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Autore: Manu_00    01/11/2020    6 recensioni
[Hazbin Hotel]
Ex agente della polizia segreta comunista e ora anima dannata all'inferno, Mihaela Funar è solita accettare incarichi dalla natura non particolarmente pacifica per arrivare a fine mese e mantenere l'affitto nell'unico appartamento disposto ad accettare i suoi soldi.
Questa volta però sarà la richiesta di una sua stretta conoscenza a farla scendere in campo ed a scatenare la sua natura di demone radioattivo contro qualche povero sfortunato.
Genere: Generale, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo II


SBAM!
La porta le venne chiusa in faccia con una forza tale che gli stipiti di legno consumato sussultarono come spaventati, mentre il rumore della chiave che lottava contro la serratura faceva presupporre che presto qualcuno avrebbe dovuto chiamare un ferramenta per uscire di stanza, o i pompieri.
Ferma in mezzo al corridoio, ad almeno un metro dalla porta chiusa, Mihaela non aveva bisogno di spiegarsi il perché di quanto accaduto.
Aveva fatto solo pochi metri dalla propria stanza che almeno tre porte si erano chiuse di colpo, un demone che stava passando di lì si era gettato dalla finestra, e Mihaela avrebbe giurato di aver sentito almeno tre persone che scendevano le scale di furia.
Sospirò, sempre la stessa storia da ben quarantaquattro anni.
Non che avessero torto a farlo, come poteva testimoniare la fiammella verdastra che si era appena accesa sul lungo tappeto rosso spento (qualche decina di anni fa doveva essere stato color tramonto), che la donna si apprestò ad estinguere con lo stivale.
Da quando era rinata come demone, il suo corpo era mutato drasticamente, non tanto a livello estetico, a parte i colori di pelle e capelli, e della luminescenza verdastra, su quel piano lì era stata decisamente più fortunata di una larghissima parte degli abitanti dell'inferno (il tizio della porta appena chiusa non aveva braccia, ma tentacoli), ma rispetto a quando era viva il suo corpo rispondeva ad una natura totalmente nuova.
Radioattività.
Mihaela non era certa di come funzionasse, e tanto meno era convinta di poterlo spiegare in termini scientifici, ma il suo corpo si comportava come se al proprio interno avvenisse un continuo processo di fusione nucleare.
Ciò, oltre a generare una fastidiosissima luminescenza verdastra più o meno intensa a seconda dell'ora del giorno e di altri fattori, si ripercuoteva sulla sua vita principalmente tramite due fenomeni:
Il più intuitivo, era quello della radioattività, il suo corpo lavorava come una centrale nucleare, spargendo radiazioni nell'ambiente circostante a ritmo costante, se la cosa per lei non era affatto un problema, discorso diverso era per tutte le altre forme di vita (pardon, non vita) nei paraggi: indebolimento, dolore, sviluppo di tumori e deformazioni, i demoni che le stavano vicini presto o tardi avrebbero iniziato ad accusarne gli effetti.
L'altro grande problema, era il calore, siccome il suo corpo lavorava come se avesse un reattore nucleare al suo interno, spesso questo raggiungeva temperature altissime, tanto da rendere il suo corpo incandescente per gli altri demoni.
Ma il vero problema arrivava quando il calore era tale da farle provocare incendi involontari come quello sperimentato sul tappeto, l'ennesimo di una lunga serie, che potevano andare da piccoli danni all'ambiente circostante... alla distruzione di interi edifici.
Entrambe le problematiche originavano dal processo di fusione, pertanto andavano di pari passo: se le cose attorno a lei iniziavano a prendere fuoco, allora anche l'attività radioattiva era alle stelle.
Diversamente, la radioluminescenza mutava in maniera indipendente dai processi interni al suo corpo, in dati momenti era assente, in altri (sopratutto la notte) accecante, e Mihaela non era certa se il processo ubbidisse a delle leggi scientifiche o se semplicemente qualcuno lassù aveva decretato che come punizione per i suoi peccati fosse condannata ad essere tormentata dagli insetti ogni notte.
Il punto era, che quando il tuo corpo emette radiazioni e genera incendi radioattivi a danni dei tuoi vicini, non c'è da sorprendersi se poi la loro reazione è quella di chiudersi in camera e sperare che sparisca il più velocemente possibile.
A parti invertite non si sarebbe comportata diversamente, anzi, si sarebbe presa una scala per scendere dalla finestra, perché i suoi vicini di piano lo ignoravano, ma in quel corridoio doveva aver disseminato così tante radiazioni da renderlo inabitabile per gli altri demoni al pari della propria stanza.
Il pensiero le strappò quasi un sorrisetto crudele, finché il gorgoglio dello stomaco non le ricordò che doveva ancora fare colazione.
