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Autore: Ste_exLagu    06/11/2020    3 recensioni
Quindici anni nel futuro due vite si intrecciano nuovamente.
Dal testo Che ricordi il liceo, tutti ripensano ai giorni andati con nostalgia e ricordano le cose buone, ma per me quel posto è stato l’inferno, ho studiato tutti i giorni come un matto, e giocavo a basket, non ero un cattivo giocatore, ma non ero nemmeno tra i più brillanti, mentre ero uno studente molto bravo. Il basket mi piace ancora, ma non era la mia strada. Mi sono laureato e ho anche due master, e nel mio lavoro ho fatto anche carriera, ero a capo di un gruppo di designer e io ero il senpai, ero quello che organizzava tutto, avevo una ragazza, convivevamo, e nel tempo libero avevo una piccola band. Avevo già cominciato a scrivere canzoni anche prima di saper suonare, all’inizio erano i testi, e poi è venuta la musica. [...] Forse lui non se ne è accorto, sono sempre sembrato aperto, in realtà sono sempre stato cordiale ma introverso, non timido, le mie cose sono sempre rimaste mie, con gli altri dividevo il mio ego e la mia disponibiltà, non la mia anima, l’unico che è riuscito a leggerla è stato quel ragazzo.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Akira Sendoh, Hiroaki Koshino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Comunque vada

Comunque vada


Per arrivare a me stesso ho fatto un giro pazzesco
Mi hanno detto “Vuoi suonare? Ma sei troppo vecchio!”
C**zo mi sono perso per pagare l’affitto
Sono un laureato non tagliato per l’ufficio
E così ho mollato tutto, tipa, lavoro e gruppo
Se quello che sento ha un senso allora vado a fondo
Ora scrivo canzoni, io con questa chitarra
Voglio vivere così f*ck u comunque vada
Spacchi quando segui solamente la tua strada
Andrea Cerrato Comunque vada [Inizia al minuto 1.43]


Pov Koshino

A vedermi da fuori sono il tipico giapponese, quello tutto lavoro e poco divertimento. Ho lavorato per anni in una grande azienda che mi ha fatto trasferire di città in città in giro per il Giappone negli ultimi anni. Il mio umore era sempre nero, come al liceo. Sembra che io sia nato con un cipiglio arrabbiato, e che questa caratteristica mi abbia accompagnato per buona parte della mia vita. Mia mamma crede nella rincarnazione e secondo lei sono la rincarnazione di qualcuno morto ammazzato. Le voglio bene, ma quando fa così vorrei solo nascondermi. Sono cresciuto solo con lei fino all’adolescenza quando è arrivato papà, c’è voluto tempo, ma poi l’ho accettato e lui mi ha comprato la prima chitarra quando ero ancora al Ryonan. Stavamo girando in città pigramente e mi sono bloccato davanti alla vetrina di un negozio di musica, e mi ha visto fissare le chitarre. Papà non è un uomo di molte parole e quel giorno non mi disse niente, ma al compleanno ricevetti la chitarra dei miei sogni, una chitarra acustica su cui imparare.

Che ricordi il liceo, tutti ripensano ai giorni andati con nostalgia e ricordano le cose buone, ma per me quel posto è stato l’inferno, ho studiato tutti i giorni come un matto, e giocavo a basket, non ero un cattivo giocatore, ma non ero nemmeno tra i più brillanti, mentre ero uno studente molto bravo. Il basket mi piace ancora, ma non era la mia strada. Mi sono laureato e ho anche due master, e nel mio lavoro ho fatto anche carriera, ero a capo di un gruppo di designer e io ero il senpai, ero quello che organizzava tutto, avevo una ragazza, convivevamo, e nel tempo libero avevo una piccola band. Avevo già cominciato a scrivere canzoni anche prima di saper suonare, all’inizio erano i testi, e poi è venuta la musica.

