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Autore: lightvmischief    06/11/2020    0 recensioni
Una ragazza.
Un gruppo.
La sopravvivenza e la libertà.
Le minacce e i pericoli della città, delle persone vive e dei morti.
Prova a sopravvivere.
Genere: Azione, Drammatico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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CAPITOLO 42

CALUM

Chiudo gli occhi e alzo il viso verso il sole, godendomi tutto il suo tepore primaverile: sono passati due mesi da quando abbiamo messo piede a Camp Travis, anche se mi sembra ieri quando sono sceso da cavallo e sono corso incontro a mia madre dopo troppo tempo in cui credevo di averla persa per sempre. È incredibile quello che si riesce a fare in un team che ha ritrovato la speranza, la voglia di ricostruire qualcosa di bello e il tempo vola; siamo alla fine di maggio ormai e abbiamo seminato tutti i cereali e le piante da frutto. Siamo andati varie volte a New Straitsville a raccogliere tutti i materiali che ci sarebbero stati necessari per costruire la recinzione, i libri di agricoltura e di fai-da-te, le provviste necessarie per tirare fino all’inizio dell’estate in preparazione alla raccolta dei campi. Mi sento come se stessimo rinascendo assieme alla natura stessa. Piccoli germogli che crescono, crescono, crescono, rafforzandosi man mano che il tempo passa e diventando sempre più forti.

Quando non siamo fuori, Wayne, Blaine, Elyse, Mali, Kayla ed io ci ritroviamo per passare un po’ di tempo insieme per rilassarci, per giocare a qualche gioco da tavolo trovato in vecchie cantine o soffitte e per raccontare semplicemente come vanno le nostre giornate quando non siamo assegnati agli stessi gruppi. Ognuno ha ormai trovato una specie di indipendenza ed intimità nelle proprie abitazioni, creando un’atmosfera sempre più familiare ed accogliente: ci sono vasi di fiori, libri, poster, disegni, piccoli oggetti che danno un’identità particolare alla propria casa.

Io e Kayla abbiamo messo al centro del tavolo da cucina la foto incorniciata scattata da Lynton con di fianco un bellissimo vaso di gerbere rosa e arancioni che, quando vengono incendiate dai colori del tramonto, danno una pennellata di vita alla nostra casa, oltre che al nostro giardino posteriore, dove abbiamo scoperto un sacco di altri bellissimi fiori. 

Nonostante i grandissimi sacrifici che dobbiamo tutti compiere per portare avanti la costruzione del campo, l’atmosfera è molto meno tirata: adesso è facile incrociare persone con un sorriso in volto al posto degli sguardi corrucciati e pieni di tensione di qualche mese addietro. La strada è ancora molto lunga, ma ho come la sensazione che ce la faremo ancor prima del previsto. Meredith e Tracey sono delle ottime guide e ogni giorno ci presentano delle sfide del tutto nuove con un misto di emozione e rammarico, ma la loro fiducia in tutti noi è quella che ci fa muovere.

È strano pensare che gli unici litigi e battibecchi ormai rimasti tra me e Kayla siano per chi si prende tutta la coperta nel letto e per cosa vedere alla sera nel proiettore, quando è il nostro turno di averlo: abbiamo deciso di comune accordo che saremmo stati troppo egoisti a tenerlo tutto per noi e così a turno ogni casa ha la sua serata film, in modo da poter staccare la spina completamente e magari piangere qualche lacrima di felicità, tornando indietro nel tempo quando ancora esistevano i cinema. Quando non siamo con i nostri amici, invitiamo sempre mia madre e mia sorella a casa nostra, anche solo per sederci davanti alla finestra che dà sul giardino.

Sebbene siano stati tutti guardinghi nei rispetti di Leon inizialmente - il nuovo ragazzo che ho deciso di portare al campo, dato che era completamente abbandonato a se stesso e del tutto deperito quando l’abbiamo trovato nella biblioteca di New Straitsville -, ora è diventato parte integrante del campo e del Gruppo Spedizioni. Elementi caratterizzanti del ragazzo sono un sorriso innocente, una risata sempre pronta a uscire dalla sua bocca e il suo fantastico walkie talkie che tiene sempre alla cintola. Qualche volta l’ho persino colto parlarci dentro, come se quel rottame funzionasse ancora.

