Anime & Manga > Twin Princess
Segui la storia  |       
Autore: Dreamer In Love    16/11/2020    0 recensioni
"Tell me somethin', girl
Are you happy in this modern world?
Or do you need more?
Is there somethin' else you're searchin' for?"
(Shallow - Lady Gaga & Bradley Cooper)
Shade si è appena trasferito in una nuova città, in una nuova scuola dove, volente o nolente, è costretto a entrare in contatto con un gruppo di scalmanati. E lui che pensava di passare un anno tranquillo… Tra lezioni, amicizie e amori, scoprirà che a volte non tutto ciò che si vede è la verità. Dovrà scontrarsi con un mondo a volte troppo crudele e inoltrarsi in strade buie e tormentate per riuscire a scorgere la luce dell'amore nell'oscurità.
La RedMoon è vita, ma in un certo senso c'è anche qualche cenno di RXS e RXB e FxB.
Genere: Azione, Demenziale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Fine, Shade
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Cattive ragazze '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
33.
Noi

 - Camelot e il maid café -
 
Quando la cameriera li vide, si aprì in un sorriso luminoso.
- Oh! Siete voi due! È un piacere rivedervi. Avete di nuovo intenzione di ordinare l'intero menù di dolci? -
Shade e Fine, dopo un breve sguardo d'intesa, scoppiarono a ridere, ricordando quel pomeriggio di due mesi prima.
- Ci accontenteremo di due frappè stavolta. Grazie. -, le rispose cortese il ragazzo che, noncurante aveva allungato il braccio sullo schienale di Fine, seduta accanto a lui.
Le loro dita, poi, erano ben incrociate e si accarezzavano in delicati ghirigori.
La donna rivolse loro un occhiolino divertito.
- Arrivano subito, piccioncini. -, e sparì verso il bancone.
Rimasti soli, Fine appoggiò la testa all'indietro sull'avambraccio di Shade per guardarlo meglio. Gli rivolse un’espressione buffa.
- Siamo dei piccioncini adesso. -
- Effettivamente passiamo tutto il tempo a beccare briciole e baciarci. Gru-gru. -, imitò il verso del piccione lui, chinandosi sulla giovane per riempirla di piccoli baci.
Continuarono a coccolarsi e scherzare finché non arrivò il loro ordine.
A quel punto, Shade agguantò bicchiere e cannuccia e con uno sguardo invitò la ragazza a parlare.
- Mi hai promesso che arrivati i nostri frappè, mi avresti finalmente raccontato tutto. Forza. -
Anche Fine sorseggiò distratta, sentendosi comunque un po' nervosa. Una mano del cobalto rimaneva intrecciata alla sua e riusciva a infonderle il calore necessario per avere coraggio e finire di raccontare la sua storia. Dopotutto, era di Shade che si stava parlando.
- Tu che cosa sai? -
- Solo ciò che sono riuscito a estorcere a una bambina di sette anni: la sua mitica sorellona lavora in un maid cafè e la diverte da pazzi vederti vestita in modi stravaganti. -
- Sono delusa dal fatto che si sia fatta ingannare da te in questo modo. Le ho insegnato a essere più prudente. -
- Chi non si lascerebbe corrompere da una granita? -, sbottò il cobalto come se fosse la cosa più logica del mondo.
Fine ridacchiò.
- Perché non mi hai detto nulla Fine? -
La domanda di Shade aveva una punta di dispiacere che fece torcere lo stomaco alla Tigre rossa.
- Rein era così entusiasta di te che non me la sono sentita di impedirle di vederti. Immaginavo che mia sorella si lasciasse sfuggire qualche informazione ma non pensavo potessi capire subito che si trattava di me. Quando poi tu per primo non hai affrontato l'argomento, ho preferito fare finta di nulla. È un'altra parte della mia vita che mi mette a disagio e meno persone sanno del maid meglio è. -
- Come siete finite da Camelot? -
- Dopo che siamo scappate da casa di Noche, abbiamo vagato per qualche giorno senza una meta: l'obiettivo era far perdere le nostre tracce; sapevo che il mio… benefattore ci stava cercando.
