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Autore: Maggiechan_75    28/10/2020    7 recensioni
Le nostre vite da marzo 2020 sono cambiate radicalmente. Tutti noi abbiamo reagito a questa novità che ci ha stravolto la vita in modo diverso. Vi siete mai domandati come i nostri due protagonisti avrebbero reagito a questo?
* Un appunto prima di iniziare. Anche se la storia si svolgerà in Giappone i fatti di cronaca legati al periodo di quarantena saranno quelli dell’Italia. (^NdMaggie^ più o meno:p)*
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: City Hunter, Altro contesto
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Le giornate erano diventate monotone, e noiose. I due colleghi si erano chiusi sempre di più in se stessi. Sebbene avessero entrambi molto da dirsi e confessarsi. Questa situazione rendeva il tutto ancora più difficile e la convivenza certo non li aiutava. Dopo tutto, nella loro routine quotidiana, erano completamente diversi. Ryo si sentiva praticamente perennemente in vacanza, mentre Kaori non aveva pace, non era da lei rimanere lì con le mani in mano senza fare nulla.

 

Ryo passava molto tempo al poligono di tiro. Il solo rumore di uno sparo, che rompeva il silenzio, lo riusciva a calmare. Questo gli permetteva anche di stare da solo senza la presenza di Kaori che cominciava a soffocarlo. Lo capiva, lei era una persona anche fin troppo estroversa. Quello che pensava lo diceva tranquillamente e apertamente. Al contrario di lui che dei suoi sentimenti non parlava quasi mai. Le uniche volte che lo aveva fatto, trovando il coraggio per confessarsi e dichiararsi, c’era sempre qualche cosa che non andava per il verso giusto.

Le quattro mura domestiche erano diventate ormai una prigione soffocante. Aveva bisogno di aria e di uscire, ma aveva fatto una promessa a Kaori. Il primo giorno era stato uno stupido. Se ne era reso conto praticamente da subito, da quando aveva messo piede nel pianerottolo di casa approfittando di una distrazione della ragazza.

 

Qualche giorno prima, finalmente il Primo Ministro gli aveva dato una possibilità, e non aveva nessuna intenzione di lasciarsela scappare. Al via libera per le attività all’aperto, Ryo iniziò ad uscire ogni mattina per fare jogging e con questa scusa riusciva a stare fuori almeno un’ oretta. Peccato però che più di tanto non si poteva allontanare. Era quindi costretto a farsi 1000 giri dell’isolato. Lo sapeva che la sua collega dalla finestra si divertiva a spiarlo, vigile che fosse uscito solamente per lo jogging.

Una volta alla settimana si offriva anche di andare a fare la spesa e con l’occasione aveva anche l’opportunità di importunare le commesse. Il suo istinto maschile, quello primitivo in cui l’obiettivo principale era la riproduzione della specie, si era intensificato proprio perché non aveva materia prima. (NdMaggie quanti giri di parole! :p). Ovviamente Ryo non pensava proprio a riprodursi e avere piccoli Saeba in giro casa. A lui interessava solo una cosa… si proprio quello … “Mokkoriiii!!!”

 

Kaori dal 9 marzo non aveva più messo piede fuori casa. Conosceva molto bene Ryo, sapeva che stava soffrendo e si sentiva chiuso in gabbia. Ricordava quando gli fu rivelato il suo passato (non certo da Ryo) “Prigioniero di guerra…”. Sin da ragazzino era costretto a combattere per sopravvivere nella giungla. Provava una forte empatia nei suoi confronti. Si rendeva conto che quel senso soffocamento e agitazione che provava, probabilmente appartenevano più al suo collega che a lei. L’unico modo che aveva per liberarlo da quel senso di “claustrofobia” era quello di lasciarlo andare, sacrificando a se stessa e la possibilità di uscire.

 

La situazione in poche settimane purtroppo era molto peggiorata, il rumore delle sirene delle ambulanze aumentava sorprendentemente. Il silenzio e il rimbombo creatosi dalle strade deserte rendevano il rumore ancora più forte e preoccupante.

 

La paura dell’ignoto aveva lasciato il posto alla consapevolezza di ciò che stava accadendo. Kaori, seppur per ragioni diverse, si sentiva prigioniera nella sua stessa casa, ma a differenza del collega stranamente si rendeva conto di quanto al sicuro si sentisse. Per la prima volta stava vivendo una vita “quasi normale” per una donna della sua età. Non era più una ragazzina e cresceva sempre più in lei il desiderio di una vita più tranquilla. Era consapevole però che questo per lei sarebbe stato solo un sogno. Il sentimento di amore profondo che provava per Ryo non le avrebbe mai permesso di allontanarsi da lui. Una vita senza di lui non la riusciva proprio a concepire. Era però consapevole che Ryo non avrebbe mai potuto fare una vita diversa da quella dello sweeper. Lui che per tutta la sua vita aveva sempre tenuto in mano una pistola, sarebbe stato improponibile chiedergli di fare dell’altro. Chissà poi se ne sarebbe stato capace. Probabilmente non era nemmeno mai andato a scuola, era già tanto se sapeva leggere e scrivere e fare qualche conto semplice di matematica giusto per capire se gli avrebbero dato il resto giusto durante i suoi acquisti.

 

Il nostro eroe aveva troppo tempo libero, troppo per pensare e troppo per assecondare i suoi veri sentimenti. Ryo si trovava spesso ad osservare Kaori e più di quanto lui stesso avrebbe voluto. Aveva notato ogni suo piccolo cambiamento avvenuto in quelle settimane, da quel maledetto 9 marzo. Tutto questo lo destabilizzava. Da una parte amava guardare la sua trasformazione , dall’altra si sentiva sempre più combattuto per la vita che le stava costringendo a vivere.

