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Quando aveva aperto la porta con un gesto rapido e spontaneo e si era introdotta nella sua camera, era stata assalita da un forte senso di sconcerto.
Aveva sbarrato gli occhi, incredula, nel momento in cui, dopo essersi intrufolata nella sua stanza, si era resa conto del disordine strisciante che si era annidato tra quelle mura, in sua assenza.
In bilico tra sbigottimento e fastidio, per qualche fugace porzione di istanti aveva osservato il confuso cumulo di oggetti che giaceva sulla fredda superficie del pavimento, abbandonato ad un destino misero.
Peluche, libri, riviste adatte alle sognatrici più incallite e persino qualche cuscino dai colori indubbiamente femminili: molti degli utensili che erano soliti riempire i mobili di quel piccolo ambiente domestico di cui era irrimediabilmente gelosa erano stati fatti ruzzolare a terra senza pietà e si erano addensati l'uno sopra all'altro, generando una caotica e convulsa mescolanza.

Di quel che contribuiva ad accentuare la grazia e il decoro della dimora di Natsumi, una gran parte galleggiava ammassata al suolo, condannata a rivestirsi di granelli di polvere; sembrava che lì dentro si fosse scatenato un violento uragano e che avesse travolto con furia qualunque cosa avesse osato intralciare il suo fatale passaggio.

Alla vista del disastro che le era stato schiaffato in faccia, la ragazza dai capelli magenta aveva trattenuto un grido denso di stizza, mollato la cartella di scuola - fedele compagna di noiose lezioni - e serrato con durezza i pugni: a sua insaputa, qualcuno aveva violato i suoi spazi privati.

Nelle sue iridi di cioccolata si era materializzata di colpo una scintilla di rabbia, segno inequivocabile che un corrosivo concentrato di acredine e indignazione avesse rimpiazzato del tutto l'iniziale perplessità e che si fosse arrampicato per le pareti del suo cuore in pochi attimi; una scarica irruente di bile si era affrettata a percorrerle la schiena, ulteriore conferma che il suo stato d'animo fosse mutato in maniera drastica - come, d'altronde, fin troppo spesso accadeva.

In un battito di ciglia, si era ritrovata accerchiata da un alone di tenebra pura, non appena aveva formulato l'ipotesi che fosse stato Keroro a rovistare nel suo territorio, probabilmente per tenderle uno scherzo di pessimo gusto o attuare un furto: una voce interiore continuava a suggerirle che quel tipo di supposizione corrispondesse a verità effettiva.

Era convinta che quel brutto ranocchio avesse ficcato il naso dove gli era vietato categoricamente accedere, al fine di irritarla: possibile che tra i due intercorresse un'antipatia talmente grande?
Con il volto contorto in un'espressione torva, si ripeté mentalmente che prima o poi si sarebbe vendicata.






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~ Magico Regno dei Kinder Pinguì ~

Spero che abbiate gradito questa breve storia scritta in un momento di noia e che vogliate lasciare una recensione, pareri e critiche sono sempre ben accetti - anche perché non so quanto ancora continuerò a scrivere in questo fandom alla deriva.

A presto 🌸