L'unico posto sicuro che mi era venuto in mente era il dojo di mio padre, che era stato venduto al vecchio custode. Fortunatamente, l'edificio era rimasto abbandonato e nel magazzino c'erano ancora materassi e coperte che io e Rein utilizzavamo per dormire. Sapevo, però, che era una soluzione temporanea e di notte andavo in perlustrazione per trovare una nuova sistemazione. Una mattina, nel tornare alla palestra, scoprii che Rein non era più lì. Immaginando che qualcuno l'avesse trovata, andai a controllare alla casa del custode e, infatti, era in compagnia del signor Omendo. -
- Questo nome l'ho già sentito… -, la interruppe Shade sovrappensiero.
Fine continuò imperterrita.
- Quella tonta di mia sorella, mi vide mentre spiavo e disse a Omendo che la sua Onee-chan era proprio fuori dalla finestra. -
Il cobalto scoppiò a ridere.
- Adoro quella piccoletta. -
- Quindi mi rivelai al signor Omendo che mi riconobbe e capì la situazione. Ci ospitò per qualche giorno ma ci disse che era sconveniente che due signorine vivessero con un uomo anziano e che conosceva qualcuno che se ne intendeva di ragazzine. -
- Camelot? -
Fine annuì semplicemente.
- Immagina la mia faccia quando ci ha portato al maid cafè. E Camelot, beh, si prese cura di noi come se fossimo state figlie sue. Lo fa tuttora in realtà. Le raccontai ogni cosa e mi garantì che con lei saremmo state al sicuro, che nel quartiere era molto rispettata e che nessuno osava darle fastidio. Non so esattamente come mai, ma è così. -
- Che idea ti sei fatta? -
- Non si è mostrata molto sorpresa mentre le spiegavo la mia esperienza, per cui penso abbia vissuto qualcosa di simile. Forse era a capo di qualche banda. -
Shade sorrise sovrappensiero.
- Effettivamente ha un’aura minacciosa. -
- È una donna dura e spigolosa ma ha un gran cuore. Ancora non capisco cosa l'abbia spinta ad accoglierci in casa sua, senza se e senza ma. Le sono debitrice ed è per questo che lavoro per lei al maid cafè. All'inizio Camelot non era d'accordo; acconsentì solo a patto che tornassi a scuola. Ero terrorizzata all'idea di tornare visibile agli occhi della società: dopo essermi nascosta per quattro mesi, avrei dovuto affrontare le conseguenze della mia fuga, scontrarmi con gli assistenti sociali e incontrare amici che avevo lasciato senza una spiegazione. Camelot mi convinse che non sarei potuta rimanere nell'anonimato ancora, che ne andava del mio futuro e che i miei genitori non avrebbero mai voluto questo per noi. Si propose di adottare me e Rein e, dopo aver sistemato tutti i documenti, riuscì a reinserirci a scuola. Ovviamente, informò il preside (che è un suo vecchio amico) della mia situazione e, anche se minorenne, mi fu permesso di continuare a lavorare. Il resto della storia la sai. -, finì Fine con tono un po' canzonatorio.
Shade sospirò.
- Non è colpa mia se i tuoi amici sono dei chiacchieroni. -
- Auler l'ha fatto in buona fede. Dopotutto, avresti potuto scoprire quelle cose anche da solo. -
- Com’è stato ritrovarti con loro dopo tanto tempo? -
La ragazza s’incassò nelle spalle, alla ricerca delle parole giuste e in preda a quei ricordi. Shade le circondò la vita con un braccio e la strinse a sè, per confortarla.
- Non sapevo bene come farmi nuovamente viva. Mandare un messaggio mi sembrava riduttivo, e presentarmi a scuola senza dire niente a nessuno poco rispettoso. Decisi di andare a casa Jewel e citofonare. Era una domenica pomeriggio e loro erano tutti lì, a festeggiare il compleanno di Sophie. Ad Altezza, che aprì la porta, venne un mezzo infarto. -
Rise.
