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Autore: _Zaelit_    07/11/2020    1 recensioni
Come cambierebbe la storia di Final Fantasy VII se un'altra creatura aliena fosse caduta sul pianeta, anni fa, oltre a Jenova?
Il Progetto Yoshua R porta alla creazione di una ragazza all'apparenza normale ma che, in realtà, dovrebbe incarnare il potere dei Cetra e uguagliare la forza fisica dei prodotti del Progetto Jenova.
Rainiel non sa di essere nata da un esperimento, esattamente come non lo sa Sephiroth, ma i loro destini percorrono la stessa strada e sono pronti a incrociarsi.
- La Fanfiction è ambientata durante le vicende di Crisis Core ma gli eventi sono stati cambiati per comodità della trama. Alcuni personaggi potrebbero risultare lievemente OOC. Vi è la presenza di coppie canon e noncanon e di personaggi OC. -
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Nuovo personaggio, Sephiroth
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Crisis Core, Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Heiress of Yoshua'
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Sephiroth e Rainiel si precipitarono nella sala nascosta dove si trovava il radar, dimenticando presto quel che era accaduto solo qualche minuto prima.
Lo schermo era diventato di un rosso lampeggiante, una luce gialla ora occupava una piccola parte del monitor: si trattava certamente della creatura di mako.
Sephiroth si occupò del meccanismo e riuscì a spegnere l'allarme, e fortunatamente l'icona rappresentante il nemico non svanì.
Cloud accorse subito dopo, notando i due chini sullo schermo ora di nuovo verde, e riprese fiato.
«Ho sentito il suono! È qui?» domandò, riferendosi al mostro.
«No.» rispose freddamente Sephiroth, senza staccare gli occhi dal punto di interesse comune, «Ma potrebbe avvicinarsi. Dov'è Zack?»
«Non l'ho incontrato. Credo sia rimasto al piano superiore.»
«Allora va' ad avvisarlo. Dobbiamo partire immediatamente.» ordinò.
Cloud batté i piedi a terra, di colpo più composto.
«S- Signorsì, Generale.» balbettò. Forza dell'abitudine. Sephiroth era così abituato a quelle risposte che neanche ci fece caso.
«Non c'è bisogno di cercare nessuno.»
Proprio in quell'istante, lo stesso Zack Fair entrò nella stanza, con un cellulare in mano e gli occhi ben aperti che si alternavano tra i due amici.
«Hai sentito l'allarme?» chiese Rain, muovendo qualche passo verso di lui.
«Mentre scendevo al piano terra. Ma fidati, non è questo a preoccuparmi.» disse lui, stringendo le labbra.
Si guadagnò l'occhiata curiosa di tutti i presenti, naturalmente confusi. Cosa avrebbe dovuto preoccuparlo, se non un ammasso di carne e mako impazzito che poteva distruggere l'Oasi, i bassifondi e Midgar se ne avesse avuto l'occasione?
«Ho ricevuto una chiamata dal responsabile di SOLDIER.» spiegò allora, «Esige che torniamo al quartier generale. Tutti e tre.» indicò se stesso, Rain e Cloud. Sephiroth probabilmente era ancora etichettato come disperso, dopotutto. «Mi ha riferito che il luogo da noi esplorato è sicuro e che il corpo della creatura mako è stato recuperato. Mi ha spiegato che sono in grado di localizzare le creature grazie alle sperimentazioni, e che questa zona non è a rischio.»
Rainiel lo ascoltò attonita, spostando lo sguardo da lui allo schermo.
«Lo immaginavo... la Shinra continua a mentirci. Vogliono farci tornare alla base per evitare di averci fra i piedi. Non vogliono che incontriamo la creatura... ma per quale motivo?» domandò.
«Forse,» ipotizzò l'ex-Generale al suo fianco, «perché la nostra presenza potrebbe interferire con la loro. Guarda bene: quella creatura è viva, ma ferma. Poco dopo il suo arrivo in quest'area, qualcosa l'ha bloccata.»
Rainiel fece come chiesto e si avvicinò al monitor.
«Una trappola...?»
Gli occhi chiari dell'uomo si puntarono sui suoi, anche se non ricambiavano lo sguardo.
«Proprio quello a cui ho pensato. La Shinra questa volta sta agendo in segreto. Nemmeno SOLDIER può intromettersi, quindi deve trattarsi dell'ordine di qualcuno che viene dai piani alti.»
E, chissà come mai, Rain aveva tutta l'impressione di sapere chi fosse questo fantomatico "qualcuno".
«Dobbiamo raggiungerli.» dichiarò infatti.
