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Autore: selenvphilia    17/11/2020    0 recensioni
Dazai è sempre stato uno di quelli con la morte costantemente in tasca, come l'ultima sigaretta da fumare ma che si preferisce conservare per il momento che si ritiene più adatto. Non ha mai davvero compreso cosa significasse voler vivere fin quando non ha incontrato Chuuya; infondo per lui una vita senza amore, si era reso conto ben presto, non era paragonabile ad una vera e propria esistenza. Eppure, proprio quando ha iniziato a temere ciò che aveva sempre desiderato con tutto se stesso , ecco che qualcuno bussa alla sua porta: la signora nera è venuta a saldare il suo debito, a quell'appuntamento che aveva sempre mancato col giovane Osamu.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Chuuya Nakahara, Osamu Dazai
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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«It is autumn and the leaves are falling, all love has died on earth, the wind is weepi- »

«Cosa cazzo stai blaterando, Dazai? Non ho capito una parola di quello che hai appena detto, e non capire mi irrita più del dover vedere ogni fottuto giorno la tua faccia. Penso tu lo sappia, e se non lo sapevi te l'ho appena detto.»

Il ragazzo dai capelli rossi, che stava camminando di soli pochi passi più avanti rispetto al suo partner, si voltò con un'espressione abbastanza infastidita. Qualcosa di oramai scontato e più che normale per il maniaco dei suicidi che, con l'intento quasi di provocare l'altro, rimase in silenzio per qualche secondo pur avendo la risposta da dare pronta sulla punta della lingua. Era divertente stuzzicare quel ragazzo, era divertente prenderlo in giro, era divertente osservarne le reazioni, studiarne i comportamenti, prevederne le mosse, ed era altrettanto bello stare in sua compagnia. Forse perché per quante previsioni potesse fare, Dazai, si accorgeva che quel rossiccio mandava tutto all'aria con poche semplici e stupide parole o azioni. Era così imprevedibile ma allo stesso tempo fin troppo ovvio, così stupido ma per alcuni versi così intelligente ed acuto, così noioso ma in alcuni momenti talmente coinvolgente da rivelarsi forse una persona totalmente diversa. Magari era per tutti quei motivi e per quella sua capacità di mandarlo talvolta in tilt che Dazai lo amava.

«Gloomy Sunday, Chuuya-kun, Gloomy Sunday»

Rispose, con il classico tono ovvio di chi sta parlando con qualcuno che conosce l'argomento in questione, il giovane dirigente della Port Mafia. Osamu Dazai sapeva benissimo che il suo partner non aveva la più pallida idea di cosa fosse quella "cosa" che lui aveva appena menzionato, per questo aveva usato quel tono che era certo avrebbe solo accentuato di più il fastidio e l'irritazione che il rosso stava provando in quel momento. Ed infatti, la risposta seccata ma comunque marcata di curiosità mista ad irritazione di Chuuya non tardò affatto ad arrivare. Musica per le orecchie del giovane aspirante suicida. Adorava quel tomo, eccome se lo adorava, quasi per certi versi lo portava a tremare di una lieve paura che si fondeva con un misto di eccitazione e soddisfazione: stuzzicare Nakahara non avrebbe certamente portato bene, ma quell'idea spaventava ed affascinava contemporaneamente il suo ragazzo.

«E cosa cazzo sarebbe? Non usare quel tono ovvio con me, come se stessi parlando di chissà quale libro con un bibliotecario o di un dolce famoso con un pasticciere!»

«Non la conosci, Chuuya-kun? Mi stupisce la cosa, ti facevo davvero più acculturato di così! Ah! Che delusione, che delusione, il mio cuore non può reggere tutto ciò!» esclamò il castano, portando una mano alla fronte con fare teatrale e drammatico

«Razza di bastardo idiota, credi che te l'avrei chiesto se la conoscessi? Non sono una qualche specie di enciclopedia che conosce tutto ciò che esiste a questo mondo, e penso che nemmeno tu lo sia! Quindi, adesso, magari, potresti semplicemente smetterla e dirmi una volta e per tutte cosa sarebbe questa "Glammy Sandie" o quel che è! »

Sbottó, incrociando le braccia al petto, il piccolo Chuuya. Piccolo, perché a lui piaceva definirlo in quel modo, piccolo perché era davvero basso, piccolo perché alle volte era capriccioso quanto un bambino, piccolo perché era il suo ragazzino da proteggere, piccolo anche se tanto piccolo non lo era davvero.

