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Autore: Sinden    05/11/2020    0 recensioni
Heloise é una giovane studiosa. Il suo sogno é quello di essere ammessa a Orthanc, la Torre di Isengard, in cui vengono istruiti e formati i futuri Stregoni.
Per farlo, dovrà prima superare una difficilissima prova.
🌺🌺🌺
FF tolkeniana, genere avventuroso, basata anche su film Lo Hobbit - La desolazione di Smaug.
Nuovo personaggio.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Compagnia di Thorin Scudodiquercia, Thorin Scudodiquercia
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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"Questa non te la perdono." disse Alice, mentre nervosamente asciugava i piatti nel lavello di marmo. "Non avresti dovuto."

"Piantala Alice. Cosa avrei dovuto fare, lasciare quei cinque a gelare e ad inzupparsi nella stalla?" rispose la sua compagna, posando il recipiente vuoto sul tavolo. Lo stufato era stato consumato in  un baleno.

Alice sbattè lo strofinaccio sul ripiano, stizzita. "Ti rendi conto a chi stai dando ospitalità?! A chi ci ha rovinate."

"Sto compiendo un atto caritatevole verso gente in difficoltà. Io la vedo a questo modo. E non farebbe male neanche a te riconsiderare la situazione. Jemma è stata uccisa. E quelle due sono state travolte da una serie di eventi incredibili. Non me la sento proprio di voltar loro le spalle." ribattè Cora. "E mi spiace saperti così cinica, Alice."

"Va bene.  Facciamo recitare a me la parte della cattiva. Splendido." disse Alice.

"Oh per favore. Ora sei anche infantile." la rimproverò Cora. "Solo una notte. Staranno qui solo una notte. I due maschi dormiranno nella dispensa, è asciutta e calda. Le donne staranno in salotto, sui divani. E domattina se ne andranno." 

"Beh, io mi chiuderò in camera, non voglio neanche incrociarle. E che non si azzardino a chiedermi qualcosa." terminò Alice.

"Invece dovrei proprio chiedervi una cosa." disse Heloise, sulla porta della cucina. Aveva ascoltato, non notata, tutta la conversazione. Pareva a disagio. "...io e Isadora vorremmo lavarci. Avete una tinozza, vero? Posso sapere come riempirla d'acqua calda?"

Alice non rispose e si girò di schiena.

Toccò a Cora replicare. "Bisogna mettere quel pentolone sul fuoco, aspettare che l'acqua si scaldi. Poi lo porteremo nella piccola stanza da bagno, è in fondo al corridoio. La tinozza è lì."

Alice sbuffò sonoramente.

Helli arrossì. "Grazie Cora. E...scusa per il disagio. Scusaci davvero, puliremo tutto, dopo." rispose, poi chiamò: "Isa, forza, vieni qui. Aiutami."

Isadora, che aspettava in corridoio, entrò in cucina. Le due ragazze afferrarono il pesante recipiente in rame e lo trascinarono fuori.

"...dovrete riempirlo con i secchi d'acqua vicini al pozzo." suggerì Cora. "Vi bagnerete con questa pioggia. C'è un telo di cerata all'ingresso, copritevi."

"Come sei premurosa." commentò acidamente Alice.

Isa la guardò male. Helli le pizzicò un braccio come a dire: lascia perdere.

Cora osservò le due ragazze darsi da fare con il pesante pentolone. Le seguì con lo sguardo dalla finestra, mentre sotto la pioggia scrosciante correvano verso il pozzo, coperte alla bell'e meglio da quella tela nera.

"...potresti essere più gentile, Alice. Non è necessario essere scortesi." la sgridò.

"Di', ti interessano quelle due?" la provocò la compagna. "Com'è che dimostri tutta questa affabilità improvvisa? Ti piacciono?"

"Sei ridicola." disse Cora.

"Io me ne vado in camera. Quando riterrai opportuno venire a dormire, non svegliarmi." bofonchiò l'altra, dirigendosi verso il corridoio.

"Ma dove te ne vai, sono le sette di sera. Aiutami a preparare la cena per tutti." la fermò Cora.

