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Autore: carachiel    13/11/2020    1 recensioni
Cliff Burton era ormai certo di essere morto.
Ricordava. 
Ricordava tutto, ogni dettaglio di quella dannata notte. Il rumore del tour bus che sbandava, lo schianto contro il guardrail e l'orribile sensazione dell'asfalto e delle schegge di vetro contro la pelle nuda, il freddo glaciale che lo investiva e poi, il silenzio, rotto solo dall'ululato del vento e la sensazione della vita che lo abbandonava.
Era morto, per una scommessa stupida di cui non poteva razionalmente incolpare nessuno, né James, né Lars e tantomeno Kirk, che gli aveva proposto di scambiarsi all'ultimo i letti.
Già, i suoi compagni di band... non sapeva come stessero, se ce l'avessero fatta dopo quella notte maledetta, dopo che la sua coscienza l'aveva abbandonato, forse per sempre.

__________________
Cosa sarebbe successo se Cliff fosse sopravvissuto a quell'infame notte del 1986?
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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...And Justice For All

Say I'm not dreaming and you feel what I feel – Dimmi che non sto sognando e che senti quello che sento io




Accogli con inaspettato sollievo la notizia della visita di Kirk, per quello stesso pomeriggio. A dire il vero è la prima persona che ti viene a trovare, a parte tuo padre.
Ed è comunque un modo per spezzare l'asettica monotonia delle tue ore che, ora più che mai, sembrano passare troppo lentamente. È sempre stato così, e tutti l’hanno sempre ripetuto fino alla nausea: quando stai facendo qualcosa di estremamente interessante, il tempo vola via in uno schiocco di dita. Quando invece la noia riempie l’aria fino a farti mancare il respiro e girare la testa, i secondi si trasformano stranamente in minuti, e i minuti in ore.
E guardando da tale prospettiva, quasi accoglieresti con piacere il non avere coscienza, non sentire il tempo scorrere fin troppo lentamente da quell'orologio appeso appeso in fondo alla tua stanza. Bianco e asettico, in accordo con tutto il resto.
Non avere coscienza, essere un vegetale, una pianta qualsiasi.
Ecco, quasi ti senti una pianta, in questo stato: con una mobilità terribilmente limitata, e che il diavolo ti porti se persino metterti a sedere è uno sforzo fisico eccessivo, e solo lunghe ore a farti compagnia.
Una pianta ben innaffiata, nutrita attraverso flebo, perché il tuo stomaco continua a vedere qualsiasi cibo solido come un nemico potenzialmente mortale. E il tutto è terribilmente svilente.
Eppure nonostante ciò, nonostante il saperti fragile, relegato a letto, è abbastanza per ricordarti che sei vivo.
Per ricordare loro che sei vivo.
Per ricominciare.

Tuttavia, malgrado il sollievo, e nonostante tutta la felicità di rivedere presto i tuoi compagni di band, non riesci a scrollarti di dosso la sensazione che possano non aver attraversato al meglio quei dieci anni, che nonostante tutto ci sarà sempre qualcosa che mancherà all'appello nei pezzi del puzzle della tua vita, ora come tra vent'anni.

Il tuo monologo interiore si interrompe quando distrattamente posi lo sguardo verso l'orologio appeso al muro, notando che mancano solo dieci minuti all'inizio dell'orario per i visitatori. Con fatica poggi le mani contro il materasso e cautamente inizi la solita manovra per metterti a sedere: appoggiarti ai bordi del letto, spingere indietro i cuscini e infine un leggero movimento del bacino. I tuoi muscoli addominali si lamentano per lo sforzo improvviso, ma il dolore, combinato con l'atrofia, ti sta dando una percezione completamente nuova di quali muscoli controllino cosa.

Un rumore ti distrae nuovamente, ritrovandoti a fissare l'infermiera di turno che scorta un Kirk a dir poco a disagio. Gli fa cenno di entrare, mentre non puoi evitare di fissare il chitarrista con gli occhi sbarrati.
Hai visto le foto più recenti, certo, ma vederlo di persona è beh... tutt'altro livello.
"Kirk." esali piano guardando il chitarrista moro. Lo osservi mentre alza millimetricamente lo sguardo dal pavimento, fino a piantare gli occhi cerchiati di eyeliner nei tuoi, facendosi avanti fino quasi a toccarti.

"Cliff...?" domanda piano, e mentre continua a fissarti vedi distintamente qualcosa nei suoi occhi spezzarsi, come la corda di una chitarra tesa fino allo stremo.
Collassa sulla sedia al tuo fianco ed inizia a piangere disperatamente, e tu non puoi che sentirti così impotente di fronte al suo dolore, perché tale reazione rientra tra le cose che non sai come gestire – e che forse non saprai mai.
Puoi solo guardare la sua fragile armatura disfarsi pezzo dopo pezzo, mentre le lacrime lavano via il trucco, lasciandoti davanti solo un Kirk tremante e spaventosamente vulnerabile.

Quando i singhiozzi si fanno un po' meno intensi lo vedi lottare disperatamente per ricostruire un minimo di compostezza, il trucco ed ogni parvenza di difesa ormai lavati via dai suoi occhi gonfi e arrossati.
"Mi - mi dispiace, avrei dovuto... m-mi dispiace, avrei dovuto essere i-io..." lo senti borbottare mentre cerca strenuamente di soffocare un'altra crisi di pianto.
Non rispondi e, non sapendo bene come consolarlo, gli prendi gentilmente le mani fra le tue.
"Non dirlo."
A tale replica perentoria alza lo sguardo, fissandolo nel tuo.
"Non dipendeva da te, Kirk. Non è stata colpa tua. E non lo sarà mai. Ho scelto io di dormire nella tua branda, e non è stata colpa tua se ce la siamo giocata a carte... quindi, per favore, non sentirti come se dovessi prenderti per sempre la colpa..." replichi, sentendo la tua stessa voce sul punto di spezzarsi.
Abbassi la sponda del letto e gli fai segno di sedersi al tuo fianco. Le infermiere impazzirebbero al vederlo, ma in quel momento nemmeno quel pensiero ti sfiora.
Vuoi solo che Kirk stia bene, che sappia che sei lì accanto a lui e che sei vivo, non importa se non è lecito.
Ti guarda per una frazione di secondo, per poi buttarti le braccia al collo e ricominciare a piangere.
Sorridi piano, spostando il braccio libero dagli aghi intorno alla sua schiena e, per la prima volta da quando sei sveglio, stretto tra le braccia di quello che hai sempre considerato un fratello, piangi liberamente.

Quando vi staccate Kirk sembra sempre un disastro, ma la sua espressione ha riguadagnato la serenità con cui dieci anni fa ti aveva sussurrato quel "Buona notte, figlio di puttana", e il fatto che il vostro ultimo ricordo comune sia quel momento frivolo ti porta un sorriso alle labbra.
Un sorriso incrinato, ma ancora presente.


Angolo Autrice:
Massalve! E iniziamo il treno dei feels con Kirk, spero di averlo ritratto in maniera anche solo vagamente realistica, dopo che ho studiato tutti i video in cui parlava di Cliff cWc (e anche perché è il mio preferito dei Metallica).
Il titolo del capitolo è tratto da "Feel What I Feel" dei GOTTHARD e a mio avviso riassume bene lo spirito del capitolo.
Come sempre, fatemi sapere che ne pensate e se vi sta piacendo~ il prossimo capitolo uscirà il 23 novembre!
   
 
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