Il sesso è potere; l'unico, invero, per il quale abbiano combattuto entrambi e abbiano perso.
Il sesso è l'unica lingua che conoscono - che hanno parlato per molto, moltissimo tempo.
Il sesso - quello che li trascinava da una parte all'altra del laboratorio, che non li faceva dormire per giorni e divorava, lasciandoli esausti (pieni) - è una guerra che ha visto l'ago della vittoria spostarsi di continuo.
Alex lo colpisce così forte da strappargli il respiro - da farglielo venire duro in pochi secondi.
Tira, Alex, sollevandolo di qualche centimetro buono - l'ardiglione del collare troppo stretto, la sua bocca troppo lontana.
E brucia, Alex; vuole fargli male, ferirlo.
"Sono così delusa da te, Al." sussurra, e sa che è la verità - che ogni passo compiuto pesa nel cuore, tra i pensieri.
"Così stanca." aggiunge, scuotendo la testa - afferrandolo poi alla base dell'erezione e premendo, rossa negli occhi, sul seno, dove l'impronta dei suoi denti spicca ancora.
"Cosa cazzo dovrei farne di te? Delle tue promesse? Delle tue menzogne?"
Wesker divarica appena le gambe, la colpisce alla caviglia, facendole perdere l'equilibrio - arrotolandosi il guinzaglio attorno al polso e passandolo attorno alla sua di gola, pallida e nuda.
Alex infila le dita tra il cuoio e la pelle, snuda i denti - pianta i talloni in terra, scalciando.
"Che figlio di puttana." mastica, cercando di respirare.
"Ho imparato dalla migliore." ribatte Wesker, inclinandosi in avanti e cercandola tra le cosce, lungo pieghe morbide e umide - accoglienti.
"Ti spacco quella faccia di merda appena mi libero, stronzo."
Wesker sorride contro la sua guancia, strattona - ottiene un ringhio a metà.
"Non vedo l'ora che tu ci provi, Alex."
"A volte mi chiedo se tu sia solo chiacchiere e distintivo, Al."
Wesker le cerca gli occhi, trova solo una pupilla sottile, divertita - lungo il mento fili di sangue e altro.
In ginocchio, schiacciata e piegata, Alex distrugge le sue sciocche pretese e conquista.