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Autore: Demolition    21/08/2009    4 recensioni
Saranno ancora amici, si vorranno ancora bene, fingeranno che tutto sia a posto, fingeranno di non soffrire proprio come ora stanno tentando di reprimere le lacrime.
Si alzano entrambi dalle sedie del bar, pagano il conto, non si guardano negli occhi, fa male.
- Spencer.
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Just the end (?)

 

 

Titolo: Just the end (?)
Genere: Slash
Prompt: Perchè?
Pairing: Spence/Jon & Ryan/Brendon
As usual: Non mi appartengono purtroppo

 

Soli ad un bar.

Soli ad aspettare la fine del mondo, del loro mondo,  la fine di tutto quello che significavano l’uno per l’altro. Soli a parlare, a chiarire cose che tanto ormai non hanno più un senso. I Panic! finiscono in un bar. Non in un cabaret, in un circo, no, in un comune bar. Non hanno più nulla del circo, nelle vene, nella mente; hanno lasciato tutto alle spalle. Semplicemente.

- Credo di avere capito ciò che hai in mente.

Ryan si chiede come faccia. Come faccia a capire  al volo tutto ciò che lui pensa prima degli altri, anche prima di lui stesso. Ryan si chiede come farà senza di lui, lontano da lui.

- Siamo amici da tanto tempo, sei un libro aperto per me.

Ryan annuisce, non può nascondere che conosce Spencer da quando era bambino, non può nascondere che Spencer lo capisce prima di ogni altra persona. Non potrà mai nasconderlo, mai, neanche quando sarà in uno studio di registrazione diverso da quello di Spencer.

Il suo migliore amico.

- Non parliamo da un po’, Spencer.

Spencer lo sa, sa cosa l’amico sta per dirgli. Sa che gli parlerà di silenzi troppo prolungati, di incomprensioni, di situazioni che non torneranno mai.

Spencer ascolta comunque Ryan, ascolta come la cosa migliore da fare è lì davanti ai loro occhi da tempo, come tutto sembri facile e invece, dannazione, non lo è.

Non lo è, non lo è mai stato, ma lo sarà.

- E’ finita, Spencer. E’ stata una bella avventura.

- Ma è finita.

Saranno ancora amici, si vorranno ancora bene, fingeranno che tutto sia a posto, fingeranno di non soffrire proprio come ora stanno tentando di reprimere le lacrime.

Si alzano entrambi dalle sedie del bar, pagano il conto, non si guardano negli occhi, fa male.

- Spencer.

Il mondo non può andare peggio di così, non potrà mai. Questo è ciò che Spencer spera, ma sa che cosa Ryan vuole dirgli. Sa che il mondo gli crollerà sulla testa all’improvviso perché la vita è così, prima ti dà la felicità e poi in due secondi ti spinge in un baratro più profondo della tua stessa tristezza.

- Spencer.

E’ costretto a girarsi, è costretto a ascoltare ciò che ha da dirgli.

- Non dirmelo Ryan, ti prego, fa già abbastanza male.

Ryan si asciuga una lacrima con la manica della felpa.

- Jon viene con me, Spence.

Si gira, lo lascia lì. Lo lascia lì a piangere tutte le sue fottute lacrime.

Perché?

 

*

 

Brendon è lì. Ha ancora il cellulare in mano, è seduto sul divano e non si muove.

Ha gli occhi fissi sullo schermo del cellulare come a chiedersi se quello che ha appena sentito era un sogno o meno.

Era vero, era davvero la voce di Jon al telefono.

Brendon non riesce a realizzare, assolutamente no. Jon se ne va, Jon, JWalk, quell’uomo meraviglioso, il re delle infradito e dei fiori nei capelli, il gattaro,  il suo Jon.

Brendon è solo e si chiede se Jon stesse scherzando. Jon non deve andarsene, ma Brendon stavolta sa che è così. Che sul palco non vedrà più il solito bassista, che sarà solo con uno sconosciuto. Con due sconosciuti.

Brendon è solo e si chiede se quel “Ryan viene con me” che ha chiuso la telefonata, sia vero.

Brendon è solo e piange.

Perché?

 

*

 

E’ solo qualche isolato più in giù, è solo qualche casa, è solo qualche parco e un qualche lampione che ha illuminato chissà cosa in quella strada desolata.

Ha la musica a palla, nella radio della macchina, ha musica che neanche riesce ad ascoltare, tanto è il dolore. Guida con una dose di alcol nelle vene che non dovrebbe permetterlo, guida con una rabbia se possibile maggiore.

Piange, urla, guida. Sente il vento che gli frusta la faccia, come gli schiaffi che vorrebbe tirare a Jon. Sente il dolore che lo uccide dentro, che lo logora e gli urla che sarà per sempre solo.