«Ma... non sarà pericoloso? Se si tratta della Shinra, probabilmente avranno la situazione sotto controllo.» ribatté Cloud.
«È proprio questo a preoccuparmi. Non pensare alla Shinra come tua alleata, Cloud. Al momento...» la fronte della ragazza si corrugò per l'espressione nervosa, «la definirei persino il nostro peggior nemico.» garantì.
«Preparatevi, tutti quanti.» comandò Sephiroth, «Dovremo raggiungere la meta a piedi. Ci incontreremo all'ingresso quando saremo pronti a partire.»
Con queste sue parole, il gruppo si separò.
Rain seguì Zack al piano superiore e poi si allontanò per entrare nella propria camera. Le Aikuchi riposavano poco lontano dal letto, per cui badò prima a ripulirsi dal sudore dell'allenamento e a vestirsi con la sua tipica uniforme personalizzata, legando infine la cinta sui fianchi. Le materie equipaggiate brillavano in modo rassicurante, esattamente come le lame delle spade corte che Rain rinfoderò in tutta fretta. Sciogliendo i capelli rossastri, si precipitò fuori dalla porta senza neppure chiuderla e poi nel cortile all'ingresso, dove arrivò in simultanea con Cloud e Zack. Tutti portavano le divise di sempre e il giovane fante, privo di un fucile carico, aveva ricevuto in regalo una grande spada d'acciaio dall'elsa nera che gli sarebbe tornata utile in battaglia, anche perché il ragazzo sembrava conoscere bene l'utilizzo delle armi bianche.
Senza perdere un minuto di più, partirono alla volta dell'area di missione silenziosi e rapidi come spettri. Niente poteva prepararli a quello che avrebbero visto lì sul posto. O meglio, a chi avrebbero visto.
 
Dopo svariati minuti di corsa, finalmente la mappa digitale di Zack sembrò avvertire loro di aver raggiunto la zona alla quale puntavano.
«È qui?» domandò Cloud, «Non vedo nulla.»
Il braccio di Sephiroth si sollevò davanti a lui, ammutolendolo con un singolo gesto. Poco dopo indicò un'altura poco lontana.
Si trovavano sul fianco di un dirupo terribilmente alto, uno che ricordava molto a Rain quello sul quale avevano combattuto il mostro di Darefall, e che proprio per questo motivo non le piaceva per nulla. Delle rocce creavano come un muro naturale che impediva però la visione dello spazio oltre ad esse, a meno che non le si raggiungesse.
Ancora senza fiatare, l'unica cosa che restava da fare era raggiungere la massima altura, anch'essa arida come ogni cosa che li circondasse a perdita d'occhio eccetto che per Midgar, e non appena udirono delle curiose voci presero riparo dietro quegli stessi massi chiari.
Rainiel era la più vicina allo spiraglio e si affacciò. Sephiroth le era accanto e per questo si sporse su di lei e oltre la roccia, così entrambi poterono osservare quel che stava accadendo.
Nessuno dei due riuscì a crederci, inizialmente.
La creatura di mako era lì, non c'era che dire... ma era ormai a terra, senza più respiro e dunque senza vita.
Gruppetti di soldati la circondavano, mentre un Turk dai capelli rossi e le braccia incrociate vi stava davanti. Con un piede, stuzzicò la creatura e poi indietreggiò, mulinando un'insolita arma simile a un bastone.
«Niente da fare. È bello che stecchito.» commentò con disprezzo, rinfoderando l'arma al limite della quale sembravano scoccare pericolose scintille. Era di spalle e Rain non poté riconoscerlo, ma giurò di aver già sentito altrove quella voce.
Dei soldati si avvicinarono titubanti al ragazzo, che aveva un aspetto trasandato: giacca aperta, camicia sbottonata fin sotto il petto e capelli spettinati.
«Comandante? Cosa facciamo adesso?» lo interrogò uno dei subordinati.
«Sentiamo cos'ha da dire il vecchio in proposito e poi decideremo il da farsi.» sbuffò lui, annoiato.
«Il vecchio di cui parli è terribilmente deluso dal vostro comportamento.»
Stavolta non fu né lui né uno degli altri soldati a parlare.
Quella voce stridula e acuta, piegata dalla rabbia, fu riconoscibile nell'istante stesso in cui raggiunse le rocce dietro le quali i quattro disertori si stavano rifugiando. Tutti, nessuno escluso, riconobbe quel tono di voce e reagì in un qualche modo: Rain sussultò proprio come Cloud, Sephiroth strinse le palpebre fino a far toccare le ciglia e Zack serrò le mani in pugni e sfiorò l'impugnatura della spada Potens.
