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Autore: Helen_Book    31/10/2020    0 recensioni
Eileen ha perso la voce e la capacità di trasformarsi. Sente di non aver nulla da offrire al proprio branco. L'incontro inaspettato con un lupo randagio cambierà totalmente la sua esistenza e la porterà ad addentrarsi nei più oscuri ricordi del suo passato.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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“Ora ho capito da chi hai preso ispirazione per il tuo falso nome”, sussurrò Roman.

Entrambi erano stesi sul letto. A differenza della mattina precedente, i loro corpi non si toccavano. Non era ancora chiaro se fosse una scelta in comune accordo, tuttavia nessuno dei due si mosse per avvicinarsi o per allontanarsi dall’altro.
Il pensiero di doversi dividere la mattina successiva aleggiava nell’aria. Come un enorme elefante nella stanza. Entrambi cercarono di ignorarlo, invano.

Eileen sorrise imbarazzata, ricordandosi della sua bugia. Nascondergli il suo nome era stata una delle cose più innaturali che avesse mai fatto. L’istinto di sopravvivenza l’aveva spinta in quella direzione, eppure aveva sentito un altro tipo di forza spronarla nella direzione opposta.

“Mi dispiace di averti ferito. Una persona con le mie mancanze deve però difendersi in qualche modo,” gli spiegò muovendo le mani “inoltre, provieni da un altro branco. Come potevo fidarmi di te?”

Cercò di essere il più sincera possibile. Non voleva ferirlo di nuovo. L’idea che non l’avrebbe più rivisto la spingeva ad aprirsi, a confidargli i suoi pensieri.
Roman seguiva i movimenti delle sue mani con grande attenzione. Il fatto che riuscisse a comprenderla era qualcosa a cui non riusciva ad abituarsi.

Vederlo segnare con scioltezza la turbò ulteriormente:
“Hai ragione. Avrei dovuto essere più comprensivo. Però in questo momento, vicino a te, non riesco ad essere razionale. Mi sento più lupo che mai. Capisci cosa intendo?”

Le parole di Roman, anche se non pronunciate ad alta voce, la sconvolsero. Era riuscito a descrivere alla perfezione quello che sentiva. Eppure, lei non era più un lupo da molti anni.

Come avrebbe reagito se gli avesse rivelato la verità?

Immaginò lo sguardo di disgusto nei suoi occhi. Rabbrividì all’idea e cercò di accantonarla, sperando che dalla sua espressione non trasparisse nulla.

“Non so cosa intendi, non riesco a comprendermi neanche io” sorrise con amarezza “Che senso ha rifletterci su? Domani io dovrò tornare al mio branco e tu dovrai tornare al tuo. A proposito, perché non mi hai detto che facevi parte dei Mavix?”

Questa volta fu Eileen a pretendere delle scuse.

“Per me non cambia nulla” segnò, mostrando uno sguardo di sfida.

“Hai detto bene, per te. Sai bene che familiarizzare con membri di un altro branco è severamente vietato. Si può essere fedeli ad un solo branco” spiegò aumentando la velocità dei suoi movimenti.

“Stronzate” fu la sua risposta fredda e concisa.

Si guardarono in cagnesco. Roman si stava comportando in maniera del tutto irrazionale. Voleva scrollarlo e farlo rinsavire. Voleva abbracciarlo e non lasciarlo più andare.

“Ho delle responsabilità ora. Non posso tirarmi indietro" spiegò Eileen, accennando un sorriso triste.

“Anche io ho delle responsabilità nei confronti del mio branco, ma anche nei miei confronti. Non sono inconciliabili, le regole possono essere cambiate” affermò portando avanti quella conversazione silenziosa.

La possibilità di comunicare senza la voce concedeva loro un po’ di privacy. Erano così persi nel loro mondo che non badarono a quello che succedeva tra i due lupi a pochi metri di distanza.

Distesa la coperta ad un angolo, Mala si coricò dando le spalle al suo carceriere.

Possibile che non riuscisse a liberarsi di lui?

Odiava la sensazione di dover sottostare alle regole di qualcun altro. Per troppo tempo aveva vissuto sotto l’autorità di suo padre. “Padrone”, come era solito lei definirlo. Ora che aveva 18 anni, voleva liberarsene, essere indipendente.

Combattere contro quei tre novelli le era costato caro. Era passata da un oppressore ad un altro. Due settimane in compagnia di quell’uomo: era certa che fino alla fine sarebbe impazzita. O avrebbe fatto impazzire lui.

Quell’idea non le dispiaceva. Vederlo perdere le staffe era il suo passatempo preferito. Per quanto cercasse di rimanere impassibile, non riusciva a nascondere le sue emozioni, non a lei. Lo conosceva troppo bene, erano cresciuti insieme.
Essendo il braccio destro di suo padre, le aveva fatto da babysitter in più di un’occasione. Eppure, aveva sempre adorato la sua compagnia.