«È una canzone ungherese» disse inizialmente il castano, aggiustandosi il lungo e cupo cappotto che era solito portare poggiato semplicemente sulle spalle «" La canzone del suicidio ungherese "» specificò poi, sottolineando le parole pronunciate come se stesse parlando chissà di quale quadro famoso o cose di tale genere.

A quel punto, Dazai, riuscì a raggiungere e ad affiancare il ragazzo dalla chioma rossa dato che quello si era fermato qualche secondo prima per aspettarlo. Camminavano sempre in quel modo, uno davanti e l'altro indietro che lo seguiva. Forse per abitudine passata, forse per il bisogno di non essere obbiettivi troppo facili da centrare data la vicinanza, forse per il semplice motivo di amare il contemplare silenziosamente la figura dell'altro, forse una vera risposta non c'era davvero come si poteva credere.

«Un'altra delle tue stupide filastrocche strambe, suppongo. Non riesci a dormire la notte e quindi hai bisogno della canzoncina che da bambino ti cantava tua madre o tua nonna? Non ti facevo certamente così, signor Osamu!» scoppiò a ridere il rosso, volendo essere lui per una volta quello che provocava l'irritazione del suo partner. Insomma, sempre a farsi prendere per il culo da lui, stavolta voleva togliersi il sassolino dalla scarpa. Si limitò poi al silenzio, uno strano silenzio che il suo amato ricambiò, un silenzio che non aveva affatto il sapore ironico o burlesco che quello si sarebbe aspettato.

«Ti sbagli, Chuuya-kun, ti sbagli»

Lo sguardo del più alto, il giovane e bellissimo Osamu, sembrò scurirsi di poco mentre quello continuava a camminare con il capo lievemente chinato in avanti, di fianco all'altro ragazzo. Il tono, pressoché indecifrabile, cominciò a martellare la mente del minore che adesso si stava interrogando sul motivo per il quale la loro conversazione era divenuti improvvisamente tanto seria, a tratti forse leggermente preoccupante come cosa.

«Mi stai facendo preoccupare, bastardo di un Dazai, non è da te essere così serio quando parli di queste cose -o quando parli in generale-» mormorò Nakahara, lasciando però che l'ultima parte della frase venisse custodita semplicemente dai suoi pensieri, decidendo di non condividerla con il suo fidanzato che si sarebbe potuto indispettire, rinunciando a confidarsi con lui. Insomma, per quanto non lo mostrasse apertamente, il rosso ci teneva davvero tanto a conoscere lo stato d'animo del suo amato, a sapere cosa gli passava per la testa, a capire esattamente il motivo di ogni sua più piccola azione.

«Il testo fu scritto da un compositore ungherese dopo che la sua amata lo lasciò a causa dei suoi insuccessi, parla di un amore profondo e del suicidio come unico modo di dimostrare questo sentimento a chi non crede nella sua sincerità. Le parole non sono molto belle a mio avviso, e nemmeno la musicalità mi ispira particolarmente, ma il complesso che la costituisce è qualcosa che ti mette i brividi, che ti scuote, come le colonne sonore dei film horror.»

Dazai si esibì allora in quella breve e concisa spiegazione, senza lasciar trapelare troppe emozioni, senza concentrarsi troppo su quello che lui provava ma dando, bensì, semplici e veloci delucidazioni al ragazzo sull'argomento in discussione. Chuuya, però, d'altro canto, si rese ben presto conto che principalmente non era quanto appena detto a preoccupare il suo ragazzo -dato anche il tono calmo e quasi disinteressato che quello aveva usato- e decise di "indagare" un pochino più a fondo.

