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Autore: Chiara PuroLuce    31/10/2020    7 recensioni
Patty è sempre stata gelosa del rapporto di amicizia che lega Holly ad Amy, ma ora ha deciso di cambiare rotta.
Amy ha sempre cercato di avvicinare Patty, ma lei le si era sempre negata e con che grinta, ma se un bel giorno...
Una storia che tratta di un legame di amicizia, tanto insolito quanto vero che riserverà non poche sorprese alle due ragazze e non solo a loro.
Tratto dal prologo:
Cosa ci azzeccavano loro due insieme? Niente, eppure…
«Amy, lasciamelo dire, ho l’impressione che da oggi si scriverà un nuovo inizio per noi due. Ma che non lo sappia nessuno, mi raccomando.»
«Come? E perché?»
«Perché io non ti sopporto, ufficialmente. Lo sanno tutti. E così dovrà continuare a essere.»
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Yayoi Aoba/Amy
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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«Non credevo che questo posto mi sarebbe mancato tanto in appena due giorni di lontananza.»

Patty era felice di essere tornata. Gettò il borsone per terra, sfilò le scarpe e appoggiò la voliera di Mister Wow sul tavolo, mentre Amy liberava Oscar dal trasportino – che subito si nascose sotto il tavolino – e andava in camera a portare il suo bagaglio.
Patty era confusa e stranamente agitata per essere tornata.
Patty aveva bisogno urgentemente di una doccia calmante e chiarificatrice.

 
«Ehi, voi due» disse poi ai nuovi inquilini pelosi e pennuti «questa sarà casa vostra per un po’. Esplorate e divertitevi, ma non fate danni, intesi?» e aprì la voliera.

Subito l’Ara uscì e volò per tutto il salone, andandosi ad appoggiare sopra il divano. Patty posizionò il trespolo lì’ vicino e si fiondò in bagno.
 
«Ehi, coinquilina, tutto bene? Ti vedo strana.»

Amy la raggiunse in camera una mezz’ora dopo, mentre era ancora avvolta nell’asciugamano, i capelli bagnati che ricadevano sulle spalle e un pettine in mano. Anche l’amica doveva essere appena uscita dalla doccia, a giudicare dalla vestaglia stretta in vita e dall’asciugamano annodato sopra la testa.
 
«Non lo so, Amy. Non mi spiego questo senso di angoscia e perdita che provo. Intendiamoci, sono felice di essere a casa, ma…»

«Ma ti manca Holly» concluse l’amica per lei.

«Impossibile. L’ho visto l’ultima volta qualche ora fa» rilanciò lei.

«A me Julian manca e anch’io l’ho visto nella stessa occasione.»

«È diverso. Tu e lui siete innamorati, siete una coppia. Io e Holly invece…»

«Siete innamorati e siete una specie di coppia, per come la vedo io» le disse sedendosi sul suo letto e poi aggiunse «e Steffen? Glielo dirai?»

Patty la guardò come se non avesse mai contemplato una cosa del genere e in effetti era così.
 
«Dirgli cosa, scusa?»

«Come… cosa? Patty, in questi due giorni, tu e Holly siete stati vicinissimi e complici. Vi siete avvicinati molto, vi siete baciati varie volte e…»

«Questo non significa che…»

«E vi siete innamorati follemente l’uno dell’altra» continuò lei come se non l’avesse sentita «prova a negarlo! L’hanno visto e capito tutti. Nonna Nozomi l’ha pubblicamente accettato in famiglia e non è poco, se permetti. Lei non fa e non dice mai nulla a caso. E non sbaglia su certe cose, mai!»

«Amy, per favore. Sono già confusa di mio… non...» poi s’interruppe per sedersi accanto a lei e prenderle le mani «senti, lo so che tu sei fan di Holly e che vuoi vedermi con lui, ma… sono io quella che vive tutta questa situazione in prima linea e al momento la mia testa è… pufff!» disse imitando uno scoppio con le mani.