La stella del Ryonan era Akira Sendo, che per i tre anni del liceo mi ha concesso la sua amicizia, io però non sono riuscito ad apprezzarla, mi sentivo schiacciato dalla sua fama, dal fatto che tutte le ragazze lo guardassero, se lo mangiassero con gli occhi. Non riuscivi a fare un discorso per interno con lui, se non nello spogliatoio. Alcune volte ci siamo allenati insieme a fine allenamento, spesso però ognuno tornava ai propri hobby, alla propria casa e alla propria vita. Non siamo mai stati così vicini da andare a casa dell’altro, una conoscenza superficiale forse, forse no, lui si è raccontato, aperto come un libro su un leggio, di cui alcune pagine, però, si girano velocemente celando agli altri qualcosa di importante, quel passaggio che non sono riuscito a leggere forse mi avrebbe dato una scossa molto prima.

Akira è diventato un giocatore professionista, e dopo anni a militare in NBA è tornato a giocare in Giappone con la scusa di voler concludere la carriera qua, ma potrebbe esserci di più, non so se avrò l’occasione di vederlo, mi piacerebbe, ma non siamo in contatto, anzi, io ho tagliato i ponti con tutto e tutti quando tre anni fa ho dato una svolta alla mia vita.

Sono riuscito a mettere da parte un sacco dei soldi guadagnati con il mio ottimo lavoro, i miei hobby sono costosi, ma dopo aver investito qualcosa ti torna indietro. Lavoravo nella più grande agenzia pubblicitaria del sud del Giappone, e avevo un posto di prestigio, ma non ero felice, non come il giorno in cui papà mi ha regalato la chitarra, non felice come dopo quelle partite vinte quando Sendo si trasformava nell’orsetto abbraccia tutti. Secondo il pensiero giapponese sarei dovuto essere felice, stavo convivendo con una bella ragazza, una che aveva un bel lavoro, ben retribuito e stavamo per sposarci, stavo per ricevere la promozione a capo area, stavo per fare il grande salto, ma sarebbe stato un salto nel vuoto, un salto che non sarei riuscito ad ammortizzare sulle ginocchia. Quel giorno, tutto in ghingheri con l’Hakama tradizionale, con gli invitati che aspettavano l’evento dell’anno, e lei con il vestito bello, non ce l’ho fatta.

Da un anno sentivo il bimbo, che non sono mai stato, scalciare nella mia mente, nel mio cuore, per darmi una smossa, per farmi cambiare, per farmi trovare un equilibrio nuovo, perché quella era solo la morte della mia anima, cantavo col gruppo, suonavo, ma non stavo più scrivendo, nessuna melodia, nessuna parola usciva dalla mia mente, solo lavoro e frustrazione. Non sono tagliato per il lavoro d’ufficio e l’ho sempre saputo, anche i banchi, nonostante studiassi seriamente son sempre stati troppo piccoli per me, infatti la mia condotta faceva abbastanza schifo. Alla fine il piccolo Hiro ha avuto il sopravvento proprio prima del punto di non ritorno, il matrimonio. Sono arrivato davanti a Rika e invece delle promesse ho detto, davanti a lei, la sua famiglia, la mia famiglia: “No, sto morendo dentro, non posso, devo andarmene da qua, devo cambiare, mi dispiace ma non posso sposarti, amavo l’idea di avere una fidanzata, non te. Comunque vada io devo mandare tutto a monte” Nessuno mi ricorderà per la mia diplomazia, non sono diplomatico, ma vaffanculo, dovevo ricominciare, o forse cominciare a volermi bene, a fare di tutto per essere felice.

Il giorno successivo al non matrimonio ho dato le dimissioni, e il gruppo mi ha cacciato, il fatto che due dei componenti fossero i fratelli di Rika ha fatto una pressione giusta sugli altri per buttarmi fuori.

Se oggi mi chiedessero: “sei felice” risponderei che sono felice all’ottanta percento, ho avviato una carriera sul web, canto le mie canzoni e ho due album, uno è uscito proprio in questi giorni. Non abito più in una villetta con la mia futura moglie, invece divido un bilocale con una stilista che sta cominciando ad essere importante, ma non è solo la musica con cui adesso riesco a vivere che mi ha fatto svoltare, ma il cominciare ad ascoltarmi. Ho scritto tanto sul padre che non ho mai conosciuto, e sul mio papà l’uomo che mi ha accompagnato per gli anni più difficili, quelli dell’adolescenza. Scrivere canzoni per me è catartico, riesco sempre a scoprirmi un po’ di più. Ho scritto sul coraggio e sulla codardia, sono sempre stato un codardo, c’era l’elefante rosa che nascondeva parte della mia personalità, che nascondeva, anche a me, parte delle mie inclinazioni.

