Serie TV > Supernatural
Ricorda la storia  |      
Autore: MockinGleek_    13/11/2020    3 recensioni
[Post 15x19]
In quel momento Dean si rese conto di aver aperto l’armadio, una sola anta, e di appena pochi centimetri. Eppure, quando qualcosa è troppo schiacciato, anche pochi centimetri possono bastare a farlo liberare.
Genere: Drammatico, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Happily Ever After
 
La notte era luminosa come non se ne vedevano da mesi. Dal portico si riuscivano a scorgere le luci della città lontana che formavano una grossa aureola giallognola e, ascoltando attentamente, si riusciva anche a cogliere il rumore dei clacson delle macchine imbottigliate nel traffico.
     Dean non si sarebbe aspettato nient’altro da Sam: una vita lontana dalla città, dal caos, dalla frenesia, ma soprattutto immersa in quella stessa calma che per anni non avevano potuto godersi. L’opportunità di trasferirsi in quella casa era arrivata giusto in tempo per la nascita di Jessica, che da lì a pochi mesi avrebbe cominciato a riempire quelle stanze di pianti e risate.
     Non aveva mai visto suo fratello così felice ed era grato che almeno uno, tra loro due, fosse riuscito ad avere un lieto fine. Una famiglia, una casa in campagna, un cane che macchiava il pavimento con le sue zampe inzaccherate di fango nelle giornate di pioggia.
     Dean ci aveva provato per anni ad andare avanti: c’erano state tante donne, così tante che a volte faticava anche a ricordare i nomi di almeno una parte di loro. E c’erano stati anche uomini, ma di quelli non avrebbe mai parlato a nessuno forse. C’erano state notti insonni a sentire il respiro di sconosciuti al suo fianco, mattine confusionarie in cui si ritrovava accanto volti sbagliati, nasi troppo piccoli, occhi troppo scuri, capelli troppo chiari.
     Il suono delle risate fuoriuscì dalla porta socchiusa mentre Sam si univa al fratello sul portico della casa. Senza dire nulla gli si accostò, scrutando con la coda dell’occhio quelle mani callose aggrappate con forza alla ringhiera in legno.
     Rimasero lì in silenzio, da soli come non lo erano da anni, in sottofondo il suono ovattato della nuova vita che un tempo non avrebbero mai neanche sognato di avere. Alla fine, fu Dean a rompere il silenzio, quando i suoi pensieri cominciarono a diventare troppo invadenti, troppo vicini al farlo crollare.
     «Chi l’avrebbe mai detto, Sammy», la voce uscì fuori più bassa di quanto volesse. Diede la colpa all’aria fresca della serata e osò sperare che il fratello avrebbe fatto lo stesso. Tentò di schiarirsela prima di riprendere a parlare. «Sei riuscito a mettere su famiglia».
     Sam si voltò verso Dean, il volto una sagoma scura contro il cielo. «E tu sei riuscito a non farti uccidere da tutto quel cibo spazzatura».
     La nota canzonatoria nella sua voce fece fuoriuscire una risata dalle labbra di Dean. A volte, suo malgrado, si rendeva conto di quanto ora gli fosse più difficile essere ironico come un tempo. Forse si era stancato di prendere in giro il mondo perché il mondo lo aveva consumato prendendosi troppo gioco di lui.
     «Ci pensi mai?», riprese Sam una volta resosi conto che la mente del fratello era troppo lontana per elaborare una risposta piccata. «A Jack, intendo. Alla nostra vita di prima, alle persone che abbiamo lasciato indietro. A Cas».
     Dean si costrinse a non lasciar uscire la risata sprezzante che gli premeva in gola. Se ci pensava? Tutti i giorni. A volte, nel silenzio della sua casa, nelle notti in cui le stelle erano anche troppo brillanti, si ritrovava a pregare. Pregava Jack di farsi rivedere, lo pregava di riportare fuori dal Vuoto quello che gli era stato rubato, di ridargli l’unico pezzo di quella vita che non si era mai rassegnato ad aver perso.
     «A volte ci penso, sì» fu la risposta che diede invece, una pallida imitazione di quella che era la verità.
     «Che cosa è successo quel giorno, Dean?», il tono di Sam era risoluto, la voce di qualcuno che dopo tanto tempo ha bisogno di una spiegazione, di un punto alla fine della frase. «Perché non ne hai mai parlato?»
     Dean chiuse gli occhi mentre il ricordo che aveva a lungo tentato di reprimere tornava di nuovo a galla. Quel giorno, prima di lasciare la stanza, era rimasto per ore con la schiena al muro, con il terrore di dimenticare la sua voce. Si era aggrappato a quelle parole, si era morso la lingua per non urlare la sua risposta al nulla.