Pertanto accelerò il passo, ignorò la cabina dell'ascensore (rotto da un mese) e prese le scale verso il piano terra.
Era l'una passata, ormai la maggior parte delle persone doveva essere a pranzare fuori (almeno chi poteva permettersi pranzo e affitto allo stesso tempo), o se non altro era fuori, quindi poteva sperare di godersi una colazione in santa pace.
Scesa una lunga rampa di scale dove un secondo tappeto spelacchiato scendeva lungo dei gradini di legno tarlato, da cui emergeva un corrimano in metallo arrugginito, che qualche ventina di anni prima doveva aver sostituito un precedente corrimano in legno a sua volta distrutto dall'opera incessante delle tarme (o, perché no, delle tarme radioattive).
La scala terminò nell'atrio dell'edificio, a quel punto a Mihaela bastò avviarsi verso l'interno, e dopo un breve tratto di corridoio poté entrare in una grande stanza pulita un poco meglio rispetto al resto delle aree comuni.
Sebbene ogni stanza fosse dotata di un piccolo frigorifero, l'area per mangiare era una sola per tutto il complesso: una sala cucina di medie dimensioni dove chi voleva poteva andare a consumare qualche pasto caldo a patto che se lo preparasse da solo, in alternativa c'era una non vastissima scelta fra brioche e vecchi biscotti che ogni tanto la direzione dell'albergo sostituiva quando si ricordava che il cibo andato a male non era proficuo per gli affari, purtroppo appena entrò dentro, dovette dire addio a fare colazione in pace:
Seduto a capo tavola dell'unico grande tavolo rettangolare disponibile in sala, stava pranzando l'ultima persona che Mihaela avrebbe voluto incontrare quella mattina e in qualsiasi altro giorno in generale: il suo vicino.
Alto e massiccio, dalle spalle larghe e il fisico imponente, l'anima dannata se ne stava a capotavola, con il corpo interamente ricoperto da una tuta di contenimento grigio scura, la mano sinistra era avvolta da un guanto nero pece come gli stivali, mentre la mano destra non esisteva, al posto di un braccio organico, l'uomo era dotato di un imponente braccio robotico, dalla cui estremità fuoriusciva... una forchetta.
Se di norma quell'equipaggiamento avrebbe potuto spaventare intere folle di anime dannate, vederlo adoperato per mangiare, specie nella sua maniera particolarmente posata e elegante, aveva un che di ridicolo, oltre che di grottesco.
A completare l'opera vi era poi la maschera, la cui zona degli occhi era occupata da un'unica visiera rossastra attraverso cui si potevano intravedere gli occhi scuri del proprietario, mentre la zona della bocca, ora rialzata per permettergli di mangiare, era occupata da un dispositivo di aerazione da cui partivano due spessi tubi che, attraversando le spalle, lo collegavano ad un curioso dispositivo sulla schiena, una scatola metallica che doveva fungere da deposito di ossigeno... o qualcos'altro, Mihaela non aveva idea di cosa ci fosse lì dentro.
Diversamente, sapeva chiaramente cosa ci fosse nel secondo dispositivo, quello sulla zona del torace, merito anche della luce rossastra che fuoriusciva dai due spessi vetri che dominavano la parte superiore del contenitore.
Sostanze chimiche, che il tizio di fronte a lei era pronto a iniettarsi in qualsiasi momento.
E se lei lo sapeva, era perché, purtroppo, conosceva fin troppo bene il suo vicino: Innozenz, chimico nazista vissuto ai tempi della seconda guerra mondiale, rappresentante del regime più sanguinoso della storia umana ora tornato in vita come un imponente bestione dotato di un arsenale chimico di tutto punto... che se ne stava seduto davanti a lei a mangiare wurstel e crauti come un qualsiasi pensionato che fa colazione, pranza e cena sempre all'interno dell'appartamento.
Non a caso era l'unico demone presente in zona a parte Mihaela (ma solo perché gli altri si erano allontanati dalla sala come avevano sentito che il mostro radioattivo si era svegliato).
Fortunatamente, se ne stava seduto al suo posto in silenzio, ignorandola con cordialità, e così pareva determinato a fare, consumando il proprio pasto con una metodica lentezza che nessuno avrebbe giurato potesse appartenere ad un omaccione come lui, gustando morso per morso il suo pranzo non troppo abbondante.
E sembrava interessato a ignorarla per gustarsi in piena tranquillità il suo pranzo, senza sgradevoli demoni radioattivi a rovinarglielo.
E così era determinato a fare, se non fosse che Mihaela, nel momento stesso in cui si accomodò all'altro capotavola (il posto più lontano dall'altro demone) dopo essersi adeguatamente rifornita, ebbe l'ardire di appoggiare la propria ciotola di cereali e yogurt senza la giusta delicatezza, e ciò provocò un rimbombo abbastanza forte affinché il nazista potesse dirsi infastidito.
