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Autore: X_98    02/11/2020    0 recensioni
“Si narra che a est delle montagne nebbiose vi fosse un regno, chiamato Bosco Atro.
Antico, nascosto ed eterno, era dimora degli elfi silvani.
L’oscurità che si aggirava fra le fronde degli alberi, silenziosa colpì, derubandoli di ciò che avevano di più prezioso.
Privati di un Re, di un padre, di una guida, contro un nemico sempre più potente e malvagio.
Erano loro, i deboli e corrotti umani che fecero prigioniero Re Thranduil, senza sapere chi egli realmente fosse......
Un guerriero non abbassa la testa ma va avanti anche quando non ha più forze.
Da libero sfogo alla sua volontà indomita, resiste ai colpi e trova la forza di rialzarsi.
Ferito è pericoloso, perché sa di poter sopravvivere. Eppure non si adatterà al cambiamento, ma combatterà e lotterà contro tutto e tutti.
Alla fine, il dolore e la sofferenza si dissolveranno con un’ultimo dono d’amore”.
-Questa storia si svolge nell'Antica Roma durante la terza guerra servile tra il 71 ed il 73 A.C (alcuni dettagli sono stati modificati per necessità!), un Crossover con la Serie Spartacus 2010, il film Pompei 2014 e durante il film Lo Hobbit di Peter Jackson, prendendo qualche spunto anche da Tolkien-
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio, Sorpresa, Thranduil
Note: AU, Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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“Aaaah! Sono aracnofobica!” 

“Uccidili e non rompere!”

“Più facile a dirsi che a farsi!”

Una volta sulle alte vette delle montagne, si erano resi conto che i romani non li inseguivano più. Forse credevano di averli sterminati attaccando il secondo gruppo, ma era meglio così!

Come se volessero sostituire i romani, dei ragni giganti li avevano attaccati a sorpresa. Fortunatamente l’avanguardia era stata in grado di difendersi senza subire alcuna perdita.

Ma quello era, per quanto assurdo, un segno di buon auspicio!

Si trovavano in un luogo inospitale, dove la vegetazione diminuiva a causa dell’altitudine, e dove gli umani mai avrebbero costruito qualche insediamento.

Per questo nessuno si era reso conto di quei nuovi ospiti, sicuramente passati per la grotta che li collegava con la Terra di Mezzo!

Il problema più grande, a parte i ragni, erano le numerose insenature nella roccia presenti che rendevano arduo trovare ciò che stavano cercando.

Hanna uccise l’ultimo ragno ancora vivo e si preoccupò di pulire accuratamente la sua spada sull’erba, schifata da quelle orrende creature che anche da morte davano problemi.

“Non avevo mai visto qualcosa del genere!” Ammise Nasir che invece era molto sorpreso ed incuriosito da una minaccia che non lo preoccupava più di tanto.

“E ti conviene non farlo più! Quelli che abbiamo incontrato erano pochi, se ci trovassimo di fronte un gran numero di loro diventerebbero un serio pericolo, fidati!” Lo riscosse Hanna mentre si guardava attorno. Dividersi per cercare la grotta non era stata proprio una bella idea....

“E per quale motivo?” Chiese il siriano curioso.

“Il loro veleno ti uccide all’istante!” Rispose Hanna senza tanti giri di parole.

“Mi hai convinto!” Si arrese Nasir allontanandosi dal cadavere di uno di loro come se potesse essere colpito.

“Bugiarda! Però visto che non abbiamo l’antidoto forse è meglio evitare le punture letali!” La contraddisse Sara che non poco distante, aveva sentito l’intero scambio.

“Quindi io avevo ragione, non abbiamo l’antidoto, ergo il loro veleno è mortale!” Contrattaccò Hanna volendo restare nella ragione, come sempre.

“Si, ma non ti uccide all’istante!” Fece notare Sara.

“No hai ragione! Ti fa cadere in un sonno profondo non facendoti risvegliare più! Perdona se non mi sono dilungata nei dettagli!” Protestò Hanna.

“Nono! Shelob, il ragno più famoso di Arda, era si, in grado di iniettare una dose di veleno non letale, ma solo per mantenere la carne delle sue vittime fresca! Credo che il veleno dei ragni ti uccida lentamente, facendoti soffrire le pene dell’inferno!” Ragionò ad alta voce Sara.

Nasir, abituato a seguire la metà delle loro conversazioni, le ignorò, accingendosi ad accendere una torcia prima di addentrarsi in una nuova caverna, consapevole grazie alle numerose ragnatele, che ci sarebbero potuti essere ulteriori pericoli in agguato.

Come previsto si ritrovarono a combattere con ulteriori ragni e Tigris giunse appena in tempo per bloccarne uno che li aveva sorpresi alle spalle.

“Ehi Gallo come ti va la vita?” Chiese Sara contenta di essere ancora viva cercando di distogliere l’attenzione dalle carcasse che la terrorizzavano a morte.

Cioè, solitamente scappava anche di fronte ad un ragno grosso come uno spillo!

“Vabbe’ che fanno schifo! Ma vomitare mi sembra esagerato!” Commentò quando vide Hanna rimettere la magra colazione fatta poco prima di iniziare la ricerca.

“Avrò preso freddo durante queste notti!” Si giustificò lei bevendo un po’ d’acqua per sciacquarsi la bocca.

“Ma se hai dormito nella tenda con Aranel?! Si sarebbe dovuta ammalare anche lei!” Puntualizzò l’altra.

“È per metà elfo!” Ricordò Hanna.

“E per metà umana!” Sara non demorse.

“Va bene! Andrò dal medico più esperto e mi farò visitare, così che non debba più sentire la tua voce tediosa assillarmi!” La rassicurò Hanna stufa di litigare.

“Armoniosa! Ma che gentile che sei!” Disse Sara ironica.

“Ma va....” “Ragazze!” Hanna venne interrotta da una voce in lontananza. Era Nasir, giunto dall’altra parte della grotta in un batter d’occhio.

“Ci sono degli alberi qui!” Disse il siriano.

“Ed altri ragni!” La voce di Tigris venne accompagnata dal cozzare di spade e dai lamenti di quelle immonde creature.

Le amiche si guardarono euforiche, trattenendosi miracolosamente dall’iniziare a festeggiare con gridolini e salti, consapevoli che forse, si trattava solo delle alpi e non per forza di ciò che da giorni cercavano ardentemente!

 

*

 

A quanto pare non si erano sbagliate! Thranduil aveva tolto ogni dubbio e la notte era giunta con la consapevolezza che la loro meta era vicina. Presto avrebbero abbandonato l’ombra opprimente di Roma!

Hanna e Sara erano talmente eccitate che non riuscirono a chiudere occhio.

“Mannaggia a me, domani sembrerò uno zombie!” Sussurrò Sara all’orecchio dell’amica “Il primo giorno nella Terra di Mezzo sarò impresentabile! È terribile, ti rendi conto?” Chiese distrutta.

“La vita è breve....non posso sprecarla a sentire le tue stronzate!” Le rispose Hanna voltandosi su di un fianco per far intendere che non voleva più parlare.

“Notizia dell’ultima ora: siamo immortali!” La contraddisse Sara.

“Ti darei cinque minuti di intelligenza per farti capire quanto sei idiota!” Disse Hanna voltandosi verso di lei “Non ti seguo!” Ammise Sara per niente offesa.

“Non invecchiamo, ma questo non significa che l’immortalità ci rende invulnerabili alle ferite! Potremmo morire sul campo di battaglia!” Tentò di svegliarla Hanna.

“Ma guardare il bicchiere mezzo pieno proprio no, eh?” Chiese Sara per niente abbattuta di fronte a qualcosa che sapeva già ma a cui non aveva mai dato troppa importanza.

Hanna si rimise su di un fianco e sorrise nel vedere Aranel dormire tranquilla tra le braccia di Thranduil. La bocca dischiusa di lui ed il respiro lento le fecero capire che dormiva profondamente.

Doveva essere distrutto. Dalla morte di Spartacus aveva preso il comando e si erano ritrovati a stare insieme solo quando era il momento di dormire. Anzi, a volte, dato che supervisionava tutto e tutti, lui non era accanto a lei nemmeno in quei momenti.

Però non le importava, erano insieme, vivi e felici!

Certo, ripensandoci, credeva che la sua vita era stata distrutta alla morte dei suoi genitori, doppiamente quando era stata mandata dai suoi zii.

Per poi triplicarsi quando era stata catturata dai romani come schiava.

Invece aveva incontrato un elfo, chiariamoci un elfo. All’inizio credeva che avessero messo chissà quale sostanza nel brownie o nel Pumpkin Spice Latte preso da Starbucks quella mattina e che il suo cervello allucinato avesse messo insieme personaggi a caso, ambientazioni assurde e si era semplicemente chiesta quando sarebbe passato l’effetto. Se l’era goduto, ma con l’aggressione si era rivelato tutto fin troppo vero.

Certo, se una chiaroveggente le avesse detto che si sarebbe ritrovata, nel giro di tre anni, con una figlia mezzelfo ed un compagno elfo l’avrebbe fatta rinchiudere in un manicomio, per quanto potesse sembrare assurdo.....eppure ora si trovava dentro l’assurdo ma perfetto mondo nel quale la sua vita aveva subito una svolta!

Leopardi aveva ragione nel dire che la vita è piena di probabilità, non di certezze!