Nasci, studi, lavori, ti sposi con una donna e muori. Questo per molti giapponesi è il mantra, ma per me non lo è più, io voglio essere me stesso ed essere felice, adesso riesco a sorridere, non sono diventato un Akira Sendo, ma so divertirmi, e so gioire delle cose belle.

La scelta ai tempi era lasciarsi morire lentamente o cambiare velocità e vivere, nel momento in cui ho scelto la vita non pensavo alla rivoluzione interiore che avrei avuto. Ho fatto molto lavoro su me, sul mio bel caratterino, sui miei desideri, perché ne apparivano di nuovi, e spiazzanti, e poi ho capito, ho represso parte di me per essere accettabile e accettato.


Adesso posso dirlo con certezza, e con accettazione, sono gay. Non avevo mai messo in conto che le ragazze non mi piacessero, dovevano piacermi, e devo dire che qualcuna l’ho amata, però era un amore come quello che c’è tra amici, non ho mai avuto grandi pulsioni sessuali, non come i miei compagni di squadra, ma ho sempre pensato che il mio problema fosse la mia timidezza che ho sempre nascosto sotto strati di rabbia e brutte maniere, non che non avessi preso in considerazione che potesse piacermi altro. Una sera ho fatto un concerto, uno di quelli nei club, uno di quelli dove ci sono qualche centinaio di persone ma non sono là per te, ma era qualcosa, un passo in più per la carriera, credevo, invece lo è stato anche per l’accettazione di me. Ho finito di cantare le mie canzoni e mentre smontavo la mia attrezzatura, il mio staff era composto da me, da medesimo e da me medesimo e quindi dovevo occuparmi di tutto da solo, fattosta che mi si è avvicinato un ragazzo avrà avuto qualche anno meno di me, e mi chiede se mi può offrire da bere perché gli sono piaciuto.

Ho accettato il drink, non avevo interpretato quel gesto come un tentativo di flirtare con me, pensavo fosse una cosa su come ho cantato. Al terzo drink mi sono alzato per andare in bagno e lui mi ha seguito, e mi ha baciato in un corridoio male illuminato. Non me lo aspettavo, ero completamente spiazzato dalla situazione ed alticcio, mi sono lasciato andare, complice l’adrenalina che ancora pompava nelle mie vene e l’alcol che si era mescolato al sangue. Ho risposto timidamente al bacio, quella sera non c’è stato niente di più rispetto a qualche strusciatina e molti baci.

La mattina dopo sono andato in crisi, una crisi che ho risolto scrivendo di getto, carta e penna, e fogli accumulati sporcati dai miei sentimenti, sporcati anche dall’eccitazione che stava montando in me. Per la prima volta dopo anni ho pianto, ho pianto per la frustrazione ho pianto perché alla fine ho capito.

La più grande rivelazione della mia vita è stata capire di come fossi geloso di Akira. Ero geloso delle attenzioni che riceveva non perché le volessi io, ma perché volevo che guardasse solo me. Mi sono sentito stupido, molto stupido, e ci ho messo quasi un anno prima di provare ad uscire con un ragazzo, ho avuto una sola storia, è durata qualche mese, ma era soprattutto fisica, non c’era un vero coinvolgimento emotivo.


Pov Sendo

Tra qualche mese compirò trentatré anni, ed è il momento per me di tornare in Giappone, sono partito da qua, se così si può dire, appena finito il liceo, mi sono iscritto alla Duke University e ho calcato i parquet con i Blue Devils per due anni e poi mi sono reso eleggibile per la draft e sono stato scelto per l’NBA e a ventuno anni mi son trovato a calcare i campi più ambiti per la palla a spicchi. Mi sono divertito un casino, il basket è sempre stato la mia vita, la mia passione e il mio sogno. Ho addirittura imparato ad essere puntuale, l’ho imparato ai Devils il secondo giorno di allenamento in realtà, là ero uno qualuque.