Se ne era accorto quanto più felice e serena, nonostante l’isolamento, era la sua compagna. Ogni giorno la sentiva canticchiare allegramente mentre era intenta a fare i lavori di casa. E quanto bella e sensuale stava diventando? Aveva cambiato anche il suo modo di vestire. Visto che non doveva più indossare abiti comodi nel caso si fosse presentato un pericolo improvviso, stava iniziando ad vestirsi come le piaceva veramente. Portava sempre più spesso gonne. Quanto amava quando si metteva abiti lunghi che sembravano perfetti per il suo corpo alto e snello. E si truccava!!! Quanto adorava quel suo rossetto rosato e semi lucido. Le sue labbra non erano adatte a quei trucchi con colori forti che la rendevano troppo “aggressiva”, lei era una ragazza dolce, nonostante le sue martellate, e sensibile e adatta proprio a colori più tenui. Quelle labbra erano troppo invitanti, Ryo sentiva ogni giorno di più crescere il desiderio di baciarla, ma mentre prima del lockdown era molto più facile reprimere questo sentimento e allontanarsi da lei, ora questo diventava sempre più difficile, l’unico suo modo era appunto quello di scendere al poligono di tiro.

 

Questo suo allontanamento però non passava inosservato. Kaori osservava la sua schiena uscire dalla stanza mentre pensava a quale potesse essere stato il motivo di questo suo atteggiamento. Di sicuro aveva fatto qualcosa che lo aveva fatto innervosire. Si sentiva in colpa, ma perché riusciva sempre a rovinare tutto? E la cosa che la faceva soffrire e arrabbiare era il fatto che non riusciva proprio a capire cosa potesse essere! Eppure qualcosa doveva essere successo, ormai le loro conversazioni si limitavano al “buongiorno e buonanotte” o quelle più banali “per favore mi passi il sale”. Il resto del tempo Ryo lo trascorreva a sonnecchiare sul divano mentre lei faceva i lavori di casa. “Forse lo sto disturbando quando passo l’aspirapolvere?” pensava tristemente mentre continuava a passare il pavimento con quel marchingegno rumoroso.

Quanto avrebbe voluto passare giornate intere in sua compagnia, a chiacchierare o semplicemente a guardare un film insieme. Oh certo! Per esserci, c’era fisicamente, ma la sua mente chissà dov’era. Lo sentiva ogni giorno più distante e lontano. Non lo riusciva più a capire? Eppure prima di quel periodo le sembrava di essere riuscita a percepire, seppur “spiando dallo spioncino del suo cuore”, qualcosa, o meglio sembrava che lui le permettesse di farlo. Ma ora… Ora non lo capiva più, sembrava che lui stesso avesse messo un pezzo di stoffa per non permettergli più nemmeno di “spiare”. Come avrebbe potuto aiutarlo? Forse non si fidava più di lei? Per quanto si spremesse le meningi non riusciva proprio a capire il motivo di questa chiusura. “E’ colpa mia!”.

 

La notte era il momento peggiore per entrambi, quando nessuno dei due aveva “qualcosa da fare” . Ryo poi aveva un ostacolo in più ed era proprio Kaori. La ragazza ogni notte si intrufolava in camera sua. L’unica cosa che poteva fare era quello di tenere gli occhi chiusi e fingere di dormire.

Ma come avrebbe potuto farlo con lei affianco? Anche se gli occhi non la vedevano, il suo cuore sentiva la sua presenza, il suo naso odorava il suo dolce profumo di vaniglia e le sue orecchie ascoltavano il suo respiro agitato e persino gli pareva di sentire il battito del suo cuore accelerato. Il suo corpo reagiva alle stimolazioni. Ed era davvero imbarazzante, con l’alza bandiera attivo era difficile trovare la posizione per nasconderlo.

La notte per Kaori era il momento più difficile. La camera buia e il suo letto erano diventati il suo peggior nemico. Appena appoggiava la testa sul cuscino scattava in lei l’angoscia del “ma finirà un giorno tutto questo? Quando finirà di salire la curva? Quando potremmo ritornare alla vita di tutti i giorni?”. Il suo cuore iniziava a battere forte e quasi ogni sera le capitava un attacco di panico, o almeno era quello che pensava di avere, visto che non ne aveva mai provato uno. Ma cosa poteva mai essere quell’angoscia talmente forte da credere ogni volta di sentirsi morire? Il suo corpo non le rispondeva più. Dalla sua bocca non riusciva ad emettere nessun suono, figuriamoci il gridare “aiuto”. Il suo corpo non riusciva a muoversi. In quei momenti solo un’immagine riusciva a farla ritornare in sé, Ryo!

Così ogni notte con le lacrime agli occhi e il corpo teso e tremante, entrava in camera sua convinta di trovarlo in un sonno profondo. Si metteva in un angolino seduta per terra con la schiena ben appoggiata alle pareti e lo osservava.

 

Se solo i due ragazzi fossero stati meno concentrati sui loro pensieri, li avrebbero sentiti i loro cuori chiamarsi e rispondersi a ritmo regolare e ipnotico. Insieme in perfetta armonia tanto che non si sarebbe riuscito a capire quando finiva l’uno ed inizia l’altro... PUM pum PUM pum PUM pum

   
 
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