In silenzio, Innozenz alzò lo sguardo, puntando la visiera contro la demone davanti a lui.
Ma non disse nulla, e la cosa sarebbe potuta finire lì, se non fosse che quando riabbassò lo sguardo, notando la grande tazzona di cereali, comprese che la vicina non stava pranzando, e questo turbò ancora di più il suo maniacale tempo dell'ordine.
<< Che... orribile mancanza di organizzazione. >>
La sua voce si disperse lungo la sala come un eco minacciosa, poi tornò a mangiare, non era ancora a metà piatto.
Mihaela si risparmiò di rispondergli, afferrò il cucchiaio e inizio a mangiare a sua volta.
Altro errore.
Malgrado Innozenz si sforzasse di rimanere concentrato sul proprio piatto, non poteva fare a meno di sentire l'orribile suono di masticamento che proveniva dall'estremità opposta del tavolo, il suono di masticamento di una persona che stava consumando il proprio pasto ad una velocità impressionante.
Passarono dieci secondi prima che il chimico perse la pazienza.
<< Potresti smetterla? >>
La demone si fermò, ma solo per scoccare un'occhiataccia ostile al suo vicino.
Avrebbe fatto volentieri a meno di ingozzarsi se non fosse che la temperatura interna del suo corpo rovinava in poco tempo la qualità del cibo.
Ovviamente questo era già stato spiegato tempo addietro, ma ciò non avrebbe impedito a Innozenz di ripetere la richiesta, e la richiesta di Innozenz non avrebbe impedito a lei di mangiare nella maniera più comoda.
Affondò il cucchiaio nella ciotola, tirò su un boccone che da solo era metà del piatto di Innozenz e se lo ficcò in bocca, riprendendo a trangugiare con maggior veemenza di prima.
Del resto, prima concludeva la colazione prima poteva lasciare quel nevrotico alle sue turbe.
Innozenz dal canto suo, non aveva però intenzione di assistere a quello scempio un secondo di più, adesso non era sgradevole solamente da sentire, ma anche da vedere.
<< Ti ho detto di smetterla! >>
Le sue grida la spingevano a mangiare più veloce, sporcandosi le labbra nel tentativo di far entrare quanto più cibo possibile, cosa che esasperò il suo vicino fino al punto critico.
Accadde all'improvviso, beh in realtà era abbastanza scontato che sarebbe accaduto, ma un secondo prima Innozenz era seduto al suo posto a guardarla in cagnesco, quello dopo era in piedi, con i pugni alzati (almeno il sinistro, al posto del pugno destro c'era ancora la forchetta) che fece ricadere sul tavolo con forza tale da far crepare il legno mentre lo schianto fece tremare l'intera sala.
<< MI HAI SENTITO COMUNISTA? PIANTALA E FAI LA SERIA! >>
Esasperata, Mihaela si alzò battendo i pugni a sua volta, dei segni di bruciatura si formarono dove batté le mani, ma anziché alzare la voce optò per portare a se la ciotola, accostarla alle labbra, e sotto lo sguardo sconvolto del suo vicino, rovesciarne il contenuto in bocca.
Pietrificato, Innozenz osservò la demone ingoiare tutto d'un fiato una quantità di cibo pari al doppio del proprio pranzo, e fatto questo, la vicina posò con violenza la ciotola sul tavolo, esibendo un orripilante paio di baffi rosati da cui pendeva qualche cereale.
A questo punto la demone inflisse il colpo di grazia alla salute mentale del suo odiato vicino, strofinandosi la manica sul viso per pulirsi dallo yogurt, facendo ben attenzione a produrre il rumore più fastidioso possibile nello strusciare il tessuto dell'abito contro la sua pelle.
Fatto questo, appoggiò le mani sul tavolo, facendo attenzione a non bruciare di nuovo il legno, puntando lo sguardo contro la visiera rossastra del crucco di merda.
Il chimico la osservò in silenzio, se Mihaela avesse potuto vedere attraverso la maschera, si sarebbe trovata davanti ad un'espressione carica di disgusto, sdegno, e rabbia.
Ma ormai era troppo tardi per tornare indietro.
Innozenz sospirò con tutte le sue forze, mentre si risistemava la maschera, Mihaela poteva udire un minaccioso ribollio, proveniente da quelle sostanze che il crucco di merda custodiva in quella scatola sopra il petto.
Il tedesco si drizzò con fare marziale, fissandola con l'intensità di una pressa idraulica, forse immaginando proprio di schiacciarla fino a ridurla ad una poltiglia anonima.
Poi, dopo una breve pausa, le parlò con tono affilato.