«Be’ allora vedi di mettere ordine in questo… pufff, chiaro?» le rispose lei rifacendo il gesto e alzandosi.

«E dai Amy… ho bisogno di tempo per questo, lo sai. E… e la distanza da Holly potrebbe aiutarmi. Certo, mi ero abituata ad averlo attorno e mi mancherà. Lui, i suoi agguati, i suoi baci… questo!» le disse poi scostando i capelli dalla spalla e mostrandole il segno che le aveva lasciato.

Finalmente l’aveva lasciata senza parole. Amy aveva la stessa faccia che aveva fatto lei una volta scoperto il regalino del capitano.
 
«Ma… ma è quello che penso?» le chiese.

«Un succhiotto? Sì, lo è.»

«E quando… cioè… quando ha avuto il tempo di lasciartelo? Non ti ha fatto male?»

«La sera prima della finale e non me ne sono accorta fino al mattino dopo e, quando gli ho chiesto spiegazioni sai cosa mi ha risposto? Te l’ho detto che sei mia!» le rispose cercando di imitare la voce di Holly «Ma ti rendi conto?» poi, accorgendosi che l’amica aspettava ancora l’ultima risposta l’accontentò «No, Amy, niente dolore. Solo tanta eccitazione.»

Amy tornò a sedersi accanto a lei e fissò bene il segno sulla spalla.
 
«Be’, devo ammettere che Holly è davvero un grande stratega.»

«Che vuoi dire?» le chiese lei, incuriosita.

«Ma sì, Patty fa caldissimo in questi giorni e ti sarà impossibile nasconderlo al nostro Thor della porta accanto. I ragazzi erano troppo presi dal campionato per accorgersene e tu hai sempre messo top a spalla larga per non distrarli e anche ieri l’hai fatto, come tutte noi del resto. Ma…»

«Ma… che cosa?» l’incalzò lei.

«Ma ora puoi tornare alle spalline sottili e… cavoli, quelle non nascondono nulla. A Steffen basterà un attimo per accorgersene e Holly, questo, lo sapeva quando ti ha fatto questo lavoretto.»

«Oh, mio… ma che gran figlio di…. No, non posso dirlo, sua madre è un tesoro e non se lo merita. Ma quello è il concetto» esclamò lei, prendendo in mano la sveglia e scagliandola addosso al muro.

«Non dirmi che non ci avevi pensato! E comunque si sta impegnando davvero molto per conquistarti. Sarò romantica, ma io vi vedo sposati, con tanti bimbi e animali intorno.»

Ecco, adesso sì che l’amica stava esagerando. E ora si sarebbe vendicata.
 
«Em… Amy carissima, parliamo di te e di quel bel fustacchione che ti venera, ti ama e ti adora alla follia… Julian si chiama, dico bene?»
 
 
 


Ed erano arrivate al punto che lei preferiva evitare.

 
«Che… che vuoi sapere?» disse quella iniziando ad agitarsi.

«Perché hai rimandato il vostro… incontro amoroso? Quanti giorni ti servono per prepararti?» poi, vedendola arrossire come non mai continuò «Quel ragazzo è un santo, te lo dico io e ti aspetterebbe anche tutta la vita, ma, Amy… i suoi ormoni no, non lo sono!»

«Lo so, lo so e… e mi vergogno così tanto. Vorrei tanto gettarmi tra le sue braccia ed essere sua, ma…»

«Fallo, amica mia, fallo. Subito.»

Subito? Ma era impazzita? Aveva lasciato Julian poche ore prima e lui era diretto a casa dove ci sarebbero stati anche i suoi e…
Patty le mostrò il cordless di casa, recuperò il numero in memoria e lei lo fissò.

 
«Chiamalo, ora!» le intimò, con piglio deciso.

«Ma… potrebbe preoccuparsi e…»

«Fottitene se si preoccupa, anzi, gioca su questo. Fatti dire se è solo e va da lui di corsa.»

«A fare cosa?» domandò lei ingenuamente.