- Dopo lacrime e lunghi abbracci, venne il momento delle domande. Con che coraggio avrei potuto raccontargli tutto quello che avevo vissuto? Rovinare la loro spensieratezza con la mia triste storia? Terrorizzarli con l'idea che qualcuno voleva farmi del male? Metterli al corrente che la vita può essere davvero uno schifo a volte? -
- Sono più forti di quanto credi. E poi, quante volte devo dirtelo che non puoi portarti il peso di tutto sulle spalle? -
Fine si allontanò per guardare Shade negli occhi.
- Sono forti ma non sanno davvero con cosa hanno a che fare. Per questo rimangono superficiali e continuano a illudersi che nulla potrà andare storto. E forse è meglio così: è giusto che sia la sola ad assumermi la responsabilità delle mie scelte. -
- Non sei sola. Oltre ai ragazzi, c'è Camelot, Rein. Ci sono io. Tu ed io siamo un noi ormai. E non ho intenzione di rimanere in disparte. -
Lei si ritrovò a sorridere, confortata da quelle parole, mentre le iridi cobalto la guardavano con premura e determinazione. Shade strinse la presa sulle sue dita e le portò alla bocca, per lasciare sui polpastrelli un bacio leggero. Fine arrossì di colpo e, con la mano libera, si portò una ciocca ribelle dietro l'orecchio.
- E se noi andassimo a casa mia? -
Il cobalto sgranò gli occhi dalla sorpresa; poi sfoderò un ghigno sghembo.
 
Non aspettavo altro.
 
 
 
Si erano separati nel parco vicino al maid cafè. Fine gli aveva spiegato che aveva l'abitudine di cambiare sempre strada per evitare che qualcuno scoprisse dove abitava. Per quel motivo Shade non poteva accompagnarla a casa dopo la scuola: in due avrebbero attirato ancor più l'attenzione. Inoltre, evitava anche di farsi vedere con Rein anche se la bambina si era lamentata più volte per questo; non andava nemmeno a prenderla a scuola. Se da una parte il cobalto pensava che tanta prudenza fosse eccessiva, dall'altra capiva che era necessario. Quindi aveva acconsentito ad arrivare al locale individualmente. Fine lo avrebbe aspettato sul retro.
Svoltò l'angolo su una via larga poco più di due metri, agghindata di cassonetti e scatoloni. Lì, la ragazza lo stava aspettando appoggiata al muro, con un sorriso luminoso che lo commosse. Era agitata, certo, si capiva dai movimenti nervosi che compiva involontariamente, ma contenta di condividere con lui anche quella parte della sua vita. E Shade ne era onorato, davvero.
La raggiunse con poche falcate e intrecciò subito le loro mani, per invitarla a guidarlo in quei nuovi ambienti. Mentre Fine apriva la porta in metallo con la chiave, gli rivolse un sorriso tirato.
- Ti avviso che entreremo direttamente nello spogliatoio. Spero non ci sia nessuna che si stia cambiando. Cerca di non farti incantare da quelle arpie; da Eliza soprattutto. Farebbe sicuramente la smorfiosa. -
Shade le rivolse un sorriso rassicurante.
- Lo sai che ho occhi solo per te. -
La rossa abbassò la maniglia e infilò la testa.
- Tutto libero. -, pronunciò in un sussurro prima di entrare.
Trascinò velocemente Shade dietro di sè e richiuse l'ingresso. Il ragazzo non aveva nemmeno il tempo di guardarsi attorno da quanto velocemente Fine lo strattonava da una parte all'altra. Sbucarono in un corridoio, dove si affacciavano la cucina e la sala principale, il cui accesso era nascosto da delle tende e da cui provenivano voci e risate. In fondo, c'erano le scale che portavano all'appartamento di Camelot. Procedettero con passo spedito. Quando finalmente Fine si chiuse la porta alle spalle, tirò un sospiro di sollievo. Shade, intanto, aveva già iniziato a vagare nella stanza, incuriosito.
