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Autore: Happy_Pumpkin    21/08/2009    3 recensioni
Lo guardò negli occhi che forse cercavano finto compatimento: era infatti troppo orgoglioso per richiederlo davvero. Sospirò, realizzando di volerlo semplicemente prendere a pugni. Tre one-shot, tre momenti del rapporto tra Light e Elle. [A princess21ssj, buon compleanno *______*]
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: L, Light/Raito
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Catch the light.





Il campo da gioco era animato dall'elettricità vibrante della competizione: un susseguirsi di colpi precisi, scatti e contraccolpi. In quell'inarrestabile duello nemmeno si concedevano il lusso di respirare, addirittura evitavano di socchiudere gli occhi per riuscire a seguire con attenzione quasi morbosa i movimenti del rivale.

Il pubblico stesso non respirava: un'apnea scandita dai tocchi della pallina contro la griglia della racchetta e, in sottofondo, il frusciare delle scarpe sulla terra rossa del campo. Non c'era spazio per altro. Eppure i loro pensieri scorrevano veloci, anticipavano i movimenti e si concludevano in un'esplosione di ipotesi, previsioni, crescenti aspettative.
Poi... qualcosa sfuggì al suo controllo: perse la palla, che scivolò lontana da lui. Gli passò accanto al volto un proiettile tondo e veloce – talmente tanto da smuovergli una ciocca degli arruffati capelli.
Tenne il manico della racchetta per la punta delle dita secche e si avvicinò alla rete; il suo avversario fece lo stesso, camminando – a differenza di lui – con un passo rigidamente scandito: si fissarono un istante, eppure non riuscirono a capirsi. Fu il figlio di Soichiro Yagami a tendere in avanti la mano per dire con affettata cortesia:

“E' stata una bella sfida, complimenti.”


L'interlocutore guardò un istante la mano tesa verso di lui: la contemplò perplesso, come se avesse davanti un oggetto pericoloso che, un giorno o l'altro, avrebbe potuto soffocarlo. Ma dopo pochi secondi inaspettatamente la strinse: le sue dita, scarne, forse persino storte, si avvolsero attorno a quelle affusolate dell'avversario.

Erano belle mani, inadatte per abbassarsi a compiere qualcosa di terribile come l'omicidio; però, stringendole, pensò inevitabilmente che forse erano addirittura troppo belle: risultava difficile provare affetto o compassione per una simile espressione di perfezione. Perché l'amore è eccessivamente stupido per affiancarsi a qualcosa di così divino.

“Complimenti a te, Light. Mi sono dovuto impegnare sul serio, eppure mi hai battuto.”


Le loro pelli sudate, l'incontro degli occhi: a separarli una rete e il peso della sconfitta bruciante. Quanto erano infantili nel rifiutare a qualunque costo l'idea di perdere.


Sei davvero sicuro di  aver vinto, Light?