E’ solo qualche isolato più in giù, è solo qualche casa, è solo qualche parco e un qualche lampione che lo tengono distante da casa di Jon, che lo dividono da lui.

E’ solo qualche metro che gli sembra un chilometro. È solo qualche metro che sa di amore disperatamente perso.

Spencer si ferma, non riesce a coprire quei pochi metri, quella poca strada.

Si ferma, incurante delle macchine dietro di lui che lo incitano a muoversi, a colpi di clacson.

Il mondo non sa che Spencer ha appena perso Jon, il mondo non sa che i Panic! si sono appena divisi. Perché?

Il mondo non sa che Spencer ama Jon. Lo amerà sempre. Questo è il solo motivo per cui Spencer riaccende il motore dell’auto e procede.

 

*

 

Brendon ha gettato il cellulare per terra, dopo la terza volta che ha provato a chiamare Ryan.

Sa già che probabilmente se ne uscirà giorni dopo con scuse stupide come “non avevo sentito il cellulare”. Cazzate. Brendon sa che Ryan non ha mai perso una sua chiamata. Semplicemente perché era sua. Brendon sa che non riuscirà mai a odiare Ryan per quello che gli sta facendo. Non lo è riuscito a odiare neanche quando ha smesso di parlargli e di telefonargli, regalandogli solo silenzi. Per mesi non si sono parlati, per mesi interi, ma Brendon sa che era Ryan quella persona che lo chiamava ogni sera con il numero privato, aspettando di sentire la voce del cantante rispondere al telefono. Brendon rispondeva sempre, anche se un secondo dopo il numero privato riattaccava. Brendon sa che era Ryan quel numero privato, era Ryan che voleva ascoltare la sua fottuta voce.

Il telefono suona. Il telefono squilla. Brendon lo raccoglie. E’ Pete.

- Pronto.

- Allora, santo cielo, dove diamine siete? Avevamo un appuntamento per..

- Pete, è tutto finito.

Pete si zittisce. Brendon sta singhiozzando, sta piangendo. Questo vuol dire solo una cosa.

- Cosa ha combinato Ryan?

 

*

 

Spencer arresta la macchina di fronte al giardino di Jon.

Asciuga frettolosamente le lacrime che gli inondano il volto, supera con un salto il cancelletto e si fionda contro la porta di Jon.

Inizia a prendere a calci la porta, incurante dei passanti che lo guardano sconcertati, loro non sanno che Spencer ama Jon con tutta l’anima.

Spencer prende a calci e pugni la porta, vuole abbatterla perché sa che è l’unica barriera che gli impedisce di sentire il suo odore, di toccare la sua pelle, di essere , anche solo per un secondo, amato.

Spencer sa che Jon è dall’altra parte della porta e non gli vuole aprire, Spencer sa che Jon presto si prenderà un cazzotto in faccia per colpa sua.

Spence comincia a urlare, non sa se per sfogarsi,  perché ne ha davvero bisogno o per farsi sentire da Jon o dal mondo.

- SO CHE SEI LA’ DENTRO, PEZZO DI STRONZO, APRIMI!

Spencer sa che se continua così arriverà la polizia, non gli importa, l’alcol gli dice che può ancora continuare a urlare e cercare di demolire quella porta.

Spencer non vede più nulla, il mondo è semplicemente annebbiato dalle lacrime e dall’alcool, si lascia cadere ai piedi della porta, piange, impreca, ha le mani e i piedi doloranti, urla, sussurra cose che non esistono, cose che solo Jon può capire.

Spencer resta così un’ora o forse due, non può saperlo, ha la mente completamente oscurata. Sa solo che due mani lo prendono, a un certo punto. Sente le sue mani prenderlo, stringerlo, portarlo su qualcosa di più soffice dello zerbino.

Apre gli occhi, è tutto annebbiato, ma lì davanti c’è Jon con l’aria vagamente scazzata.

- Spencer, sei un deficiente, che cazzo ci fai qui?

Spencer si alza, in un attimo completamente lucido. Si alza, prende Jon per la camicia  e lo sbatte contro il muro.

- IO..

E’ uno schiaffo quello che ha appena appioppato a Jon?

- TI..

Ha appena dato veramente un cazzotto a Walker?

- ODIO.

E’ davvero il sangue di Jon quello che ha nella mano?

Spencer sente le lacrime, quelle non le ferma nessuno, come non si ferma il rivolo di sangue che esce dal labbro di Jon.

A Spencer non fa male nulla, neanche quando Jon risponde alla violenza e gli fa un occhio nero. Spencer ha il cuore spezzato e non sarà un cazzotto a ferirlo.

Non sanno perché, sanno solo che picchiarsi serve a scaricare i nervi, sanno che quei “ti amo” e “scusa”, tra un cazzotto e un altro compensano tutta la violenza che stanno usando.