Fine lo seguì con lo sguardo, mentre un sorriso nasceva dolce sulle sue labbra. Non aveva mai permesso a nessuno di entrare in casa sua. Lione e Altezza sapevano del maid cafè e dove abitava ma si era sempre sentita in imbarazzo a mostrare quella nuova sistemazione. Prima viveva in una reggia in confronto; i suoi genitori avevano comprato una villetta nello stesso quartiere dei Jewel che subito dopo la loro morte era stata venduta. I suoi amici erano sempre stati abituati a un certo agio e non avrebbero mai compreso quanto, invece, quelle quattro mura ben curate fossero significative per lei. Per Fine, che aveva scoperto cosa volesse dire non avere una casa, l'appartamento di Camelot rappresentava un porto sicuro: i mobili antichi racchiudevano le loro storie, i disegni di Rein alle pareti erano come delle fotografie e la cucina portava con sé momenti di convivialità che le ricordavano cosa volesse dire avere una famiglia. Camelot era la loro nuova famiglia e, per quanto la memoria dei suoi genitori fosse indelebile nella sua mente, lei le aveva riportare a una quotidianità e a una serenità che non pensava più di meritare. E Shade era lì, a completare il quadro.
- Non è niente di che in confronto a casa tua. -
Il cobalto si voltò a guardarla, divertito.
- Scherzi? La adoro. Mi ricorda la mia vecchia casa. Oddio, ma questo sono io! -, si distrasse subito dopo, prendendo un foglio sul frigorifero.
La rossa si avvicinò e lo circondò da dietro, sbucando dalla sua schiena per guardare cosa avesse in mano. Ghignò.
- È il primo disegno che Rein ha fatto di te. Pensa alla mia sorpresa quando mi sono ritrovata il Principe Shade in cucina. Sono corsa da lei in camera per chiedere spiegazioni e Rein mi ha mostrato una tua foto fatta di nascosto con la macchinetta digitale. -
Lui la guardò stranito.
- Mi ha fatto delle foto? -
Fine rise annuendo.
- Tua sorella è pazza. -
- Ne sono sempre più convinta anch’io. -
- Dov'è ora? -
- Da un amichetto della scuola. -
- Amico maschio? -
La ragazza piegò la testa, guardandolo dubbiosa.
- Non sarai geloso spero. -
Shade sbuffò e sul viso della sua fidanzata si aprì un'espressione divertita.
- Ti faccio vedere la mia camera. -, gli disse poi precedendolo.
Shade rimise il disegno al suo posto e la seguì in un piccolo corridoio su cui si affacciavano quattro porte e il bagno. Quella di Rein era aperta e sbirciò di sfuggita: giocattoli, disegni, peluche e libri illustrati erano sparpagliati sul tavolo e sul pavimento in maniera caotica.
Fine si fermò davanti alla stanza accanto e aprì la camera facendogli segno di entrare.
- È un po' in disordine. -, si scusò subito e Shade ghignò.
- Siete proprio sorelle. -
Posò le iridi scure sul futon dal copriletto colorato, dove il piccolo Poomo riposava inanimato, l'armadio tappezzato di poster di cantanti e la libreria su cui erano appoggiati volumi scolastici e foto di famiglia. Per la prima volta, Shade vide Elsa e Toulouse che stringevano sorridenti Fine e Rein; giocavano con loro, facevano un picnic insieme, indossavano buffi cerchietti con le orecchie. Sfiorò distratto una delle cornici e guardò Fine che lo stava fissando, concentrata.
- Sembrate molto affiatati. -, commentò prudente.
- Lo eravamo, sì. -, rispose asciutta la ragazza.
- Assomigli a tua madre. –
- È vero. –
Shade la guardò di sbieco e la studiò. Non era sicuro di quello che stava per dire.