Alice si girò appena. "Una...cena?? Hanno già approfittato delle nostre scorte, o no?"

"Un avanzo di stufato e quattro mele. Non è molto. Abbiamo farina, verdure fresche, possiamo fare del pane, e una minestra." disse Cora.

"Buon lavoro, allora. Io  non faccio la cuoca nè la cameriera per quella serpe." con quest'ultimo commento, Alice si ritirò nella grande camera che lei e Cora occupavano.

"Stupida." sussurrò la bruna padrona di casa. Poi si passò una mano fra i capelli. "...dovrò fare tutto da sola."

"Signora." disse una voce maschile dietro di lei.  Eradan entrò in cucina. "Non disturbatevi, vi prego. Siamo sazi."

"Dammi del tu. Non sono molto più vecchia di te." sorrise lei.

"Ne dubito." rispose Eradan.

"Cosa vuoi dire?" chiese la donna. "  E guarda che le due sorelle là fuori hanno bisogno di aiuto." aggiunse.

"Già. Solo un attimo." disse il ramingo, e in un lampo fu fuori. Cora ammirò il modo cavalleresco con cui si offrì di portare i secchi da solo, risparmiando alle due donne la fatica, e incurante della pioggia. Non c'è che dire Isadora, pensò allora, stavolta te ne sei trovata uno coi fiocchi.

I tre riempirono con fatica il pentolone di rame e lo posizionarono sul fuoco.

"Accidenti che lavoraccio!" si lamentò Isa. "Il camino dovrebbe stare nella stanza da bagno. Ora dovremo anche trasportare il recipiente di là, una volta che l'acqua sarà calda."

"La prossima volta che sarò costretta a cambiare casa chiederò la tua consulenza sull'arredamento." rispose Cora. Ai tre non sfuggì il tono sarcastico della risposta.

"Non era una critica. Era solo un'osservazione." aggiunse Isa.

"Come no. Tenete questi." replicò Cora, aprendo una credenza. Tirò fuori due pezzi di sapone biancastro e una bottiglietta con del liquido denso e roseo al suo interno. "Li produciamo noi. Anche la lozione per i capelli, la fa Alice. E' ottima, ottenuta con petali di rosa misti a olio di mandorla, latte e albume d'uova."

Helli prese tutto. "Ti siamo grate. Stai facendo qualcosa di importante per noi. Non lo dimenticherò, vedrai."

"Risparmiati le moine, l'avrei fatto anche per altri. Ma che Alice non vi veda con il suo infuso, o passerò un brutto quarto d'ora." rispose la donna. "Dov'è il Nano? E l'Elfo femmina?"

"Sono in salotto, stanno cercando di capire come funzione il tuo orologio a muro." sorrise Eradan. "Non ne hanno mai visto uno, credo."

"Sto preparando del pane. Magari l'Elfa può darmi una mano. Si dice che il loro cibo sia ottimo, specie il pane." ragionò Cora. "Il Nano può pelare le patate."

"Alice è sparita?" chiese Helli.

"Sì. E fossi in te non me ne dispiacerei. Non credo sarebbe una compagnia piacevole." ribattè la donna mora, soppesando i sacchetti di farina.

"L'acqua sta quasi bollendo, ci siamo." notò Isadora. "Togliamolo dal fuoco."

Pochi minuti dopo le due ragazze si chiusero nella stanzina da bagno, lasciando il ramingo e Cora in cucina a parlarsi. Giunsero Farin e Andriel e insieme iniziarono a darsi da fare.

Eradan non riusciva a ricordare l'ultima volta in cui era stato in una vera cucina, in una vera casa.  Solo da Rosa Quincy aveva avvertito lo stesso calore domestico.

La casa delle due donne era interamente in legno, incluse le pareti. Solo l'ampio camino era in pietra. Le travi a vista la facevano sembrare un rifugio di montagna. Le finestre erano state realizzate male, il vetro non era stato posizionato in modo accurato negli infissi e il vento fischiava attraverso. "L'avete costruita voi questa casa?" chiese.