«Ah, non lo so. A giocare a Burraco come fa mia nonna con le sue amiche?» suggerì l’amica ironicamente.

Cosa? Lei voleva veramente che… le stava suggerendo di…
 
«Oh, nonononononono…. Sei matta? Dovrei saltargli addosso appena lo vedo, magari in versione maniaca del tipo che se apro lo spolverino, sotto sono nuda?»

«Ohhhhhh e finalmente ci sei arrivata!»

«Che cooooooosaaaaaa? Nononononono, no, no e no!» rispose perentoria lei.

«Chiamalo! Non è difficile… Oh, Julian, caro, sono io… la tua Amy, senti, sei solo? No, perché avrei una certa idea in mente e…» le suggerì con la voce in falsetto per imitarla e sbattendo gli occhioni.

«Smettila, non dire altro e poi io non faccio così» rispose lei tappando le orecchie e poi disse «in pratica dovrei fare la civetta al telefono e dirgli… Julian, tesoro, lo so che ci siamo appena lasciati, ma sento la tua mancanza terribilmente e vorrei tanto essere con te in questo momento per…»

«Anche tu mi manchi amore e anch’io voglio rivederti subito!» disse una voce dall’altra parte che la fece sobbalzare e arrossire allo stesso tempo.

Ah, questa me la paghi, Patty.
 
«Julian!» esclamò mentre l’amica se la rideva e la lasciava sola «Posso… posso venire a trovarti? Adesso? Se… se sei solo.»

Dopo un attimo di silenzio, dall’altro capo del filo, il suo innamorato scoppiò a ridere e poi le disse:
 
«Amore mio, sono solo. Lo sarò per due giorni a dire il vero e che ne dici di passarli con me? Ho voglia di tenerti tra le braccia e averti tutta per me, finalmente. Quanto ci metti ad arrivare?»

«Io… arrivo! Dammi il tempo di vestirmi e… cioè di… di infilarmi un vestito e… oddio, no cioè io…»

«Ahahah, Amy, ho capito. Sbrigati che sono in astinenza delle tue labbra» le disse e poi mise giù.

Che… che cosa era appena successo? Lei voleva… lui voleva… loro volevano… oddio, voleva davvero stare seduta mezza nuda sul letto di Patty a recitare il verbo volere? Doveva muoversi, ma prima…
 
«Tu» l’apostrofò spalancando la porta del suo bagno e… «ma che diamine stai facendo?»

«Ceretta!» rispose lei semplicemente mentre, seduta sul water con una gamba sulla vasca, si stava per strappare una striscia di cera.

«Perché?» chiese lei.

«Perché no? L’ho fatta due settimane fa, se non te ne sei accorta sono abbastanza scura e la ricrescita si vede subito, quindi corro ai ripari.»

«Ah… hai paura di scandalizzare Steffen, ho capito. Ahahah.»

«No, no» si affrettò a negare lei «però è vero che voglio fare bella impressione. Insomma, ti rendi conto come sono messa? A sospirare per la mancanza di Holly e dei suoi baci meravigliosi e allo stesso tempo a essere terrorizzata ed emozionata perché a breve rivedrò il mio vichingo biondo. Aiutami, ti prego. Sto impazzendo.»

Lei si sedette sul bordo della vasca e la fissò. Sì, glielo doveva. Anche se avrebbe dovuto dirgliene quattro per lo scherzetto di poco prima, l’aveva anche aiutata e prendere una decisione.
 
«Tempo fa ti dissi di farti baciare ancora da loro e spontaneamente, per vedere dove il tuo cuore ti avrebbe portato. E allora? Com’è andata?»

Vide l’amica rifletterci e poi le sorrise.
 
«Sai che amo Holly, e che i suoi baci mi fanno sognare. Però, allo stesso tempo, anche Steffen esercita una certa attrazione su di me e i suoi baci mi piacciono»

«Insomma hai già deciso.»

«Ti sembrerà strano, ma…no.»

