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Autore: Maggiechan_75    10/11/2020    6 recensioni
Le nostre vite da marzo 2020 sono cambiate radicalmente. Tutti noi abbiamo reagito a questa novità che ci ha stravolto la vita in modo diverso. Vi siete mai domandati come i nostri due protagonisti avrebbero reagito a questo?
* Un appunto prima di iniziare. Anche se la storia si svolgerà in Giappone i fatti di cronaca legati al periodo di quarantena saranno quelli dell’Italia. (^NdMaggie^ più o meno:p)*
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: City Hunter, Altro contesto
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31 marzo

 

Era l’alba di un nuovo giorno. Il sole stava albeggiando tra i grattacieli di una silenziosa città.

Un uomo si asciugò le ultime lacrime che, per tutta la notte, avevano bagnato il suo cuscino. Una donna dormiente lo stava abbracciando. Un sorriso leggermente accennato, ma triste e malinconico appariva nel suo volto. Era la rappresentazione del profondo amore sofferto che provava per quell’uomo. Un sentimento che portava il peso della solitudine di un essere umano che aveva nascosto, prima di tutto a se stesso, la paura di sentirsi abbandonato da qualcuno. Ma dall’amore non si può fuggire e quell’uomo piano piano si era profondamente innamorato di quella donna. Per la prima volta quella notte, aveva conosciuto cosa significasse essere protetto da qualcuno, da colei che per tutta la vita aveva cercato di proteggere. La testa di lei era dolcemente appoggiata sulla sua schiena. Con delicatezza, stando attento a non svegliarla, si liberò da quell’abbraccio. In quel momento aveva un unico desiderio, voleva vederla.

 

La donna aveva la pelle candida e vellutata come i petali delicati di una rosa bianca. Quel fiore è il simbolo della purezza, la stessa che dimostrava lei in quel momento. Ma come la rosa bianca nasconde delle insidie dovute alle spine, anche la donna, se osservata attentamente, nascondeva molte cicatrici. L’uomo si soffermò su ogni particolare, ne aveva tutto il tempo. Le ciglia erano leggermente inumidite da troppe lacrime che lei, per tutti quegli anni, aveva cercato di trattenere pensando a lui. Le rughe, appena accennate ma comunque visibili, manifestavano le tante preoccupazioni che lo riguardavano. Le varie cicatrici che si era procurata in tutti quegli anni lavorando a fianco a lui. Quella donna portava il segno di una vita passata restandogli accanto.

 

Il respiro, profondo e regolare, evidenziava maggiormente le sue sinuosità. Quell’uomo aveva sviluppato in modo sorprendente il suo istinto in tutti i suoi aspetti. Per quanto riguardava le donne, o meglio i corpi delle donne, reagiva alla bellezza in modo evidente. Non si era mai fermato al pensiero che, davanti a lui c’era una persona prima che una donna. Ma con lei era tutto diverso, lei era l’unica che fino a quel momento era riuscita a frenare e addirittura a bloccare quell’istinto. Lui la rispettava e solo in quel momento se ne rese conto. L’uomo improvvisamente si sentii in dovere di scusarsi mentalmente con tutte le altre .

 

La donna si sentiva osservata. Lo stava avvertendo quello sguardo diverso con cui quell’uomo la stava guardando. Quel tipo di attenzioni e dolcezza che le stava trasmettendo, lei non le aveva mai provate. Erano sensazioni che si avvertivano a pelle. I peli delle braccia si rizzarono per l’emozione. Il corpo si irrigidì lievemente e il respiro si fece più corto e meno regolare.

 

Lui le sorrise. La donna aveva gli occhi chiusi, ma era decisamente tornata dal mondo dei sogni. Con delicatezza le si avvicinò all’orecchio sfiorandolo con il naso, tanto da procurarle in lei un leggero solletico. “Buongiorno sugar boy. Tanti auguri dolcissima Kaori” le sussurrò.

 

Kaori diventò paonazza e aprì gli occhi non sapendo come reagire. Si ritrovò quelli di lui, a pochi centimetri dai suoi, che la guardavano dritta nelle pupille. Li vide appena in tempo perché si stavano per chiudere. Le loro labbra si incontrarono nuovamente.

Un risveglio così, quante volte lo aveva sognato? Ryo era lì accanto a lei e le stava dimostrando i suoi sentimenti. Se fino a quel momento aveva il dubbio di cosa provasse lui per lei, con quel bacio riuscì a far svanire ogni incertezza. L’amava con tutto se stesso e finalmente glielo stava dimostrando. Era giunto il momento di lasciare assecondare tutto quello che il corpo e l’istinto trasmettevano. Era giunto il momento di lasciarsi andare, facendosi guidare da quell’uomo che delicatamente si stava accingendo a sbottonarle il primo bottone della camicetta bianca che indossava.

 

L’uomo e la donna si abbandonarono in effusioni e carezze che li portarono piano piano a scoprirsi in tutti i sensi. Due corpi nudi si trovarono l’uno a fianco all’altro, due corpi nella loro semplicità e intimità. Due anime libere dal fardello della coscienza. Con i vestiti si tolsero anche la maschera del lato umano, si liberarono dalle loro paure, dalle loro insicurezza, dall’orgoglio, e da tutto ciò che gli aveva impedito di stare insieme. In quel momento erano solo due anime che si amavano.

Provarono dei brividi di piacere mentre si accarezzarono e si cercarono. Avevano tutto il tempo del mondo. Tutto per loro. Era il momento perfetto perché, in quel periodo, tutto il resto era fermo. Non erano comandati da un orologio o da un’agenda piena di impegni. Mentre quasi tutto il mondo si sentiva prigioniero nella propria casa per un nemico invisibile, quell’uomo e quella donna stavano assaporando il sapore e il significato della vera libertà. Quella che ti fa sentire libero anche dentro la tua prigione. Avevano la libertà non solo di esprimere i propri sentimenti, ma anche avevano il tempo per farlo seguendo l’istinto e le sensazioni che sentivano crescere dentro di loro, senza la paura che qualcosa o qualcuno dicesse “stop tempo scaduto!”