La mia carriera è stata molto bella, ma adesso stanno prendendo sempre più gente di “peso” e mi sono infortunato due volte per colpa di qualche avversario che mi si è fiondato addosso, l’ultimo anno è stato faticoso proprio per questo, e il coach era insoddisfatto di me, e le proposte erano poche e poco allettanti, e poi diciamocelo, è il momento per me di fare faville in Giappone, almeno posso essere vicino a mia sorella. Amo alla follia mia sorella, lei è più grande di me di qualche anno e si è sposata poco dopo il mio diploma e poco prima della mia partenza per gli Stati Uniti, lei e Issei non sono riusciti ad avere figli fino ad adesso, lei ha fatto una cura, che da zero l’ha portata ad avere cinque gemelli, e da bravo zio devo tornare a dare una mano, e magari tornare a divertirmi a inseguire un pallone, non solo un lavoro ma anche e soprattutto ritrovare la gioia di giocare. Sono sempre stato un farfallone e ho svolazzato tra una storia ed un’altra, da un ragazzo a una ragazza senza soluzione di continuità, chi mi attraeva al momento ma è sempre stato solo sesso, non sono mai riuscito ad aprirmi.

Da qualche mese ho cominciato a fare dei sogni, sogno la mia adolescenza al Ryonan, sogno di quando andavo a pescare al molo e avevo fatto amicizia con i pescatori, ero diventato la loro mascotte. Ma soprattutto sogno gli allenamenti aggiuntivi che facevo con Koshino, con lui potevo sempre essere me stesso, penso sia la persona che in quegli anni mi abbia conosciuto meglio. Non sono superficiale nell’affrontare le cose, lo sono nell’affrontare i rapporti con le persone, lo sono sempre stato, con quella eccezione, forse il mio burbero compagno di squadra ha tirato fuori qualcosa di me che non sapevo nemmeno di avere. Forse lui non se ne è accorto, sono sempre sembrato aperto, in realtà sono sempre stato cordiale ma introverso, non timido, le mie cose sono sempre rimaste mie, con gli altri dividevo il mio ego e la mia disponibiltà, non la mia anima, l’unico che è riuscito a leggerla è stato quel ragazzo. Hiroaki sotto strati e strati di borbottii, rabbia e cattiverie di varia natura è sempre stato un timidone, non è mai stato il primo a iniziare una conversazione in tre anni in squadra insieme.

Lo voglio cercare, dopo quindici anni che non ci vediamo, sono tornato in Giappone e abbiamo fatto delle rimpatriate al ristorante di Jun, ma lui non è mai venuto, fino a tre anni fa lo sapevo sempre in giro per lavoro, era uno importante, e poi è sparito, nemmeno Aida sa dirmi che fine abbia fatto, mi ha raccontato di un matrimonio mandato a monte e poi puff. Sparito dalla zona di Kanagawa del tutto, dice che si sia dato all’arte ma adesso, Hikoichi, ha smesso di fare indagini, se non per scovare nuovi talenti, è uno scoutman per le migliori squadre giapponesi di basket naturalmente. Sono sull’aereo che mi porterà a casa e fremo dalla voglia di arrivare così tanto da non riuscire a dormire. Sono euforico e dispenso sorrisi come al solito, in NBA mi hanno soprannominato Smily non a caso.

In questi quindici anni non sono riuscito a domare i miei capelli, e visto che non ne volevano sapere di stare in ordine ho deciso di farli allungare per un periodo, ma sembravo Scar con questa mega criniera nera, adesso li porto più corti rispetto al liceo, un taglio a spazzola che mi permette di ignorarli, se sono incasinati è solo una pettinatura ‘out of bed’ così di moda, non è la mia pigrizia, non sia mai.


Mi sto abituando alla mia nuova routine, ho i miei turni con i gemelli, ho i miei nuovi allenamenti e ho la nuova squadra, adesso sono felice. Con i miei nipoti sublimo la mia voglia di diventare padre, vorrei tanto un figlio o una figlia, ma sono solo, solo in maniera deprimente, ma non voglio abbattermi. La mia nipotina preferita è Saya, so che non si dovrebbe dire, ma i maschietti sono carini, ma lei è la luce dei miei occhi, quando l’ho vista mi sono innamorato, lei ha teso le sue manine e ha preso il mio dito e mi sono sciolto, il famoso giocatore di basket si è sciolto come un cremino al sole al solo tocco di quella bambina. Saya come tutte le donne pretende già un sacco di attenzioni, i fratellini meno, dormono di più, lei si sveglia e piange fino a quando non sono io a prenderla in braccio, è così attaccata a me che mia sorella dice che sia mia e non sua. Saya si addormenta con la musica, che invece infastidisce i fratelli che preferiscono il rumore bianco, che la innervosisce. Sono spesso sulla sedia a dondolo con lei appoggiata al petto mentre la tengo su metto la musica passando da un famoso sito su cui sono postati un sacco di video.

