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Autore: MaryFangirl    30/10/2020    4 recensioni
[Sequel di 'Un giorno mi apparterrai']
-Erano passate diverse settimane da quando si era risolto il caso degli omicidi in serie [...], ma come si poteva mettere una pietra sopra quello che era successo? [...] Kaori impiegava qualche minuto ogni giorno per far vagare la sua mente al doloroso passato.-
Genere: Azione, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Mentre le ore passavano e gli ospiti andavano e venivano, tutta l'élite newyorkese aveva trovato in quella serata una nuova opportunità per uscire nelle loro tenute di gala. Diversi gruppi si formarono qua e là per discutere di argomenti più o meno seri.

Mentre la conversazione tra Kaori e Natsume si faceva banale e i due tratteggiavano sempre di più quella parvenza di discussione, Ryo aveva preferito tenersi leggermente alla larga, per concedere loro il tempo di tentare una riunione sfortunatamente un po' caotica.

Prendendosi il tempo di esaminare l'ambiente mentre sorseggiava il suo punch, che era troppo scarso di alcool per i suoi gusti, guardò divertito la folla di celebrità giunte ancora una volta a quel tipo di occasione, per pavoneggiarsi esageratamente.

Quante volte aveva avuto il dispiacere di partecipare a riunioni di quel tipo? Troppo spesso a suo parere.

Nella folla scorse un uomo di una certa età, con un'imponente barba bianca, vestito di un ampio completo color antracite a racchiudere la sua notevole pancia che sarebbe continua a crescere in dimensioni data l'impressionante quantità di dolcetti che ingoiava. Quando la sua risata echeggiò e posò automaticamente una delle sue mani sul suo pancione, un'immagine apparve improvvisamente nella mente particolamente fantasiosa dello sweeper. Rivide quell'uomo in un altro paese, in una cornice ricoperta di neve e decorazioni sfavillanti, nel suo vestito rosso mentre faceva salire allegramente i bambini sulle sue ginocchia. A quella vista, un sorrisetto distese le labbra beffarde dell'uomo.

Riprendendo a distrarsi sommariamente, lo sweeper si concentrò poi sulle donne presenti; certo, erano tutte bellissime e sensuali, ma un po' di semplicità non avrebbe nuociuto, pensò, lanciando uno sguardo alla sua dolce compagna.

Sontuose parure di diamanti adornavano generose scollature lasciate da abiti dalle stoffe di qualità; il trucco a volte troppo pronunciato voleva accentuare un viso certamente non così sgradevole da osservare.

Ma il suo giochino trovò presto un nuovo bersaglio quando una risata esagerata si levò da uno dei gruppetti per attirare inevitabilmente l'attenzione della folla sull'interessata. Quando il futile interludio si concluse, gli altri protagonisti ripresero rapidamente la conversazione, ma non era finita per l'affascinante sweeper.

Una bellezza statuaria catturò immediatamente il suo sguardo ammaliante e, con un'ondata felina, lei si mosse nella sua direzione. I suoi capelli biondi le cadevano sulle spalle nude, incorniciando perfettamente un viso fine e colorato da pochi tocchi di trucco; il suo vestito scintillante abbracciava le sue seducenti forme femminili come una seconda pelle.

Dandosi una rapida occhiata alle spalle, lui si assicurò che la sua furia fosse abbastanza occupata per non interferire in ciò che stava per accadere; voleva divertirsi un po' con quella preda che sembrava del tipo molto appiccicoso. Si sarebbe fatto una bella risata.

Con un sorriso molto accattivante, salutò la sconosciuta, che lentamente e con sicurezza bevve un sorso dal drink del bicchiere di lui.

Divertito da quella sconfinata sicurezza, lasciò che la giovane donna ridacchiasse allegramente quando lui a sua volta bevve un sorso, appoggiando le labbra sulla leggera traccia di rossetto rimasta sul bordo del bicchiere.

"Mi prende da bere?" fece lei con voce sensuale.

Con un gesto della mano, Ryo chiamò uno dei camerieri che subito apparve con un vassoio pieno di bicchieri con vari liquori. Prendendo un flute di champagne, lei si godette l'aroma amaro e frizzante del suo drink prima di proseguire con la conversazione.

"Che ne dice di raggiungermi nella mia suite dopo questa noiosa serata?"

Era decisamente troppo facile ma lui non aveva voglia di essere infedele e quella donna, che trovava quasi attraente, stava diventando noiosa, lo stesso aggettivo qualificativo che lei aveva usato per la serata che era anche una commemorazione di sua cognata. Lei era esattamente ciò che aveva appena detto di quella serata; chi credeva di essere con quell'aspetto rimesso a nuovo: in apparenza più che notevole, certo, ma troppo superficiale per essere invogliante. Con un sorrisetto e lo sguardo scintillante di malizia, lui rispose:

"Lei è bellissima" iniziò fiducioso, guardando avidamente il suo seno opulento, "Ma le bambole gonfiabili non sono di mio gusto, mi dispiace"

Sentendo l'irritazione montare, la giovane donna gli rifilò uno schiaffo monumentale lasciando l'impronta delle cinque dita sulla guancia dello sweeper. Sfregandosi il punto arrossato, lui sorrise quando vide la bambola farsi spazio tra la folla verso il buffet, facendosi avvicinare da un bellimbusto.

