Storie originali > Fantascienza
Segui la storia  |       
Autore: killian44peeta    06/11/2020    0 recensioni
Da Capitolo 28
- Ha provocato l'effetto farfalla. Un unica scelta che ha già scombussolato l'intero sistema-
-Scusami- faccio, abbastanza seccato, davanti allo stregone albino -Ma di cosa cavolo stai parlando? Effetto farfalla? E come mai anche tu sai e non hai mai fatto niente?-
-Non ho mai potuto. Ma ora tutto è cambiato.-
-Io non vedo nessun cambiamento, se devo dirlo- asserisco con stizza, facendo ruotare nella mia mano il coltello di riserva che avevo, fin dall'inizio, nascosto nella tasca.
"Avrò mandato al diavolo il fucile, la pistola e molto altro, ma almeno questo c'è ancora"
- Te le cedo-
-Cosa mi cedi? Potresti essere leggermente più chiaro invece di farmi scannare la testa con le tue frasi da... Visionario? No, cioè, seriamente! Non sono stupido, magari un po' giù di testa, ma non stupido... Però non ci capisco un fico secco di quello che stai dicendo, davvero. Perciò, vorresti farmi cortesemente il piacere di tradurre?-
Genere: Azione, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Natalie

 Presente

-Quando i sensi tornarono, sempre molto confusi per via del sedativo, mi ritrovai in una macchina: una macchina interamente bianca, con così tanta luce all'interno da risultare ossessiva. Dopo esserci finito, sono stato catapultato in questo posto... E l'entrata decisamente non è stata delle migliori- Lysander aveva evitato di guardarmi per tutto il racconto e tutt'ora continuava a sviare lo sguardo, apparendo a disagio.

-Appena sono stato gettato nel gioco, mi sono subito trovato tra i vicoli, attaccato da un uomo con una fissa per i coltelli da cucina. La mia fortuna era solo quella che li avevo creati io stesso, i vicoli, perciò sapevo benissimo come si diramavano. Ho preso solamente a nascondermi nelle fogne da quel momento in poi.- fece una smorfia -Puzzolente, ma salvo. Almeno fino a che non me lo hanno fatto saltare in aria al tuo secondo giorno di route-

Sussultai a questa frase quasi all'istante, ricordando alla perfezione quell'istante.

-Quindi in poche parole- iniziai, cauta -Mi dici che questo gioco é stato creato principalmente per uccidere coloro che giocano, in cambio di voti? Porta davvero al suicidio?-

Lui annuí -Puoi anche non credermi, ma ci rimetti tu, non io. Cioè, io ci ho già rimesso abbastanza, oramai non ho nulla da perdere-

-Tranne la vita- asserii con tono lugubre, portandolo ad alzare la testa e a guardarmi intensamente.

-Già- fece un respiro -Tranne la vita. É l'ultima cosa che mi rimane- alzò le spalle, andando poi ad alzarsi in piedi, fissandomi dritta negli occhi al punto tale che mi sentii piccola e stupida in contemporanea, non tanto perché mi stesse incolpando lui, ma perché in effetti l'idea che il gioco a cui stavo partecipando avrebbe portato al suicidio era passata per la mente anche a me, ma non la avevo calcolata per troppo tempo, non prendendola sul serio.

-Fallo- disse di colpo, sempre con gli occhi puntati nei miei, strappandomi una netta confusione a questa frase.

Lo guardai, assumendo un aria interrogativa, cosa a cui sospirò.

-Allora? Fai ciò per cui mi hai portato fin qui dall'inizio. So che avevi qualcosa in mente, non negarlo-

E improvvisamente mi resi conto di aver completamente annullato il mio piano iniziale, troppo persa ad ascoltare un racconto che aveva dell'inverosimile, ma che allo stesso tempo iniziava a prendere piede nella mia testa, quasi dicendomi che era una cosa fattibile.

Il killer... Lysander... Mi era sembrato sincero.

Non sapevo quindi più cosa dire, anche perché lui sapeva che avevo provato a tradirlo e che ero stata decisa nella mia scelta fino a... Quando avevo letto l'uccidilo sul quaderno delle missioni.

Insomma, d'accordo sospettare, d'accordo volerlo fare catturare... Ma ucciderlo? Stavano scherzando?

Imbarazzata, mi ritrovai ad alzare e ad abbassare la testa, stringendo i pugni, cercando ossigeno.

Cosa dire e fare? Dovevo fidarmi di lui? O continuare sulla mia idea iniziale?

La risposta, dopo diversi minuti passati in silenzio, cercando di mettere chiarezza, mi venne sbattuta decisamente in faccia.