Appena la settimana scorsa Rose ha deciso di impiegare un’ora al giorno per insegnare a tutti quanti nel campo le basi del Pronto Soccorso, così che qualsiasi cosa succeda, siamo almeno un minimo preparati ad agire nell’emergenza. Adrienne, oltre ad essere un’esperta di giardinaggio e delle coltivazioni, ho scoperto essere un’insegnante di lettere prima della fine del mondo come lo conoscevamo e quindi insegna a Margaret, Matthew e Dylan le basi di ogni materia, per poi approfondire sulle cose che gli serviranno per sopravvivere. Margaret mi ha già confidato che “Sopravvivenza” è la sua materia preferita e che non vede l’ora di crescere e far parte anche lei del nostro Gruppo Spedizioni. Ah, beata infanzia.

«Qualche raggio di sole non aiuterà a cambiare la tua bellissima faccia di sterco di cavallo.»

Mi lascio andare in una risata fragorosa, buttando all’indietro la testa e battendo le mani davanti agli occhi. «Sono grato dei tuoi complimenti, Elyse, davvero. Anzi, perfino sorpreso, direi, di sapere che qualcuno qui dentro mi apprezza.»

Elyse fa un saluto militare con le due dita, schiacciando un occhiolino nella mia direzione. «Sai che sono qui apposta!»

«Buongiorno, ragazzi!» Wayne ci raggiunge, salutandoci a gran voce e con entusiasmo. 

«Cavolo, Wayne, ti ho già detto che mi devi portare un po’ della tua roba,» ribatte Elyse, curvandosi all’indietro, finendo con la testa sulla pancia del cavallo, in piedi dietro di lei «non mi spiego come fai ad essere sempre così dannatamente positivo ed entusiasta, altrimenti.»

«È off-limits per te» replico al posto di Wayne, scuotendo la testa divertito.

«D’accordo, bambini, finite di prepararvi che siamo già in ritardo» ci riprende Wayne mentre io ed Elyse ancora ridiamo.

«Veramente stiamo aspettando la sua fidanzatina.» Lancio un’occhiataccia ad Elyse: oggi ci prende più gusto del solito a punzecchiarmi.

«È già all’uscita con tutte le armi. Adesso, muovete il culo» ordina il ragazzo con un sorriso sfottente sulle labbra. Cavolo, questa volta ci ha fregato, non ci posso credere.

Salgo senza troppi indugi sul mio cavallo, Elyse che copia i miei movimento subito dopo aver stretto bene i lacci dei suoi scarponi ed aver chiuso la zip del suo giubbino. Sarà una giornata lunga.

All’entrata del Campo troviamo Kayla sul suo cavallo, ma dietro di lei, con le mani allacciate sul suo ventre, c’è anche Leon che ci guarda arrivare sorridente.

«Ce ne avete messo di tempo» dice Kayla, facendo voltare il suo cavallo in modo da poterci guardare in faccia. «Lui viene con noi. Se vuole diventare parte attiva del Gruppo Spedizioni, è meglio cominciare a farlo uscire assieme a noi» spiega, indicando con un cenno del capo Leon dietro di lei che risponde con un movimento della mano. Kayla deve aver notato le nostre espressioni interrogative.

«Fantastico, qualcun altro a cui dover fare da baby-sitter» ribatte Elyse e, anche se non posso vederla in viso, so che ha alzato platealmente gli occhi al cielo. Con un movimento rapido della mano, dà ordine al suo cavallo di cominciare il trotto e superare Kayla e Leon, uscendo per prima dal campo. 

Arrivo al fianco di Kayla e con la coda dell’occhio la vedo stringere la mascella in modo secco, prima di chiudere gli occhi e prendere un respiro profondo. Nonostante i lati più spigolosi delle due si sono ormai smussati con l’assenza del troppo stress, ci sono ancora atteggiamenti che le fanno innervosire a vicenda. Lancia una pistola carica a Wayne e a me, ne infila una nella fondina stretta alla sua coscia destra, si sistema il coltello infilato nel calzino, in modo da non farle male, e poi ci fa cenno di partire, seguendoci in fondo al gruppo.

Durante la marcia per le strade accerchiate dai campi, che stanno lentamente tornando alla vita e al loro splendore primaverile con il terreno umido che comincia a fare spazio ai primissimi germogli, sento sprazzi di conversazione di Kayla e Leon dietro di me, mentre io cerco di assorbire più raggi solari possibili. Mi sento sollevato al pensiero che quei due stiano provando a conoscersi dopo che Kayla, inizialmente, mi ha insultato per aver preso sotto la nostra ala un’altra bocca da sfamare e proteggere. Nonostante non si debba ormai fare più carico della sopravvivenza di una parte del gruppo, certe abitudini fanno fatica ad abbandonarla. Dire che era contraria al nuovo arrivato è un eufemismo. Per questo abbiamo litigato, ma il mattino seguente si è scusata, dicendo che se io pensavo di aver fatto la scelta giusta, allora la cosa sarebbe andata bene anche a lei. E così abbiamo chiuso la discussione. Ha capito che volevo soltanto salvare una vita.