*°*°*°*

Light guardò l'orologio che aveva al polso: era giunto con largo anticipo di fronte all'aula universitaria dove si teneva il corso da seguire; salutò un gruppo di compagni ed entrò, solo, nella grande stanza semicircolare, dotata di posti a sedere che occupavano le varie gradinate. Si aggiustò la cravatta, assicurandosi meccanicamente di essere in ordine, e mosse qualche passo deciso verso le file più arretrate, in modo da poter controllare quanto accadeva in aula e non sorbire lo sguardo arrogante del professore. Il giorno in cui si fosse piegato al mondo accademico, per quanto gli riguardava, non sarebbe mai arrivato.
Quando si voltò verso la cattedra, posizionata su di un basso soppalco, sussultò impercettibilmente di fronte alla visione di Hideki Ryuga – o presunto tale – comodamente posizionato coi piedi nudi sul tavolo e le braccia strette attorno alle gambe, piegate contro il petto. Fissava Light, tenendosi un pollice appoggiato al labbro.
“Ryuga. Anche tu a lezione?” chiese Yagami mostrando un accenno di sorriso falso.
“No, il corso non mi interessa.” spiegò laconico.
Il ragazzo fissò la strana presenza apatica: faticò a mascherare il disagio che gli aveva provocato quella smentita. Era difficile per lui, così calcolatore in ogni singolo aspetto, trovarsi di fronte a qualcuno talmente imprevedibile; eppure, pensò non senza una certa soddisfazione, era meno noioso rispetto alle solite scontate persone che riempivano non solo l'università, ma il mondo intero.
“Capisco – disse incolore, sistemandosi i fogli per prendere appunti – allora perché sei qui? Svago?”
C'era ironia in quelle parole: tagliente, persino cattiva. Ma il volto continuava a restare una facciata serena, un paravento di carta dietro il quale nascondere la tempesta.
Elle ci pensò un istante, forse finse di farlo, mentre i suoi occhi vagavano in direzione del soffitto illuminato da spartani lampadari; infine rispose:
“A dire il vero pensavo a diverse cose. Sai, Kira ci sta dando parecchio da fare.”
“Immagino.” commentò gelido.
“Il problema – aggiunse Elle, mordicchiandosi un'unghia – è che Kira c'è, esiste, eppure io non riesco a vederlo. O forse lo vedo ma... non è sufficiente.”
Fissò Light negli occhi, anche se c'erano metri a separare l'uno dall'altro.
Il figlio del capo della polizia non mutò espressione; si limitò a guardare Elle e a ribattere scettico:
“Non credo che stare con i piedi su una cattedra cambi di molto la situazione.”
“Da qui posso osservare tutti con una prospettiva diversa. Te compreso, Light. Che tu sia in prima fila o talmente in alto da non ricevere luce io ti vedrò comunque, senza doverti per forza raggiungere.”
Light si sedette compostamente al suo posto, attese qualche secondo, infine rispose con assoluta tranquillità: “Anch'io riesco a guardarti da qui: non cambia assolutamente nulla, si tratta semplicemente di posizioni differenti.”
“Ti sbagli. Più ti eleverai, gradino dopo gradino, meno riuscirai a vedere; anzi, salendo ti accorgerai a malapena di me e gli altri spariranno, fino a che non sarai completamente intoccabile – talmente in alto da risultare... solo.”
Cadde il silenzio.
Passarono forse secondi, forse minuti. Iniziarono ad entrare nell'aula i primi studenti, che rimasero chiaramente sorpresi dal vedere un tizio stare a piedi nudi sulla cattedra; Elle scese, infilò con calma le scarpe e alzò una mano in direzione di Light per tentare un abbozzo di saluto.
“Ci vedremo ancora.”
“Assolutamente.” rispose Light guardando il detective dall'alto. Lo vide camminare con la schiena incurvata e le mani nelle tasche dei jeans, i gomiti allargati in un volo immaginario.
Perché sebbene sciatto non gli sembrava squallido?
Durante la lezione prese distrattamente appunti; quanto il professore illustrava era qualcosa di  sentito, un insieme di conoscenze che già sapeva oppure che prima o poi avrebbe appreso. Pensava alle convinzioni di Elle, alle sue sciocche pretese di capire qualcosa di per lui irraggiungibile.
A fine spiegazione attese, seduto, che l'aula si svuotasse: controllò ciascuno studente, affinché uscisse parlando spensieratamente oppure affannandosi per raggiungere il prossimo corso; finse semplicemente di ricontrollare gli appunti, dispensando qualche sorriso di comprensione o una chiacchierata tanto frettolosa quanto fittizia.
Finalmente erano rimasti il silenzio e la sua stessa solitudine. Raccolse la borsa in pelle, si alzò in piedi e dopo aver sistemato il proprio completo formale percorse gli scalini centrali che portavano ai posti più in alto: salì sempre di più, non si arrestò mai per girarsi e guardare l'aula che rimpiccioliva alle sue spalle.
Una volta in cima si sedette nel posto più vicino e aprì gli occhi; rimase immobile quando realizzò di riuscire a scorgere solo la cattedra vuota: un tratto illuminato dal lampadario al neon e tutto attorno un insieme indistinguibile di posti a sedere. All'improvviso gli fu difficile capire di che colore fosse realmente il legno della scrivania, se avesse gli spigoli arrotondati o meno, la forma della sedia, cosa vi fosse deposto sopra.
Aveva perso di vista i piccoli dettagli che, stando più vicino, invece non avrebbe mai mancato di notare. Si morse un labbro, irritato.
A cosa serviva elevarsi al di sopra degli altri se poi diventava talmente cieco da non vedere altro eccetto, forse, quanto aveva lasciato?
No, non poteva concedersi il lusso del rimpianto. Anche se sarebbe stato molto più facile arrendersi e sedersi su quella cattedra, esattamente ai piedi del mondo – non suo, certo, ma nemmeno degli altri.
Si rialzò e scese lentamente le scale: per un solo istante fronteggiò il mobile deserto. Avrebbe potuto posarsi sulla sedia e accettare il compromesso di vedere realmente, ma non lo fece: si limitò a deviare verso la grande porta d'uscita, premere l'interruttore e andarsene. Dietro di lui le lampade si spensero, regalandogli attimi di sublime oscurità.
Tanto, pensò ironicamente, si trattava di un luogo ormai vuoto, arido al pari di un giardino privo d'amore; Elle difficilmente avrebbe appoggiato ancora i piedi su quel pezzo di legno: era inutile cercare di trovare la luce dove, effettivamente, non c'era più.




Sproloqui di una zucca


Ordunque, dedico questa raccolta di tre one-shot a Princess21ssj. Il 21 agosto è il suo compleanno e cercherò di rendere il giusto merito a tale evento scribacchiando una fiction; avrei voluto fare qualcosa di più originale e strabiliante, come portarle sotto casa un elicottero carico di ballerini brasiliani e collane di perle con ancora appese ostriche danzanti, ma purtroppo d'estate non c'è disponibilità di personale, dunque i miei progetti megalomani sono andati rovinosamente in fumo.
Prì, mal che vada ti spedirò un gonnellino hawaiano ç___ç
Tralasciando questi dettagli ancora auguri ad una persona che, oltre ad essere una bravissima scrittrice, è straordinariamente disponibile, piena di idee malefiche o meno e poi... non so, è qualcosa che bisogna sentire a pelle.
Buon compleanno, nella maniera più sincera e carica d'affetto possibile.


Due paroline riguardo la raccolta: come già detto si tratterà di tre shot, incentrate su particolari momenti del rapporto che intercorre tra Light e Elle. Sarà un percorso in crescendo e piuttosto introspettivo; questo perché, senza un motivo reale, in ogni mia fiction faccio apparire il buon Elle dispensatore di tanti consigli di vita: è un guru senza precedenti X°D

Oltretutto, a dire la verità l'incipit di questa shot apparteneva a un tentativo di flash pubblicato e poi cancellato il giorno stesso: non mi convinceva il finale. Ho rimestato le carte ed è venuta fuori questa cosa che spero sia meritevole di lettura.
Grazie a chi legge, commenta e via dicendo *______*

   
 
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