lysandre = elisio / sycamore = platan
scritta circa l'anno scorso e ritoccata beh. oggi
_________
Hey you, out there on your own
Sitting naked by the phone
Would you touch me?
Si avvicina, Lysandre, con un accenno d'eccitazione e un sorriso velato dal rumore, tradimento dei sensi - siamo soli, pensano, si guardando intorno con la coda dell'occhio, mai distogliendo in realtà lo sguardo; la folla scorre senza sosta, un fiume senza nome - e loro, un'isola, una macchia di sangue sul mediocre grigiore di volti senza volto - siamo soli. Non hanno alcuna importanza, pensano, e si avvicinano abbastanza da poter far finta che voglia dir qualcosa, la loro vicinanza; fingono di darsi la mano e di potersi baciare; si congratulano di quello che Sycamore chiamerebbe coraggio, e Lysandre inadeguatezza.
Presto, pensa Sycamore, e abbassa lo sguardo per incastrare le sue mani dentro un sogno - le stringe, le dita, immagina ci sia qualcosa in mezzo. Lo incontra di nuovo con gli occhi e gli sorride, a Lysandre, lo chiama per nome, si incamminano, le spalle si sfiorano.
Presto, pensa Lysandre, sente la sua maschera di cera sciogliersi sotto la luna; osserva il collo candido del professore scoperto alla brezza gentile di Lumiose City e si morde un labbro coi canini, gonfia il petto e sospira; guarda in avanti e la torre brilla, tela di luce.
*
Lo morde, quel collo, e gli piace pensare che sia il primo a farlo; glielo tocca con le dita e gli bacia il petto, si lecca le labbra - un gemito e alza lo sguardo, Lysandre, si perde nel colore stagno dei suoi occhi disillusi, l'indaco macchiato e corrotto di un sanguinario mare - li vede chiudersi, la bocca aprirsi, suoni, la schiena che si inarca, le urla di dolore di creature che si strozzano tra la plastica, suoni - e poi la furia, pugni stretti; lo prende per il collo e preme, Lysandre, spinge e preme, e sembra buffo, all'inizio, sembrano versi di piacere i suoi - e poi lo sente, il professore, basta, basta, Lysandre, e il suo nome lo inferocisce, urla, ruggisce.
*
Si sveglia, Lysandre, e non c'è nessuno; c'è un bicchiere d'acqua sul comodino che getta immediatamente per terra, si rompe in mille pezzi. Il sole ride di lui, dietro le tende di lino.
*
Non ho concepito io la tua sofferenza - Sycamore, in cucina, siede al buio, solo, scomposto, la schiena incurvata e le gambe larghe - non sarò io la vittima delle tue vergogne. Un telefono in una mano, un pollice sospeso e un numero mai chiamato; buonanotte, principe scarlatto. Ti ho lasciato dell'acqua sul comodino.