Elyse, in testa al gruppo, alza un pugno in alto, rallentando progressivamente fino a trovarsi di nuovo assieme a noi. Proprio come Kayla, anche lei ha sempre avuto bisogno di sbollire la sua rabbia da sola, ma credo che ora ci sia qualcosa di molto più sospetto di lei che sbollisce le sue emozioni in soli dieci minuti. 

«Che succede?» le chiede Wayne con il tono di voce basso abbastanza da farsi capire dalla ragazza. 

«Dovremmo essere più silenziosi.» Si guarda intorno con occhi vigili, scrutando l’orizzonte tra alberi morti, cespugli e la foschia del mattino in lontananza. «Non lo so, qualcosa non va.»

Alle sue parole, mi irrigidisco subito e per istinto lancio uno sguardo a Kayla dietro di me, per vedere se è ancora tutta intera. Lascio andare il respiro quando vedo il suo viso. 

«Dovremmo continuare a piedi?» chiedo, incerto sul da farsi. Non c’è nessuna effettiva minaccia al momento, ma se Elyse dice che qualcosa le sembra storto, allora significa che è così; altrimenti, è sempre la prima a buttarsi a capofitto nel pericolo. Un altro modo per aiutarla a sbollire le sue emozioni represse.

«Non credo sia una buona idea» interviene Kayla con leggerezza, anche se il suo sguardo e il suo linguaggio del corpo dettano tutto il contrario. «Dovremmo muoverci. Lancaster non è proprio vicina.»

«E io vorrei tornare nel mio letto caldo stanotte» dice Leon, troncando il pensiero che stava per uscire dalle labbra della ragazza davanti a lei, «sapete, ormai mi ci sono affezionato.»

«Se vuoi far davvero parte del Gruppo Spedizioni, ti conviene sapere che non sempre volere e dovere coincidono» lo punzecchia Wayne ma senza cattiveria.

«Sì e adesso stiamo solo perdendo tempo» incalza Elyse, lanciando uno sguardo austero sia a Leon che Wayne. «Muoviamoci. Kayla ha ragione, a mio malincuore.»

Ed è proprio dopo venti minuti di galoppo che ci accorgiamo che Elyse aveva ragione: qualcosa non va. E il motivo è proprio davanti ai nostri occhi: un'enorme orda di Vaganti si trova a pochi metri da noi, bloccandoci il passaggio. In effetti, non so come non ho fatto a fare due più due: nei prati e nelle campagne precedenti non c’era ombra di un solo Vagante, nemmeno sulla carreggiata.

«Ragazzi.» Kayla ci richiama a sè. Noto che è scesa da cavallo e sta studiando l’asfalto davanti a noi. Vorrei darle dell’incosciente a fare una mossa del genere con un’orda di questa portata a così poca distanza, ma probabilmente non riescono nemmeno a sentirci da qui. «Non siamo soli.»

«Non l’avrei mai detto» ribatte sarcastica Elyse dall’alto del suo cavallo, indicando con il braccio e con la testa i Vaganti davanti a noi. «Sempre sul pezzo tu, eh?»

«Stai zitta, per una dannata volta» le risponde stizzita Kayla, aprendo le braccia nervosamente. «Guarda l’asfalto: sono segni di pneumatici.»

Scendo da cavallo anche io, raggiungendola e notando subito due strisce nere sull’asfalto. «Potrebbero essere vecchie, non c’è in giro anima viva oltre a noi.» rispondo, ridacchiando qualche istante dopo. «Letteralmente.» 

Kayla alza gli occhi alla mia battuta e rivolge il suo sguardo a Wayne, che noto essere dietro di me. 

«Credi che siano finiti lì dentro?» chiede proprio quest’ultimo alla diretta interessata, studiando l’altra strisciata nera di una frenata improvvisa.

«Non lo so. Forse li ha attirati il loro rumore, o magari-»

«Qualunque cosa sia successa, non è un nostro problema» si intromette Elyse con tono serio. «Capire come oltrepassarli, beh, quello lo è.»

 
   
 
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