- Cosa è successo quel giorno? –
Sorprendentemente, Fine si strinse nelle spalle e rispose.
- Stavano andando a prendere la torta dal pasticcere per festeggiare tutti insieme. Io e Rein siamo nate lo stesso giorno sai? –
Shade si avvicinò piano, con un’espressione premurosa ma stupita sul volto.
- Che coincidenza. -, commentò pacato.
La rossa sbuffò.
- Assurdo, vero? Una ragazza che guidava nella corsia opposta ha preso una macchia di olio. La macchina ha slittato ed è entrata nella carreggiata, dove procedevano i miei genitori. Si sono scontrati frontalmente; non avrebbero potuto evitarla. –
Un sospiro.
- Lei ne è uscita illesa. Al funerale ci ha fatto recapitare dei soldi e una lunga lettera di scuse. Alla fine, è stato solo un incidente. –
- Un incidente che ha cambiato per sempre la vostra vita. –
- Anche la sua. Non riesco nemmeno a essere più arrabbiata. –
- Se sei riuscita a perdonare lei, perché non perdoni anche te stessa? –
Fine fissò Shade, smarrita.
- In che senso? –
- Mi sembra abbastanza ovvio che la tua mente contorta in un qualche modo ti faccia sentire in colpa per quello che è successo. -, le suggerì con fare analitico.
Se l’argomento non fosse stato tanto critico per lei, forse si sarebbe pure messa a ridere. Come diavolo faceva quel ragazzo a leggere così bene nella sua anima?
- La mia mente non è contorta. –
Un sopracciglio alzato e uno schiocco di labbra l’obbligarono a rettificare.
- Forse un pochino ma per buoni motivi. –
- Sentiamoli. –
La ragazza incrociò le braccia al petto.
- Più che altro, per quel che è successo dopo. Ho lasciato che mia sorella vivesse per strada, Shade. –
Il ragazzo con un passo le fu di fronte. Afferrò delicato le sue dita per sciogliere la posa sulla difensiva. Le strinse in una morsa calda ma dolce.
- Pensavi fosse la cosa migliore. Cosa avresti fatti se l’avessero allontanata da te? –
- Forse Rein sarebbe felice, con una famiglia che le vuole bene. –
- Sei tu la sua famiglia. E hai trovato qualcuno che si prende cura di voi. –
- Siamo solo un peso per Camelot. –
- Non vi avrebbe mai adottate se vi avesse ritenuto davvero un peso. –
- Hai intenzione di contraddire ogni mia parola? –, protestò alla fine Fine, sentendosi sconfitta.
- Una a una se sarà necessario. -, le disse in tono scherzoso Shade.
Lui azzerò le distanze e le diede un bacio sulle labbra: era lento, dolce e confortante. Era come se Shade riuscisse, con la sola presenza, a mettere dei cerotti sulle sue ferite. E a distanza di un anno, seppur con tanta nostalgia e una punta di amarezza, riusciva a pensare ai suoi genitori senza spezzarsi in due. Perché c'era Shade a tenerla insieme e a reggerla. Rispose al suo tocco con un nodo di passione e affetto che le attanagliava il petto. Gli ansiti, i respiri accelerati e le carezze riempirono presto la stanza. Fine accompagnò Shade a sdraiarsi sul letto e, cavalcioni su di lui, si tolse velocemente la camicetta. Il Ragazzo di Tokyo fu subito sul suo seno.
 
 
- Fine? -
La voce pietrificò all'istante entrambi i ragazzi che stavano attraversando di soppiatto il corridoio. Camelot era apparsa in quel momento dalle tende del salone del maid cafè e guardava confusa la sua protetta che la fissava, ora, con fare imbarazzato. Le lanciò uno sguardo glaciale a cui Fine trasalì, passò le iridi castane sulle mani dei due ragazzi intrecciate e, infine, rivolse al suo ospite un sorriso affabile.