"Ha trovato rapidamente un altro colombo" esclamò ironicamente.

Abbandonando senza alcun risentimento la tizia poco interessante, il suo sguardo professionale cadde, casualmente, su un'esile figura nascosta dietro una delle colonne della grande sala.

Sembrava particolarmente interessata a un gruppetto che chiacchierava con più o meno trasporto, ma quando incrociò lo sguardo insistente dello sweeper, lasciò il suo nascondiglio e fuggì frettolosamente.

Incuriosito, Ryo baciò rapidamente la sua compagna sulla tempia, sussurrandole un 'Torno presto' e prese la direzione della fuggitiva.

Fissando l'uomo che correva, Kaori emise un profondo sospiro e riprese la conversazione che aveva iniziato con il suo vecchio amico.

Quest'ultimo, realizzando il suo turbamento, disse:

"Non preoccuparti, sei in buone mani. Sarà qui prima che tu abbia il tempo di dire 'uffa'"

Stanca, la giovane donna esalò la parola magica ma non accadde nulla, il suo compagno non era di nuovo al suo fianco. Faticando ad essere paziente, cercò di mostrare un sorriso amichevole per riprendere pacificamente la conversazione.

Dall'altra parte della sala, apparendo in un gruppo di personalità di spicco, Massao fissava senza discrezione l'artista.

Mentre qualche istante prima lanciava occhiate omicide al suo protetto che aveva preferito trascorrere la maggior parte del tempo in compagnia della coppia piuttosto che con il suo mentore per allargare la sua cerchia di conoscenze, un sorriso emerse sulle sue labbra mentre vedeva l'imponente corporatura dello sweeper passare tra la folla per dirigersi verso l'uscita.

"Ora o mai più" disse.

Mentre i suoi occhi danzavano con una strana espressione, aggiunse distrattamente un 'Devo lasciarvi' ai suoi compagni della festa, per prendere il sentiero che portava alla coppia abbandonata dallo sweeper.

 

 

Mentre la giovane donna si avviava verso la via principale, lo sweeper si rese improvvisamente conto di non avere più il vantaggio di trovarsi nella sua città, dove conosceva tutte le scorciatoie e le altre aperture lungo le piccole strade per cercare di avere il sopravvento sul suo avversario.

Accelerando il passo, si disse che non pensava che una donna minuta potesse muoversi così velocemente; quanti metri avrebbe dovuto percorrere per intercettarla?

Cosa poteva motivare un tale impulso a sfuggirgli?

La sua statura alta gli dava almeno il vantaggio di torreggiare sulla folla ancora fitta nonostante l'ora tarda, e vide la fuggitiva infilarsi in un vicolo. Senza attendere, prese la stessa strada e si ritrovò in una viuzza oscura, debolmente illuminata da un lampione.

Mentre compiva alcuni lenti passi calcolati lungo il vicolo, l'orecchio era alla ricerca della sua preda; i suoi occhi scuri cercarono di distinguere dove si era nascosta la donna.

Appoggiata a un mucchio di scatole di cartone, rabbrividendo di terrore, la giovane donna, con gli occhi spalancati dalla paura, lasciò passare davanti a sé la sua imponente figura prima di tentare una ritirata, ma non mise in conto la rapidità d'azione dello sweeper.

Quando l'afferrò per il polso, la giovane donna iniziò a urlare come una preda catturata dal predatore; le sue grida spaventate e imploranti non allertarono i passanti nelle vicinanze. Lottando come una leonessa e con maggiore forza data dalla paura, disse strane parole:

"Dica a Massao che non mi sono avvicinata a lui...sono rimasta lontana. Non l'ho distratto" disse sconvolta, cercando di scappare.

Profondamente sorpresa da quelle rivelazioni piene di terrore, Ryo la prese per le spalle per dominarla bruscamente, cercando di capire le sue parole.

"Cosa sta dicendo? Io non lavoro per Massao. Perché ha così paura di quell'uomo?"

Comprendendo improvvisamente il suo errore, la signorina Newton si riprese rapidamente e disse, con tono un po' più tranquillizzato:

"Perdoni il mio errore e il modo stupido con cui ho reagito" disse, in un tono divertito che suonava falso, "L'ho scambiata per qualcun altro"

"Non creda che le sue spiegazioni vaghe mi soddisfino; non se la caverà così facilmente" ammise lui senza lasciarla andare, "Che cosa la spaventa tanto? Da come si è comportata sembrava che io le volessi fare del male...che io volessi ucciderla!"

Cercando di sopprimere un brivido di paura, lei esclamò beffarda:

"Non faccia caso ai miei deliri, ultimamente dormo poco. Forse a causa della prossima mostra che si terrà nella mia galleria" fece innocentemente.