-No-

Lo dissi con calma e tranquillità, come se ne fossi stata sicura da ore, realizzando ogni secondo di più che sì, ne ero davvero sicura, seppur non dal tempo inizialmente definito.

Lysander mi osservò con una confusione negli occhi che non pensavo di poter mai trovare in nessuno: cominciò poi a tremare, quasi con frenesia, non respirando affatto regolarmente.

-Che significa?-

Turbato non sembrava abbastanza per descrivere il suo tono.

Confuso o scioccato, neppure.

Era a dir poco sconvolto: lo sgomento si leggeva ovunque, almeno prima che facesse un passo all'indietro e si irrigidesse di colpo, diventando una statua, con l'espressione più fredda che mai.

-Cosa intendi?-

- Intendo proprio quello che ho detto. No. Non ho intenzione di tradirti. Non mento sul fatto che all'inizio ne avessi l'intenzione, ma non lo farò-

-É... - parve cercare le parole -Un trucco? Uno scherzo di cattivo gusto? Se lo é, smettila di mentire, non...- strinse entrambi i pugni, andando a serrare gli occhi per poi riaprirli, ricominciando con il suo 'non ti voglio guardare' - Questo gioco di 'facciamo finta di nulla' é durato anche troppo, non voglio procedervi ulteriormente-

-Non sto scherzando, Lysander-

All'udire il suo nome, sussultò, indietreggiando ancora di un passo, tornando a fermarsi e al guardarmi con una disperazione che aumentò la mia ansia.

Perché più leggevo il dolore degli altri e più me ne sentivo immersa? Perché il suo dolore semplicemente riusciva a prendermi a schiaffi per ogni secondo in cui mi ero comportata come un insulsa ragazza incapace di ascoltare senza negare il tutto?

Con gli altri personaggi delle route avevo sempre cercato di ascoltare, di capire, di andare oltre a qualsiasi cosa che magari potesse frenarmi dal non voler capire, anche cancellando il mio egoismo ed il mio orgoglio.

Perché invece con lui non ci avevo provato neppure per un istante?

Certo, magari il fatto che fosse stato sporco di sangue mi aveva influenzata un tantino.

E anche vedere un coltello e dei cadaveri non avevano aiutato.

Ma se era come diceva lui... Allora non era colpa sua, ma di quelli che lo attaccavano in partenza e, ancora di più, dei creatori del gioco.

-No?...- il tono si ridusse ad un sussurro confuso, in cui lui si portò entrambe le mani alla testa, passando le dita tra i capelli con un che di meccanico, di morboso, come se stesse cercando di calmarsi.

Non respirava regolarmente, anzi, sembrava quasi fosse spasmodico il ritmo dell'ossigeno e dell'anidride carbonica che si scambiavano nei suoi polmoni.

Mi alzai a mia volta, iniziando a preoccuparmi parecchio: sembrava sull'orlo di una crisi isterica.

Pareva sul punto di esplodere, quasi fosse fuori controllo, quasi fosse così disabituato all'essere accettato o ascoltato sul serio al punto tale che esserlo diventava proprio qualcosa di incomprensibile e inaccettabile.

"Cosa posso fare per aiutarlo? Adesso è lui a non credermi" pensai, particolarmente amareggiata, avanzando in direzione del ragazzo che decisamente non pareva pronto a calmarsi.

Ma proprio per niente.

Aveva perfino preso a fare avanti indietro, girando in tondo così tante volte che io, al posto suo, avrei già finito col cadere a terra come una pera matura.

Mi avvicinai il più possibile, mantenendo comunque le distante.

-Lysander- lo chiamai, cercando di staccarlo da quella sorta di collasso mentale.

Non sapevo se provare a toccarlo, anche solo con un dito mi sembrava che avrebbe avuto una reazione di rigetto, bastava pensare a quel -Non farlo- che mi aveva detto quando mi ero ritrovata a vedere quell'enorme scala di tagli e lividi che attraversavano il suo fisico asciutto, talmente tanto asciutto da far vedere le costole.

Provai a richiamarlo ancora diverse volte, senza capire proprio cosa o come comportarmi al semplice fatto che continuava a non sentirmi.

E cosí, ignorando la sensazione del venire rigettata o magari anche schiaffeggiata, andai ad afferrare entrambe le sue mani, facendolo sobbalzare, con il suo sguardo che tornava nel mio, seppur tremante.

-Non ho intenzione di tradirti.- dissi, stringendo la presa sulle sue mani -Lascia che io provi ad aiutarti, se posso-

 

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: killian44peeta