<< Mia madre mi ha sempre detto che tutte le altre donne erano delle poco di buono, e mio padre ha sempre detto che fra comunisti e cani la differenza è poca, e tu, tu sei la prova che avevano entrambi ragione. >>
Mihaela inspirò a fondo, poi lanciò via la ciotola, ignorando il suono di ceramica infranta.
Squadrò il vicino per qualche secondo, e mentre lui se ne stava ritto come un palo, lei si protese in avanti, piegandosi sul tavolo e appoggiando le mani sopra di esso, senza curarsi tanto della sua integrità.
Un sorriso irritato le dipinse il volto, mentre i suoi occhi puntavano il vicino come due spilli.
A quanto pare avrebbero litigato anche oggi.
<< Se tua madre se ne intende di cosa sia una cagna, mi chiedo se... >>

Un'esplosione demolì il muro che separava la sala mensa dal corridoio, disseminando quest'ultimo di macerie mentre la demone sfrecciava sotto la pioggia di calcestruzzo e proiettili provenienti dalla stanza adiacente.
Una seconda esplosione distrusse il muro di fronte all'area demolita, mentre da questa si affacciava l'imponente figura di un Innozenz, sta volta armato con un cannone al posto del braccio mancante.
<< Come hai chiamato... MIA MADRE?! >>
Mihaela si nascose dietro l'angolo di un corridoio laterale, fra tutti gli insulti rivolti ad Innozenz (di persona e non) le mancava ancora quello nei confronti di sua madre, chi l'avrebbe mai detto che fosse così suscettibile sull'argomento.
Ebbe appena il tempo di cacciare la testa fuori per vedere dov'era, che fu costretta ad abbassarla per evitare un terzo proiettile, che devastò l'ingresso dell'edificio, ed a giudicare dalle urla, anche qualche demone che stava passando di lì.
Saltato il suo nascondiglio, iniziò a correre lungo il tratto che la separava dall'uscita, mentre il suo inseguitore iniziava a rincorrerla, da come si poteva intuire dai passi pesanti che avevano iniziato a devastare il corridoio.
Ma l'inseguimento ebbe breve durata, e venne interrotto da un violento rumore di crollo.
Confusa, Mihaela tornò indietro, per vedere che il corridoio era crollato dentro il seminterrato dell'appartamento, e Innozenz adesso si trovava sotto qualche strato di macerie.
Alla demone bastò guardarsi i piedi per capirne la causa, e si lanciò all'indietro per non cadere a sua volta, mentre il pavimento in legno collassava sotto il calore delle incandescenti fiamme verdastre che avvolgevano parzialmente il corpo della donna.
<< Rahat. >>
Per fortuna lei non era pesante quanto il suo inseguitore, e per non fare la sua stessa fine iniziò a correre lungo il corridoio che gradualmente si disfaceva sotto ai suoi piedi, incapace di placare il proprio nervosismo, e con esso alla crescita del proprio calore corporeo.
Sfrecciando in avanti come una dannata, travolgendo (o sciogliendo) qualche demone di passaggio, corse fino a raggiungere l'ingresso, per poi saltare attraverso la porta abbattuta ed atterrare sul terreno sterrato che divideva l'edificio dal marciapiede.
Si rotolò sui sassolini e il terriccio per qualche secondo prima di fermarsi, rimase a terra a riprendere fiato fino a quando le fiamme non si estinsero e la sua temperatura non tornò alla normalità.
Poi rivolse lo sguardo all'edificio distrutto, a cui si affacciò non appena si rimise in piedi... tutto il corridoio del piano terra era crollato.
Di Innozenz nessuna traccia, ma poco male: sicuramente era vivo ed avrebbe avuto tutto il tempo per sbollire l'accaduto.
Nel mentre che il nazistone riposava sotto le macerie, lei avrebbe svolto il suo incarico.
Frugando nella tasca interna della divisa, tirò fuori la lettera, per fortuna era riuscita a concentrare la maggior parte del calore nella zona delle gambe, ed a parte svariate bruciature, il contenuto era ancora leggibile:
Vieni al Lusten appena puoi e mostra il biglietto nella busta, sai dove trovarmi. M.
Certo che il mittente avrebbe potuto essere un po' meno parco di parole.
Ma tutto sommato meglio così: se avesse accidentalmente incenerito la lettera almeno non si sarebbe persa nessuna informazione essenziale.
Guardandosi dietro, sperò che il suo vicino avesse il tempo di sbollire la rabbia prima del suo ritorno, non era certa che sarebbe stata in vena di un secondo litigio a lavoro finito.
In quanto ai danni... di quello se ne sarebbe parlato in un secondo momento.




Nota dell'autore
Il personaggio di Innozenz appartiene a
Thanos 05, che ringrazio caldamente (per il personaggio, per l'aiuto con i dialoghi e per la correzione del testo), e colgo l'occasione per avvisare che non sarà l'unico OC esterno ad apparire nella storia.
   
 
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