«Il tuo tono è calmo, pacato, come se mi stessi semplicemente raccontando una favola per mandarmi a dormire, pensi davvero di potermi prendere in giro così, stronzo? Smettila con queste chiacchiere inutili e dimmi immediatamente cosa c'è che ti preoccupa, che ti turba addirittura, perché se non si fosse capito mi interessa! Cazzo, sei il mio fidanzato, vuoi capirlo per una buona volta che voglio essere partecipe nella tua vita, sapere cosa ti accade, cosa ti spaventa cos-» il discorso del rossiccio, però, per non suo dispiacere quella volta, venne interrotto dal giovane dirigente della Port Mafia che finalmente si decise a parlare.

«Il nome di questa canzone iniziò presto a essere legata a una serie di suicidi misteriosi, si contarono almeno 17 di queste oscure coincidenze, ed in tutta l'Ungheria la canzone fu vietata nelle trasmissioni radiofoniche e nelle esibizioni pubbliche. Alcuni sostenevano fosse maledetta, che in realtà fosse stata scritta dal demonio in persona che poi l'aveva tramandata al compositore, mentre altri cercarono semplicemente di ignorarne l'esistenza perché troppo spaventati e continuarono ad andare avanti con le loro vite. Tutt'oggi non se ne sa nulla, ogni tipo di fonte certa o non è oramai irraggiungibile, qualsiasi cosa riguardi questa canzone è oramai etichettata come "fantasma". Il compositore stesso si suicidò, i suoi strumenti da lavoro sparirono, la sua stessa esistenza per anni ed anni venne messa in discussione.»

«Dazai, tu hai...» la voce del rosso tremò, la sua stessa saliva quasi gli rimase incastrata in gola. Non era tipo da credere a simili idiozie, non era tipo nemmeno da starle ad ascoltare simili idiozie, ma in un mondo come il loro, in un mondo dove esistevano abilità come le loro, e soprattutto dopo aver udito una voce quasi terrorizzata come quella di Dazai in quel momento, Chuuya si piegò alla possibile realtà celata dietro quelle parole.

«Ho ascoltato quella canzone, Chuuya, l'ho ascoltata. Mori-san mi ha chiesto di indagare riguardo alla faccenda, in quanto un dipendente della Port Mafia è stato ritrovato morto pochi giorni fa dopo aver udito a sua volta questa canzone. Inizialmente pensavo si trattasse di una sciocchezza, che in realtà quello si fosse solo voluto suicidare facendo scena, affinché si parlasse a lungo di lui; ma adesso non so davvero più cosa poter pensare.»

La voce del ragazzo dai capelli castani, che era solito essere il"comico" perenne della situazione, in quel momento sembrava tutto fuorché ironica mentre ammetteva il non saper più come orientarsi riguardo quella faccenda. Si stava inoltre maledicendo, odiando per averne fatta parola con il suo ragazzo, per averlo coinvolto, per averlo messo apertamente in pericolo, ma sapeva bene che in un modo o nell'altro Chuuya avrebbe scoperto prestissimo tutto.

« Che idiota! Sono tutte dicerie e favolette metropolitane, non ci crederai davvero voglio sperare! La classica storiella per spaventare i bambini, nulla di cui preoccuparsi! Magari anche quell'uomo deve averla sentita decidendo di usarla solo per non sembrare qualcuno morto in modo penoso e da codardo.»

Probabilmente, con quella sorta di tono canzonatorio -quasi di una mamma che sgrida il proprio figlio ingenuo e credulone-, il giovane Nakahara stava cercando di rassicurare se stesso ed il suo fidanzato anziché prenderlo in giro come quello magari si sarebbe aspettato. Aveva imparato, in passato, a sue spese, che tutte le dicerie avevano alla base qualcosa di vero, qualcosa che essenzialmente non era inventato, ma ciò nonostante decise di non dar peso a tutta quella storia per il bene suo e di Dazai stesso.

«Chi l'avrebbe mai detto, Chuuya-kun, io non di certo sai?» esclamò il maggiore, con uno di quei sorrisini quasi autocommiserativi stampato sul volto pallido che, illuminato dalla luce della luna che alta splendeva in cielo quella notte, sembrava quasi quello di un uomo già morto.

«Cosa, Dazai?»