Sua figlia era stata rapita, non era certa che l’avrebbe rivista, eppure era accaduto. In molti erano morti, altri erano sopravvissuti ed ora, contro ogni pronostico, si stavano dirigendo nella Terra di Mezzo!

Guardò il volto di Thranduil che, anche se non ufficializzato da nessuna cerimonia, era suo marito e lo amava con tutta se stessa. Aveva un carattere impossibile, austero, testardo ed iracondo eppure ai suoi occhi perfetto. Sapeva essere dolce, protettivo e sincero. La faceva sentire al sicuro e la guardava con ammirazione ed orgoglio, come nessuno aveva mai fatto....a parte i suoi genitori.

Hanna si mise a sedere di scatto appena si rese conto che Sara aveva ceduto al sonno.

Si avvicinò andando a mettersi alla sinistra dell’elfo che era disteso sulla schiena, dalla parte opposta di Aranel.

Lo osservò a lungo, ricordando il terrore che l’aveva paralizzata, arrivando quasi a spegnere la fiamma del suo amore nel tentativo di non soffrire quando l’aveva lasciato partire per il campo di battaglia, credendo di non rivederlo più.

Gli accarezzò dolcemente una guancia spostando la testa verso di lei, ridendo quando lui fece un grande sospiro. Doveva essere molto stanco se non si era svegliato!

Poggiò le labbra su quelle dormienti di lui, scambiando un piccolo bacio prima di poggiare la testa sul suo petto ed addormentarsi cullata dai battiti del suo cuore.

 

UN ANNO DOPO 

 

Rohan, anche chiamata terra dei cavalli, confinava con Gondor ed era abitata principalmente da pastori e agricoltori.

Il loro Re si chiamava Thengel, saggio e benvoluto dai suoi sudditi aveva ben accolto il gruppo di ribelli ai suoi occhi capeggiato da Agron, ma segretamente comandato da Thranduil. Con una promessa di un ulteriore commercio di materie prime, come grano e legna, ed ulteriori uomini da impiegare contro gli orchi, i ribelli si erano accattivati la simpatia del sovrano.

L’elfo aveva deciso si rimanere nascosto consapevole che la sua presenza avrebbe potuto attirare attenzioni indesiderate ed era imperativo mettere la loro sicurezza avanti a tutto.

I ribelli erano un popolo irrequieto. Sempre alla ricerca della battaglia.

La maggior parte dei guerrieri, sia esperti e non, si gettavano in numerosi scontri con gli orchi che avevano la malaugurata idea di attraversare il territorio nei pressi del villaggio.

Questo tratto del loro carattere poteva farli sembrare spavaldi eppure erano molto schivi e riservati con gli estranei ed evitavano i contatti con gente esterna, limitandoli solo per il commercio necessario alla loro piccola economia.

Col passare dei mesi, le tende erano state sostituite da casa fatte in legno e pietra e finalmente, la costruzione del villaggio era da poco terminata ed essendo numerosi, si erano divisi i compiti fondamentali che caratterizzavano la quotidianità.

Le guardie che pattugliavano l’alta muraglia, eretta lungo l’intero perimetro e non del tutto completa, in quanto c’era ancora una parte ancora interamente in legno, erano fra i guerrieri più esperti per garantire la sicurezza.

Un gruppo di cacciatori si occupava di procurare sia carne che pesce e spesso tornavano dopo molti giorni. I giovani uomini, oltre che aiutare le donne nella coltivazione dei campi al di fuori delle mura, venivano addestrati dai pochi gladiatori sopravvissuti, così da assicurare un’istruzione di prim’ordine.

Sotto consiglio di Sara, era stata costruita una scuola per i più piccoli di loro, ma frequentata dai pochi adulti volenterosi di imparare a leggere. Fra gli schiavi erano pochi coloro in grado di farlo!

Oltre che “popolo dei cavalli” potevano essere chiamati “popolo guerriero” perché le lezioni dei bambini comprendevano persino i rudimenti del combattimento, con spada, pugnali, lancia, rete ed arco oltre a lezioni di equitazione.

Per molti bambini poco sopra al primo decennio di vita era fondamentale imparare a difendersi. In quanto orfani dovevano cavarsela da soli ed anche se un pasto caldo ed un tetto sulla testa erano assicurati, la curiosità li spingeva ad allontanarsi in piccoli gruppi per esplorare il bosco.....che con il passare dei mesi era diventata una specie di prova per mostrare agli altri di non essere degli incapaci.

Come se vivessero ancora in catene, combattere era ciò che più bramavano. 

Stavolta non era un’imposizione, ma un desiderio inculcato nella mente dei gladiatori trasmesso a coloro che addestravano.

Le donne si occupavano di cucinare ed accudire i monelli a cui serviva sempre una raddrizzata dato che ne combinavano di tutti i colori, anche se molte erano altrettanto temibili se veniva data loro in mano una spada. 

Forse era stata la vita da nomadi, sta di fatto che i ribelli in poco tempo si erano stabiliti nel nuovo territorio adattandosi perfettamente al nuovo stile di vita in quanto gli orchi permettevano loro di sfogarsi combattendo e mostrando il proprio valore sul campo di battaglia. Erano nate delle nuove feste, si erano soliti fare grandi bevute e mangiate ogni sera, ma quelle in particolare coinvolgevano tutti e ricorrevano alla data nella quale, secondo il loro calendario, corrispondeva al loro arrivo nel nuovo territorio in cui potevano finalmente vivere in pace.

Questa ricorrenza era molto vicina alla cerimonia per ricordare Spartacus, il loro salvatore ed anche tutti i cari persi per mano dei romani. Un giorno triste, ma durante il quale festeggiavano con gioia al pensiero che tanti sacrifici non fossero stati vani e come a voler mostrare ai loro defunti quanto preziosa fosse la libertà che si godevano a pieno!

 

*

 

In quell’atmosfera di pace, l’elfo leggendario era diventato la loro guida. 

Non più visto come portatore di morte, ma un capo saggio e forte.

Era affiancato dai suoi generali, come Spartacus prima di lui, dato che i ribelli erano divisi in gruppi fedeli ai sottoposti dell’elfo.

Agron, Tigris ed Hagen si erano guadagnato il rispetto di diversi uomini e la loro complicità permetteva di mantenere la pace fra i gruppi in generale, ma soprattutto di sedare i conflitti fra i Galli ed i Germani.

C’era una maggioranza fedele solo ad Azrael, ma a lui non dava fastidio questa divisione, anzi, la trovava utile per gestire meglio i tremila uomini presenti in quel villaggio, compresi anche donne e bambini.

Poco dopo il loro arrivo, un lieto evento aveva aumentato l’entusiasmo già presente: erano nati i fratellini di Aranel!

Elanor (stella) e Galador (signore degli alberi) erano venuti alla luce il giorno in cui l’ultimo chiodo veniva fissato e la loro casa era finalmente completata, come se volessero nascere in un posto caldo e sicuro.

La piccola Elanor aveva ereditato molti tratti della madre, mentre Galador sembrava un piccolo Legolas. I neonati avevano a malapena quattro mesi e nonostante Thranduil ardesse dal desiderio di tornare nel suo regno, non si sarebbe mosso fino a quando i suoi figli non fossero stati abbastanza forti per affrontare il viaggio.

Un pomeriggio Hanna si era buttata sul divano del salone crollando in uno sfinito sonno profondo. I due gemelli le avevano fatto prosciugare ogni grammo di energia!

Thranduil la trovò così una volta tornato a casa, con Aranel che non vedeva l’ora di far vedere i suoi progressi con la spada alla madre.

L’elfo non fu sorpreso nel vedere che Sara si era addormentata sul loro letto, accanto alle culle dei bambini. Lei era andata a vivere con loro, i due neonati erano stati la conferma di una decisione presa tempo prima senza che fosse stato interpellato!

Alla fine si era rivelata fondamentale perché Aranel aveva preso molto male quella novità!

Parlando appunto di lei, Thranduil la cercò per tutta la casa finché non si convinse di guardare anche fuori. Si diresse sicuro verso il nascondiglio preferito di Aranel, un barile vuoto rovesciato in terra che usava spesso per giocare.

“Naa rashwe?”(C’è qualche problema?) chiese calmo.

“Kela!”(Vattene!) gli urlò contro lei piangendo.

“Man presta le?”(Cosa ti turba?) domandò sicuro di conoscere la risposta.

“Amin delotha lle!”(Ti odio!) forse si era sbagliato.

“Mani marte?”(Cos’è successo?) chiese paziente.

“Nana mi odia!” Urlò Aranel piangendo nascondendosi fra le sue braccia appena le vide tese e pronte ad accoglierla.

Thranduil l’accolse con un sorriso. Aveva previsto fin da subito una gelosia così forte. Aranel era cresciuta in mezzo agli umani e l’attenzione generale era sempre stata solo su di lei, senza contare che dopo il rapimento la situazione era peggiorata.

Ma sua figlia era molto sveglia, anche se piccola avrebbe compreso quanto tenevano a lei.

“Vieni con me!” Le disse alzandosi in piedi e porgendole una mano. Lei la prese e si avviarono verso un ampio recinto dove si trovavano i puledri con le madri.

I cavalli più grandi venivano portati al pascolo assieme a mucche e capre anche se erano più numerosi.

Thranduil prese Aranel in braccio facendole accarezzare una cavalla.

