/10/2020    2 recensioni
Una volta iscrittosi all'università, Syaoran si trasferisce in un nuovo appartamento con due coinquilini e mezzo, e si ritrova a vivere esperienze del tutto impreviste. La sua vita però cambierà del tutto quando verrà assunto per lavorare presso una persona con cui non sapeva neppure di aver instaurato un legame... Un legame che lo riporterà alle sue origini, spingendolo a trovare quella famiglia che gli manca.
Genere: Generale, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane, Sakura, Syaoran
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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XIII



 
 
 
Acque torbide mi avvolgono, rendendo la mia vista appannata. È tutto buio. È tutto freddo. Mi sento un macigno sul petto.
Provo a respirare, ma dinanzi ai miei occhi si sollevano soltanto bollicine bianche, che corrono verso una superficie invisibile. Cerco di seguirle, nuotando con tutte le mie forze contro la corrente che mi spinge giù, avvertendola come se dei mulinelli mi afferrassero i piedi; simili a mani artigliate si avvolgono attorno alle mie caviglie, tirandomi verso quegli abissi di tenebra. Sento il panico sopraffarmi, ma non mi arrendo, in cerca d’aria, riuscendo con molta fatica ad uscirne.
Respiro affannosamente, sentendomi bruciare occhi, naso, orecchie e gola, col sale che mi invade. 
Essendoci una lieve luce biancastra cerco la riva, notando che è proprio vicina a me. Mi basta infatti allungare un braccio per arrivarci, infilando le dita nella sabbia, appigliandomici per strisciare fin lì. Mi metto carponi e regolarizzo il respiro, prima di voltarmi a pancia in su, osservando il cielo. È completamente bianco, come un agglomerato di albume montato a neve. È accecante, e sembra portare con sé aria malata. 
Mi faccio forza e provo ad alzarmi, guardandomi intorno per cercare di comprendere in che posto mi trovo. C’è una sorta di boschetto oltre la spiaggia – ora che la osservo bene, mi accorgo che è fatta di sassolini, non di sabbia – e sulla destra quello che mi sembra un promontorio, da cui si intravede un molo in legno. Questo diventa più grande alla mia visione, come se si ingigantisse o io rimpicciolissi, come se improvvisamente fossimo vicinissimi, e quanto più guardo quelle assi di legno tanto più mi sento opprimere da un senso d’angoscia. 
Riesco a distogliere lo sguardo, notando che proprio in prossimità di esso ci sono dei vortici nell’acqua, quasi vi fossero dei tombini sul fondo e qualcuno li avesse improvvisamente stappati. Mi volto al lato opposto, ma non c’è assolutamente niente ad aspettarmi; ciononostante provo a fuggire da qualcosa che sembra più grande di me, un’ombra che mi pesa sulle spalle, che mi tiene paralizzata sul posto.
Guardo verso il mare, vedendo un’alta onda azzurrina, riflettente scie dorate di un sole inesistente, pronta ad abbattersi su di me. Sospiro rassegnata, rinunciando a scappare, guardandola con mestizia. Ne ho paura, ma allo stesso tempo non riesco né voglio spostarmi di lì; così lascio che mi travolga e, mentre l’acqua mi avvolge, pur non muovendomi neppure di un centimetro, accolgo la visione celeste che mi ondeggia dinanzi agli occhi, senza più ferirmi.
 
 
 