«Un aspirante suicida, qualcuno che ogni giorno balla con la morte, una persona che cerca costantemente un suo bacio fatale, spaventato da una canzone che conduce esattamente al suicidio. Non trovi che il modo in cui il destino è solito divertirsi con noi semplici e stupidi umani, sia davvero crudele?»

Erano passate solamente poche ore da quando, pur di dimostrare quanto stupida fosse stata l'azione di quell'uomo che aveva creduto bastasse inscenare così poco per non risultare un semplice ed inutile codardo, il giovane dirigente della Port Mafia aveva ascoltato quella canzone. Eppure, in modo quasi inquietante, era come se da allora un peso gli gravasse all'altezza del petto, dove vi era il cuore. Forse, suo malgrado, era davvero la consapevolezza di stare per morire quella che l'opprimeva ad ogni singolo respiro?

Era colpa sua, era colpa unicamente sua, colpa di quei bellissimi capelli scarlatti, colpa di quegli occhi blu così cristallini da poterci immaginare dentro il mare intero, colpa di quelle morbide labbra che ad ogni bacio sembravano sempre più buone, colpa di tutti i suoi "Ti amo" e colpa dell'amore che lo legava a lui. Era colpa di Chuuya Nakahara se Dazai Osamu aveva cominciato a temere la morte. Non era l'inferno a spaventarlo, il dolore che magari il suo cuore che si fermava gli avrebbe causato, il saper di non poter trovare alcuna salvezza neanche nella morte. A terrorizzare Dazai era la consapevolezza di dover perdere l'unica cosa che più amava, l'unica persona che aveva amato in tutta la sua vita, quell'unico uomo che l'aveva davvero reso un umano non immortale. Perché si sa: la morte diventa certa e vera solo quando la temi.

«Dazai... » anche il più basso fra i due, nel notare la serietà dell'altro, stava iniziando a preoccuparsi riguardo alla faccenda. Quella serietà, quello sguardo, quel modo di parlare, nulla di quell'insieme preannunciava qualcosa di buono. Oramai Chuuya aveva scartato dalla propria mente la possibilità che tutto ciò potesse essere uno scherzo, che Dazai lo stesse prendendo in giro, che di lì a poco sarebbero finiti a litigare come due stupidi. Aveva paura per quel maledetto maniaco dei suicidi che gli aveva strappato il cuore dal petto quando lui, povero ingenuo illuso, era convinto di non averlo nemmeno più un cuore disposto ad amare.

«Chuuya» la voce del castano tremò, quasi quello fosse sul punto di piangere da un momento all'altro, quasi potesse morire proprio in quel momento. Un ottimo attore decisamente, Osamu Dazai, probabilmente uno dei migliori in circolazione a Yokohama o forse proprio il migliore per eccellenza fra tutti. «Ti stavo prendendo in giro» esordì pochi secondi dopo, con un sorrisino tanto innocente ed ebete allo stesso tempo che, sapeva bene, avrebbe letteralmente fuso i nervi del suo partner. Deduzione esatta, il calcio che gli arrivò allo stomaco nemmeno ad un secondo di distanza era la prova che per l'ennesima volta il dirigente dell'associazione mafiosa non si era sbagliato.

Passarono qualche minuto litigare, forse un quarto d'ora, prima di incamminarsi nuovamente verso casa di Chuuya dato che quella sera, da gentiluomo qual era, il giovane Osamu aveva deciso di riaccompagnare personalmente a casa il suo amato. Voleva vederlo almeno un'ultima volta, parlargli, litigare con lui, dirgli la verità per poi nasconderla dietro ad una delle sue burle. Dazai l'aveva capito, l'aveva capito che quella sarebbe stata la sua ultima sera, che Mori Ougai aveva fatto la sua mossa, e aveva agito di conseguenza.

«Ti amo, Chuuya-kun, tanto tanto tanto!» esclamò, con quel tono dolce da ruffiano, con quel suo tono che mandava in tilt il sistema operativo del giovane uomo dai capelli rossi.