“Questa è una madre, vedi che ha un puledro appena nato accanto?” Chiese indicando con lo sguardo il cucciolo.

“È carino!” Commentò la figlia.

“Ha anche un figlio più grande!” Disse Thranduil indicando con un dito un giovane stallone “Ma questo non significa che non gli voglia meno bene! Il più giovane ha bisogno del latte quello più grande mangia l’erba, il piccolo non sa che uscire dal recinto è pericoloso, il grande si! I tuoi fratelli devono mangiare spesso e la mamma non riesce a dormire mai abbastanza per poter giocare con te, anche se sono certo che le manchi!” Spiegò il padre con pazienza.

“Ma tu riesci a giocare con me!” Protestò Aranel.

“Questo perché io non posso dare il latte ai tuoi fratelli!” Rispose Thranduil tornando verso casa.

“Anch’io bevo latte però! E la mamma non pensa mai a me!” Singhiozzò la piccola.

“Non quello della mamma!” Specificò il padre “No! Quello fa schifo!” Chiarì la figlia ricordando quando una volta, per curiosità, aveva voluto assaggiarlo.

Thranduil si abbandonò ad una grossa risata coinvolgendo anche Aranel ed allegri si diressero verso una grande quercia vicino casa.

L’elfo afferrò un ramo con la mano libera e si diede una spinta con le gambe da sopra una grande radice, saltando sopra al primo ramo, con Aranel che rideva felice.

Come lui, la connessione con la natura era forte e sua figlia amava salire sugli alberi, stando al sicuro fra le sue braccia.

Era giunto il momento che cominciasse ad imparare.

“Prova da sola!” Le disse aiutandola a salire su di un ramo sopra di lui. Lei, dopo un momento di incertezza, iniziò a camminare decisa in equilibrio e ad arrampicarsi su altri rami non troppo lontani. Thranduil, tornato a terra, la seguiva restando sotto, così da poterla afferrare al volo in caso di una caduta.

Come previsto, Aranel non si fece attendere ed il padre la prese per un pelo.

“Non è un gioco! Devi fare attenzione Lelig(Figlia mia). Se desideri migliorare la concentrazione è fondamentale!” Le disse senza rabbia. Essendo stata la sua prima volta era durata anche fin troppo.

 

*

 

Thranduil si abbassò, così che i suoi capelli non fossero notati prima del tempo.

Aegnor, assieme agli altri cavalli perfettamente addestrati, rimase fermo come una statua, come se una preda lo stesse braccando.

Erano nascosti dietro un grosso cespuglio, gli altri attendevano il segnale con trepidazione. Gli arcieri nascosti sugli alberi non avevano ancora incoccato le frecce, consapevoli che più tardi avrebbero rivelato la loro posizione, più orchi sarebbero caduti in trappola.

Era un grosso branco, composto da almeno venti mannari, ma non destava preoccupazione dato che li superavano in gran lunga con i numeri.

Appena i primi mannari sbucarono dalla vegetazione i cavalli si innervosirono e Thranduil urlò “Sterminiamoli!” Spingendo ad attaccare prima che il loro odore venisse fiutato. Erano sottovento, gli orchi sentirono le loro grida, ma li notarono solo quando molti di loro iniziarono a morire, colpiti da frecce e lance.

L’effetto sorpresa aveva funzionato!

Il cavallo di Tigris cadde quando un mannaro si avventò sulla sua gola, ma il gallo usò lo slancio per saltare in groppa al lupo per trafiggerlo alla schiena con la lancia.

Appena terminata quell’uccisione si unì alla mischia di altri guerrieri che combattevano contro gli orchi a piedi.

Grazie al suo incredibile udito, Thranduil sentì delle grida in lontananza e spronò il cavallo per raggiungerle e capire cosa stesse succedendo.

Non gli risultava che i cacciatori fossero fuori, probabilmente erano uomini di altri villaggi.

Giunse ad una grande strada sterrata solo per vedere corpi disseminati ovunque, dilaniati dalle lame degli orchi, accanto ai carri contenenti merci o i pochi beni appartenuti a quella gente.

Sentì il rumore degli zoccoli e vide Hagen raggiungerlo.

“Prendete tutto quello che trovate!” Trovava orribile derubare i morti, ma l’inverno si avvicinava e non poteva permettersi di rischiare di rimanere senza scorte come avvenuto gli anni precedenti. 

Gli umani erano molto festaioli ed ignoravano i problemi fin quando non divenivano debilitanti. Cioè mangiavano e bevevano senza rendersi conto che non c’erano scorte sufficienti messe da parte per l’inverno per permettere loro di fare festa tutte le sere.

Thranduil emise un verso di dolore quando un mannaro balzò contro di lui facendo cadere Aegnor che si era impennato.

Gli artigli lo colpirono ad una gamba ma fu veloce a sgozzare i canide prima che avesse il tempo di sbranarlo.

Il cavallo si alzò velocemente, consapevole che rimanere in terra equivaleva ad una condanna a morte. Azrael tentò di imitarlo ma si ritrovò a ricadere in terra quando la gamba non resse il suo peso.

“Non posso morire! Non adesso!” Si riprese mentalmente.

Un mannaro sbucò dalla vegetazione caricandolo, ringhiando e sbavando e Thranduil lanciò un grosso pugnale nella pupilla dell’animale, venendo travolto dal suo cadavere. Cadde in terra sbattendo la testa e tutto divenne nero.

Si risvegliò mettendosi a sedere di colpo, accorgendosi di non trovarsi più nella foresta ma nel suo letto.

“Fammi prendere un’altro colpo del genere e gli orchi saranno l’ultimo dei tuoi problemi, perché ti uccido con le mie mani!” Sibilò Hanna entrando nella stanza con un grosso vassoio di legno in mano.

Molta della mobilia e dei servizi erano in legno, essendo la merce principale che commerciavano.

“Ada!” Urlò Arnel entrando correndo, saltando sul letto e gattonando fino al padre “Hai ucciso molti orchi?” Chiese curiosa “Soprattutto mannari!” Rispose lui sorridendo.

“Che bello! Sei un grande guerriero!” Disse Aranel guardandolo con ammirazione e Thranduil si ritrovò a sorridere malinconico. Tempo addietro era Legolas a rivolgergli quello sguardo.

“Si, che viene ferito nel primo scontro! Sarai anche un guerriero forte e coraggioso, ma riesci a ferirti sempre in maniera grave!” Hanna non riuscì a trattenersi.

“Ma Nana....sei stata tu a dire che le ferite peggiori se le fanno i guerrieri più forti!” Si fece sentire Aranel.

“Touché!” Ammise lei arrossendo.

“Hanna! C’è qualcuno alla porta!” L’urlo di Sara la fece voltare verso l’entrata della stanza “Aprilaaaa!” Gridò in risposta.

“Non possoooo, sto cambiando i bambiniiii!” La imitò Sara.

“Che quello entri, tanto è aperta!” Hanna urlava come una straccivendola.

“La balia dei bambini è arrivata!” Disse Hagen tutto contento entrando nella stanza.

Sapendo che Azrael era stato ferito era giunto con l’intento di dare una mano con i marmocchi. Anche se di bambini sapeva poco e niente non avendo mai dovuto occuparsene......

Thranduil sbuffò, gli umani appena presa confidenza sapevano essere molto invadenti!

Hanna, in risposta, spinse un germano confuso fino all’uscio di casa e gli sbatté la porta in faccia senza troppi complimenti.

 

*

 

Passarono i giorni ed Azrael si riprese piuttosto in fretta.

“Mi è sparito un figlio!” Ecco come cominciare una giornata nel peggiore dei modi.

“Come sparito? L’avrà Sara con sé!” Rispose Thranduil alzandosi dalla sedia su cui si era seduto a riposare, sul portico.

“Io...sono innocente!” Si difese l’interpellata sbucando dalla porta con in braccio Elanor.

Poco lontano, i pastori si stavano preparando ad uscire dalle mura e fu alquanto insolito vedere la figlia dell’angelo della morte passare loro davanti con un neonato in braccio.....diretta verso una mucca.

Fortuna volle che Agron giungesse proprio in quel momento, per controllare che tutto fosse in ordine, riuscendo a fermare la bambina ed avendo sufficiente confidenza da toglierle dalle mani il neonato senza che facesse storie.

“Perché avevi tuo fratello in braccio?” Chiese scorbutico.

Aranel, abituata al suo carattere scrollò le spalle rispondendo “Volevo dargli da mangiare!” Indicando una mucca.

Nasir rise e le si inginocchiò davanti “È ancora troppo piccolo per il latte di mucca!

“Io lo bevo! E lui è un elfo!” Specificò Aranel come se un elfo di quell’età potesse fare già tutto.

“Si avvicina una burrasca!” Osservò il siriano vedendo l’elfo procedere a grandi passi verso di loro.

Thranduil si fermò di fronte al germano e sorprendentemente non sembrava arrabbiato, solo confuso. Prese Galador e si rivolse alla figlia “Torniamo a casa!”.

“Ardo dal desiderio di sapere cos’ha fatto quella piccola peste questa volta!” Confessò Nasir curioso.

“Sei il solo! Togliti quel sorriso scemo dal viso!” Lo riprese Agron allontanandosi.

Appena a casa, Hanna ritrovò la serenità stringendo il piccolo Galador a sè e chiese ad Aranel perché avesse preso il fratellino senza avvisare nessuno 

“Ada ha detto che sei stanca perché dai da mangiare ai fratelli! Volevo aiutarti!” Spiegò la figlia.