”Saya amore dello zio cosa ascoltiamo stasera?” le chiedo, lo so che visto che ha pochi mesi non può rispondermi, ma le parlo ugualmente, per calmarla, stasera non riesco a farla calmare, saranno i dentini ma non si calma in nessuno modo. Faccio partire una delle mie canzoni preferite, e poi partono altre canzoni scelte a caso rispetto ai miei gusti, e poi sento una canzone “Ed ho capito che in fondo ciò che chiamano inferno- È odiare quello che vedi riflesso nello specchio- In ne ho ancora di strada, ma non ho più una scusa- Voglio vivere così f*ck u comunque vada- Voglio vivere così f*ck u comunque vada- Qualche nota, sogni e storie- Non c’è molto altro su di me- Vivo per cantare melodie- Scrivo così le regalo a te”. Mia nipote si zittisce dopo il primo verso che sentiamo, e io rimango incantato a guardare il giovane uomo che vedo nel video. Non so chi è ma lo devo trovare, mi sento vivo dopo anni, dopo tanto tempo, e mia nipote ride sonnachiosa, e si addormenta sul mio petto al suono del mio cuore che batte veloce contro il mio torace.

Si chiama カリカリの, croccante, chi sceglie un nome del genere come nome d’arte? Un ragazzo bellissimo, con una voce che fa perdere la testa, uno che ha da dire un sacco di cose, ma che stupido nome, croccante. Mi ritrovo a scrivergli un messaggio pubblico, quella canzone sui trent’anni e sul cambiare vita mi ha colpito un sacco, e poi ho ascoltato tutte le sue canzoni, mia sorella si è svegliata per la poppata dei gemelli e mi ha trovato con Saya tranquilla e addormentata, mentre io sono in lacrime, ha scritto un sacco di cose belle. Sotto la prima canzone gli ho scritto qualche complimento generico, adesso vorrei solo poterlo vedere, poter parlare con lui e non capisco cosa mi stia succedendo. Mari mi abbraccia e la bimba si posiziona meglio su di me non considerando sua madre. “Mari, è… è… non lo so” mia sorella ride “ok, Saya, lasciamo lo zio” dice alla bimba che quando viene presa in braccio si lamenta un po’ fino a quando non tocca il cuscino del suo lettino e si riaddormenta. “Buonanotte cuccioli” da un bacio sulla fronte della bambina e poi sulla mia e torna in camera sua con il passo un po’ stanco.

Lo cerco su tutti i social e comincio a seguirlo, e gli scrivo in privato di getto, e poi riesco ad addormentarmi. Arrivo all’allenamento dopo aver controllato ogni due secondi tutti i miei account, sono molto seguito per la mia carriera cestistica e quindi spero di non essermi perso il suo messaggio.

Sono passati alcuni giorni, e mi sento giù di morale, Croccante non mi ha risposto, oggi è il giorno in cui solitamente posta una canzone o una cover, e mi trovo davanti ad un video in bianco e nero, lui seduto con la chitarra acustica, e senza le mille cose tecnologiche che usa solitamente, canta in giapponese, quindi questa è sua, sono nello spogliatoio con le cuffie mentre dovrei cambiarmi, ma rimango impietrito. Una canzone sul primo amore e sulla curiosità di incontrare di nuovo quella persona. Una frase mi ha colpito: “infine mi hai scritto, e non ti ho risposto”, sento gli occhi dei miei compagni di squadra su di me mentre la voce calda di questo cantautore arrivano direttamente al mio cuore. “Che succede Sendo?” mi chiede il capitano con il suo vocione da basso, io come ridestato da uno stato di trance tolgo le cuffie e lo guardo “Niente di che, ascoltavo musica, mi sono distratto” mi rendo conto che la mia voce esce strana. “Stai piangendo, tutto ok?” chiede ancora, e solo allora mi tocco il viso e sento le lacrime: “Nulla di che, sul serio, solo una canzone che vorrei fosse scritta per me”. I miei compagni cominciano a ridere, goliardia da spogliatoio: “Oh abbiamo un romanticone, ma non sei fidanzato con la tua Sayachan? ne vuoi due? Lasciane qualcuna anche a noi...” rido e gli altri con me, quando riesco a riprendermi riesco a dire “Oh, ma Sayachan è la mia nipotina di nove mesi” si zittiscono, “E quindi il gran mattatore non ha la fidanzata?” chiede un ragazzo più piccolo “No, sono single da quando sono tornato in Giappone”. “Gossip, gossip di grosso calibro” dice uno dei compagni di squadra, e mentre fa uno dei suoi voli pindarici distrae gli altri e riesco a cambiarmi al volo e a darmi alla fuga. Ora nella mia testa passano un sacco di pensieri, mentre indosso nuovamente le cuffie e metto in loop l’ultima canzone di Croccante, sembra scritta per me, non ho nemmeno letto la sua introduzione ne niente, quando finalmente arrivo a casa di mia sorella e prendo in braccio Saya mi ricordo di questo dettaglio.

