Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Duchessa712    30/10/2020    1 recensioni
-La canzone dell'amore perduto, che parla soprattutto di promesse infrante e sogni spezzati, di un tradimento così grande da portare quasi alla follia-
-No, mia signora, non la conosco-.

Ad Approdo del Re, Sansa è sola, senza famiglia, senza amici, ostaggio dal valore inestimabile, il giocattolo preferito di Re Joffrey.
Ma cosa succede quando trova un'improbabile alleata proprio in Cersei, che nasconde più di un segreto e possiede ancora un cuore e una coscienza?
Cosa succede quando nessuna delle due è più capace di prevedere cosa accadrà, proprio nel momento in cui c'è il rischio di perdere tutto?
Fino a che punto saranno disposte a spingersi la Lupa e la Leonessa per proteggere se stesse e lo strano sentimento (pietà? comprensione? amicizia? amore?) che nasce, prepotente ed esplosivo e pericoloso tra di loro e sembra legarle sempre di più l'una all'altra?
(La storia, eccetto il primo capitolo, inizia dopo la morte di Ned e prima che Myrcella parta per Dorne.
Come penso si sia capito da questa introduzione i personaggi, Cersei in particolare saranno OC).
(Sansa/Cersei)
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash, Crack Pairing | Personaggi: Cersei Lannister, Sansa Stark
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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XIII atto

Erano passati cinque giorni da quando lo aveva saputo.
Cinque giorni in cui rifiutava di mangiare e di dormire, in cui guardava fuori dalla finestra per ore con gli occhi rossi e brucianti. Non aveva più nemmeno lacrime da piangere.
Cinque notti in cui stava sveglia a fissare il baldacchino del letto e immaginava la sua famiglia trucidata. Robb e sua madre e Vento Grigio e Lady e suo padre e Rickon e Bran. Rimaneva solo lei. E forse Arya.
Cinque giorni in cui passeggiava senza meta nel Parco degli Dei abbandonato a sé stesso, in cui evitava qualsiasi contatto con i Lannister che non fosse obbligatorio.
Il sesto giorno qualcosa cambiò.
Fu Ser Balzo a raggiungerla per primo, seguito immediatamente da Tommen. Era cresciuto, si era fatto più alto, più magro. Non era più il bambino che aveva conosciuto ufficialmente a Grande Inverno. Era un Principe dei Sette Regni, secondo in linea di successione al Trono. E la guardava con una compassione tale da farle luccicare gli occhi di lacrime. Le porse le condoglianze più vere che avesse mai sentito, le più sincere perché venivano da un amico, dalla persona non dalla funzione che incarnava. Non seppe se fu lei a gettarsi tra le sue braccia o lui a stringerla per primo. Quello che seppe per certo fu che pianse per minuti interminabili e che lui la lasciò fare, le carezzó i capelli come sua madre faceva con lui, come aveva fatto con sua sorella, come faceva con Sansa stessa quando la ragazza era con lei nello stesso letto a supplicare che la notte non finisse mai.
Pianse disperata, singhiozzi che le squassavano il corpo e per la prima volta capì davvero di essere tra assassini, capì la vera gravità del gioco, capì di aver perduto la sola opportunità di salvezza quando, due giorni prima, aveva accettato la proposta di Ditocorto.

-Stai giocando con il fuoco-.
La sola risposta che ottenne fu lo sguardo annoiato di Cersei che continuava a giocare con i capelli.
Jaime sospirò frustrato. Lo aveva detto, lui, che sarebbe finita male, che prima o poi la realtà avrebbe infranto la bolla in cui sua sorella e la giovane Stark avevano vissuto il loro idillio, ma Cersei aveva scelto di ignorarlo e adesso non sapeva cosa fare.
La morte degli Stark era sulla bocca di tutti, la follia di Walder Frey, il terrore verso Tywin Lannister, le Piogge di Castamere che risuonavano da tutti i Sette Regni. Erano affascinati e sconvolti.
Cersei invece era furiosa. Furiosa con suo padre, con Joffrey, con Tyrion, con tutti. Furiosa perché Sansa si stava lentamente lasciando morire di fame e di sete e si era chiusa in un ostinato silenzio che sapeva di disperazione e resa e le stava lentamente sfuggendo tra le mani. Furiosa con Jaime, che aveva avuto ragione, come sempre, che l'aveva avvisata di stare attenta, di non oltrepassare i limiti o altrimenti si sarebbe ferita. Furiosa...
-Lady Stark-.
Alzò la testa di scatto e in effetti Sansa era lì. Pallida e tremante e stravolta, gli occhi pieni di lacrime e dolore, ma comunque lì, sulla porta della sua stanza, a guardarla implorante e sul punto di spezzarsi.
La prese tra le braccia e la fece sedere sul letto, le scostò i capelli dalle fronte e le posò una mano su una guancia, come aveva fatto mesi prima, la sera di quel primo bacio.
Non sapeva cosa dire o cosa fare, aveva un peso in gola che non riusciva a mandare giù e si sentiva egoista perché lei non aveva il diritto di stare male, non quando Sansa aveva appena perso il resto della sua famiglia in una sola volta, per causa di suo padre, per causa di suo figlio, per causa di suo fratello, per causa sua forse.
Stava cercando le parole quando la ragazza cercò i suoi occhi e le sue labbra. Bruciava, quel bacio. Bruciava e faceva male, ed era uno sfogo, era il lupo che ringhiava e mostrava i denti e ululava alla luna la sua disperazione. Era bagnato di lacrime e Sansa la teneva ferma, le stringeva le braccia con tanta forza da sbiancare le nocche e lasciare lividi violacei, ma per una volta non importava. Sansa non era Robert e infatti si fermò appena prima che il dolore diventasse troppo. Si staccò da lei ansimante, scarmigliata, distrutta e comunque viva, comunque brillante come il fuoco. Se Lyanna aveva avuto solo un minimo di quella fiamma nei suoi occhi, Cersei poteva quasi perdonare Robert per averla amata tanto.
   
 
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