Hanna lanciò uno sguardo omicida al compagno “Ma bravo, le hai pure suggerito il rapimento?” Chiese furiosa.

“Affatto!” Rispose Thranduil stufo di essere stato messo in mezzo di nuovo.

“Mamma tu mi odi?” Quella domanda innocente riuscì a sedare la litigata imminente ed Hanna si voltò verso la figlia con uno sguardo inorridito.

“No, mai! Io ti amo più della mia stessa vita!” Disse Hanna inginocchiandosi di fronte alla piccola “Come ti è venuta in mente un assurdità del genere?” Chiese esterrefatta.

“Perché non giochi più con me e non cucini tu!” Rispose Aranel triste “Stai dicendo che la mia cucina è cattiva?” Chiese Sara sorridendo, nel tentativo di tirare tutti un po’ su di morale e riuscendoci dato che risero.

“No zia! Tu sei bravissima. Ma sembra che la mamma voglia più bene ai miei fratelli...” ammise Aranel guardando di sfuggita il padre come se temesse che si arrabbiasse perché non gli aveva creduto.

Hanna prese le mani della figlia sospirando delusa da se stessa. Non avrebbe mai voluto che arrivasse a pensare una cosa del genere!

“I tuoi fratelli sono molto piccoli! Pensare a loro è molto impegnativo, ti chiedo scusa se ti ho ignorato, prometto che mi impegnerò a stare di più con te!” Disse baciandole la fronte “Ma se sto di meno con te, questo non vuol dire che io ti voglia meno bene di quanto ne voglia a Galador e Elanor, hai capito?” Chiese guardandola negli occhi.

“Si nana!” Rispose Aranel “Ti voglio tanto bene anch’io!” Disse a bracciando la madre.

 

*

 

Agron galoppava veloce seguito da una decina di uomini.

Mosse un braccio infastidito. Perché doveva vestirsi in maniera tanto ridicola ogni volta che incontrava colui che si definiva il loro Re, ma che non aveva fatto niente per meritarsi il loro rispetto?

Per far fiorire i loro commerci e mantenere buoni rapporti, dato che il villaggio era molto isolato e la sua gente evitava il più possibile i contatti con l’esterno, era costretto una volta al mese, a partecipare a sfarzosi banchetti che gli ricordavano molto quelli romani, a cui tempo addietro, aveva assistito in catene.

La mano di Leta si poggiò sul suo braccio ed il suo sguardo paziente e caloroso lo calmò oltre a metterlo in imbarazzo.

Era una donna forte e sveglia, ora capiva perché Spartacus tenesse molto a lei.

Da quando si erano stabiliti nel nuovo territorio Leta aveva cominciato a lavorare a maglia come molte donne, producendo, sia vestiario che coperte ed altre decorazioni per la casa da vendere ai mercati di altri villaggi.

Ma oltre a questo si era mostrata un ottima leader per molte donne e spesso lo affiancava negli incontri con il Re che sembrava apprezzare ed ammirare la sua intelligenza e l’intraprendenza in campo politico.

Il suono di un corno proveniente dalla fitta boscaglia anticipò l’arrivo di Azrael.

Non erano mai andati d’accordo, ma con la morte di Spartacus sentiva che qualcosa era cambiato! Gli aveva giurato fedeltà, ma solo ultimamente avrebbe realmente ubbidito ad ogni suo ordine. 

L’elfo era stato molto utile dato che sembrava conoscere bene il territorio ed aveva fatto sorgere il villaggio in un posto molto sicuro e ben protetto dalle colline.

Si era mostrato giusto e saggio nel sedare i piccoli conflitti interni e nel consigliarlo su come comportarsi con il Re. Questo aveva portato molte ricchezze in poco tempo, permettendo che nessuno morisse di fame durante l’inverno. C’erano stati dei problemi si, ma erano riusciti sempre a giostrarsi abbastanza bene da poterli risolvere.

Grazie a lui gli arcieri erano migliori persino della città chiamata Rohan.

Azrael fermò il cavallo appena gli si ritrovò davanti “Quale notizie porti?” Chiese impaziente.

“Il banchetto era ottimo!” Come a voler dare enfasi alla sua frase, qualcuno dietro di lui, emise un sonoro rutto.

“Ci concederanno altri capi di bestiame in cambio del cibo e della legna?” Chiese l’elfo non troppo scandalizzato da un comportamento che conosceva bene.

“Si, ma hanno richiesto più di quanto precedentemente stabilito!” Rispose Nasir preoccupato. Se fosse stato per lui, non avrebbe accettato, glielo si leggeva in faccia.

“Quanto?” Domandò Azrael contrario.

“Non abbastanza da crearci problemi con il prossimo inverno! Avendo una scusa ho potuto far aggiungere qualche capra in più!” Disse il germano soddisfatto, voltandosi appena sentì i campanacci raggiungerlo.

Aveva preceduto le bestie per controllare l’eventuale presenza di orchi che avrebbe potuto far perdere loro tutto.

“Sembra che tu abbia finalmente compreso come manipolare un Re sciocco!” Lo adulò Azrael.

“La cosa ti spaventa?” Chiese Agron divertito.

Dopo aver messo le nuove capre nella stalla, Thranduil entrò in casa intenzionato a prendere gli strumenti per marchiarle, si bloccò vedendo Hanna con le mani poggiate sui fianchi che batteva un piede per terra nervosa.

“Sei convinta di poterla passare liscia?” Sibilò Hanna con occhi ridotti a fessure.

“Confessa e proverò ad essere clemente!” Minacciò con sguardo intimidatorio.

“Hai mangiato i muffin al cioccolato?” Chiese rivolta ad Aranel che la guardava con una finta faccia da angioletto. La punta del naso sporca di cioccolato era una prova inconfutabile!

“Si!” La madre sorrise con uno sguardo trionfante in volto “Questa mattina a colazione!” L’espressione diventò nera come gli abissi più profondi del mare.

Thranduil non riuscì a trattenere una risata. Era tutta sua madre e trovava divertente vedere come questo mandasse Hanna su tutte le furie.

Hanna guardò male pure lui.

“Non ti sembra di esagerare?” Chiese non riuscendo a togliersi il sorriso.

“Ah, ora sono io che esagero!?” Gridò Hanna esasperata.

“Prima d’ora non ha mai potuto mangiare fuori pasto, perché i viveri scarseggiavano. Lasciale godere queste nuove libertà! La riprenderemo se farà cose più gravi!” Rispose Thranduil con calma.

“Non cercare di ammansirmi ricordandomi cos’abbiamo passato! Il cibo non c’entra!” Ringhiò Hanna “Ma non capisci che se le permettiamo di mentire su cose così banali, è come se le dicessimo che può sempre dire il falso!” Fece notare come se stesse sgridando pure lui.

L’elfo sospirò “Ci penso io!” Disse arrendendosi. Si sedette su di una sedia di fronte alla figlia e le parlò dolcemente.

Lelig dire le bugie può proteggerti, ma altri soffriranno se non ti assumi le tue responsabilità!” Disse consapevole dell’altruismo di Aranel “Sono spariti dei muffin. Io e Nananon li abbiamo mangiati, Sara non li ha mangiati. Sei stata tu?” Chiese guardando negli occhi la figlia.

“Si. Scusami Ada!” Rispose Aranel abbassando lo sguardo colpevole.

Hanna andò in bestia! Si mise a sussurrare cose incomprensibili agitando le mani sopra la testa, prima di uscire curandosi di sbattere la porta più forte che mai.

Thranduil fece una smorfia. E poi si preoccupava di ciò che veniva concesso ad Aranel. L’esempio dato avrebbe potuto fare molti più danni, e reagire a quel modo non era qualcosa che la loro figlia dovesse vedere!

 

UN ANNO DOPO

 

Aranel mosse i piedi nervosa.

Teneva la mano del suo Ada ed avrebbe voluto non lasciarla mai!

Tutte le persone la stavano fissando! Era abituata a sentirsi osservata, ma da quando aveva lasciato la sua casa che si trovava tra le abitazioni di Tigris, Felix ed altri che conosceva bene, le occhiate erano diventate fastidiose!

Si fermarono vicini al portone della scuola e suo padre le rivolse un caldo sorriso “Tollen i lû. Mae marth…!”(È arrivato il tempo. Buona fortuna…!).

Aranel rimase a fissare i bambini che la guardavano curiosi. Sembrava così bello cominciare ad andare scuola....ora non era più così sicura!

“Naa rashwe?”(C’è qualche problema?) la voce del padre la riscosse e convinse ad avviarsi. Se voleva diventare una grande guerriera non poteva avere così tanta paura!

Appena entrata in classe andò a sedersi nell’unico banco vuoto, con tutti che continuavano a fissarla!

Quando entrò la Maestra Fabia tutti si alzarono e lei li imitò.

“Buongiorno bambini! Sedetevi grazie!” Disse la Maestra e loro obbedirono.

“Oggi abbiamo una nuova compagna di classe. Il suo nome...è......Aranel!” Sussurrò l’insegnante, tenendo il registro in mano, fissando la piccola a bocca aperta.

La figlia dell’angelo della morte! Ne aveva sentito parlare, ma non l’aveva mai vista di persona!

“D-diamole il benvenuto!” Tentò di riprendersi. Non doveva allarmare i bambini con la sua sorpresa!

