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Autore: Relie Diadamat    14/11/2020    3 recensioni
AU |Otabek/Yuri| past Victor/Yuri | light Victor/Yuuri
La relazione tra Yuri e Otabek giunge al termine: da sposati a divorziati. Entrambi, attraverso il peso dei mille ricordi, dovranno ricostruirsi una vita.
Una linea sottile: hanno preso la scelta giusta... o hanno sbagliato ogni cosa?
[Dal prologo]
Ma d'altronde tutta quella storia era ridicola.
Era ridicolo che stessero firmando un documento, una pratica, con la stessa intensità con cui avrebbero ordinato alla tavola calda.
Era ridicolo che Otabek avesse tirato su col naso, stizzito, ma non avesse replicato. Era ridicolo che il suo casco fosse in bella vista sul legno del tavolo. Ed era ridicolo sapere con certezza che non sarebbero mai più tornati a casa insieme.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Otabek Altin, Victor Nikiforov, Yuri Plisetsky, Yuuri Katsuki
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Fine Line 
Prologo. 


 
Angry, and half in love with her, 
And tremendously sorry, 
I turned away.
- F. Scott Fitzgerald, The Great Gatsby 



 
San Pietroburgo non gli era mai sembrata così grigia
Yuri si detestava per quel pensiero involontario. Era una cazzata che la sua mente gli stava suggerendo, degna di un romanzo da colossale sbadiglio… Ma era la prima cosa che aveva realizzato una volta sollevate le palpebre, ridestandosi da un sonno privo di sogni. 

San Pietroburgo non era mai stata così grigia. 
Ed era grigia la felpa che stava indossando quella mattina. Era grigia l'aria che si posava sulla faccia che aveva rasato pochi minuti fa, ed era grigio l'ascensore nel quale si trovava, aspettando con impazienza che si fermasse al piano terra. 

Yuri era solito prendere le scale, a due a due, tutte le mattine. Ma quella volta aveva fatto un'eccezione. Grandissima cazzata del lunedì , si rimproverò da solo, quando due teste a lui fin troppo familiari sbucarono nel suo campo visivo. 
Vivere nello stesso palazzo di una coppia felice aveva i suoi difetti - la stramaledetta coppia felice, ad esempio -, soprattutto quando uno dei due ti ha lasciato una cicatrice nel petto. Quel giorno, però, Yuri aveva il cuore a pezzi per un altro motivo. 
«Buongiorno, Yurio. Che gran brutta cera». 
La voce di Victor arrivò alle sue orecchie più fastidiosa di quanto non fosse. Più grigia di quanto fosse mai stata. Yuri non registrò nemmeno il saluto cordiale dell'altro, dell'altra metà della mela più rossa del Cosmo, e ricambiò la cortesia con un grugnito.
San Pietroburgo non era mai stata così grigia. E mentre Victor e l'amore del cavolo della sua vita si scambiavano sorrisi e parole, Yuri pensò che persino loro erano grigi. 

Ma come diamine c'era arrivato, a tutto quel grigio? 




C'era silenzio, tra loro, anche quel giorno. C'era silenzio mentre l'avvocato parlava e Yuri fingeva di ascoltarlo, un occhio nascosto dal ciuffo biondo troppo lungo che ancora non si era deciso a tagliare, l'altro puntato su Otabek. 
Era diverso, constatò. Era diverso, anche se non era cambiato di una virgola, in tutti quei mesi. In tutti quegli anni. Era diverso, perché nonostante fosse ancora Otabek, non lo era più da tempo. 
Yuri non capiva molto bene cosa stesse provando in quel momento: non era sicuro se volesse strozzare qualcuno, dare un calcio a quello stupido tavolo che li divideva o alzarsi, dare le spalle a tutti e andare via. 
Il tizio nel completo blaterava, blaterava, blaterava. E a Yuri non fregava niente. Nemmeno a Otabek sembrava importare poi tanto. 
«Va bene, mi dia la penna». 
Fu Yuri stesso a frantumare quel silenzio assordante. Sbrigativo, esigente, pratico. 
L'avvocato boccheggiò un attimo di troppo. Spostò lo sguardo alla sua destra, proprio dov'era seduto Otabek, chiedendo in modo implicito una spiegazione, un consenso. Ma non erano i suoi occhi quelli che Otabek fissò. «Va bene anche per me», disse soltanto. 
Non c'erano state grida, non c'erano state lacrime. Non c'erano stati ripensamenti. Solo un assenso e la penna fu nelle mani di Yuri. 
Nonostante tutto, tra loro due bastavano ancora poche parole per intendersi. Anche nel non intendersi affatto. 
Era fredda, quella stupida penna. Firmò veloce e gli sembrò la cosa più surreale che avesse mai fatto. 
L'avvocato ne fu quasi divertito. Esterrefatto. Sollevato. «Beh… Che dire? Non ho mai assistito a un divorzio più semplice del vostro». 

Fottiti. 

Yuri gli regalò un'occhiata carica d'odio, di rabbia. Ma all'età di trent'anni… Era un difetto che riusciva a tenere a bada, più di prima. Più di quando a deluderlo, a lasciarlo, ad abbandonarlo non era Otabek. 
Ed era davvero una cosa ridicola. 
Ma d'altronde tutta quella storia era ridicola. 
Era ridicolo che stessero firmando un documento, una pratica, con la stessa intensità con cui avrebbero ordinato alla tavola calda. 
Era ridicolo che Otabek avesse tirato su col naso, stizzito, ma non avesse replicato. Era ridicolo che il suo casco fosse in bella vista sul legno del tavolo. Ed era ridicolo sapere con certezza che non sarebbero mai più tornati a casa insieme. 

Yuri si alzò. Diede le spalle ai presenti, infilò le mani nelle tasche e camminò lontano. 
Lontano da quei pensieri. Lontano da quelle certezze. Lontano da quella stanza. Lontano da quell'avvocato e lontano da Otabek. 
Aveva di meglio da fare, aveva molto lavoro da sbrigare e tanto da sudare… Eppure, il suo mondo sembrò crollare, un passo dopo l'altro.






 
Precisazioni: credo che Yuri sia un tantino OOC. Qui è un trentenne, sono successe cose e l'ambientazione non è quella dell'anime. Provvederò a inserire questo avvertimento, se necessario.
La storia è in fase di stesura, il rating dovrebbe subire delle variazioni.

Grazie a chiunque sia arrivato fin qui.
   
 
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