"Con l'aiuto di qualche contadino." ribattè Cora. "Avrai certamente notato che questa non è opera di un costruttore professionista. Quando siamo arrivate non era che un rudere. Solo il camino era intatto. Attorno ad esso abbiamo costruito il resto."

"C'è troppo legno. Non temete che possa andare  a fuoco?" chiese Farin, pelando malamente le patate.

"Non mi preoccupo di questo. E comunque, non c'è grande alternativa. Costruirne una in pietra è troppo impegnativo. E poi..." continuò lei, "...è una casa temporanea. Non rimarremo  a lungo."

"E dove volete andare, se posso chiedere?" s'informò Eradan.

"Non so ancora. Gondor...o qualche città ad Ovest. Ma io non resto qui." rispose Cora. "Non passerò un altro inverno in questa foresta. Accidenti...è finito il lievito!" imprecò, osservando un cassetto vuoto.

"Non importa." disse Andriel, mentre impastava acqua e farina. "...per fare il lembas non è necessario."

"Non mangerò pane elfico. Sa di cartone." borbottò Farin.

"Tu sta' attento a come maneggi quella verdura. Stai rovinando tutte le patate!" rispose l'Elfa, offesa.

Cora rise. "Strani compagni di viaggio, ramingo."

"Ma molto preziosi." disse Eradan.

"Cosa dicevi sulla tua età?" volle sapere lei, mentre toglieva i piatti dalla credenza. "Non puoi essere più attempato di me."

"Ho settantacinque anni." replicò Eradan

Cora quasi fece cadere i piatti sul pavimento in legno. "Scusa?"

"Ma che dici...non ne compi settantasei a maggio?" lo corresse Farin.

Eradan alzò le sopracciglia e annuì. "Eh sì."

"Vuoi dire che tu sei...un Dunedain? Gli Uomini graziati con la lunga vita?!" disse lei, sbalordita. "Non credevo esisteste ancora."

"Siamo in pochi." disse Eradan. " E pochi sanno riconoscerci."

"Ho sentito parlare moltissimo della tua razza. Ma non ne ho mai conosciuto uno." continuò Cora. "Dicono che viviate come randagi."

"Dicono il vero." confermò Eradan.

La donna sospirò. "Ti sei cacciato in un brutto affare, sembra. Tutti voi. Ma perché?"

Eradan, Farin e Andriel si guardarono.

"Perché facciamo parte di questo mondo. E non possiamo ignorare che qualcosa lo sta minacciando. Lasciare Heloise da sola sarebbe stato peggio che miserabile." disse l'Elfa. "E pericoloso per tutti noi. Il diamante sarebbe già finito nelle mani della Strega a quest'ora. E credo che noi non saremmo qui a parlare."

"Oh, non metto in dubbio la vostra nobiltà d'animo." rispose Cora. Poi osservò il ramingo. "...ma non c'è solo questo, giusto?"

Eradan comprese il significato dietro l'occhiata maliziosa della donna. Vide Isadora nei suoi occhi e vide che le era tutto chiaro quello che stava succedendo fra loro due.

"Te lo ripeto: ti sei cacciato in un bruttissimo affare." disse Cora. "Le...streghe... possono avere molte forme."

🌺🌺🌺

"Entra prima tu." disse stancamente Helli ad Isa, portando i teli prestati da Cora nella stanza da bagno.

"Sei sicura?" chiese l'altra che si stava già spogliando. Non vedeva l'ora di immergersi in quell'acqua profumata.

"Sì. Non ho intenzione di riempire di nuovo la tinozza dopo che avrai finito. Sono troppo stanca, faremo un bagno breve e useremo la stessa acqua." ribattè Helli, sedendosi sullo sgabello e togliendosi le scarpe. Una fitta di dolore l'attraversó tutta. Guardó i suoi piedi, e vide da dove veniva. Aveva un'abrasione sotto alla pianta del piede, circondata da un alone bluastro. La premette con un dito e vide le stelle. "Ahia, che male..."

"Eeew...ma come te lo sei fatto?" chiese la sorella, che era lentamente entrata nella tinozza fumante. "Quest'acqua è bollente!!" si lamentó.