“Va bene!” Disse “Allora bambini, oggi studiamo la lettera p! Qualcuno conosce una parola che inizia con la lettera p?” Chiese.

“Pane!” “Padella!” “Pugnale!” “Padre!”

Arrivò il momento della ricreazione ed una volta uscita in giardino, Aranel si sedette sull’erba tirando fuori il muffin cucinato da sua madre.

Vide gli altri andarle incontro e si alzò di scatto con un grosso sorriso. Si sarebbe fatta molti nuovi amici!

Ma gli altri bambini cominciarono a spingerla e ridere di lei chiamandola “Orecchie a punta!” Uno le calpestò il dolcetto dicendo “Il cibo degli elfi è velenoso!”.

Aranel corse ad arrampicarsi su di un albero, dove gli altri non poterono seguirla.

Era per questo che Attico e Milo non erano tornati? Forse sapeva perché suo padre era sempre serio! Gli umani trattavano male anche lui?

Il fiume di domande che le ronzò in testa per svariati minuti si fermò quando una voce la distrasse.

“Vuoi un pezzo della mia pizza? Per me è troppo grande!” Una bambina con i capelli ricci e con la pelle scura agitava un involucro di carta con entusiasmo.

Aranel scese, cauta ed accettò l’offerta.

“Perché sei così felice? Non hai paura?” Chiese sospettosa.

“Io e la mia mamma scappavamo, ma i romani erano più veloci!” Cominciò a raccontare l’altra “Mi sono nascosta in un cespuglio. Credevo che la mia mamma sarebbe morta...lei non è una guerriera!” Ammise “Ma un elfo con i capelli biondi ha ucciso il romano, l’ha salvata!”.

Aranel sorrise “Il mio papà è un grande guerriero!” “È anche coraggioso! Ed è stato molto gentile con noi!” Disse l’altra “Io mi chiamo Lucilla! Ma la mia mamma mi chiama Lucy!” Si presentò.

“Io sono Aranel!” Rispose lei “Perché non stai con gli altri bambini?” Chiese curiosa.

“Mi prendono in giro!” Ammise Lucy “Perché?” Domandò Aranel sorpresa.

“Dicono che i miei capelli sono brutti!” Rispose lei.

“La mia mamma dice che non ci sono cose brutte! Solo uniche e bellissime!” Disse Aranel facendo sorridere la sua nuova amica.

“Dici che è stata una buona idea mandarla a scuola?” Thranduil sospirò “Sei stata tu ad insistere! Non dovresti avere tanti ripensamenti!” Sbuffò.

“Si però.......avevi ragione! È un elfo! E gli umani non sono proprio accoglienti con chi è diverso! Senza contare che fin’ora non ha interagito con altri bambini dato che eravamo impegnati a tenerla nascosta!” Ragionò Hanna mentre sellava un cavallo, per andare a caccia di orchi con lo scopo di allontanarli dal villaggio.

“Se la caverà! È più forte di quanto pensi!” Disse Thranduil fiducioso.

“E se qualcuno racconta in giro della sua esistenza?” Chiese Hanna preoccupata “Anche se lo facessero, le storie che inventano su di me sono talmente fantasiose che  ad orecchie inesperte sembrerà veramente che stiano parlando di leggende!” Scherzò “Dovresti essere contenta! Sei riuscita a convincermi! Era mio desiderio mandarla a scuola solo una volta giunta fra i suoi simili!” Disse serio.

“Hai ragione! Senza contare che Sara ed Ariadne la terranno d’occhio!” Si rasserenerò Hanna.

 

*

 

“Aranel....sto per perdere la pazienza!” Disse Hanna mentre camminava avanti ed indietro. Se non fosse stata incapace di salire su di un’albero senza scendere cadendo come un frutto maturo, non ci avrebbe pensato due volte a riportare la figlia giù di peso.

“Perché devo andare a scuola per imparare a combattere se poi non posso uscire!” Urlò Aranel da sopra al ramo contro il quale si era avvinghiata come a voler far capire che niente e nessuno l’avrebbe fatta scendere di lì.

Hanna sospirò. I bambini orfani erano diventati un pessimo esempio ed essendo più grandi lei li guardava con interesse, imitandoli in molti comportamenti sbagliati.

Per un pelo l’avevano fermata dall’uscire con loro a caccia di orchi!

Sapeva che Aranel aveva avuto dei problemi ad integrarsi, ma non credeva che potesse fare una cosa del genere!

Nel gruppo c’erano ragazzi fra gli undici e sedici anni, i più grandi avevano maggiore esperienza, ma non tornavano mai tutti da una spedizione del genere.

“Perché se vuoi uscire devi andare a scuola. Quando sarai più grande ed esperta potrai avventurarti da sola nel bosco!” La voce di Thranduil fece saltare ed emettere un gridolino ad Hanna e ridere la figlia.

“Piantala di comparire alle mie spalle e farmi prendere i peggio spaventi della mia vita, altrimenti mi costringi a metterti un campanellino al collo!” Ringhiò Hanna puntando un dito contro l’elfo.

“Aranel! È ora di andare, stiamo aspettando tutti te!” Disse Ariadne avvicinandosi all’albero seguita da venti bambini fra i cinque ed undici anni, ordinatamente in fila, mentre teneva per mano suo figlio Attilio. Fotocopia del padre.

Il piccolo corse verso l’elfo agitando le braccia per farsi prendere in braccio.

Normalmente Thranduil non avrebbe mai dato confidenza ad un bambino che non fosse suo figlio, ma essendo l’ultimo legame con uno degli umani che considerava dei cari amici, con Attilio faceva un eccezione.

Appena il piccolo iniziò ad accarezzargli i lunghi capelli sentì Aranel avvinghiarsi contro una gamba. Sorrise ripensando a quanti dubbi Legolas avesse avuto da bambino. Appena, a causa del suo ruolo, non si presentava a pranzo o cena, nasceva il timore che non lo amasse più, dato che dava più importanza ad altro invece che al tempo prezioso passato assieme.

Aranel glielo ricordava tanto, avendo dei fratelli poteva essere anche gelosia, ma la sua voglia di uscire dalle mura del villaggio, di libertà, la caparbietà data dal desiderio viaggiare, erano sempre una caratteristica della famiglia.

Anche lui in gioventù, si era lasciato guidare dall’inesperienza e dalla presunzione di poter tornare a casa a testa alta con grandi storie da raccontare. Ma l’onore e la gloria hanno un caro prezzo, pagato con il fuoco del drago. Ed era suo desiderio che Aranel aprisse gli occhi il più tardi possibile.

Come Legolas che però l’aveva odiato per averlo confinato fra le mura del palazzo....

“Aranel, obbedisci a tua madre e va con Ariadne!” Disse Thranduil porgendo Attilio alla madre.

“Va bene Ada!” Rispose la figlia unendosi ai suoi coetanei, venendo accolta da un caloroso abbraccio di Lucilla.

 

*

 

A pomeriggio inoltrato Thranduil tornò da un giro di ricognizione, sorprendendosi di vedere Ariadne che bussava con concitazione alla porta di casa torcendosi le mani ansiosa.

I loro figli stavano crescendo assieme e durante molti pomeriggi lei, Hanna, Sara e Leta avevano trascorso il tempo in compagnia, aiutandosi a vicenda con i bambini.

Quindi perché era sola, tesa e preoccupata?

“Tutto bene?” Chiese scendendo da cavallo.

“Aranel è sparita!” Quella semplice risposta cancellò ogni traccia di calma sostituendola con una gelida ira mista a paura.

“Com’è possibile?” Sibilò “Durante la lezione di tiro con l’arco uno dei bambini si è fatto male, io e Sara ci siamo occupati di lui ed una volta tornati al campo c’erano tutti tranne lei! Gli altri bambini non hanno saputo dirci dov’è andata o se qualcuno l’ha presa con sé!” Rispose Ariadne muovendosi nervosamente sul posto.

“Chi cercavi?” Chiese Thranduil notando grazie al buio all’interno che la casa era vuota.

“Hanna, credevo che a quest’ora fosse tornata a casa!” Disse Ariadne.

“No, doveva discutere con Agron e Leta alcune questioni burocratiche sul commercio con Rohan! Vorrà dire che è ancora a casa di Agron!” Ragionò Azrael salendo a cavallo prima di issare su anche lei.

La casa del germano era dall’altra parte del villaggio e dovevano fare in fretta: ogni minuto era prezioso!

Aranel si mise in piedi sul ramo di un albero per poter vedere meglio il villaggio.

Uscire era stato molto difficile, ma passare per le ampie stalle si era rivelata un idea geniale. C’erano soprattutto cavalli che non avrebbero potuto dire a nessuno dove andava, invece nelle varie case qualcuno l’avrebbe sicuramente vista!

Era riuscita ad uscire dalle mura attraverso la parte in legno non ancora ultimata, dove i suoi amici le avevano fatto vedere un passaggio segreto scavato nella terra da dove si poteva passare senza che le vedette potessero avvistarla.

Sbucava sotto un ampia radice, fra la fitta vegetazione, così da potersi allontanare indisturbati.

Avrebbe mostrato ai suoi genitori che era già abbastanza grande e forte da potersela cavare nella foresta, come i suoi amici.

No, lei avrebbe fatto meglio. 

Aveva deciso di camminare fino al villaggio vicino e mandare loro una lettera raccontando la sua gloriosa impresa.

