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Autore: Andrea Micky    15/11/2020    0 recensioni
[https://it.wikipedia.org/wiki/Editoriale_Metro]
Fra i fumetti pubblicati dalle Edizioni Metro ci fu anche una serie dedicata al celebre burattino, che riutilizzava sapientemente i personaggi del libro in un contesto fumettistico; ed é da lì che deriva questa fan fiction.
PINOCCHIO and relative characters created by CARLO COLLODI
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’unguento prodigioso
by Andrea Micky

Il buon Geppetto stava lavorando nella sua bottega da falegname, quando gli sfuggì un verso di dolore.
“Ahia!” si lamentò Geppetto.
“Che succede, babbo?” gli domandò Pinocchio.
“Ho fatto un movimento brusco e ho preso uno strappo alla schiena” gli spiegò Geppetto, piegato in due dal dolore.
Vedendo il genitore in difficoltà, Pinocchio lo aiutò a raggiungere il letto, sopra cui Geppetto si sdraiò lamentandosi.
“C’é qualcosa che posso fare per aiutarti?” gli chiese il burattino.
“Sì: vai in farmacia e prendimi una pomata” gli rispose Geppetto.
Pinocchio annuì e dopo aver preso una moneta da cinque zecchini, si diresse di corsa verso la farmacia.

Una volta giunto a destinazione, Pinocchio s’imbatté casualmente in Mastro Ciliegia.
“Sei venuto per niente, Pinocchio. Oggi la farmacia é chiusa” lo avvertì Mastro Ciliegia.
“E adesso come aiuto il mio povero babbo?” si chiese il burattino.
“Potresti andare in piazza. Lì troverai un dottore venuto da lontano, che pubblicizza la sua nuova medicina” gli suggerì Mastro Ciliegia.
“Grazie. Farò così” rispose Pinocchio.

Una gran folla si era riunita intorno alla rudimentale bancarella di un uomo dalla folta barba, vestito con occhiali scuri e camice da dottore.
“Venite pure, signori. Io essere Dottor Volposky, venuto qui per vendere mio unguento prodigioso che scaccia tutti i mali” spiegò lo strano uomo, parlando con accento straniero.
“Questa l’abbiamo già sentita altre volte” replicò uno dei presenti con il polso fasciato.
“Io capire sua diffidenza, ma se lei lascia me usare mio unguento, suo polso guarire subito, ja” assicurò Volposky.
L’uomo alzò le spalle e dopo essersi sfasciato il polso, permise al dottore di spalmarci sopra il suo unguento, che era una strana poltiglia di colore verde scuro.
“Hey, il polso non mi duole più” esclamò l’uomo.
“Visto? Mio unguento avere effetto istantaneo e con esso, vostri dolori sparire in un battibaleno” disse Volposky, alzando le braccia in un gesto teatrale.
Persuasi da quella dimostrazione, tutti i presenti si misero in coda per acquistare l’unguento miracoloso, che l’assistente di Volposky, un omino grassotello e barbuto, vestito come il dottore, vendette al prezzo di cinque zecchini la dose.
Essendo uno degli ultimi arrivati, Pinocchio fu anche uno degli ultimi della fila, ma fortunatamente il burattino riuscì ad acquistare una dose di unguento.

Geppetto era ancora sdraiato sul letto, quando Pinocchio rincasò.
“Oh, eccoti. Come mai ci hai messo così tanto?” volle sapere Geppetto.
“La farmacia era chiusa e ho dovuto cercare altrove una medicina per guarirti” gli spiegò il burattino.
Sulle prime, Geppetto fu diffidente verso l’unguento acquistato da Pinocchio, ma quando il burattino glielo spalmò sulla schiena, il dolore svanì quasi subito.
“Quell’unguento é veramente efficace. Non mi sono mai sentito così bene” ammise il falegname, mentre si rimetteva al lavoro.