Shura era diverso dagli altri. Gentile, affettuoso, leale e sincero. Era l’unica persona che l’aveva vista piangere dopo la morte di sua madre. L’unica che era riuscita a cogliere la sua debolezza dietro la corazza.
Aveva custodito con gelosia quelle attenzioni che lui riservava solo a lei. Voleva esserne all’altezza, ci aveva provato, con tutta se stessa. Eppure, dopo il suo 18° compleanno aveva iniziato a vedere le cose in maniera differente.

Un movimento alle sue spalle la costrinse a girarsi. Seduto a pochi centimetri di distanza c’era la fonte dei suoi ripetuti mal di testa. E dei suoi “mal di cuore”.

“Ti dispiacerebbe spostarti più in là? C’è spazio a sufficienza per entrambi in questa casa” gli disse cercando di apparire il più scocciata possibile.

“Purtroppo mi dispiace, quindi rimettiti a dormire e smettila di lamentarti” rispose a tono.  
 
Mala sospirò sonoramente e si spostò più vicina al muro, cercando di mettere maggiore distanza tra lei e quel demonio.

Dove era finito l’uomo premuroso e gentile che conosceva? L’uomo dei suoi sogni?

Dopo una manciata di minuti, si accorse di sentire freddo. Non avendo altre coperte, si rannicchiò su se stessa, provando a conservare il proprio calore.
Un leggero tocco alla schiena attirò di nuovo la sua attenzione: la gamba di Shura aderiva al suo corpo.

Il nervosismo la spinse ad alzarsi: “Cosa non capisci del concetto di spazio? Riusciresti a non soffocarmi per cinque secondi?” la stanchezza e il freddo resero quell’affermazione ancora più acida di quanto volesse.

Se ne pentì subito dopo averla pronunciata. 

Shura sgranò gli occhi sorpreso, ricomponendosi subito dopo, pronto a reagire. Sembrò sul punto di dire qualcosa, ma all’ultimo ci rinunciò. L’aveva ferito. Era lei la causa di quella tristezza nei suoi occhi.

Senza lasciarle il tempo di rimediare, si alzò e uscì dalla porta.

Stupida, stupida, stupida.

La frustrazione le faceva venir voglia di piangere. Si strofinò gli occhi e strinse i denti.
Un campanello attirò la sua attenzione. Eileen si era materializzata davanti a lei.

“Tutto bene?” le chiese, mostrando un’espressione visibilmente preoccupata.

Mala forzò i muscoli facciali e provò a sorridere. Sapeva di non essere convincente come attrice, quindi disse la prima cosa che le venne in mente: “Muso Lungo non mi dà tregua. Ci sono abituata.”

Eileen la fissò per pochi secondi e poi le chiese: “Hai freddo?”

Era inutile nasconderlo: stava tremando. Annuì imbarazzata per la propria debolezza. L’amica tornò porgendole la propria coperta.

“E tu come farai? Morirai di freddo” disse Mala pronta a rifiutarla.

“Non ti preoccupare, io e Eileen condivideremo la mia” affermò dal letto Roman. Quel lupo iniziava a piacerle, soprattutto perché riusciva a far arrossire la sua amica. Infatti, dopo quell’affermazione, il suo viso aveva cambiato colore. Rise tra sé.

Ringraziò entrambi e provò ad addormentarsi.

Il pensiero di Shura là fuori al freddo la tormentava.

Non ci pensare. Ricordati che non sei la persona giusta per lui.

Intanto Eileen ritornò a letto, sperando di riuscire ad addormentarsi. La vicinanza dei loro corpi non l’avrebbe sicuramente aiutata.
Lo sguardo di Roman non prometteva nulla di buono. Era già in posizione, pronto ad accoglierla tra le sue braccia: con un angolo della coperta sollevato, la invitava ad avvicinarsi.

Gli si avvicinò cautamente, anche se non vedeva l’ora di potersi rifugiare nel calore delle coperte. Una volta sotto, a pochi centimetri di distanza dal suo corpo, si girò dandogli le spalle.

Non aveva le forze per affrontare il suo sguardo. L’avrebbe scrutata cercando una risposta alle sue domande. Avrebbe capito che non voleva lasciarlo. Non voleva tornare.

Roman annullò le distanze e la abbracciò, il viso tra i suoi capelli. Il calore la avvolse, insieme ad una sensazione di protezione mai provata prima di conoscerlo.

“Torna da me” le sussurrò all’orecchio prima che sprofondasse nel sonno.



Ciao a tutti! Un caloroso grazie a chi continua a seguire questa storia. Un caloroso abbraccio a tutti voi: in questo momento di difficoltà ne abbiamo tutti bisogno. Grazie mille a chi trova del tempo per recensire la storia, vi leggo sempre con enorme piacere. Al prossimo aggiornamento.

Helen

 
  
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