Perché la sua Nana aveva detto che il commercio di riso lo tenevano con un villaggio non molto lontano, quindi vicino.

Sarebbero stati molto orgogliosi e sarebbe finalmente potuta uscire con gli altri bambini dopo una prova di coraggio come quella!

Lei era grande, l’aveva detto il suo Ada! Galador e Elanor erano piccoli, lei non più!

 

*

 

Aranel sentì le lacrime pungerle gli occhi quando per l’ennesima volta si ritrovò di fronte allo stesso albero verso cui era tornata almeno dieci volte.

Era tutta colpa degli alberi, alti e con molti rami sottili sulla cima, oscuravano la vista quanto bastava per non permetterle di capire da dove venisse il sole, grazie al quale si sarebbe dovuta orientare. Per tornare a casa sarebbe bastato andare nella direzione opposta rispetto dove sorgeva. Lei poteva vedere sempre l’alba dalla finestra della sua camera!

Rohan sembrava molto vicino visto sulle mappe, eppure erano ore che camminava senza essere riuscita a venir fuori dalla foresta che si estendeva fra il suo villaggio e le immense valli pianeggianti vicino a Rohan.

Aranel ricacciò dentro le lacrime “Sono un elfa! Gli elfi hanno un perfetto senso dell’orientamento!” Si ripetè per farsi coraggio.

Non seppe dire per quanto camminò ma ad un certo punto le parve di sentire delle voci. Si mise a correre felice. Era tornata al villaggio! E se fosse stata fortunata, forse nessuno si era ancora accorto della sua scomparsa.

Smise di correre appena comprese che era solo una la voce che parlava con concitazione......da sola!

“Oh Elbereth! Come ho potuto essere tanto stupido!” “Che lo divorino gli orchi a quel lestofante e pusillanime!” “È quello che succederà a me se non trovo il modo di liberarmi!”.

Aranel si nascose in un cespuglio ed avanzò a carponi.

Un uomo! Non sembrava tanto vecchio! Ma era stupido! Neanche lei era mai caduta nelle trappole con i denti di metallo!

I suoi genitori le avevano sempre detto di non parlare con gli sconosciuti, ma anche di aiutare chi si trova in difficoltà! Cosa doveva fare? Se faceva una cosa avrebbe infranto l’altra regola!

Alla fine decise di aiutarlo! Forse avrebbe trovato un nuovo amico, altrimenti suo padre l’avrebbe trovata e salvata.

Appena l’umano la vide sobbalzò, ma la paura venne subito sostituita con sorpresa ed un briciolo di curiosità. Gli elfi erano molto protettivi con i loro bambini, quindi cosa ci faceva uno di loro in giro da solo, in una foresta piena di ragni ed orchi?

“Ciao, mi sono persa, mi puoi aiutare?” Chiese Aranel mettendo le mani dietro la schiena, guardandolo con un gran sorriso.

“E tu chi saresti?” Domandò lui confuso.

“Ada ha detto che non posso dire il mio nome!” Rispose Aranel sincera.

L’umano, avendo avuto qualche interazione con gli elfi, sapeva bene che Ada significava padre e che i capelli di quell’elfa erano tipici degli abitanti di Lorien appartenenti alla stirpe dei Sindar!

Era strano trovare una discendente così lontana dai regni abitati dai suoi simili e così vicina agli insediamenti umani!

“Perché?” Chiese curioso. Gli elfi non erano mai stati troppo aperti, ma con lui che era un giovane stregone, si erano mostrati molto cordiali. Va bene che quella era solo una bambina, ma trovava interessante che nascondesse il suo nome.

“È troppo importante!” Rispose la bambina generica.

“Mi aiuti a liberarmi dal meccanismo che mi sta uccidendo la caviglia, per favore? Devi cercare un bastone lungo e spesso!” Decise di cambiare discorso.

“Se ti aiuto tu mi riporti a casa?” Quella richiesta lo colse di sorpresa. Quella bambina sapeva il fatto suo. Sembrava avere otto anni, ma era già molto sveglia!

“Primo non so dove vivi!” Rispose onesto “Secondo non ho tempo! Facciamo che ti lascio nel primo villaggio che incontriamo ci stai?” Tentò di evitare il problema lui.

“Se non mi riporti a casa io non ti libero!” Ecco questa non se l’aspettava!

Il ragazzo sorrise, quando credeva di avere un vantaggio, la piccola era riuscita a capovolgere la situazione con un semplice capriccio!

Sospirò , prima di arrendersi “Va bene! Però dovremo passare per forza per un villaggio, solo così potrò capire da dove vieni!”.

 

*

 

La mattina seguente la fitta nebbia fra gli alberi, presagendo una bella giornata, li aveva nascosti agli occhi di qualche cacciatore. Verso l’ora di pranzo giunsero alla meta.

Thranduil frenò il cavallo appena in tempo per evitare di essere avvistato dagli abitanti del villaggio che gli si parava davanti.

Era piccolo e povero, abitato da agricoltori ed allevatori. Ma essendo il primo insediamento vicino al loro c’era qualche possibilità che Aranel si trovasse lì.

Purtroppo sua figlia, avendo vissuto tutta la vita fra loro, si trovava a suo agio tra gli umani!

“Ricordate, siamo qui per vendere legna! Siate discreti e forse riusciremo a passare inosservati!” Disse Agron superando lui, Tigris ed Hagen.

“Non avere paura! Ti guarderò io le spalle!” Lo derise Tigris.

“Provaci e saranno le tue spalle a dover essere protette, caprone!” Ringhiò il germano.

“Tanto non l’avrei mai fatto!” Disse Tigris sogghignando.

“Allora vedi di chiud.....” “Ragazze, ragazze, siete molto attraenti quando vi arrabbiate, ma anche litigare attira l’attenzione!” Li riprese Sara frapponendosi fra i due con il proprio cavallo.

Hanna guidava il carro con sopra la merce che avrebbe fornito loro una copertura, ma anche lei aveva un cavallo legato dietro. Persino in questo mondo, dire apertamente che avevano smarrito la figlia poteva rivelarsi una lama a doppio taglio.

Forse avrebbe velocizzato le ricerche, ma era probabile che avrebbe anche aumentato i rischi per Aranel!

Entrarono nel villaggio e già così, tutti gli sguardi si posarono su di loro, degli estranei!

“Sapete cos’è che scioglie la lingua?” Chiese Nasir fissando la locanda.

“Il tuo amante è sveglio!” Hagen lodò Agron seguendoli all’interno con Hanna ed Azrael, mentre Sara e Tigris si occupavano del carico.

Thranduil una volta dentro si rese conto come fosse incredibile che la miriade di odori e rumori che travolsero i suoi sensi, non lo sorpresero più di tanto. Non era passato molto tempo, eppure si era facilmente abituato a quel popolo rozzo e confusionario!

Presero un tavolo ed ordinarono da bere.

Finite quattro bottiglie Hanna si alzò intenzionata a parlare con il barista.

Per essere certa di avere la sua piena attenzione lo afferrò per un braccio parlandogli ad un palmo di naso “Vorrei delle informazioni! Un uomo sveglio come te avrà mille occhi....e niente potrebbe sfuggirti, giusto?” Chiese con un sorriso scemo in volto.

“I miei occhi sono abbastanza acuti da vedere quale prezioso bocconcino sei!” Rispose lui “E sarebbe da sciocchi rifiutare una gentile offerta! Ti dirò tutto dopo che mi avrai fatto entrare!” Disse avvicinandosi al volto di Hanna intenzionato a baciarla.

“Flertare con il barista? Mi aspettavo qualcosa di meglio!” Sara fece bloccare i due che si voltarono verso di lei confusi.

“Hai un amichetta!” Disse l’uomo osservando le forme della ragazza, sotto ai vestiti attillati, con avidità.

“Forse so dove cercare informazioni senza dover per forza aprire le gambe!” Disse Sara afferrando per il polso l’amica ubriaca, decisa ad allontanarsi.

“Dove state andando?” Chiese il barista uscendo da dietro il bancone e ponendosi sulla loro strada.

“Credevo stesse cercando delle informazioni! Perché vi siete ubriacati?” Chiese Sara allibita.

“In vino veritas!” Rispose Hanna che se non fosse stata per l’amica che la sosteneva per un braccio, sarebbe capitolata al suolo.

“Si, ma in questo caso non ci aiuta! Quelli a cui abbiamo chiesto non sapevano niente! E temo che dopo le nostre domande inopportune la voce si spargerà presto lo stesso!” Disse Sara amareggiata.

“Io so tutto quello che accade in questo villaggio, ma per le informazioni pretendo un pagamento e rispetto!” Disse l’uomo avvicinandosi alle due con evidenti intenti sudici.

“Per favore non interrompermi mentre ti sto ignorando!” Gli rispose Sara che neppure si degnava di guardarlo.

“La tua amica mi ha promesso un giro! Se non vuoi unirti a noi sparisci!” Insistette lui.

“Facciamo un gioco: io chiudo gli occhi e tu ti levi dal cazzo!” S’intromise Hanna capendo, nella sua poca lucidità, che quel porco non sapeva neanche che indossava la maglietta al contrario.

“È lei che se ne deve andare! Non ti scoperei manco se mi pagassero!” Attaccò l’uomo.

