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Autore: Lilium125    09/11/2020    0 recensioni
Questa fanfic è stata ispirata da "Esplosione" di Frida Rush.
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Dal testo:
Riusciva a vedere le volute di fumo nero alzarsi dal punto dell’esplosione, era preparato a quelle situazioni, sapeva cosa si sarebbe trovato davanti, eppure quando finalmente girò l’angolo e si trovò di fronte all’edificio ridotto in pezzi, ebbe bisogno di un attimo per riprendere fiato.
Gli fu difficile non cadere in ginocchio di fronte quella devastazione. Gli fu difficile mantenere la freddezza che lo caratterizzava.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Miami Morty, Miami Rick
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Correva per le strade della Cittadella a sirene spiegate, ad una velocità ben oltre il limite, ma non gli importava. Sfrecciava per i vicoli con la volante, sempre più vicino alla sua meta, con il cuore che gli batteva all’impazzata.
Non poteva crederci, era assurdo.
In testa, nel silenzio dell’auto rotto solo dal suono insistente e angosciante delle sirene, gli rimbombava la voce disperata di Miami Morty, che lo aveva chiamato per chiedere aiuto.
Aveva chiamato lui, non la centrale.
Aveva chiamato proprio lui.
D-devi venire s-subito! R-Rick è ancora… è là sotto e n-non riesco… ti prego!”.
E lui era partito subito, nonostante fosse fuori servizio, senza neanche aspettare il proprio partner.
Un’esplosione, probabilmente dolosa, aveva fatto saltare in aria uno dei locali di Miami. Non era il primo né sarebbe stato l’ultimo attentato nella Cittadella, ma quella volta per Cop Rick era diverso. Era coinvolto Miami.
Continuava a ripetersi che lo stava facendo perché nessuno, nessuno poteva togliergli la soddisfazione di arrestarlo con le sue mani, non per altro.
Solo perché voleva arrestarlo di persona.
Riusciva a vedere le volute di fumo nero alzarsi dal punto dell’esplosione, era preparato a quelle situazioni, sapeva cosa si sarebbe trovato davanti, eppure quando finalmente girò l’angolo e si trovò di fronte all’edificio ridotto in pezzi, ebbe bisogno di un attimo per riprendere fiato.
Gli fu difficile non cadere in ginocchio di fronte quella devastazione. Gli fu difficile mantenere la freddezza che lo caratterizzava.
Tra le macerie, vedeva il corpicino di Miami Morty che cercava di spostare pezzi di cemento pesantissimi, con la forza della disperazione che gli faceva scorrere l’adrenalina nelle vene.
In lontananza le sirene delle ambulanze che li stavano raggiungendo riempivano l’aria con i loro lamenti, rendendo la scena ancora più assurda, come se fosse un incubo confuso.
Rick scattò in avanti, avvicinandosi a Morty, che col viso sporco di polvere e fuliggine per le fiamme, era inginocchiato vicino al corpo inerme di Miami Rick, per metà ancora incastrato sotto il cemento.
Era solo perché doveva essere lui ad arrestarlo. Non gli interessava altro.
E allora perché vederlo in quelle condizioni fu un colpo al cuore?
« A-aiutami, ti prego! Ho p-provato a l-liberarlo, ma è t-troppo pesante », balbettò Morty, tremando per la paura e la stanchezza. Il suo pellicciotto leopardato giaceva lontano, i capelli solitamente perfetti e ben pettinati erano disordinati, il viso impolverato era rigato di lacrime, che segnavano solchi più chiari sulla pelle bianca.
« Sei stato bravissimo. Ora tienigli la testa, va bene? Lo tiriamo fuori, non… non preoccuparti », disse quelle parole più a se stesso che al ragazzo, che annuì, affidandosi completamente a lui, trattenendo altri singhiozzi, cercando di rimanere lucido.
Sembrava che i soccorsi non arrivassero mai, nonostante le sirene si sentissero sempre più vicine.
Spostare quei massi richiese uno sforzo sovrumano al poliziotto, che non si diede mai per vinto, finché non riuscì a liberare la gamba che era rimasta incastrata in mezzo alle macerie, tra cemento e acciaio. Si lasciò cadere sulle ginocchia con un ringhio di sfogo, ansimando profondamente per riprendere fiato, prendendosi un attimo per controllare le condizioni di Miami.