«Je t'aime»

Un bacio bastò a rendere campo alla pace appena fatta mentre, sulla strada per tornare verso la propria abitazione, a Dazai mancavano già quelle calde labbra rosee sulle proprie. Andava bene in quel modo, però. Si era giocato decisamente male quel caso, era caduto diritto nella trappola del suo boss ed adesso non gli restava che aspettare la sua ultima mossa. Sarebbe stato lui ad ucciderlo, oppure si sarebbe davvero suicidato da solo?

László Jávor e la sua abilità, l'ultimo acquisto di Mori Ougai e la sola ed unica arma perfetta per far fuori il più fidato ma pericoloso fra gli uomini a sua disposizione. Forse perché l'aveva capito già da un pezzo a quella parte: morto Odasaku, Dazai gliel'avrebbe fatta pagare amaramente, Dazai sarebbe cambiato,Dazai sarebbe diventato un nemico, Dazai si sarebbe schierato con l'agenzia dei detective che lui stesso tanto detestava.

***

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«Chuuya? Chuuya apri gli occhi! Chuuya! Chuuya no! Chuuya cosa stai facendo? »

Il giovane dirigente della mafia, deglutendo a fatica, si ritrovò ad indietreggiare in quella che era la sua piccola stanza da letto dove, fino a qualche minuto prima, stava beatamente dormendo. Era confuso, frastornato, ma soprattutto terrorizzato da quanto si stava palesando dinnanzi ai suoi occhi increduli: quello che aveva proprio davanti a se era davvero il ragazzo che poco prima aveva lasciato a casa sua? Lo stesso che aveva dolcemente baciato? Lo stesso che ogni notte lo amava di un amore passionale ma dannatamente innocente, quasi come un angelo? No, non voleva crederci, non poteva davvero crederci.

«Chuuya! Fermati!» sussurrò dunque, ritrovandosi adesso incapace di urlare, immobilizzato dalla paura. Allora cosa? L'aveva preso in giro per tutto quel tempo? Aveva fatto il burattino di Mori Ougai ogni volta che erano andati a letto assieme, ogni volta che gli aveva detto di amarlo, ogni volta che lo aveva sfiorato con la paura quasi di potergli far male? Non era possibile, non era davvero possibile, o forse lo era ma per Dazai accettarlo si rivelava qualcosa di inconcepibile tant'era assurdo.

Il rosso, ad un millimetro da quello che doveva essere la persona che più amava al mondo, afferrò il collo di quello sollevandolo da terra di qualche centimetro. Strinse la presa, digrignando i denti in un sorriso quasi animalesco, inumano, un sorriso che per il dirigente della Port Mafia si rivelò la più sottile ma dolorosa delle spine che si insinuò nel suo petto e, lentamente, in pochi secondi, anche nel suo cuore.

«Chuuya-kun, fermati ti prego. Qualsiasi cosa ti abbia detto il boss, qualsiasi cosa ti abbia promesso, qualsiasi minaccia...sistemeremo tutto assieme, io e te, come abbiamo sempre fatto. Ti amo così tanto Chuuya-kun, perché tu invece mi stai facendo questo?»

Perché lo stava facendo? Per quale motivo lo stava tradendo in quel barbaro modo? Perché proprio la persona che amava stava cercando di ucciderlo? Era davvero un ordine proveniente dal Boss? Era qualcuno a controllarlo? Alla fine comprese, alla fine gli occhi di Dazai si fecero strada in quel mare di oscurità e compresero quanto stava accadendo. Voleva davvero porre fine in quel modo alla sua vita, Mori Ougai? Lasciando che il suo adorato maniaco dei suicidi odiasse qualcuno che in realtà non era davvero presente in quel luogo, che in realtà era nel suo caldo letto a dormire dove Dazai stesso lo aveva lasciato? Povero illuso.

«It is autumn and the leaves are falling, all love has died on earth»

Sussurrò "Chuuya" mentre, lentamente, gli occhi del giovane Osamu si chiudevano e le sue labbra lasciavano fuggire via un ultimo:

«Ti amo, Chuuya-kun. Ieri, oggi e per sempre.»