Scatto seduta, respirando affannosamente. Mi avvolgo tra le coperte, sentendomi infreddolita, come se sul serio fossi stata in acqua per tutto questo tempo. Mi rannicchio sul letto, concentrandomi per inspirare ed espirare con forza. 
Non è la prima volta in cui sogno di essere travolta da un’onda. E anche se di solito ci sono altre persone attorno a me, sono sempre soltanto io l’unica ad esserne colpita. Ma stavolta, ero del tutto sola. E il paesaggio sembrava quasi non esistere, più simile a macchie di colore su una tela immacolata. Cosa significherà mai? 
So che le onde simboleggiano dei cambiamenti nella propria vita, ma a me sembra sempre che ci sia un legame maggiore con quell’anomalia. Come se fosse una fune legata per un’estremità al mio passato, per l’altra al mio futuro. Forse non è altro che frutto dell’esperienza, ricordi sopiti che cercano di ridestarsi… 
Scuoto la testa, cancellando quel pensiero angoscioso. Mi porto le mani alla testa, chiedendomi se non sia meglio prendere qualcosa per rilassarmi. Anche un sonnifero, se necessario. 
Mi metto seduta per posare i piedi giù dal letto, affondando nel morbido tappeto. Come in trance vi giocherello con le dita, finché non mi dò una scrollata. Mi alzo, uscendo dalla mia stanza, avviandomi verso la cucina per prendere almeno un bicchiere d’acqua. Pensare che mi sono fatta preparare un bagno coi fiori di lavanda, apposta per stare rilassata. 
A metà tragitto, tuttavia, mi interrompo nei miei passi, notando un sottile e fioco cono di luce sprigionarsi dalla camera che mia madre ha fatto preparare per Syaoran. 
Senza rendermi conto di quello che faccio mi sporgo appena per spiare all’interno, socchiudendo un altro po’ la porta per avere una visuale migliore.
Lo trovo seduto sul letto ad occhi chiusi e gambe incrociate, quasi stesse meditando, e ha il cellulare posato sul materasso dinanzi a sé, con lo schermo illuminato rivolto verso il soffitto. C’è un’aria quasi surreale, come se da un momento all’altro potesse comparire uno spettro. A quel pensiero mi si rizzano tutti i peli, per cui mi sforzo di non attardarmici, cercando piuttosto di capire lui cosa stia facendo. Anche se non sento niente, sembra che stia mormorando delle parole tra sé, le sue labbra si muovono ad una velocità impressionante. 
All’improvviso apre gli occhi, trasalendo leggermente, prima di guardare proprio nella mia direzione. Sobbalzo, nascondendomi nel corridoio, per poi darmi della stupida. 
Mi riaffaccio mortificata, ma non faccio in tempo ad aprire bocca che lui parla, mentre accende l’abatjour e posa il telefono sul comodino. 
«Sakura, che ci fai già sveglia?» 
Tergiverso, fingendo di essermi casualmente svegliata, spiegando che stavo per andare a prendere un bicchiere d’acqua. 
Mi guarda perplesso, adocchiando quello che ha lui accanto al letto. Si vede che sono ancora rintronata, ovviamente anche io ce l’ho già pronta in camera. 
Mi scuso, facendo dietrofront, ma lui mi blocca, mettendosi seduto su un lato e toccando il materasso accanto a sé. Non ho la forza di rifiutare il suo invito, e mentre vado a sedermi mi versa dell’acqua, porgendomela non appena mi accomodo. 
Lo ringrazio e lui attende che finisca di berla tutta, prima di domandare: «Hai avuto un incubo?» 
«Mmm… si potrebbe dire sì e no, un sogno frequente…» mormoro sovrappensiero, rivolgendomi poi a lui. «Tu come mai sei sveglio?»
«Stavo facendo training.» Attendo maggiori spiegazioni, ma lui aggiunge soltanto: «E ripetevo».
«Ripetevi?»
«Le cose che sono state spiegate ieri a lezione.» 
Spalanco la bocca, ancora più mortificata. 
«Perdonami, ti ho disturbato mentre stavi studiando!» 
«Non mi hai disturbato, e in ogni caso…» Mi toglie il bicchiere vuoto dalle mani e incontra direttamente i miei occhi, rivolgendomi un sorriso sereno. «È un piacere, se posso parlare con te.» 
Mi sento andare a fuoco.
Chino lo sguardo, stringendomi la gonna della lunga vestaglia tra le mani. Come fa ad essere sempre così onesto? E così diretto? E così spontaneo? 
«Vuoi dell’altra acqua?» 
«No, ti ringrazio.» 
Giocherello con alcune ciocche di capelli, e mentre posa il bicchiere ne approfitto per osservare il pigiama che gli ha fatto prestare mia madre. Dovrebbe essere di Touya-niisama, ma non ne sono sicura. Pensavo che mio fratello fosse un po’ più alto, eppure sembra calzargli bene. 
Appena lo vedo voltarsi verso di me alzo lo sguardo sul suo viso, prima che mi scopra di nuovo a fissarlo. 
«Anche per me è piacevole parlare con te.» 
Si apre in un sorriso più grande, tornando ad indagare: «Allora, ti va di raccontarmi del brutto sogno?»
Temporeggio indecisa. Dovrei spiegargli così tante cose… Cose di cui neppure io stessa sono totalmente certa… 
«Posso provarci.»
Mi allaccio e slaccio le dita nervosa, raccontandoglielo in breve, spiegando quante altre volte mi è già accaduto, e che la cosa più buffa è che mi sento più andare nel panico nella realtà, dove sono al sicuro, che nel pericolo del sogno. 
Senza che io possa anticiparlo, mi prende le mani rinchiudendole tra le sue e posa la fronte contro la mia, chiudendo gli occhi. Trattengo il respiro, col cuore in gola.
Il suo viso… a pochi centimetri dal mio…
Comincia a girarmi la testa, ma cogliendomi di sorpresa Syaoran inizia a formulare una sorta di incantesimo, in un tono bassissimo, quasi cantilenante: «Esci brutto sogno, esci fuori da Sakura. Bel sogno che sei dentro di me, entra dentro Sakura. Mostrale il sogno più dolce…» 