     «Quello che succede sempre: qualcuno si è sacrificato, e io sono rimasto a guardare». Rispose senza aprire gli occhi, quasi temesse che se lo avesse fatto il volto di Castiel sarebbe scivolato via.
     «Ma lui non era solo qualcuno». La mano di Sam sulla spalla fu un contatto inaspettato, il suo calore che filtrava attraverso la stoffa della camicia. «Era Cas.»
     La prima lacrima fu silenziosa, una goccia di pioggia caduta in un bosco vuoto, senza essere sentita da nessuno. Sperò che Sam non l’avesse vista, ma di certo non sarebbe passata inosservata la pelle sbiancata sulle nocche, laddove le sue mani ormai si aggrappavano talmente forte al legno da fargli quasi male.
     «Cosa fai quando ti accorgi di aver nascosto qualcosa in un armadio per troppo tempo, Sammy? Cosa fai per impedire che ti cada addosso nel momento in cui quell’armadio viene aperto?», prese un respiro profondo prima di continuare, conscio del fatto che se non l’avesse fatto non avrebbe terminato neanche la prossima frase. «Semplice: non apri l’armadio. Sai che ciò che hai nascosto è lì, lo sai perché senti la sua presenza, finché un giorno, eventualmente, ti convinci di aver imparato a conviverci. Ti rivelo un segreto: in realtà, non si impara mai a conviverci.»
     Sam non rispose, forse perché non capiva cosa stesse cercando di dirgli, forse perché si era perso a metà del discorso e non si era neanche sforzato di ritrovare il filo. Ad ogni modo in quel momento Dean si rese conto di aver aperto l’armadio, una sola anta, e di appena pochi centimetri. Eppure, quando qualcosa è troppo schiacciato, anche pochi centimetri possono bastare a farlo liberare.
     «Non riesco a togliermi dalla testa le sue parole. Non riesco a cancellare le lacrime nei suoi occhi mentre le diceva. Non riesco a dimenticare che lui era convinto di non poter avere l’unica cosa che aveva sempre voluto… e che, in fondo, avevo sempre voluto anche io».
     Adesso lo sapeva, dopo dieci anni di tormento e di terrore. Adesso sapeva che non avrebbe mai dimenticato quegli occhi, non avrebbe mai dimenticato il suono di quella voce o la sensazione di quel primo tocco quando era stato salvato dall’Inferno. Ricordare quelle ultime parole avrebbe fatto male ogni giorno come il primo, eppure ci si sarebbe aggrappato fino al suo ultimo respiro se fosse stato l’unico modo per tenerlo sempre con sé.
     «Si è sacrificato perché pensava fosse l’unico modo per salvarmi e forse era proprio così, ma preferirei morire cento volte piuttosto che continuare a pensare a cosa sarebbe potuto succedere se solo avessi parlato, anche solo una volta, anche solo per sbaglio». La sua voce non tremò più mentre le parole continuavano a sfuggire dalle sue labbra; c’era troppa determinazione ormai, troppa voglia di dire per la prima volta qualcosa che avrebbe dovuto dire cento volte prima che fosse troppo tardi. «Mi amava, Sammy.»
     Tirò un ultimo sospiro, perché le verità più semplici sono quelle che fanno più fatica a venire fuori.
     «E lo amavo anche io».



*spazio alla mia noiosissima voce*
Sono scomparsa da EFP da più di quattro anni. Avevo concluso con una fanfiction Gallavich, ovviamente senza neanche immaginare che sarebbe stata l'ultima che avrei postato per molto tempo. Mi sono allontanata dalle fanfiction e immagino che sia bello poter dire che è stata la Destiel a farmi risprofondare nel turbine. Col senno di poi, probabilmente non avrebbe potuto essere altrimenti.
E quindi eccomi qui, quattro anni e molti disagi dopo, a dare voce ad una scena che si è formata nella mia testa quando mi sono immaginata i Winchester dopo alcuni anni dalla morte di Cas, dalla sconfitta di Chuck e tutto quello che ne è seguito. Non so dire se i personaggi che ho trascritto in queste righe siano OOC o meno, so solo che mentre scrivevo questo flusso di coscienza le parole di Dean mi sembravano quelle giuste, il silenzio di Sam la risposta migliore per un momento così personale.
Spero in ogni caso di non aver fatto fuoriuscire una sciocchezza.
Forse a presto, forse no. x
MockinGleek_

 
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: MockinGleek_