Si unirono corpo e anima e in quel momento furono come catapultati in un altra dimensione. Scoprirono su pelle cosa significasse la frase “Puoi arrivare a perderti. Perdi tutto: i confini, il senso del tempo... Due corpi possono unirsi a tal punto che non sai più chi è chi e cosa è cosa. E quando la confusione raggiunge quell'intensità, ti sembra di morire... e in un certo senso muori, e ti ritrovi da solo nel tuo corpo, separato, ma la persona che ami è ancora lì. È un miracolo: vai in paradiso e torni indietro, da vivo. E puoi tornarci tutte le volte che vuoi, con la persona che ami. “ (Robin Williams – L’uomo bicentenario)

 

Per qualche ora avevano lasciato tutto fuori dalla porta del loro appartamento, o almeno così credevano. Purtroppo il nemico che si stava insidiando da giorni nel corpo di Ryo, ritornò più forte di prima nel pomeriggio.”Kaori ti prego ascoltami...” Un colpo di tosse lo fece rimanere senza fiato. “Stare qui con me è pericoloso. Ti potresti ammalare anche tu” gli disse seriamente con un espressione triste. Dopo qualche secondo, con sguardo preoccupato, continuò “sempre se non lo sei già.” Avrebbe voluta di nuovo stringerla a sè e baciarla ma si trattenne e abbassò la testa.

Lei lo abbracciò più determinata che mai e con delicatezza gli prese il viso assecondando il desiderio che aveva letto nei suoi occhi e lo baciò. “Non me ne vado! Hai bisogno di me e io..” si emozionò e quasi sussurrando continuò “..io ho bisogno di te”. Davanti a quella affermazione, ma soprattutto davanti a quella determinazione si arrese e ricambiò quel tenero bacio con uno più profondo e sensuale.

 

I giorni successivi non furono facili per entrambi. Anche se usavano parole di rassicurazione e ottimismo davanti all’altro, tutti e due erano fin troppo consapevoli che anche Kaori aveva contratto il virus. Purtroppo quel nemico non ci mise troppo tempo a manifestarsi e nel giro di dieci giorni anche lei avvertì i primi segnali della malattia. Per fortuna la fase acuta per Ryo era passata.Era ancora positivo e lo sarebbe stato ancora per chissà quanto tempo, ma almeno non aveva più la tosse o la febbre.

 

In quel difficile mese Ryo conobbe un altro sentimento che aveva sempre temuto. L’impotenza! Quel senso di smarrimento e frustrazione dovuto al fatto che, davanti alla sofferenza della sua compagna, non poteva fare nulla. Se non starle accanto. Ma quanto difficile era? Vederla soffrire gli spezzava il cuore, soprattutto perché lui quella sofferenza l’aveva vissuta qualche tempo prima. No! Era più forte di lui, il suo amore non era così forte come quello che lei provava per lui.

Kaori, seppur con il febbrone e semi-cosciente lo avvertiva eccome quel conflitto che affliggeva lo sweeper. Un altro muro invisibile si era innalzato tra di loro.

Lui le era accanto e l’abbracciava, ma non trasmetteva più quel calore e quel sentimento che in quei giorni le aveva fatto sperare che le cose sarebbero potuto cambiare. “Ma cosa devo fare con te” pensò mentre una lacrima le spuntò dall’unico occhio che se lo poteva permettere, quello che appoggiava sul cuscino. Solo così poteva passare inosservata all’uomo che le era a fianco.

 

Ci vollero altre due settimane perché anche Kaori passasse la fase critica della malattia. Un lungo periodo fatto di sguardi, di parole non dette.

 

Ryo durante il giorno cercava di fuggire da lei. Non riuscendo a guardarla negli occhi, si sentiva debole e si vergognava dei suoi stessi pensieri “non riesco nemmeno a starti accanto durante un’influenza” pensava mentre la osservava riprendersi piano piano e ritornare alla routine quotidiana.

Ma ogni notte Kaori lo metteva alla dura prova. Non aveva perso l’abitudine di andare da lui e,infilarsi nel suo letto. Lo sweeper cedeva ogni notte perché ormai, anche se cercava di scappare da lei, non ne poteva più farne a meno. Alla fine di ogni unione però tremava preso dai sensi di colpa. E si rifugiava nei suoi caldi abbracci cercando il conforto materno che Kaori gli aveva fatto conoscere.

 

La donna era consapevole che le sue braccia sarebbero sempre state aperte per lui. Ma ad ogni alba si domandava se l’amore che provava per lui riusciva a superare il muro che lui aveva innalzato e se sarebbe riuscita a superare la barriera che Ryo aveva creato tra di loro. Si domandava se sarebbe riuscita a stargli accanto come prima. Ogni mattina apriva gli occhi, stanchi ma pronti ad affrontare il peso e il carico delle insicurezze del suo compagno. Sorrise amaramente al pensiero di quanto fragile era diventato lo “sweeper più temibile di Shinjuku”. Il lockdown, la malattia e l’amore che lui provava per lei lo avevano profondamente cambiato “sarà ancora in grado di fare il suo lavoro?” si interrogò mentre osservava preoccupata il volto addormentato di lui.

“Forse….” ebbe una fitta al cuore “….forse… la soluzione migliore è che io sparisca per sempre dalla sua vita!” Quell’ affermazione le faceva male solo al pensiero.

   
 
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