“Non ti piaccio? Siediti pure con gli altri che aspettano che me ne freghi qualcosa!” Rispose Sara spostando un ciuffo di capelli con un gesto plateale.

“La vita mi ha insegnato che alcune persone bisogna saperle prendere.....a calci nel sedere!” Disse Hanna tirando un gancio destro sul viso del barista che si ritrovò a barcollare all’indietro.

“Lurida....” sibilò avvicinandosi alle ragazze che indietreggiavano allarmate “..puttana!” Urlò caricando un colpo.

Qualcuno afferrò l’uomo per un braccio facendoglielo ruotare in una posizione innaturale ed il rumore dell’osso che si spezzava risuonò in tutta la sala nonostante la confusione già presente, oltre alle urla del poveraccio.

Il barista cadde in terra stringendosi l’arto leso ed Hanna non riuscì a trattenersi “Sei uno stramaledetto guastafeste!” Urlò verso l’elfo.

Un’altro si intromise in difesa dell’uomo, ma Sara fu felice di fargli lo sgambetto ed ammirarlo mentre si schiantava contro un tavolo pieno di gente, distruggendolo.

Questo fece partire la rissa. In poco tempo cominciarono a volare sedie e bottiglie.

Nel villaggio erano diventate rare, per questo, Agron, Tigris ed Hagen si unirono alla festa con entusiasmo.

Thranduil, abituato da anni di combattimenti nell’arena, dove tutto è permesso per restare in vita, stese molti uomini, facendo attenzione a non ucciderli.

Una scia di cadaveri avrebbe attirato troppo l’attenzione, oltre che condurre da loro chiunque fosse bramoso di vendetta!

L’elfo lanciò un umano oltre il bancone e si girò appena in tempo per osservare con assoluta calma Sara che lottava contro due uomini senza trovarsi minimamente in difficoltà, riuscendo ad atterrarli con poche mosse.

Quando anche l’ultimo tavolo venne distrutto puntò diritto verso il barista, ancora disteso in terra.

Fuori la quiete regnava sovrana, disturbata solo dalle grida e dai rumori di oggetti distrutti che provenivano dall’interno della locanda.

Improvvisamente un uomo aprì la porta con il suo corpo, trovandosi a rotolare tra il fango ed altro che i cavalli legati lì davanti, avevano lasciato.

“Va bene! Va bene! Vi dirò tutt.....” non finì la frase che lo sconosciuto lo colpì nuovamente in viso con un poderoso calcio.

Appena si riprese abbastanza da sollevare la testa vide cinque uomini e le due donne di prima osservarlo ostili.

“Non sapevo stessero con voi! Cercavo solo di divertirmi! Con due bocconcini così non puoi biasimarmi!” Si giustificò tremando come una foglia al vento stringendo l’arto leso.

“Hai visto una bambina elfo?” Chiese Agron inginocchiandoglisi di fronte “Non mentire, lui sa chi mente!” Disse indicando l’elfo che poteva osservare nonostante l’ampio mantello ed il cappuccio.

“Si, si.....” rispose il barista contento di avere la risposta credendo che potesse salvargli la vita “È venuta qui! Aveva i vostri stessi capelli, mio signore!” Disse indicando Thranduil.

“Dov’è?” Chiese Hanna facendosi avanti, sollevata.

“Non lo so!” Pianse l’uomo Agron sfoderò la spada puntandola alla gola “Bugiardo!” Sibilò.

“Lo giuro, non lo so! Era con quel ragazzo che cercava un villaggio di elfi! Lui non sembrava felice di averla con se!” Piagnucolò il barista portandosi le mani alla testa.

“Quale ragazzo?” Domandò Hagen curioso “Non era molto alto, aveva i capelli corti, castani, così come gli occhi e portava un grosso bastone con sé! Indossava un mantello verde!” Lo descrisse l’uomo.

“Dove sono andati?” Chiese Tigris “Non lo so! È la verità lo giuro!” Supplicò tremando come una foglia.

“In quale direzione? Li hai visti? Erano a piedi o a cavallo?” Domandò Sara sapendo che quelle poche informazioni sarebbe potute essere vitali.

“Erano a piedi...qui hanno comprato un cavallo. Marrone con una chiazza a forma di stella in fronte, e quattro calzini bianchi! Sono spariti in quella foresta!” Rispose l’uomo indicando un punto, sempre più spaventato.

“Rohan!” Sussurrò Hanna capendo che forse, lo sconosciuto, era alla ricerca di una ricompensa. Ma come aveva fatto a sapere che nel loro villaggio si trovavano dei mezzelfi? Com’era riuscito a prendere Aranel se era a piedi?

“Di qualcosa ad anima viva......bhe non c’è bisogno che ti dica il resto giusto?” Chiese Agron. Quando il barista rimase a fissarlo terrorizzato premette la lama sul suo collo con più forza “Giusto?!” Sibilò furioso.

“N-non so di cosa parli!” Quasi urlò l’uomo alzando l’unico braccio sano in segno di resa.

Il germano sorrise e si alzò affrettandosi a salire a cavallo visto che gli altri già galoppavano veloci.

“Non avrei mai creduto che potessi cercare informazioni in modo tanto sciocco e pericoloso!” Disse Sara ad Hanna una volta che furono abbastanza lontane dal villaggio per poter parlare liberamente.

“A dir la verità stavo per colpirlo prima che tu ci interrompessi!” Confessò Hanna con un sorriso.

“Si, lo so! Ho visto il tuo gancio destro sulla rampa di lancio!” Disse Sara prima che scoppiassero a ridere.

 

*

 

“La sella è scomoda!” Quella bambina non doveva essere abituata a viaggiare. Non faceva altro che lamentarsi dall’inizio del viaggio. Oltre che insultarlo nella sua lingua.

“Rohan è vicina! Tra poco saremo arrivati e potrai capire dov’è casa tua!” Cercò di incoraggiarla.

“No è lontana! Io non vivo lì! Mi hai mentito!” Iniziò a piangere e dimenarsi Aranel.

“N-non è vero! Ti ho detto che saremmo dovuti passare per un insediamento umano per capire da dove vieni!” Si lamentò il ragazzo faticando nel tenerla in sella.

Ad un urlo della bambina il cavallo si arrestò di colpo facendoli cadere in terra.

“Tu sei cattivo!” Lo accusò Aranel additandolo arrabbiata.

“Sembra proprio di si!” Ammise lui alzandosi in piedi dolorante.

Si stava togliendo il fango dai pantaloni, quando un rumore di zoccoli attirò la sua attenzione. Cavalieri al galoppo. O forse briganti! Meglio non restare lì a chiederselo.

“Dobbiamo andare!” Disse afferrando le redini del cavallo ed avvicinandosi alla bambina.

“No, io voglio andare a casa!” Pianse Aranel.

“Ti prometto che ci andrai! Ma arriva della gente e se sono dei briganti io non potrò proteggerci! Sali! Andremo a chiedere dei tuoi genitori al Re di Rohan!” Insistette il ragazzo.

Ma un uomo a cavallo spuntò dalla vegetazione e sebbene il ragazzo lo avesse notato da un pezzo, non riuscì ad impedirgli di tagliare le redini e fargli così perdere la presa sulla sua unica via di fuga che corse via.

Venne circondato da un gruppo di loro. La piccola si era nascosta dietro una radice accanto a lui, doveva attirare la loro attenzione per permetterle di fuggire!

Non la conosceva, ma era pur sempre una bambina innocente!

“Presto sali su un albero....” sussurrò sapendo che l’elfa l’avrebbe sentito lo stesso, grazie al suo portentoso udito “Tigris!” Urlò Aranel contenta, correndo fra le sue braccia “.....che ti proteggo io!” Finì di dire la frase il ragazzo alquanto smarrito.

Gli umani sembravano felici di vederla.....

Erano tutti uomini robusti, armati fino ai denti e con sguardi non troppo amichevoli.

Il rumore di ulteriori zoccoli gli confermò che non erano tutti lì.

Ma questa volta a sbucare in quella piccola radura, furono due donne a cavallo.

Entrambe con lunghi capelli, ma mentre una li aveva lisci e neri, l’altra li aveva leggermente mossi e castani. 

Se credeva di essere sorpreso della loro presenza in mezzo a quegli uomini burberi che parevano dei tagliagole, rimase a bocca aperta quando vide che l’ultimo di loro era un elfo.

Biondo con gli occhi azzurri, caratteristica dei Sindar, ma i suoi occhi erano antichi, molto di più dei pochi elfi che aveva incontrato durante il viaggio!

“È stato lui a rapirla!” Quell’accusa fatta da colui che sembrava essere il più giovane, risvegliò il ragazzo dalla tranche nella quale era caduto “Non l’ho rapita, l’ho trovata!...anzi devo ammettere che mi ha salvato la vita!”

“Lei? Una bambina di sei anni?” Chiese Hanna che non riusciva a smettere di stringere la figlia a sé.

“Definirti una donnicciola sarebbe un insulto a loro!” Lo derise Tigris.

“Ero finito in una trappola! Lei mi ha solo aiutato ad uscirne! Avrei trovato lo stesso un modo anche senza incontrarla!” Tentò di difendersi il ragazzo.

“Dove la stavi portando?” Chiese l’elfo studiandolo attraverso lo sguardo.

Il ragazzo tremò. Sapeva bene, grazie a numerose storie, che caratteristica degli elfi era essere molto protettivi con la loro prole ed estremamente aggressivi quando si trattava di difenderli.

