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Autore: Helen_Book    14/11/2020    0 recensioni
Eileen ha perso la voce e la capacità di trasformarsi. Sente di non aver nulla da offrire al proprio branco. L'incontro inaspettato con un lupo randagio cambierà totalmente la sua esistenza e la porterà ad addentrarsi nei più oscuri ricordi del suo passato.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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Erano trascorse due settimane e il tempo passato con Roman le appariva come un ricordo lontano. Quasi un sogno. Se fosse stata sola, probabilmente avrebbe iniziato a sospettare delle sue stesse percezioni, tuttavia Mala e Shura avevano percorso con lei la strada di ritorno.

Taciturni, non avevano spiccicato una parola. A malapena l’amica le aveva accennato un mezzo sorriso. Doveva ammettere che non le dispiaceva. Non aveva la forza di fare conversazione, in quel momento voleva solo perdersi nei suoi pensieri.

Per fortuna, una volta arrivati al Foro era riuscita a riconciliarsi con alcuni novelli e con Adamo. Dopo aver spiegato la sua versione dei fatti, le erano stati donati pantaloni e maglione completamente bianchi: era diventata ufficialmente membro della Corporazione 4. Aveva sempre sognato quel momento e riuscì a gioirne. Anche se una strana inquietudine non le dava la possibilità di goderne appieno. Non ebbe il tempo di soffermarcisi, la vita frenetica del dottore la assorbì completamente.

Bentlam, felice di poter contare sul suo aiuto, all’inizio le diede delle dritte e alcuni consigli acquisiti grazie all’esperienza. Dopo qualche giorno, lasciò che Eileen si muovesse autonomamente mettendo in pratica ciò che aveva imparato negli anni. Oltre Bentlam, altri cinque medici lavoravano al suo fianco, tutti più grandi di lei. Nonostante non avesse commesso alcuno sbaglio, Eileen sapeva di dover dimostrare loro di meritare quel posto.

La diffidenza nei loro occhi la infastidiva: non le era ancora chiaro se fosse per la sua disabilità o per la sua età. Cercò di non farci troppo caso e, per il momento, decise di lasciar perdere. Finalmente era riuscita ad ottenere il posto che ambiva da tempo, e questa era la cosa più importante. Aiutare la gente le piaceva.

Credeva che in tempi di pace la mole di lavoro sarebbe stata in esigua misura, eppure i novelli la tenevano abbastanza impegnata. La sua stessa amica, Mala, si presentava diverse volte all’ambulatorio, con un’espressione colpevole le chiedeva di curarle qualche ferita qua e là, o rimetterle a posto le ossa. Da quando era tornata, riusciva a vederla solo in quelle rare occasioni. Le aveva detto che era riuscita ad accedere all’addestramento per diventare un guerriero.

Doveva essere sincera, non era stata felice di sentirlo. Suo padre era morto da guerriero e ci era voluto tempo per farsene una ragione. Eppure, non se la sentì di dirglielo, preferì tenere quei pensieri per sé. Rispettava la sua decisione. Sicuramente aveva la stoffa e lei, meglio di chiunque altro, ne era cosciente.

Durante quei brevi incontri, Mala non cercava più di interrompere i silenzi, li assecondava. Non si sforzava di parlare. Vicino ad Eileen sentiva di poter essere se stessa, di non essere costretta a fingere. Riusciva a scorgere le sue occhiate preoccupate, però alla fine non pretendeva spiegazioni. Ne era felice.

L’allenamento la metteva a dura prova, soprattutto perché il suo umore era altalenante. Cercava di allontanare i pensieri negativi e se ci riusciva nel corso della giornata, durante i brevi momenti in ambulatorio e prima di addormentarsi, era impossibile. Si lasciava trasportare da quelle sensazioni negative e poi cercava di smaltirle attraverso l’addestramento. Lavorava sodo, anche più degli altri. La motivazione non le mancava, eppure si allenava duramente per stancarsi, finché non era più in grado di muovere braccia e gambe. In questo modo, sperava di addormentarsi più velocemente.

L’ultima settimana in compagnia di Shura l’aveva sfinita. Essere costretta a stargli vicino, era stato un supplizio. Con riluttanza, lui le aveva lasciato spazio, e lei aveva fatto di tutto per tenersi impegnata con gli allenamenti.

Passato il periodo di prigionia, Mala aveva fatto di tutto per evitarlo. Una sera aveva perfino dormito all’aperto. Non se la sentiva di incontrarlo. Aveva paura di non riuscire a controllarsi.

Codarda.

Per fortuna, le era capitato solo una volta di intravederlo al Foro mentre era impegnata ad allenarsi. Poco prima di alzare lo sguardo, aveva percepito la sua presenza, i peli sulla nuca le si erano rizzati. I loro occhi si erano incrociati per pochi secondi. Breve, ma intenso. Shura aveva un aspetto trasandato: la barba di qualche giorno e delle occhiaie appena accennate. Per non parlare del suo sguardo incazzato. Facilmente lo trovava di malumore, ma in quel momento, le era sembrato fuori di sé.

A quanto pare non sono l’unica a soffrire.

In un primo momento, quel pensiero parve gratificarla, però con il passare del tempo, la sua espressione sofferente iniziò a tormentarla.

Maledetto.

Mala non era l’unica a non riuscire a chiudere occhio. Eileen, stremata dal lavoro, tornava a casa e senza toccare cibo, si infilava sotto le coperte. Era così stanca, eppure non riusciva a dormire.

Inevitabilmente i suoi pensieri la portavano nel bosco, in una piccola casetta al confine, due occhi color miele continuavano a fissarla. Iniziò a chiedersi come stesse, se fosse felice, se avesse mangiato adeguatamente o se fosse ferito.

Sospirò e si girò supina.

A quanto pare il sonno faticava ad arrivare. Il lavoro le aveva prosciugato le forze, eppure non era pura e semplice stanchezza. Si sentiva spenta. Non riusciva a spiegarselo.

Sentì la mamma rientrare. Da qualche giorno, non si rivolgevano la parola.

Appena tornata, l’aveva accolta in un caloroso abbraccio e dopo tanto tempo, era riuscita a percepire il suo affetto. L’aveva stretta a sua volta e poi erano rientrate in casa.

Le aveva raccontato di come si era slogata la caviglia e delle sue avventure nei giorni a seguire, non includendo Roman. Non voleva metterlo nei guai. La mamma sembrò bersi tutta la sua storia.

Tuttavia, dopo qualche giorno aveva iniziato ad evitarla, almeno così le sembrava. È vero che avevano orari diversi, il lavoro le impegnava entrambe. Eppure, aveva l’abilità di non incontrarla neanche in quei pochi momenti in cui solitamente potevano.

Sospirò nuovamente.

È impossibile che riesca a comprenderla se non sono in grado di comprendere me stessa. 

Pensare così tanto l’aveva sfiancata e così finalmente riuscì ad addormentarsi.



Eccomi con un nuovo capitolo! Spero stiate tutti bene. Come sempre, un enorme grazie a chi legge e recensisce. 

Helen

 
  
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