Il suo corpo era messo male.
Respirava appena, piano e irregolare, il viso era coperto di sangue, la giacca fucsia strappata e sporca anch’essa di sangue e i pantaloni celesti erano ormai un mix di rosso e grigio.
Rick si pulì le mani tremanti sulla propria divisa, prendendo poi il posto di Morty, tenendo alta la testa del proprio rivale, spostandogli i capelli dal viso.
« Morty, vai », indicò con la testa al ragazzo di dirigersi all’inizio del vicolo, per segnalare la loro posizione all’ambulanza, che sembrava stesse girando in tondo senza trovare la strada giusta.
Il ragazzo obbedì, lasciando solo Cop con Miami.
Il poliziotto non poteva sentirsi peggio di così. Il suo senso di giustizia e dovere gli urlava di correre ad aiutare le altre vittime di quella tragedia, occupandosi di chi fosse ancora sotto le macerie, ma non ci riusciva.
Non riusciva a staccarsi da lui, non riusciva a vederlo in quelle condizioni. Si odiò profondamente per essere così debole.
« Andiamo, Miami – disse a bassa voce, gli occhi puntati sul suo petto per assicurarsi che si muovesse ancora – Sono qui », sussurrò senza aggiungere altro, perché tornò Miami Morty, seguito dai Rick e Morty di soccorso, nelle loro divise bianche e rosse.
Quello che successe dopo era confuso e nebuloso nella mente di Cop Rick che, dopo aver affidato la sua nemesi ai soccorsi, era corso ad aiutare gli altri. Le ambulanze andavano e venivano, sembravano non bastare mai perché il locale prima di esplodere era pieno, ma all’alba finalmente sembrò che la situazione fosse rientrata. L’incendio era stato domato, i superstiti portati in ospedale, i morti portati in un altro luogo.
Distrutto, tremante per la fatica, sporco di terra e sangue non suo, Rick salutò i colleghi della centrale e quelli dei soccorsi, ritirandosi.
Desiderava soltanto fare una doccia, lavarsi via di dosso lo sporco e le sensazioni orribile che gli appesantivano le spalle, e andare a dormire, ma doveva fare ancora un’ultima cosa prima di concedersi il riposo.


Il sole artificiale stava sorgendo sulla Cittadella, colorando gli edifici bianchi e grigi di oro e rosa. Le strade erano ancora deserte, la volante procedeva a velocità sostenuta, silenziosa, dirigendosi verso l’ospedale, l’unico di quel luogo popolato dai Rick e dai Morty.
Parcheggiò nel primo posto disponibile, spegnendo l’auto, ma non scese; incrociò le braccia sul volante e vi poggiò la testa sopra, emettendo un sospiro profondo, tremolante, esausto.
Non aveva avuto notizie di Miami per tutta la notte. Era stato tentato di chiamare Miami Morty – il suo numero era ancora salvato nella memoria del cellulare dopo l’ultima chiamata – ma non ne aveva avuto il coraggio. Si era vergognato e si vergognava di essere lì in quel momento.
Perché la scusa del “voglio solo arrestarlo” non reggeva, era una menzogna che non poteva raccontare più a se stesso.
Sospirò una seconda volta, sconfitto, e scese dall’auto.
Parlò con l’infermiere Morty alla reception, che gli indicò la stanza in cui si trovava Miami, e mentre procedeva per i corridoi bianchi dell’ospedale, incrociando Rick e Morty da tutte le dimensioni – sia come pazienti, sia come dottori o infermieri – si sentì incredibilmente stupido.
E ancora più stupido si sentì quando arrivò fuori alla camera del boss.
Si fermò sulla porta, da cui riusciva a vedere soltanto metà del letto al centro della stanza e una Morticia infermiera, che controllava i valori dei macchinari a cui era collegato Miami. Seduto su una sedia e poggiato sul materasso, con la manina stretta a quella grande del proprio Rick, c’era Miami Morty. Premurosamente doveva aver fatto una doccia, per non sporcare le lenzuola candide su cui dormiva Rick, perché i suoi capelli erano ben puliti, così come i suoi vestiti.