Sanno solo che finiscono per baciarsi nel divano, per slacciarsi i rispettivi pantaloni, per rimanere nudi e piangere l’uno sull’altro.

- Perché? Perché? Perchè?

Jon lo abbraccia, vuole fare suo quel corpo che gli mancherà. Dio solo sa quanto gli mancherà la pelle di Spencer, dio solo.

- Ti prego Spencer perdonami.

C’è sudore, c’è Jon sopra di lui, ma Spencer continua a piangere tra una spinta e l’altra.

- PERCHE’?

A nessuno importa più se Spencer piange e urla, stretto nudo tra Jon e quel divano.

A nessuno importa più se Spencer è innamorato di Jon, a nessuno in fondo è mai importato e a nessuno importerà mai.

Jon inizia a urlare con lui, vengono insieme.

Insieme, ancora una volta insieme. Come è sempre stato. Spencer si libera dalla presa di Jon, vuole fuggire via da quel corpo che semplicemente non lo merita.

Corre in terrazzo, è nudo e chi se ne frega.

Si accende una sigaretta. Ha comprato il pacchetto di Lucky Strike prima di andare a casa di Jon. Non ha mai fumato, Spencer. Poco male, avrebbe iniziato lì, in modo che quando Jon avesse risentito da qualche parte l’odore di sigaretta avrebbe ripensato a quel momento, a quel divano, a quel terrazzo, a Spencer.

Jon lo raggiunge, ancora nudo, lo abbraccia da dietro.

Lo circonda con quelle braccia che sono forti e morde dolcemente il lobo dell’orecchio di Spencer.

- Non fumare, idiota.

- Perché?

- Perché si rovina la magnifica voce che hai. E ti si rovinano i denti. E dopo ti si rovina il sorriso. Sai quanto amo il tuo sorriso, amore.

Spencer socchiude gli occhi, “amore” è una parola che sta iniziando ad odiare.

- Non sorriderò più, Jon.

Jon lo guarda serio, prima di scoppiare a ridere. Spence gli tira uno schiaffo, riaprendo il taglio sul labbro.

- Perché?

- Non sorriderò a nessuno nel modo in cui sorridevo con te. Intendo con i denti. Intendo in quel modo che amavi tanto; sarà sempre il tuo sorriso.

 

*

 

- Perché? Perché? Perché?

Pete sta abbracciando Brendon, gli accarezza i capelli.

- Perché? Perché? Perché?

Brendon piange sulla sua spalla, Brendon si aggrappa alla sua felpa.

- Non lo so. Non risponde al cellulare neanche a me.

Brendon stringe più forte la presa.

- E Jon?

- Neanche lui. E neanche Spence è rintracciabile, ha il cellulare staccato.

Brendon guarda negli occhi Pete.

-Perché? Perché questo?

 

 

 

 

*

 

- Sorridi amore.

Spencer lo bacia, in risposta.

Jon sa bene che ci vorrà un po’ prima di riconquistare il sorriso che tanto ama.

C’è sangue sul divano, c’è sudore, c’è odore di Spencer.

- Perché Jon?

Jon non sa perché, sa solo che gli va di rimanere lì con Spencer per sempre.

- Non è un addio, Spence.

- Promettimelo.

E’ un bacio, è solo un bacio, ma vuol dire “prometto”

 

 

*

 

Sono quasi due mesi che è finito tutto.

Spencer e Brendon sono sfiniti, sebbene  il tour sia appena iniziato.

- Hey, Spence vieni a giocare a mini golf con noi?

Spencer si volta verso Dallon. Il sostituto di Jon.

- Dopo magari.

E’ inutile, possono fingere, ma non è come prima.

Lo si sente sempre. Prima di iniziare un concerto, durante ogni spettacolo e  dopo ogni show, sul bus.

Dallon non è Jon, Ian non è Ryan.

Brendon sorride sempre, di fronte alle telecamere.

- Siamo ancora amici, abbiamo solo seguito strade diverse e..

L’hanno imparata a memoria, questa solfa.

Jon, in compenso non ha più sorriso. Non come faceva prima, almeno. Non come sorrideva a Jon.

- Spence, da quando fumi le..

Brendon controlla il pacchetto.

- .. le Lucky Strike?

Spencer vorrebbe dirglielo, vorrebbe dirgli che è da quando Jon gli ha promesso che non è un addio.

Poi si chiede perché. Perché glielo dovrebbe dire? Perché?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Obbè si, ho pianto come una fontana a scriverla, sono matta? Si lo sono.

Ringrazio sempre chi legge, chi ama, chi non legge, chi mette tra i preferiti, chi recensisce, chi segue, chi mi odia e fa bene.

Grazie \o/

 

 

 

 

  
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