“A Rohan! Credevo che il Re potesse sapere.....sicuramente avrebbe saputo cosa fare meglio di me!” Raccontò il ragazzo “Soprattutto perché il mio viaggio è molto pericoloso e non potevo portarmela dietro....” finì di dire non sicuro se ammettere che fosse estremamente fastidiosa fosse una buona mossa.

“Allora ti ringrazio!” Disse l’elfo chinando il capo “Hai salvato e protetto mia figlia, sono in debito con te!” Lo ringraziò.

“Come ti chiami?” Chiese Sara curiosa.

“Kalos! E voi mia signora?” Domandò di rimando lui.

Sara rise sguaiatamente “Non sono una Lady, mi chiamo Sara! Mentre loro sono Tigris, Hagen, Felix, Hanna la simpaticona ed Azrael!” Li presentò indicandoli con un dito e con lo sguardo.

Kalos corrucciò la fronte. Azrael? Ma non era un nome da elfo!

Forse si trattava di un elfo bandito dai regni dei suoi simili? Se così fosse stato poteva essere molto pericoloso! Anche se di pericoloso non sembrava avere proprio niente mentre stringeva calorosamente fra le braccia la figlia.....

“Per sdebitarci ti offriamo di venire con noi, riposarti e rifocillarti al nostro villaggio!” Disse Sara chiedendo, con lo sguardo, troppo tardi, il permesso all’elfo.

Lui annuì e lei sospirò sollevata.

“Molto volentieri!” Rispose Kalos pregustando già un letto asciutto ed un pasto caldo.

“Purtroppo si trova ad un giorno di viaggio. Forse è un occasione per conoscerci meglio!” Il tono usato da Hanna fece intendere a Kalos che non si fidavano di lui.

Ma in vista di cibo ed un caldo focolare decise di rischiare chiedendo ad uno degli uomini se riusciva a recuperare il suo cavallo.

 

*

 

La mattina seguente erano pronti per partire. A parte Kalos ancora intento a pescare.

“Perché fare delle scorte se stiamo andando a casa?” Chiese Felix mentre legava le bisacce alla sella.

“La mente di un mago è un mistero!” Rispose Hagen ridendo. Avergli visto fare qualche piccola magia per accendere il fuoco era bastato per etichettarlo.

Thranduil si voltò verso il ragazzo. Non era un umano con qualche rudimento magico, no, doveva essere stato istruito da qualche Istari. Anche se aveva più volte negato, ostinato a non dire niente su quella conoscenza, Thranduil era certo di quello!

Kalos si trovava in mezzo al torrente, in un punto dove l’acqua non era particolarmente alta e gli arrivava alle ginocchia. Sembrava sussurrare qualcosa con sempre più insistenza, agitando il suo bastone con impazienza.

“Allora, ci diamo una mossa o no? Vorrei essere a casa per l’ora di pranzo!” Si lamentò Hanna ancora in terra ma che aveva appena messo la sua figlia in groppa al cavallo.

“Rinunciaci! Lui se lo sta procurando il p....” Sara non riuscì a terminare la frase che un violento spostamento d’aria seguito da un boato la fece finire di faccia in terra.

Thranduil si alzò quasi subito, in guardia, notando che la forza era stata tale da far cadere persino i cavalli.

“Scusate, scusate, scusate! È stato un incidente!” La voce di Kalos calmò tutti i presenti facendo capire che non erano stati attaccati. Ma solo delle vittime di un mago imbranato.

“Ma cosa ci trovate da ridere?” Chiese Hagen seccato alzandosi in piedi ma sentendo il bisogno di grattarsi a causa delle ortiche su cui era caduto.

“Non saprei! Forse nel vederti grattare come se avessi le pulci!?” Chiese Sara che poco prima aveva avvertito tutti di stare lontani da quei cespugli in particolare.

Hanna smise di ridere appena il cavallo, rialzatosi, le toccò la fronte con il muso.

Si alzò in piedi in preda al panico “Oh merda, non c’è assolutamente niente da ridere! Aranel! Dov’è Aranel? Kalos se hai fatto del male a mia figlia giuro che....” “Hanna!” Thranduil la interruppe e lei sentì l’ansia scomparire quando la vide per mano al suo fianco. Aveva qualche rametto in testa, segno che era caduta in terra, ma era sorridente, resa felice dalle risate di Sara, fin troppo contagiose.

“Kalos, la magia è un dono da usare non per gioco!” Lo riprese Azrael severo ed intimidatorio. Sua figlia avrebbe potuto farsi male!

“Lo so!” Si difese il ragazzo “Volevo guarire un pesce ferito!” Ammise arrossendo visibilmente.

“Kalos...” Sibilò Hanna furiosa “...ignorerò questa tua patetica scusa solo perché ti devo la vita di mia figlia! Ma tenta ancora di ucciderla e non sarò così magnanima!” Disse lasciando Aranel a Sara mentre seguiva Tigris ed Hagen alla ricerca dei cavalli che erano scappati.

 

*

 

Ritrovare i cavalli aveva richiesto molto tempo, per questo arrivarono nei pressi del villaggio quando ormai era sera. Mancavano ancora una decina di minuti per avvistare le mura quando Thranduil arrestò il cavallo di colpo costringendolo ad impennarsi per poi scalciare verso gli altri che gli erano inevitabilmente venuti addosso.

“‘Tacci tua! Ma che ti prende?” Hanna per poco non era caduta appena il cavallo aveva scartato di lato.

“C’è odore di fumo nell’aria.....” rispose l’elfo la cui postura era diventata improvvisamente rigida e tesa.

“E urla.....” disse Azrael e prima di spronare Aegnor al galoppo ordinò alle ragazze qualcosa di insolito “Arrampicatevi su di un albero. Restate nascoste, mostratevi in caso di necessità o se non avete alternative!”.

Solo una volta in cima Hanna ebbe l’illuminazione “Vanno verso il villaggio!” Disse affrettandosi a scendere.

“Aspetta!” A bloccarla fu Kalos “Lasciami il braccio o ti tiro un pugno!” Lo minacciò lei.

“Se vai ti metterai in pericolo!” Disse il ragazzo “Allora vieni con me e proteggimi con la tua magia!” Rispose Hanna divincolandosi dalla stretta.

“Io devo incontrare Gandalf, non farti da scorta!” Protestò Kalos rivelando la sua meta senza riflettere.

“Sei un Istari?” Chiese Sara “Cosa no?” Si difese lui intenzionato a tenere la bocca chiusa “Allora questo spiega perché sai usare male, la magia!” Continuò la ragazza.

“Già ora capisco perché tu sia un codardo!” Lo punzecchiò Hanna.

“Se non sei un Istari, allora dove hai imparato la magia?” Chiese Sara curiosa.

“Voi non vi fidate di me....” iniziò a dire Kalos per essere interrotto da Hanna “Corretto!” “Allora spiegami perché io dovrei fidarmi di voi?” Chiese stufo dell’insolenza di quelle due che gli dovevano la vita della bambina.

“Perché sei un mago! I maghi.....sono saggi.....ora che ci penso solo quelli vecchi lo sono!” Ragionò ad alta voce Sara.

“Già! Quelli giovani oltre ad essere incapaci sono inclini a lasciarsi tentare dal lato oscuro!” Osservò Hanna.

“Sei un servo di Sauron?” Chiese Sara spaventata afferrando il pugnale ancora nel fodero ma pronto per un eventuale attacco.

“Preferirei morire!” Ribatté Kalos oltraggiato.

“Meno male!” Sara tirò un grosso sospiro di sollievo “Bene allora io vado!” Disse Hanna capendo che da lui non dovevano temere niente, a parte il suo bastone difettoso.

“Ferma! Per quanto non trovi piacevole farlo...devo dargli ragione! Se vai T....ti metterai in pericolo! Puoi fare qualcosa, aiutarci a difendere Aranel!” Hanna sbuffò ma si ritrovò ad ammettere che Sara aveva ragione e risalì i pochi rami discesi.

“Io so combattere!” “Avrei messo una mano sul fuoco che rispondevi!” Disse Sara alzando gli occhi al cielo. Ovviamente Aranel doveva dire la sua.

“Ada ha ragione! Dici cose strane!” Le disse la piccola.

“Glielo do io lo strano a tuo padre quando torna!” Sibilò Sara pensando a cos’avrebbe fatto a quello stramaledetto elfo, pur di riuscire a tenere la testa occupata con altro per non pensare a cosa potesse essere successo al villaggio.

 

Ce l’ho fatta! 

Date il benvenuto a Elanor e Galador!

Si, anche loro li avevo in mente fin dall’inizio!

Nonostante le numerose perdite, i ribelli riescono a rifarsi una vita! Non sanno di essere nella Terra di Mezzo, ma forse è meglio così!

Su Thengel non mi sono dilungata molto, mi piace molto di più il figlio Théoden!

Ovviamente la vita non sarà mai rosa e fiori, ma sono un popolo guerriero, quindi adatto a vivere con gli orchi!

Aranel viene mandata a scuola! È stata un idea lampo! Cosa ne pensate?

Avete qualche sospetto? Chi sarà Kalos?!

Ringrazio tantissimo Klo89 per il sostegno e spero di non deludere le aspettative!

Commenti e consigli sono i benvenuti! Ditemi se vi aspettate qualcosa in particolare!

A presto,

X-98

   
 
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