Sì, Cop si sentì stupido fino al midollo. Ancora sporco di polvere e sangue, si sentì anche tremendamente fuori luogo. Come gli era venuto in mente di presentarsi in ospedale?
« Devi entrare? », la voce squillante e gentile di Morticia riscosse Cop Rick dai suoi pensieri, che scosse la testa e fece un passo indietro per farla uscire dalla stanza.
« Sta bene, è stabile. Non sappiamo quando si sveglierà, ma siamo fiduciosi », aggiunse la ragazza, senza che il poliziotto avesse chiesto nulla. L’uomo spalancò appena gli occhi, incrociandoli con quelli dell’infermiera. Non era diversa dagli altri Morty, tranne che per lo sguardo: uno sguardo infinitamente dolce, comprensivo, di chi ama prendersi cura del prossimo. Aveva capito di cosa avesse bisogno quel Rick sconsolato e confuso senza neanche chiedere. Cop le sorrise e la ringraziò a bassa voce, ma non entrò nella stanza, anzi.
Andò via.
Andava bene così.


Stupido, ridicolo, fuori luogo.
Furono le sensazioni che accompagnarono Cop Rick per tre interi giorni, quando la sera, alla fine di ogni turno, di nascosto passava in ospedale.
Per due giorni aveva osservato Miami da fuori, come la prima volta, senza mai entrare, guardando il suo Morty prendersi cura di lui, parlargli, raccontargli la sua giornata. Quel ragazzo non si era mai staccato da lui.
Eppure la terza sera non c’era. Miami Rick era solo.
Il boss dormiva ancora, la testa era inclinata dolcemente sul cuscino, un grosso cerotto gli copriva una guancia. Era a petto nudo, il lenzuolo gli copriva a stento le fasce che gli medicavano le spalle e il costato, respirava profondamente, tranquillo. Senza i suoi occhiali da sole, o la sua giacca fucsia, sembrava esattamente un Rick come tutti gli altri. Incredibile come in infinite realtà e dimensioni fossero tutti uguali, eppure allo stesso tempo tutti diversi.
Solo in quel momento, dopo tre giorni, Rick trovò il coraggio di avvicinarsi a lui, perché sapeva che Miami Morty era probabilmente andato a fare una doccia o a mangiare qualcosa, per cui il tempo che aveva a disposizione era poco.
Si schiarì la voce, non sapendo esattamente cosa dire. Era sciocco, eppure sentiva che doveva dire qualcosa.
« Per un attimo ho creduto che tu… – sospirò profondamente, guardando i macchinari senza davvero vederli – Sai, non so cosa avrei fatto se… », si passò una mano nei capelli, arreso, senza sapere come continuare.
« Rimettiti presto, va bene? », disse in fine, imbarazzato.
Diglielo, digli che ti saresti sentito perso se fosse morto.
Prese un respiro e aprì le labbra per parlare, ma le parole non uscirono mai dalla sua bocca. Espirò e sembrò come se si svuotasse completamente, d’aria, di sentimenti, di energie.
Si voltò per uscire dalla stanza, col passo pesante e la testa bassa.
« Grazie, agente ».
Cop si bloccò sul posto, gli occhi spalancati dalla sorpresa, un sorriso che si disegnò senza permesso sulle sue labbra e che non riuscì a trattenere subito, ci riuscì solo sforzandosi, prima di voltarsi a guardare la sua nemesi.
Il Rick sul letto lo guardava con i suoi profondi occhi di ghiaccio, con quello sguardo sicuro e intenso che gli apparteneva e che fece venire una scossa allo stomaco al poliziotto, che ricambiò lo sguardo, serio.
« Non mi ringrazierai quando ti metterò le manette, Miami », sbottò. E se fino a quel momento Cop non aveva saputo cosa dire, ora quelle parole gli uscirono semplici, automatiche, quasi naturali.
« Non vedo l’ora », Miami sorrise, quel sorriso mozzafiato che Cop questa volta non riuscì a non ricambiare. Non ebbero bisogno di aggiungere altro; il poliziotto uscì dalla stanza, incapace di togliersi il sorriso dalle labbra.






 
Ho scritto questa piccola OS ispirata dalla fanfic di Frida Rush,
Cop e Miami mi piacciono da morire e questa fanfic si è scritta da sola,
spero che vi piaccia!
   
 
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