’Non pensavo di ricevere un messaggio come quello dell’altra sera, dopo quindici anni lontani, la mia prima cotta mi ha scritto, e io mi sono sentito di nuovo quel diciottenne che il giorno del diploma lo ha salutato con una serie di improperi. Adesso ho scoperto il mio coraggio nella musica, il coraggio di cercarlo.’ Saluti con degli improperi? Come Hiroaki con me, non può essere Koshino, non può essere lui, o forse si, l’unico che riesce a lavare via le mie corazze, avrebbe senso. Forse è solo questo scriccioletto che mi fa vedere ovunque l’amore. Saya mi tocca l’orecchio fino ad addormentarsi e io la cullo nel mio abbraccio, il suo calore mi conforta.


Pov Koshino

Sul mio canale ho ricevuto un messaggio di complimenti di Sendo, ma non pensavo arrivasse a seguirmi su tutti i miei profili, ma lo ha fatto e poi mi ha scritto, mi ha scritto un messaggio lunghissimo, la sostanza è che si è sentito capito da chi ha scritto della sua vita senza conoscerlo, delle sue paure, del bisogno di cambiare, e che si è sentito vulnerabile, che la mia voce gli fa perdere ogni armatura e può essere se stesso. All’inizio ho pensato ad uno scherzo di cattivo gusto di qualcuno che si fingeva lui, ma poi sono passati i giorni e sentivo il bisogno di scrivere, ma non a lui, non ne ho avuto il coraggio, negli ultimi anni ne ho avuto tanto, ma non fino al punto di scrivergli, gli ho solo dedicato una canzone, ma poi ho scritto che lo avrei cercato, e lo cercherò.

”Hiro, tesoro, dove vai?” mi chiede la mia coinquilina: “A casa”, lei mi guarda con aria stupita: “torni a Kanagawa? Ma non hai detto che là non hai niente?” annuisco vigorosamente. “Si, mamma e papà, dopo la pensione di lui si sono trasferiti in Portogallo, ma c’è lui là e lo devo trovare, sembra stupido, ma devo guardarlo negli occhi e capire se quello che mi ha scritto è vero. Se è vero che si sente nudo in mia presenza, io quando ero con lui mi sentivo sempre vulnerabile, e quindi ero più arrabbiato” Rosario, la stilista stravagante ride: “è possibile?” mi chiede: “voci hanno detto che eri brontolo dei sette nani.” Due colpi di una tosse inesistente e lei smette di ridere: “Hiro, guarda che mi aspetto di tutto da uno che si fa chiamare croccante” mi aiuta a chiudere il piccolo trolley che ho preparato, ormai mi veste sempre lei, ma per me ha scelto uno stile abbastanza sobrio, niente di eccessivo, per fortuna, e in realtà prima di chiuderlo lo riapre e piega nuovamente tutti i miei abiti e magicamente avanza spazio, in cui mette un pacchettino incartato e le mie scarpe. “Che fai?” le chiedo, le scrolla le spalle e non si spiega “trova questo ragazzo, e parlaci, sei scombussolato da giorni, su ora vai” mi da un bacio sulla guancia, il fatto che sia straniera mi rende il fatto più accettabile, anche se le prime volte sono rimasto completamente irrigidito dallo shock culturale.