La notte era ormai calata da un pezzo e Pinocchio dormiva della grossa nel suo letto, quando le urla del babbo lo svegliarono all’improvviso.
“Oooh! Oooh! Mamma mia!” si lamentava il pover’uomo.
“Babbo, che ti succede?” gli domandò preoccupato Pinocchio.
“La schiena mi fa di nuovo male. E per di più, mi prude terribilmente” spiegò Geppetto, mentre si grattava freneticamente l’addome.
Sorpreso, Pinocchio sollevò il pigiama del padre, scoprendo così che la schiena di Geppetto era puntellata da numerose macchie rosse.
“Ehp! Babbo, la tua schiena é piena di macchie!” esclamò sorpreso il burattino.
“Deve essere colpa dell’unguento che abbiamo usato oggi -ipotizzò Geppetto- Vai a chiamare il dottore, Pinocchio”.
Pinocchio si vestì più in fretta che poté ed uscì di corsa; ma durante il tragitto, il burattino vide molte altre persone uscire di casa per incamminarsi lungo il suo stesso percorso.

“Che sta succedendo?” domandò Pinocchio ad un uomo che gli passava accanto.
“Mia moglie ha un terribile sfogo sulla pelle. Nello stesso punto in cui le ho spalmato un unguento che avevo acquistato oggi” gli spiegò l’uomo, accelerando la sua andatura.
“Proprio come é successo al mio babbo” pensò il burattino.
In quel momento, Pinocchio passò davanti alla farmacia, da cui giunse un’invocazione di aiuto.

“Aiuto! Aiuto!” gridava qualcuno all’interno della farmacia.
Pur ricordando le condizioni del suo babbo, Pinocchio si diresse di corsa verso la farmacia; e sbirciando da una finestra, il burattino vide il farmacista legato a una sedia. 
“Aiutami, presto” supplicò il farmacista.
“Arrivo subito” disse Pinocchio, prima di andare ad aprire la porta della farmacia.
Ma la porta era chiusa a chiave e per far entrare il burattino, il farmacista dovette dargli il permesso di rompere il vetro della finestra con dei sassi raccolti in strada.

“Che è successo qui?” domandò il burattino, mentre slegava il farmacista.
“Il Gatto e la Volpe mi hanno tramortito con una botta in testa, per rubarmi la formula di un unguento a cui stavo lavorando -spiegò l’uomo- Ma la formula non é ancora perfezionata a dovere e ha degli spiacevoli effetti collaterali”.
“Lo so. Infatti, il mio babbo e molti altri sventurati che l’hanno usata hanno la pelle piena di macchie rosse” sospirò Pinocchio.
“Posso preparare un antidoto, ma dobbiamo anche impedire a quei due furfanti di vendere altro unguento adulterato” disse il farmacista.
“Giusto. Ma per riuscire a fermarli in tempo, dovremmo sapere dove si sono nascosti” notò Pinocchio.
“Per preparare l’unguento, serve una particolare erba urticante che cresce ai margini del bosco. Probabilmente, il  Gatto e la Volpe sono nascosti da quelle parti” rifletté il farmacista.
“Vado subito a controllare” disse il burattino, partendo veloce come una scheggia.

Vicino al punto in cui cresceva l’erba urticante c’era una capanna abbandonata, dal cui camino usciva del fumo.
Immaginando chi ci fosse al suo interno, Pinocchio si avvicinò di soppiatto alla capanna e dopo essere salito sopra un vecchio barile, il burattino sbirciò all’interno dell’abitazione, confermando così i suoi sospetti.
Il fumo che usciva dal camino era generato da un bel fuoco sopra cui la Volpe cuoceva un paiolo pieno di unguento, mentre il gatto dava una ripulita ai travestimenti che lui e il suo complice avevano usato quello stesso giorno.
“Presto sarà pronta una nuova dose di unguento, che venderemo a caro prezzo” annunciò la Volpe.
“Ma dovremo farlo altrove, visto che quelli a cui abbiamo venduto l’unguento oggi saranno già vittima dei suoi effetti collaterali” ghignò il Gatto.
“Brutti furfanti. Adesso, vado a chiamare i gendarmi” pensò Pinocchio.
Ma proprio in quel momento, il vecchio barile cedette e il burattino cadde al suo interno, restandovi bloccato.