- Ciao Shade, è un piacere vederti. -
Lui, rosso in viso fino alla punta delle orecchie, accennò un inchino.
- Anche per me, signora. -
- Che ci fate voi qui? Pensavo foste in centro. -
- Gli ho fatto vedere la casa. -
Camelot lì guardò sorpresa.
- Sul serio? -
- È tornata quella buona a nulla? -
Una seconda voce lì interruppe e una testa spuntò dagli spogliatoi. Eliza aveva addosso solo l'intimo e studiava con le braccia incrociate al petto la scena di fronte a sé. Alzò un sopracciglio, scettica.
- Questo è il tuo fidanzato? -, sbottò mentre con fare analitico scannerizzata la figura di Shade, diventato ora paonazzo. - Tesoro ma cosa ci trovi in una così? -, decretò infine con l'intento di irritare la ragazza dai capelli rossi.
Una terza persona si presentò nel corridoio, curiosa da tutto quel vociare. Una donna piccola e morbida con capelli biondi e occhi chiari sorrise loro in modo accomodante.
- Finalmente ti conosciamo Shade. -, gli disse cordiale. - Io sono Perla, la cuoca. -
- Ok, basta così. -, intervenne alla fine la Tigre rossa, seccata da tutte quelle attenzioni sul suo ragazzo.
E poi, doveva mettere più spazio possibile tra sé e l'ira funesta di Camelot.
- Noi ora ce ne andiamo. -
Trascinò Shade oltre la porta dello spogliatoio, scansando malamente Eliza e invitando il cobalto a non guardare le altre colleghe che si stavano cambiando. Superarono la soglia, accompagnati da un coro di saluti e risatine. Quando l'uscita sul retro venne richiusa, Perla si permise di fare un occhiolino alla sua capa.
- Che cambiamento che ha fatto la tua figlioccia. -
L'anziana donna arricciò le labbra, pensierosa.
- Non me l'aspettavo nemmeno io. -
- Ah, cosa è in grado di fare l'amore! -, cominciò la cuoca congiungendo le mani sul cuore, sognante.
Camelot la guardò disgustata. Poi, si massaggiò pesantemente le tempie con fare disperato e se ne andò senza rispondere.




Angolo dell'autrice!
Ciao a tutti e scusate il ritardo... penso che abbia saltato due aggiornamenti quindi è circa un mese che non ci vediamo. Ehi, come va?
Come sempre, ho una buona scusa e tra la non voglia di accendere il computer e la mia nuova fissa (leggete Sei di Corvi e Il Regno Corrotto di Leigh Bardugo e non ve ne pentirete) non sono più venuta su EFP. 
Questo capitolo per me è estremamente rilassante: sia da scrivere che da leggere. Chiudiamo (finalmente!) la storia di Fine, scopriamo cosa è successo ai suoi genitori e come sono arrivate a Camelot. Non so se può sembrarvi plausibile come ma, lavorando nel sociale, posso garantirvi che di persone che adottano "gatti randagi" (#scarti <3) ce ne sono a bizzeffe. Camelot è così: disinteressata e accogliente. Bisogna avere fiducia nelle persone.
Tra Fine e Shade va tutto bene e si amano da impazzire... ora, sono sicura che vi starate chiedendo in che direzione andrà questa storia, qual è il vero mistero visto che, dopo questo capitolo, è chiaro che la morte dei genitori di Fine è tragica, importante ma non fondamentale. Beh, per qualche altro capitolo godetevi questa situazione. La storia ha un po' rallentato e sappiate che d'ora in poi i tempi tra i vari episodi i tempi saranno più lunghi. Ogni cosa avrà una logica alla fine. 
A presto quindi e come sempre, vi supplico, vi chiedo, vi scongiuro, di recensire e farmi sapere che ne pensate. So che ci siete e siete tanti o.o (i see you). 
Dreamer In Love
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Twin Princess / Vai alla pagina dell'autore: Dreamer In Love