Il tragitto verso casa non dura tanto in linea teorica, il treno ci mette meno di due ore, ma per me durano come se fossero giorni, sento la frenesia di trovarlo, di poter rivedere quegli occhi, di poter rivedere quelle mani, di poter sentire com’è la sua voce adesso, e magari accorgermi che era tutto nella mia testa, e che io ho solo le visioni. Oggi è giovedì e so dove posso trovarlo, il fatto che sia un giocatore famoso mi semplifica molto la vita, so dove si allena la sua squadra, era quella che tifavo da bambino, che sia una coincidenza? O forse è solo il destino che gioca a nascondino con me.

Raggiungo il palazzetto a piedi dalla stazione più vicina, è il mio quartiere, quello dove sono cresciuto, quello dove papà mi ha comprato la chitarra, il posto che mi ha visto imparare a suonare. Mi sono vestito bene, un paio di jeans scuri, una camicia chiara, i capelli in ordine, adesso li porto più lunghi rispetto a quando ero al liceo e spesso faccio una coda molto tirata, uno stile che ricorda i tempi antichi. Per fortuna gli allenamenti sono a porte aperte e quindi posso entrare, sento l’eccitazione che sale, e poi lo vedo, si nota solo lui brillare al centro del campo, solo lui che con la sua aurea fa brillare anche i compagni di squadra, l’allenamento finisce e io scivolo vicino alla porta che useranno per uscire e lo aspetto. Adesso ha un taglio diverso rispetto al liceo, e con lui il tempo è stato un magnifico scultore, quei muscoli guizzanti e quegli zigomi, potrei perdere la testa anche solo per un particolare fisico di Akira, ma lui li ha tutti, tutti insieme.

Mi sento come mi sentivo da piccolo alla vigilia del mio compleanno, quello era un giorno felice, il mio giorno, la mamma mi faceva saltare la scuola e mi portava al parco divertimenti e mi comprava lo zucchero filato, e poi nel pomeriggio c’era la festa con i miei pochi amichetti e poi potevo scartare i regali, mi piaceva quel momento, ma prima, prima fremevo, prima diventavo irrequieto e adesso mi sento allo stesso modo. Una cosa che mi tranquillizza di Sendo è che è rimasto sempre l’ultimo ad uscire dall’allenamento.

Sono dietro un angolo, non lo so, forse sembra voglia fargli un agguato, ma non è così, devo solo trovare il coraggio di andare fino infondo. “Akirasan” i miei propositi mi muoiono in gola quando lo vedo a pochi passi da me, lui sorride e io mi sento nudo, mi guarda “Mi hai trovato” non posso fare a meno di borbottare un paio di improperi, questa ovvietà mi fa venire voglia di prenderlo a testate, come faceva Sakuragi con chiunque oppure di zittirlo baciandolo, ma mi trattengo dal fare entrambe le cose. “Ma allora sei proprio tu” dice con un sorriso diverso, più caldo, più bello, solo per me. “Sono io” dico senza coerenza, non so chi pensa che io sia, sono almeno quindici anni che non ci vediamo.

Sono rimasto immobile come una statua e lui ha azzerato la distanza prendendomi una mano. “Hiroaki” mi dice, nessun onorifico, solo la sua voce avvolgente. Sento il cuore che mi batte velocissimo, sento le mani tremare e penso se ne accorga anche lui visto che stringe di più la presa. “Mi hai fatto piangere, davanti a tutti e non me ne ero accorto” mi dice, io sono ancora imbambolato a guardarlo, gli dei sono stati generosi con lui, se al liceo era bellissimo adesso non ho parole per descrivere i miglioramenti che l’età adulta ha portato in lui. “Ho sentito la canzone nello spogliatoio, l’ultima e mi sono sciolto e sono giorni che penso solo a due cose” mi riscuoto leggermente: “A cosa?” chiedo curioso come un gatto, lui azzera la distanza tra noi e si piega verso di me e mi bacia, appena poggia le sue labbra sulle mie non capisco più niente, la mente completamente azzerata, mi aggrappo a lui e ricambio. Perdiamo la cognizione del tempo fino a quando non gli suona il telefono: “Si, sorellona, vengo, si si lo so che Saya è insopportabile se non ci sono” chiude la chiamata. “Hiro, vieni con me” non capisco se sia una richiesta o una semplice constatazione, comunque lo seguo verso casa sua, trascinandomi la piccola valigia.