Udendo il rumore del legno che si rompeva, il Gatto e la Volpe andarono a vedere cosa fosse successo, trovando così Pinocchio incastrato nel barile.
“E tu così ci fai qui?” domandò la Volpe.
“Passavo di qui per caso” rispose Pinocchio, prima che il suo naso si allungasse.
“Stai mentendo. Sei venuto a spiarci” lo accusò il Gatto.
“Non é vero” negò il burattino, prima che il suo naso si allungasse nuovamente.
Capendo l’antifona, i due malandrini afferrarono il burattino per il naso, lo tirarono fuori dal barile e tenendolo ben stretto, lo portarono dentro la loro capanna, dove il fuoco nel camino ardeva ancora.
“Ti getteremo nel fuoco, così brucerai e non potrai fare la spia sui nostri affari” annunciò crudelmente la Volpe.
Vedendosi spacciato, Pinocchio non trovò altra via d’uscita che invocare la fata dai capelli turchini.
“Aiuto, fatina!” urlò a pieni polmoni il burattino.

Improvvisamente, la terra si mise a tremare e un grosso toro irruppe nella capanna.
Colti di sorpresa, il Gatto e la Volpe mollarono Pinocchio, che si allontanò di corsa da loro, mentre il possente bovino si lanciava contro i due malandrini, per poi scagliarli nel camino con una poderosa cornata.
“Aaaah! Al fuoco!” urlarono il Gatto e la Volpe, mentre i loro abiti s’incendiavano.
In preda al panico, i due malandrini corsero fuori dalla capanna e si buttarono a terra, dove si rotolarono freneticamente, cercando di spegnere le fiamme che li avvolgevano.
“Grazie per avermi salvato. Potresti darmi un’accorciata al naso, già che ci sei?” chiese Pinocchio al toro.
“Ma certo” rispose il bovino, mentre recideva il naso del burattino con un colpo di corno.
Da lontano, la fata dai capelli turchini aveva seguito tutta la scena e a quel punto, non le restò altro da fare che avvertire i gendarmi, inviando uno degli animali al suo servizio alla caserma.

Il Gatto e la Volpe erano riusciti a spegnere le fiamme sui loro vestiti, ma nella foga del momento, i due malandrini si erano rotolati nell’erba urticante usata per fare l’unguento, finendo così col ricoprirsi di macchie rosse.
E quando i due incominciarono a grattarsi, si accorsero che una coppia di gendarmi li stava fissando trucemente.
“Mani in alto” intimò uno dei due militari, sguainando la sciabola.
“Ma noi dobbiamo assolutamente grattarci” supplicò la Volpe.
“…arci” ripeté il Gatto.
“Vi gratterete una volta rinchiusi in cella” replicò il secondo gendarme.
“Ah, ah! Ben vi sta!” rise Pinocchio, che aveva assistito a tutta la scena.
E così, i due malandrini vennero condotti in prigione, dopo aver percorso un lungo tragitto, durante il quale il prurito non diede loro tregua.
Pinocchio, invece, recuperò il denaro ottenuto dalla vendita dell’unguento adulterato e lo usò per pagare il farmacista, che nel frattempo aveva preparato il medicinale con cui guarire tutti coloro che erano stai raggirati dal Gatto e dalla Volpe.

Il mattino dopo, al momento del risveglio, Geppetto si sentì meglio, sebbene avesse ancora male alla schiena.
“Spero di riuscire a lavorare comunque” si augurò il falegname, avanzando lentamente verso la sua bottega.
“Non preoccuparti, babbo. Ti darò una mano io” promise Pinocchio, mentre aiutava il genitore a camminare.
E così avvenne. E mentre osservava Pinocchio aiutarlo col lavoro, Geppetto pensò “Che soddisfazione vedere il mio figliolo comportarsi bene”.

FINE

   
 
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