Qui si interrompe, riaprendo le palpebre quasi fosse in trance, mentre io credo di essere sul punto di un infarto. Il sangue sembra essermi confluito tutto al viso per quanto mi sento calda, il cuore me lo sento rimbombare dappertutto, quasi tentando di offuscare la sua voce tanto dolce e mielosa. Percepisco tutto il corpo come se si fosse fatto di pietra, rendendomi incapace di muovere anche un solo muscolo, e mi domando cos’è che ancora spinge avanti gli ingranaggi della mia testa, perché anche il mio cervello sembra essere diventato okayu insieme al cuore. 
«Scusami.» Si tira indietro e mi lascia le mani, sembrando piuttosto confuso. Permettendomi di ritrovare il respiro. «Non so come continua. Non so neppure come…» 
Si porta una mano alla fronte, chiudendo gli occhi, quasi avesse le vertigini, e io mi riprendo repentinamente, allungandomi per sorreggerlo. 
«Syaoran? Stai bene?» 
«Mmh», mormora in conferma, sembrando però smarrito. «Lo recitava mia madre quando avevo incubi. Mia madre…» ripete, adombrandosi. 
Per quel che ne so, Syaoran è stato cresciuto da una donna che lui stesso chiama sempre “Yuuko-san”. Quindi, dicendo “madre” intende forse… la sua vera madre? 
«Sembra una persona molto gentile», commento con dolcezza. 
Lui mi guarda come un bambino sperduto, che non sa come reagire, che non sa cosa dire. 
«Io non… non lo so…» 
La sua voce si infrange come vetro rotto, e con essa sento spezzarsi il mio cuore. Una lacrima sfugge dal suo occhio destro e anch’io sento i miei riempirsi di lacrime. Come rugiada, le percepisco scivolarmi fino al mento, cascandomi sulle maniche. Non so perché, ma mi sento così triste, così affranta…
Mi asciugo rapidamente gli occhi, decidendo di distrarlo. Mi metto subito in piedi, ponendomi davanti a lui per asciugargli la guancia rigata, prima di prendergli le mani e invitarlo ad alzarsi. 
Una volta in piedi lo spingo ad uscire di lì, portandolo invece verso la mia stanza. Sulla soglia di essa si arresta, piantando i piedi sul pavimento. 
«Syaoran?» 
«Non posso entrare», sussurra in tono sommesso, per non destare nessuno. 
«Perché?» 
«Ho fatto una promessa a Touya-sama», risponde, fin troppo seriamente.
Alzo gli occhi al cielo, trascinandolo dentro di forza. 
«Sono io a darti il consenso per entrare, non farti problemi. C’è una cosa che mi piacerebbe mostrarti.» 
Prova a lamentarsi, ma fingo di non sentirlo, e muovendomi al buio – naturalmente la mia stanza la conosco a perfezione – sposto il baldacchino affinché non ci inciampi sopra e lo faccio sedere sul letto, costringendolo a stendersi. 
Si mostra docile, ma prova ancora a protestare, per cui lo zittisco definitivamente accendendo il planetario in miniatura che ho sulla mensola accanto al letto. Tiro su le tende per non impedirne la vista e mi stendo all’altro lato, mettendomi comoda in mezzo ai miei tanti cuscini in piuma.
Sbircio nella sua direzione, vedendolo sgranare occhi e bocca dallo stupore, troppo incantato evidentemente per parlare.
Torno rasserenata su quel firmamento in miniatura, l’unico che io abbia mai potuto direttamente osservare. Chissà se lì fuori è altrettanto bello. 
«Syaoran», infrango il silenzio, attraversata da un pensiero, mentre con lo sguardo ripercorro tutte le costellazioni che riesco a riconoscere. «Hai presente “Ginga tetsudō no yoru” di Miyazawa Kenji?» 
Attendo un suo mormorio di assenso, prima di continuare: «Ne ho lette due versioni, ma c’è sempre una cosa che mi lascia scontenta». Mi volto su un fianco, girandomi verso di lui. «Tu conosci la storia della costellazione dei Gemelli?»
Annuisce, cominciando a narrarmela con gli occhi fissi sul mio finto cielo.
«Rappresenta i gemelli Castore e Polluce, che si dice fossero figli di Zeus e fossero inseparabili. Crebbero molto legati l’uno all’altro, non litigavano mai, né prendevano alcuna decisione senza prima consultarsi. Oltre a somigliarsi fisicamente, si vestivano anche allo stesso modo, ma mentre il primo divenne un cavaliere il secondo fu un campione di pugilato. Entrambi si imbarcarono con gli Argonauti alla ricerca del vello d’oro, ma pare che in seguito ad una lite, dopo che Castore morì, Polluce chiese a Zeus di renderli entrambi immortali, e ciò fu garantito sistemandoli nel cielo come due gemelli abbracciati, inseparabili nell’eternità.»
Lo ascolto rapita dall’inizio alla fine, chiedendogli alcune delucidazioni su cose che non capisco. Lui me le spiega pazientemente, e non sembra affatto infastidito dalla mia ignoranza.
Quando finisce guardo anch’io verso il soffitto illuminato dalla notte, sospirando assonnata.
«Come Giovanni e Campanella, anche a me piacerebbe percorrere il Fiume del Cielo, sai? Eppure, in parte, mi sembra di averlo già attraversato. Forse in un sogno.» 
Sento le palpebre farsi improvvisamente pesanti, e non faccio neppure più caso a quello che dico. 
«In quel sogno occupavamo lo stesso vagone?» 
Sorrido appena contro il cuscino che abbraccio.
«Forse sì, ma allo stesso tempo non ne sarei felice.» 
«Io non sarei felice, se tu fossi su quel treno. Non salirci, Sakura.»
«No», gli prometto, avvertendo la mia coscienza abbandonarmi. 
«Fai dolci sogni.»
Mi sembra di percepire una lieve pressione sulla fronte, al che, spinta da un tenue sospiro, mi ritrovo a volteggiare tra campi di smeraldo, fiori di cristallo, animali di vetro e fiumi di turchese, sotto il velo del cielo che mi protegge e veglia con dolcezza su di me.