Pov Sendo

Se fosse un sogno non svegliatemi, Croccante è qua con me ed è Koshino, il solito, ha borbottato e detto parolacce come sempre, anche se sembra più tranquillo, la barba gli dona, e i capelli lunghi mi fanno impazzire, e dire che sotto quel taglio a tazza ci fosse questo bel ragazzo non me lo sarei mai aspettato, ma lui non è solo un bel faccino, lui è quello che mi tira fuori i sentimenti, ogni volta, anche a distanza anche attraverso un video registrato tempo fa per non dire niente del video più recente. Dopo la chiamata di Mari, gli ho chiesto? Ordinato forse? Di seguirmi, cosa che fa, quando arriviamo a casa sento la solita confusione, Saya ha cominciato a piangere svegliando i fratelli che l’hanno seguita come un coro di lamenti interminabile. Vado alla culla della piccola e la prendo in braccio, ma vengo fermato da mia sorella “Ora tu fai calmare Hiro e Nae” mi minaccia, la bimba che si stava calmado riprende a strepitare appena la rimetto nella culla e accade l’impensabile, il burbero, il vecchio dentro del Ryonan Hiroaki Koshino in arte Croccante comincia a cantare una ninnananna carezzando piano mia nipote che magicamente comincia a calmarsi, e così fanno i fratellini, due in braccio di mia sorella e gli altri due sono in braccio a me. “Ma Issei?” le chiedo “Al lavoro” risponde in un soffio mia sorella. Il mio ex compagno di squadra continua a cantare e io sono pronto per fargli la proposta di matrimonio. “Sei assunto” dice mia sorella in sua direzione “Se li calmi istantaneamente così sei assunto” e ride piano rilassata, come non lo era da tempo. Questo ragazzo è magico, ha conquistato la mia famiglia intonando una ninnananna che non conosco, che fosse speciale l’avevo capito al liceo, ma non avevo capito quanto, e soprattutto non avevo capito quanto fosse speciale per me. Non l’ho mai invitato a casa e mi sono sempre chiesto perché, ma la cosa era più che evidente, con lui ero me stesso, e questo mi faceva paura, mi faceva una gran paura, non sarei stato in grado di fare i conti con i miei sentimenti. Ora sono pronto, e lui mi è sembrato partecipe ai baci di prima, spero di piacergli, a me lui piace un sacco, nonostante non sia un diplomatico, nonostante io conosca più i suoi difetti rispetto ai suoi pregi. Quando buona parte della famiglia Sendo si è addormentata, Mari ha portato i maschietti nelle loro culle e ci lascia soli, salutandoci e dicendo che è l’ora per lei di dormire, mi metto a fissarlo con la bocca spalancata, è bravo, è bello, e mi sta facendo partire di testa, ed è anche sensuale.

Si avvicina e smette di cantare solo per baciarmi piano, un bacio lento, di quelli ad occhi chiusi, lui si è alzato sulle punte e trovo questa cosa così dolce che lo abbraccio con forza, sento il suo cuore battere all’impazzata come il mio, sento le sue braccia attorno al mio collo e mi sento veramente completo, mi sento veramente felice. “Non so come andrà a finire questa cosa, ma comunque vada sento che questo è il posto giusto per me, le tue braccia lo sono” glielo dico di getto e lui ridacchia e poi borbotta qualcosa e rido anch’io: “Non ho capito” rispondo sinceramente. “Non ti sbarazzerai facilmente di me.” Risponde adesso con fare deciso.

Questa sera sembra sospesa nel tempo, come solo l’amore sa fare, siamo abbracciati e continuamo a baciarci, il resto può aspettare, le parole verrano dopo, le spiegazioni, e forse altri sentimenti, ma qua e ora posso dire che ho scoperto che suono ha la felicità.



Note Sparse

Cathy ti voglio bene e questo è il tuo regalo di compleanno in ritardo.
Croccante mi piace come suono in italiano, e in giapponese ha un suono kawaii karikarino
Spero piaccia anche a voi
Per omicidi o altro mi trovate sulla mia cuccia a soppalco

  
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