Sapeva bene che quella che stava vivendo in quel momento era tutta un'illusione, che nella realtà il suo corpo si stava togliendo la vita da solo guidato dai fili tesi da Mori Ougai, e sapeva bene di poter annullare tutto con un solo tocco ma non lo fece. Il boss aveva davvero previsto ogni cosa: se Dazai si fosse ribellato, se fosse fuggito da quella dolce morta che lui gli aveva riservato, a pagarne le conseguenze sarebbe stato solo ed unicamente Chuuya e lui non era questo ciò che desiderava.

"La canzone del suicidio ungherese, l'abilità di László Jávor, la capacità di entrare nella mente di qualcuno ed ucciderlo e, così, manovrare anche il suo corpo in un perfetto omicidio dalla maschera del più semplice suicidio. Ottima scelta, Mori-san, ottima scelta."

***

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«Stai mentendo! Non può essere vero, è tutta una menzogna, una sporca menzogna! Lasciami entrare!

LASCIAMI ENTRARE! CAZZO TI HO DETTO DI LASCIARMI ENTRARE!»

Erano le braccia di Kouyou Ozaki a sbarrare la strada a Chuuya che, nonostante si dimenasse e cercasse di fuggire da quell'abbraccio, dovette rassegnarsi a rimanere immobile. La prima fra le donne che mai aveva avuto il profumo materno, adesso, in quel momento, agli occhi del giovane ragazzo dai capelli rossi appariva come la figura più odiata in tutta la sua vita. Perché non gli consentiva di vederlo, di vedere il suo Dazai, di vedere la persona che amava, di vedere con i suoi occhi quell'unica persona capace di ridurlo in quello stato?

Stava piangendo, stava davvero piangendo come uno stupido moccioso dell'asilo che non voleva spararsi da sua madre, e nonostante non fosse un religioso e Dio gli facesse schifo stava pregando affinché tutto ciò si rivelasse unicamente un brutto incubo. Voleva semplicemente svegliarsi, aprire gli occhi e sentire l'odore del suo fidanzato stuzzicargli le narici, sentire la sua dolce presa che lo teneva stretto a se, sentire il suo respiro caldo accarezzargli il collo. Dazai era tutto il suo mondo, era l'unica ragione per la quale non si limitava più ad esistere ma viveva pienamente la sua vita, era la scintilla che gli permetteva di sentirsi immensamente vivo.

Quando poté approfittare di un momento di distrazione della donna che lo teneva stretto a se, Chuuya, sgusciò via e finalmente riuscì ad entrare nell'appartamento di Dazai, raggiungendo la sua stanza. Raggiungendo quella dannata stanza, ritrovandosi prigioniero adesso di quelle pareti che erano le uniche spettatrici di tutte le notti che trascorrevano assieme, delle frasi intrise di passione ed amore che si sussurravano a vicenda, dei gemiti che si fondevano tra loro in una melodia che solo due amanti come Chuuya e Dazai stesso potevano apprezzare e comprendere a fondo.

«Dazai» mai quel nome gli era stato tanto difficile da pronunciare in vita sua, nemmeno quella dannata sera in cui si era finalmente deciso a rivelargli i suoi sentimenti.

«Dazai» mai quel nome si era intriso di dolore e sconforto come quel giorno, nemmeno quando lo avevano quasi ucciso dinnanzi ai suoi occhi o quando, pochi mesi prima, a seguito della morte di Odasaku, gli aveva chiesto una pausa.

«DAZAI! DAZAI! DAZAI! DAZAI! DAZAI! DAZAI! DAZAI! DAZAI!» le corde vocali del rosso si ritrovarono a implorare pietà, vibranti e tese com'erano per quelle urla. Dolore. Dolore. Dolore. Dolore. Solo ed unicamente un mare di dolore in cui annegare lentamente. Solo ed unicamente un mare di dolore in cui affondare e chiudere gli occhi, sperando di poter esser cullati da quelle acque scure e dense. Solo un mare di dolore dal quale è impossibile riemergere. Un dolore che però fu come una volata di vento talmente gelida e inaspettata che costrinse le lacrime di Chuuya a trasformarsi in un varco verso una verità che non aveva mai contemplato fino a quel momento: Dazai non si sarebbe mai suicidato adesso che stava con lui, gliel'aveva giurato, e se anche si fosse deciso a morire non si sarebbe ucciso in quel modo. Ma alla fine era troppo tardi, il sorriso calmo e pacato di Mori Ougai -che nel frattempo gli si era avvicinato e aveva posato sulla sua spalla destra una mano- fu il tassello definitivo che mancava al rosso per completare il puzzle che si era creato nella sua mente. Strinse i pugni, singhiozzando: seppur lo avesse ucciso lì ed in quel momento, non sarebbe servito a nulla se non ad auto-condannarsi.