«La trappola avrebbe dovuto tenerlo bloccato per qualche minuto, non ucciderlo in pochi secondi!» continuò a lamentarsi l'anziano uomo a cui quel timbro così distinguibile apparteneva.
Rain poté notare le sue scarpe scure fare capolino dal suo punto di osservazione. Era terribilmente vicino.
Se si fosse accorto di loro, cosa sarebbe accaduto?
«Noi Turks non ci occupiamo di questi giocattoli. Io sono qui solo perché si tratta di una missione top-secret.» il giovane dai capelli rossi indicò la trappola, «E francamente non capisco perché non abbiate assoldato i SOLDIER per questo lavoro. Non se ne sono sempre occupati anche loro?» si lamentò ancora.
«Il perché non ti interessa, ragazzo. Piuttosto, vorrei che la tua squadra comprendesse che avete appena eliminato un soggetto che mi serviva vivo.»
Il più giovane tirò un altro calcio alla creatura.
«Sinceramente io lo preferisco da morto.» commentò sarcastico.
«Pensi si tratti di uno scherzo, idiota?» il vecchio, che indossava come al solito un lungo camice bianco, fu colto da un tremore alle braccia. «Avrei dovuto rendere questo esemplare un cane da guardia perfetto... ma voi avete rovinato tutto. Ora mi toccherà cercarne un altro. Spero che mi affidino dei Turks competenti, questa volta.» lo offese senza neanche preoccuparsene. Con le mani ai capelli, fece un mezzo giro su se stesso e camminò avanti e indietro, teso. «È proprio vero che se vuoi una cosa fatta bene allora devi fartela da solo!»
Il Turk alzò gli occhi piccoli e chiari al cielo, dandogli le spalle. Due segni simili a cicatrici gli adornavano gli zigomi pallidi.
«Faccia come preferisce. La missione della mia squadra termina qui.» dichiarò, «Avete sentito, ragazzi? Tornate all'elicottero. Pare che il dipartimento scientifico non ci voglia più tra i piedi.» annunciò ad alta voce.
Lui e i suoi uomini raggiunsero il velivolo e presero il volo, allontanandosi in poco tempo.
Un bene per Rain e i suoi compagni: un pericolo in meno.
Ma a terra restavano comunque lo scienziato e le sue guardie.
Una di quest'ultime gli si avvicinò quando lui la chiamò.
«Prepara anche il nostro elicottero. Questo soggetto ormai è cibo per avvoltoi. Facciamo ritorno a Midgar, per il momento.»
«Sì, signore.»
La guardia rispose con una voce un po' troppo meccanica per non sembrare forzata.
Rain si sporse di più quando lo notò, motivo per il quale Sephiroth le bloccò un braccio e la tirò a sé, o i presenti l'avrebbero vista.
Lei, però, se ne accorse comunque: tutti i soldati, sotto i loro elmetti di metallo bianchi, avevano occhi simili. Brillanti, infusi di mako e, soprattutto, persi nel vuoto, quasi opachi.
"Non solo voleva portare il mostro vivo a Midgar per usarlo per i propri scopi, ha anche condotto esperimenti anche su altre persone..." realizzò. Comprenderlo le fece ribollire il sangue. Percepì tutto l'odio nei suoi confronti che covava nel suo cuore. Voleva che la smettesse, doveva farlo... o l'avrebbe fermato lei.
E, probabilmente, fermarlo era l'unica cosa che poteva fare in quel momento. Solo in quel momento... ora che erano lontani da Midgar e dai suoi laboratori. Era vulnerabile.
Sephiroth l'avrebbe dovuta scusare per ciò che stava per fare, e anche i suoi amici. Non poteva proprio trattenersi.
Con uno strattone, si liberò dalla mano che le teneva l'avambraccio e balzò via prima che potesse essere riafferrata, atterrando in bella vista proprio davanti alla creatura, a qualche passo dal dirupo alle sue spalle, e soprattutto sotto gli occhi dello scienziato.
«Tu non tornerai a Midgar... ai tuoi folli esperimenti e ai tuoi giochetti egoisti e perversi!» lo indicò, sfoderando una delle Aikuchi con l'altra mano. Si preparò all'attacco assumendo una posizione di gambe più adeguata, con gli stivali puntati al suolo. «Te lo impedirò.»
Lo scienziato sollevò le sopracciglia sopra gli spessi occhiali neri e, dopo aver spazzato via la sua espressione confusa, sorrise appagato.
Quel sorriso cupo e malato... che poteva appartenere solo al professor Hojo.
 
 
   
 
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