«Non capisco. Sei contorta amica mia.»

«Lo so e per questo vedo di spiegarti. Amo Holly, da sempre, lo sai. Pensavo di averlo dimenticato, quell’amore, dopo tutto quello che mi ha fatto passare e invece no. Lo amo ancora più di prima e questo l’ho capito al ritiro. Ma non riesco a dare un taglio netto al fatto che lui abbia avuto tante ragazze e se la sia spassata senza preoccuparsi di farmi soffrire. Oh, lo so che lui non si immaginava neppure la mia cotta e ora so anche che mi ama veramente – e non lo dice solo per gelosia nei confronti di Steff – ma…»

«Smettila, queste sono solo scuse patetiche e lo sai.»

«Per quanto riguarda Steff, invece, lui è tanto dolce e carino, così premuroso e gentile che… non lo so Amy, mi fa sentire bene. Mi piace tanto, ma devo capire fino a che punto. Vero è che zia Miho mi ha mitizzata ai suoi occhi, ma credo che il suo interesse sia sincero e gli appuntamenti con lui sono sempre bellissimi e carichi di sorprese ed emozioni.»

Improvvisamente Amy capì.
 
«Cazzo, ecco cosa ti manca!» urlò alzandosi in piedi, poi la guardò e… «che c’è? Perché mi guardi così ora?»

In effetti Patty la stava fissando come se fosse un’aliena scesa sulla terra per studiare gli umani. Poi l’abbracciò di slancio e la strinse a sé ridendo. Ma che le prendeva? Era forse impazzita?
 
«Che hai detto? Ripetilo!»

«Cosa?» chiese lei sempre più confusa.

«Oh, Amy, sono così fiera di te. Hai detto la parola con la C, finalmente. Hai detto… cazzo! Stai migliorando a vista d’occhio e proprio oggi che devi andare da Julian e… a proposito, che ci fai ancora qui?»

«Oddio, Julian, è vero. Devo correre a prepararmi, sai mi sta aspettando e… ah, rimarrò da lui per due giorni. Soli, io e lui, per due giorni» le disse con aria sognante e un intenso rossore sul volto.

«Fantastico, Amy. Sfrutta al massimo tutto il tempo. Corri! Ma sei ancora qua?
»

E lei lo fece. Corse in camera, si cambiò alla velocità della luce, sistemò la valigia e la chiuse. Era pronta!
 
«Pattyyyy, io vado e… ahhhhhrg, Dio, mi vuoi fare morire giovane e proprio oggi? Che ti prende?»

In effetti, quando si era girata per uscire dalla camera se l’era trovata davanti con dei vestiti in mano in una muta richiesta di aiuto e una strana luce negli occhi. Entrò e li mise sul suo letto, a casaccio. Amy fece l’abbinamento più indicato e glielo mostrò.
 
«Pantalone morbido nero e top rosso fuoco e… ah, sì… girati!» e, con una certa abilità, realizzò due mini trecce laterali adatte al suo taglio, poi la portò alla sua toeletta e la fece sedere per rimirarsi.

«Oh, mio… Amy, grazie mille, sono bellissime e… non sembro neanche io!»

«Tu aiuti me, io aiuto te. Divertiti con Steffen, ma senza dimenticare il nostro bel capitano.»

«Come posso anche solo pensarlo, ormai è sempre presente nella mia testa» le confessò «e tu divertiti con il tuo grande amore, in fondo… hai già visto di lui tutto quello che c’era da vedere, no? Ora tocca a te, mi sembra giusto» e le strizzò l’occhio.

Prima di uscire, Amy recuperò il gatto Oscar dal divano dove si era accomodato e lo coccolò, poi andò anche da Mister Wow e gli accarezzò il piumaggio. In ultimo abbracciò l’amica di sempre, la baciò sulle guance e corse all’ascensore.
 