 
Angolino autrice:
Salve! Ho cercato di aggiornare quanto prima per completare la giornata trattata, ma avviso che sto approfittando di giorni "liberi" in cui ho poco e niente da fare. Dato che, se tutto va bene, il mese prossimo dovrei cominciare col tirocinio per l'università, probabilmente trascorreranno più giorni tra un capitolo e l'altro. 
Venendo alla storia, qui ci dovrebbero essere soltanto due cose da spiegare.
1) L'okayu non è altro che riso e acqua (viene anche definito "riso stracotto" o "porridge") che, essendo morbido (simile a una pappina) e facile da digerire, viene comunemente mangiato da bambini/anziani e quando si sta male.
2) Il testo qui citato, 
in italiano "Una notte sul treno della Via Lattea", di Miyazawa Kenji, è una "fiaba"/racconto fantastico che esiste in più versioni e ha ricevuto molte interpretazioni. La trama, in breve, parla di un bambino, Giovanni (i nomi sono italiani anche nell'originale), che durante una festa si addormenta e si ritrova a viaggiare su un treno che procede lungo la Via Lattea; qui incontra diversi personaggi, tra cui il suo migliore amico, Campanella, e si fermano in diverse stazioni, ciascuna caratterizzata da scenari spettacolari (c'è un grande uso di colori, cristalli, suoni, e per questo è molto evocativo). Quando poi Giovanni si sveglia, scopre che il suo amico è annegato per salvare un loro compagno di classe caduto nel fiume, e per questo il viaggio attraverso la Via Lattea è visto come un "viaggio verso il Paradiso" (abbonda anche di elementi religiosi cristiani). 
La domanda che pone Sakura sulla costellazione dei Gemelli è dovuta al fatto che, seppure vengano nominate diverse costellazioni e vengano in qualche maniera spiegate, questa è citata senza alcuna vera delucidazione, perché uno dei due bambini morti annegati (si suppone nel Titanic) non lascia parlare la sorella che sembra conoscerne la storia, accennando solo vagamente ai "palazzi di cristallo" della costellazione, a un gioco e un litigio, e all'arrivo di una cometa.
Scusate se mi sono dilungata tanto per spiegarlo, ma come si sarà certamente notato è uno dei miei racconti preferiti giapponesi, e non potevo non inserirlo in una storia dai toni "eruditi". Spero comunque che dopo questa breve spiegazione siano chiare le allusioni che trovate nel capitolo (ma anche nella storia in generale). 

A presto, spero, col continuo!
Grazie a chi legge, e a voi che recensite ^w^
Steffirah 
  
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