Il corpo senza vita di Dazai Osamu fu ritrovato quel giorno stesso, impiccato nella sua camera da letto, dalle autorità locali che, in base alle informazione agli indizi in loro possesso, archiviarono il caso come un semplice suicidio. L'unico oggetto rinvenuto nella sua stanza,oltre alle normali cose che erano solite trovarsi lì, fu il suo cellulare che per l'intera notte aveva continuato a riprodurre un brano intitolato:"Gloomy Sunday ". Inutile dire che in pochi giorni neanche nella stessa Port Mafia si udì più il suo nome, forse perché tutti avevano effettivamente compreso chi vi era dietro la morte dell'acclamato dirigente. A lui seguì, come si potrebbe già immaginare, Akutagawa: vendetta, morte ed un amore fin troppo forte per lo stesso Dazai per poter rinunciare al desiderio di uccidere con le proprie mani colui che gli aveva sottratto quell'uomo che, per lui, era pari ad un dio. Akutagawa amava Dazai come Catullo amava Lesbia, tutto il mondo per lui in confronto al suo amore era di valore pari ad un soldo misero se non meno

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«It is autumn and the leaves are falling, all love has died on earth ...» la sua voce era calma e rilassata, come quella che una mamma usa per cantare una ninna nanna al proprio bambino. Non c'era nessun'emozione che trasparisse bene in quel tono, non dolore, non rabbia, non tristezza, nulla; come se improvvisamente avesse davvero smesso d'esser umano. Menzogne.

«Vorrei tanto fingere di credere alle vostre parole boss, fingere di credere che Dazai sia effettivamente stato vittima di un killer misterioso. Ma conosco Dazai, conosco la persona che amo, non potete proprio prendermi in giro.»

«Ti sbagli, Chuuya-kun, non voglio certamente prenderti in giro. Ho ucciso Osamu Dazai perché mi era d'intralcio, perché sapevo bene cos'avrebbe fatto. Ma sono un uomo di parola, mi sono detto che se fosse morto senza opporre resistenza non ti avrei ucciso e non intendo dunque farlo nonostante tu mi stia puntando contro una pistola. Goditi la tua eternità di dolore, Nakahara Chuuya-kun...»

«Riporterò indietro Dazai, boss, credo che oramai l'avete capito. Ma prima mi assicurerò di avervi ucciso con le mie stesse mani. Non so bene se esiste o meno un modo per riportare in vita i morti, non so cosa mi aspetterà o tutto ciò che accadrà dopo ciò...eppure sono certo che riuscirò nel mio intento.» concluse, premendo il grilletto e lasciando partire il colpo, ma a precipitare nel buio non fu Mori Ougai ma Chuuya stesso.

«Buonanotte, Nakahara Chuuya-kun!» sorrise allegro il boss della Port Mafia.

──────── ( ⚰️ ) ────────

ANGOLO AUTRICE  

Inizialmente questa è stata la prima 'Soukoku' in assoluto che avevo mai scritto, quindi presentava vari errori e forse anche incoerenze. Adesso, dopo questa attenta revisione, spero risulti più chiara e magari più interessante. Posso dirvi con certezza di averla totalmente rivoluzionata, tanto che molte cose sono state cambiate. Inizialmente doveva avere un sequel, eppure a distanza di tempo le idee che avevo in serbo per quel progetto sono sparite e di conseguenza ho deciso di terminare in questo modo diverso la storia. E' un finale in un certo senso aperto, non è certo ciò che accade a Chuuya come potete aver letto quindi sbizzarritevi con le vostre teorie su quanto può essergli accaduto. Questo è tutto, spero magari possiate lasciarmi qualche vostro parere! Se notate qualche errore sottolineatelo pure nei commenti!

   
 
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