 
 


Steffen vide Amy uscire circa un’ora dopo essere arrivata, sempre con la valigia in mano. Ma dove stava andando ancora? Non aveva importanza. Questo poteva solo significare una cosa e cioè che colei che gli aveva rubato il cuore era da sola. Che fortuna sfacciata.
Tornò in terrazza e sistemò le ultime cose. Cuscini del divanetto, sprimacciati. Due poltroncine coordinate, posizionate ai lati. Tavolino con le quattro sedie, in ordine e vaso con una rosa gialla, al centro. Corse in casa e prese il carrello delle vivande colmo di tutto un po’. Skillingsboller, teiera piena di cioccolata calda al gianduia fumante, due tazze, panna montata, qualche pizzetta fatta con la pasta sfoglia e mini tramezzini al prosciutto e formaggio. Controllò le lucine di Natale che aveva appeso tutto intorno alla zona relax. Nascose l’MP3 dietro un cuscino e rientrò.
Voleva viziarla? Certo. E anche farle archiviare i due giorni passati a stretto contatto con Hutton. Era sicuro che lui – tutto preso dalla Nazionale com’era – non avesse potuto combinare molto con Patricia e questo andava a suo vantaggio.
Una veloce passata in bagno gli confermò che era in ordine. I ricci capelli biondi erano rinchiusi nella classica coda bassa, canottiera sbracciata con il logo dei Linking Park al centro, azzurra come i suoi occhi e jeans chiari molto vissuti. Scalzo.
Si avviò, con il cuore a mille verso la porta della sua venere giapponese e suonò. Sapeva che era bella, ma quella mattina lo era particolarmente. Quando la sua Patricia aprì, il suo cuore, già provato, partì alla carica suonando la Cavalleria Rusticana e le campane della chiesa di Sandefjord, insieme. Era magnifica.
Varcò la soglia in stato di trance e la trasse a sé per la vita, intenzionato ad approfittarsi delle sue labbra a lungo, ma una strana voce lo bloccò quando arrivò a qualche centimetro dal suo obiettivo.
 
«Prooooprietà privata, amico. Allontanati da lei se vuoi salva la vita.»

Chi diamine era stato a parlare. Steffen si allontanò di scatto da Patricia e si guardò in giro. Sembrava la voce di un…                        
 
«Ehi, tu, porco, levale le mani di dosso!» disse ancora la voce. (Ritorno al futuro)

… pappagallo? Patty scoppiò a ridere senza freni mentre lui individuava la fonte di quelle frasi tratte da film. Guardò Patty, confuso.
 
«Steff, ti presento Mister Wow, l’Ara Giallo Blu di nonna. Me l’ha affidato per un mese insieme a Oscar» e gli indicò il gattone rosso che lo stava fissando storto dal divano «mentre lei e la sua migliore amica sono in Italia a spassarsela.»

«Caspita. Mi ha fatto prendere un colpo» le disse, ridendo e poi si avvicinò al trespolo «morde?» chiese.

«No, lui colpisce solo con le citazioni di frasi famose tratte da film. Anche se, a volte, usa termini volgari o inappropriati.»

«Ahahah, ho notato» rispose lui allungano la mano al pennuto che si girò dall’altra parte.

«E non fa amicizia facilmente» rispose lei «ci vuole tempo e pazienza. Molta pazienza… perché a volte parla anche quando non deve… vero? Non ti vergogni neanche un po’?» disse guardandolo.

«Francamente me ne infischio.» (Via col vento)

«Come non detto» si arrese lei scuotendo la testa.

Che pennuto strano, ma divertente oltre che protettivo verso Patricia. Insomma, ora non doveva guardarsi solo da Hutton, ma anche da questo Mister Wow.
 
«Ehi, dove eravamo rimasti?» gli chiese Patricia, prendendolo per un braccio.

Ah, ma allora anche a lei era scocciata l’interruzione. Lui le si avvicinò e tornò a stringerla a sé.
 
«Bentornata, tesoro mio. Mi sei mancata molto.»

«Anche tu, mi sei mancato.»