"Lei ha una galleria? Lavora con Yoshiki"

"Sì e la sua mostra si terrà tra due giorni. Sembra che lei lo conosca visto che ne parla come se fosse in confidenza con lui"

"Sì, e fin troppo bene a mio gusto" confessò lui ironicamente. "Ma non cambiamo argomento. Cos'ha fatto quell'uomo per spaventarla tanto?"

Liberandosi rapidamente dalla presa dell'uomo, l'assistente lo fissò.

"Chi è lei per farmi tutte queste domande? Non credo di dover rendere conto a lei!" sbottò severamente.

"Io sono Ryo Saeba, il compagno di Kaori Makimura..."

"La sorella della giornalista! Mi dispiace per quello che le è successo" disse con voce compassionevole.

"Senza entrare troppo nei dettagli, Kaori e io abbiamo avuto l'occasione, qualche mese fa, di incontrare Natsume e il suo manager. Quest'ultimo oggi mi sembra molto strano e quasi disprezza la mia partner. Non ha saputo contenere la sua rabbia quando ci ha visti; era come se lo stessimo disturbando"

Cercando di ritrovare la calma, la signorina Newton diede libero sfogo alla sua rivelazione.

"Massao è semplicemente pazzo" disse trattenendo un brivido.

"Allora è genetico" fece lui con sarcasmo.

"Cosa intende?"

"No, niente, una riflessione casuale. Continui"

"Qualche giorno fa, mentre Natsume e io stavamo parlando amichevolmente in galleria per gli ultimi ritocchi alla sua mostra, lui ci ha spiati e poi, quando Yoshiki se n'è andato, è apparso dietro di me come un fantasma. Mi ha spaventato tantissimo. Ma quello che mi ha fatto più paura...sono state le sue parole"

Avvertendo il disagio della giovane donna, Ryo la incoraggiò a proseguire la sua storia con un gesto protettivo, indicando che non aveva nulla da temere.

"Ha insinuato che mi sarebbe potuto succedere qualcosa di brutto se avessi distratto Natsume dalla sua mostra. Dio sa cosa sarebbe in grado di fare se qualcuno si mettesse tra Natsume e la sua arte" disse istintivamente.

Con sguardo spaventato, lo sweeper sussultò improvvisamente per quella risposta spontanea e ripensando all'atteggiamento bizzarro, quasi predatorio, che aveva percepito nel manager.

Possibile che Massao fosse collegato al caso di sua nipote? Tutte quelle donne non erano solo le rivali di Izumi, ma distrazioni per il protetto di Massao.

Non doveva aver fatto molta fatica a manipolare la mente squilibrata della nipote.

Senza attendere ulteriormente, lo sweeper iniziò a correre come se avesse la morte alle calcagna.

 

 

In poco tempo gli ultimi ospiti avevano finito per disertare completamente la grande sala dei ricevimenti; anche Natsume se n'era andato da qualche istante quando Massao, con un gesto insistente della mano, lo aveva esortato urgentemente ad avvicinarsi.

Dopo un breve scambio verbale, l'artista si era scusato con la sua dolce amica per ritirarsi in un'altra stanza dove avrebbe incontrato un potenziale acquirente per uno dei suoi dipinti.

Con un sospiro stanco, Kaori si sedette sull'orlo del palco; lo sguardo errante della giovane donna osservò la sala, in attesa di vedere finalmente apparire la corporatura possente del suo amante, ma tutto ciò che comparve nel suo campo visivo fu solo la piccola figura tozza del manager.

La sua attenzione cadde meccanicamente su di lui mentre l'uomo si fermava velocemente al buffet dove lo vide infilare di nascosto qualcosa in tasca, per poi camminare verso di lei.

Sebbene fossero a una certa distanza l'uno dall'altro, uno strano disagio prese possesso di Kaori quando incrociò brevemente il suo sguardo, e quando finalmente fissò i suoi occhi che trasudavano rabbia, represse un brivido.

In un automatismo quasi di sopravvivenza, lei cercò di deviare dal percorso dell'uomo, ma la determinazione di quest'ultimo fu più risoluta.

Sospresa dall'aggressività dell'uomo, Kaori si ritrovò senza parole per il terrore.

Posando gli occhi un'ultima volta lungo il corridoio principale, la giovane donna si lasciò scappare una supplica sussurrante:

"Ryo...aiutami"

In una risposta tanto tagliente quanto gentile, Massao disse:

"Non ti salverà questa volta", e un sorriso malsano si allungava sulle sue labbra.

 

 

Mentre lo sweeper correva come un matto per le strade della megalopoli, Kaori veniva trascinata controvoglia dietro le quinte del palco del salone.

Afferrando frettolosamente il braccio della giovane donna, l'uomo si avvicinò a lei e in un sussurro, mentre prendeva un coltello dalla tasca, disse:

"Questa volta non mi sfuggirai"

Mentre l'attirava a sé, Kaori non poteva lottare senza infliggersi una coltellata per via dell'arma che premeva contro il suo addome.

Senza una parola, senza una lacrima, lasciò che il manager la guidasse nella sua rabbiosa missione.

  
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