"Credo mentre ero immersa nella palude, alla ricerca del diamante. Devo essermi ferita in qualche modo. Dopo chiederó ad Andriel di darci un'occhiata." ribattè la ragazza. "Sono ridotta così male..."

"Anch'io. Ho graffi ovunque. E lividi sulle gambe. Che incubo orribile..." aggiunse Isadora, tentando di districarsi i bei ricci biondi. S'immerse con tutta la testa nell'acqua e ne uscì dopo qualche secondo. "Passami quell'unguento per capelli."

Helli le porse la bottiglietta. "Dovremo sdebitarci con quelle due. Lo sai, vero?"

"Io non vedo l'ora di andarmene. Alice mi mette i brividi." disse la sorella.

"Sssst. Non farti sentire. Non mi pare una buona idea." le consiglió Helli.

"Sua madre era molto amica della nostra, te lo ricordi? E qualche volta, quando veniva in visita, ascoltavo le loro chiacchiere. So perché Alice è così." riveló Isa, a bassa voce.

"Così come?" chiese Helli.

"Insomma, so perchè preferisce le donne." aggiunse Isadora. "Non è una bella storia."

"Cosa vuoi dire?" indagó Helli.

"Alice non ha questa natura. Non è come Cora. Lei, non ha mai mostrato interesse per gli uomini. Mai. È nata con quelle tendenze. Ma Alice... no. Ci è diventata." spiegó Isa. "Ha subìto una brutta violenza a quindici anni. Non so chi sia stato, non uno del paese comunque. Sua madre quel giorno non era in casa e qualcuno si è introdotto nella loro abitazione, e ha fatto quello che voleva con lei. Subito dopo, Alice si è chiusa, si è sbarrata in casa. Non ne è uscita prima di sei mesi. Sua madre era disperata. Era vedova, con una figlia ridotta a quel modo." raccontó Isadora.

"Oddio...è terribile." commentó Helli.

"E poi nella sua vita è arrivata Cora. Si sono messe insieme, in lei ha trovato un rifugio. Credo che si sia auto convinta di preferire le donne, per scappare dagli uomini, capisci." disse Isa.

"Alla luce di questo, è ancora più brutto quello che hai fatto. Alice aveva già sofferto, tu le hai tirato un colpo basso. È comprensibile il suo rancore." aggiunse Helli. "Se sapevi tutto di lei, dovevi lasciar stare quelle due."

"Non sapevo, l'ho scoperto dopo. Dopo che si sono trasferite qui. La madre di Alice detestava Cora. La chiamava pervertita e l'accusava di aver abusato di sua figlia, della sua fragilità psicologica. È arrivata al punto di minacciarla, ha raccontato anche questo a nostra madre. E francamente, sospetto che dietro quei vandalismi verso la sua abitazione, a Midlothian, ci fosse proprio lei. Non mi stupirei se la signora Huxley abbia pagato qualche disgraziato per dare una bella lezione a Cora." disse Isadora.

"Non immaginavo niente di simile. Che cosa penosa. Povera ragazza." s'intristì Helli.

Isadora odoró l'aroma dell'unguento sulle due mani. "Che buon profumo..."

"...già, sa di rosa e mandorla." convenne Helli.

Isa si toccó i capelli. "E lascia la chioma morbida. Con tutte le sue disgrazie, almeno Alice ha un talento."

"Ma... secondo te chi puó averle fatto del male? E dici che a Cora l'ha raccontato?" chiese Helli.

"Credo di sì. Se stanno insieme da dieci anni, prima o poi quella storia sarà venuta fuori. Su chi è stato, Alice non ha mai detto niente. Hanno provato a interrogarla, ma lei non ha mai spiccicato parola. Dopo il fattaccio, sua madre le chiese di disegnare il suo volto, almeno per avere un indizio da dare alle guardie. Ma tutto quello che Alice riuscì a fare, fu scrivere due lettere su un foglio bianco. E basta." raccontó Isadora, districandosi i capelli con un pettinino di legno.

"Due lettere?" chiese Heloise, "...quali?"

"Una G. ...e una S." rispose la sorella.

         

 

   
 
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