«Sei bellissima oggi. Questa pettinatura è fantastica, ti sta d’incanto.»

«Grazie, merito di Amy. Sai, è andata a stare per due giorni da Julian, il suo ragazzo. Te lo ricordi? Era qui con…»

«Sì, me lo ricordo» disse senza farle finire la frase, non voleva che dicesse quel nome fastidioso.

E così era sola per ben due giorni. Tutta. Sola. A parte il gatto. E il pennuto chiacchierone.
 
«E ora… riprendiamo il discorso da dove qualcuno ci ha interrotto, se non ti dispiace» le propose avvicinandosi.

«Affatto» rispose lei alzandosi sulle punte per andargli incontro.

«Ed è gooooooal!!!!!! Il nostro grandissimo capitano Hutton è un genio del calcio. Un geeeeenioooo. Mister Wow è un geeeeniooo! Capitaaaaaano, o mio capitaaaaaanoooo! Huston, abbiamo un problema.»
 
No, non era possibile. Ci mancava solo che il pennuto fosse un fan di quel tizio. Guardò Patricia che si era staccata da lui e stava ridendo a crepapelle, appoggiata al tavolo. Guardò il pennuto che ora stava sbattendo le ali emettendo versi incomprensibili.
Guastafeste. È già il mio secondo tentativo di baciarla che interrompi. Ma proprio quel nome dovevi fare? Ma lo fai apposta? Cosa sei, una spia al soldo di Hutton?, pensò.

 
«Vieni con me!» disse lui, esasperato, prendendo la sua innamorata per mano e trascinandola in terrazzo, avendo cura di richiudere le porte per evitare la fuga del pennuto.

«Che meraviiiigliaaa!» la sentì dire. «Per me?»

«Per noi!» la corresse lui «Ma prima…»

E finalmente la baciò, a lungo e con passione, aderendola al suo corpo.
 
«Ciao!» le disse infine con voce roca.

«Ci… ciao!» rispose lei sconvolta.

«Come promesso, ho preparato qualcosa per te, per darti il bentornato come si deve. Spero tu abbia fame.»

«Sì, molta.»

Poi, sorprendendolo lo spinse sul divano e gli si sedette in braccio, prima di ricominciare a esplorare le sue labbra. Lui socchiuse la bocca e il bacio si fece più intimo e focoso.
 
«Questa tua fame mi piace molto» le confessò poi.

«Anche a me.»

«Serviti pure tutte le volte che vuoi, tesoro mio.»

«Ti prendo in parola Steff.»

«Non chiedo di meglio. Sai, dovresti andare via più spesso… se questo è il tuo modo per dirmi che ti sono mancato.»

E quando lei gli sorrise con fare sensuale, non ci vide più. Le tempestò il viso di lievi baci e poi scese sul collo che assaggiò con dovizia. Le denudò la spalla e… si bloccò.
 
«Patricia» le disse con voce dura, scostandosi da lei, per poi spostarla sul divano e alzarsi. Si passò una mano nei capelli, si girò per affrontarla e poi le chiese «cos’hai combinato al ritiro con Hutton?»

 
 


Lo sapeva. Patty lo sapeva che l’avrebbe scoperto prima o poi, solo sperava ci mettesse più tempo ad accorgersene.

 
«Em… niente, perché?» finse, pur sapendo di non risultare credibile.

«Niente? Credi sia nato ieri o che in Norvegia non facciamo certe cose? Quello è un succhiotto, tesoro mio, e anche bello grosso» le disse accennando alla sua spalla esposta «non te lo sei fatta da sola e c’era solo una persona interessata a fartelo, dico bene?»

Lei si ricoprì e si alzò per andare a raggiungerlo. Gli prese una mano e lo guardò negli occhi mentre l’altra cercava il suo viso.
 
«Hai ragione. Inutile mentire. È stato lui, il mio Holly. Mi ha baciata, più volte e mi è piaciuto!» gli confessò.                                                       
   
 
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