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Autore: V4l3    17/11/2020    2 recensioni
Dal testo [...] Alex ripensò a quella conversazione avuta con Francesca e si chiese perché sia lei che la madre fossero così convinte che lui l’avrebbe aiutata, non erano parenti, non avevano niente in comune e lei ora era lì per stravolgergli la vita.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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La mattina seguente la giornata non era per nulla migliorata, Alex si era cambiata almeno due volte, indecisa su come andare vestita: alla fine aveva optato per un pantalone scuro pesante, degli stivaletti e un maglioncino a collo alto di colore crema, voleva un abbigliamento sobrio, com'era lei del resto; aveva deciso di legarsi i capelli in una coda, ma alla fine l'aveva sciolta e ora si stava spazzolando i capelli per l'ennesima volta. 

Era agitata, non poteva negarlo.

Non sapeva cosa aspettarsi e questo le creava davvero ansia. Non era neanche riuscita a mangiare nulla a colazione, aveva bevuto giusto un cappuccino che però continuava a starle sullo stomaco; sospirò per l'ennesima volta, decidendo di mettere due fermagli ai lati della testa per fermare parte dei capelli e, una volta deciso che potesse andare bene, uscì dal bagno e si avviò nel salotto dove trovò Jason già pronto, per nulla turbato, aveva solo uno sguardo più cupo e serioso, ma quando la vide le sorrise

-Pronta?- le chiese e lei si trovò a buttare fuori un lungo sospiro per fare un cenno del capo e seguirlo fuori.

Arrivarono all'ufficio preposto in dieci minuti di macchina che per Alex furono lunghi come un'ora ferma in fila, le sembrava che il tempo quel giorno la stesse prendendo in giro, giocando sul fatto che lei fremeva dalla voglia di togliersi il pensiero del primo incontro, mentre lui dava l'impressione di trascorrere con una lentezza disarmante, anche le macchine davanti a loro sembravano sapere che in qualche modo avevano fretta e, per burlarsi di loro, davano l'idea di volerli rallentare a tutti i costi;  un ennesimo sbuffo le uscì dalle labbra facendo ridere Jason

-Alex, cerca di stare tranquilla- le disse –non stai respirando!- aggiunse riuscendo comunque a farla sorridere, seppur in maniera tirata

-Vorrei avere la tua calma- ammise e lui la guardò un attimo prima di concentrarsi di nuovo sulla strada

-E' una calma apparente la mia- le disse –ma se continui a rimanere con il fiato corto, mi toccherà rianimarti- e lei si ritrovò ad arrossire sentendolo ridere al suo fianco

Nonostante pensasse il contrario, arrivarono puntuali e vennero mandati al primo piano di quell'edificio in mattoni grigi, con finestre bianche, nell'ufficio 15 dove erano attesi dai funzionari che avrebbero lavorato la loro pratica.

Si ritrovarono a salire quella scala in pietra, abbellita da una ringhiera in ferro battuto con motivi floreali che li accompagnò fino alla loro destinazione. Alex guardava l'enorme edificio, gli spazi grandi, il pavimento lucido che stavano percorrendo, le persone che giravano al suo interno, sperando con tutto il cuore che quell'incontro si potesse svolgere nel migliore dei modi.

Arrivata davanti la porta Jason si fermò e la guardò sorridendole

-Ci siamo- le disse e lei si trovò a deglutire mordendosi il labbro, ma poi una mano  le prese il volto e lei si ritrovò a fissare quegli occhi che tanto amava, avvertendo il suo viso prendere il solito colore dell'imbarazzo, si era abbassato al suo livello e il suo profumo la travolse 

 –Andrà bene- le disse sorridendole per poi avvicinarsi al viso e posare un leggero bacio sulla  fronte –Ce la faremo- le sussurrò per guardarla un'ultima volta e bussare alla porta in legno scuro davanti a loro

Vennero accolti dalla voce di una donna che li invitò ad entrare; la stanza era piuttosto ampia, con al centro un bel tavolo in legno di forma ovale con diverse sedie tutte intorno, ampie finestre facevano entrare lo scorcio di quella grigia mattina, l'illuminazione era data da lampade dorate che proiettavano una luce calda in tutta la stanza, abbellita da un quadro molto grande su una delle pareti dove era disegnato un paesaggio collinare e da alcune librerie piene di enciclopedie

-Buongiorno- la voce del funzionario fece concentrare l'attenzione di Alex verso una donna sulla sessantina ben portati, si era alzata dal suo posto per andargli incontro e porgere loro la mano, aveva un viso magro, un naso piuttosto lungo e dritto, occhi azzurri molto belli appena truccati, una bocca piccola ma che mostrò una dentatura perfetta, portava un rigoroso tailleur marrone scuro che metteva in risalto la sua carnagione chiarissima e i capelli talmente biondi da sembrare bianchi, acconciati dietro la nuca

-Buongiorno- rispose stringendole la mano

-Sono Emily Larson, molto piacere- si presentò per poi fare un cenno con la mano verso le poltrone

–Accomodatevi pure- disse loro riprendendo posto al lato opposto del tavolo dove già c'erano diversi fascicoli aperti, Alex si strinse nelle spalle sentendo la preoccupazione crescere

-Sta arrivando anche il mio collega, è andato a prenderci un po' di caffè, spero vada bene- disse con un sorriso

-Molto gentili, grazie- rispose Jason, Alex allungò lo sguardo verso di lui trovandolo a proprio agio e con un leggero sorriso sulle labbra

-Bene- disse la donna indossando un paio di occhialetti da lettura dalla montatura in plastica di colore rosso –Mentre aspettiamo, intanto vi chiedo di confermarmi i vostri dati anagrafici, per favore- e porse loro un foglio, Jason si avvicinò al tavolo e lesse velocemente

-Sì, sono corretti- rispose passandolo nuovamente alla donna che lo prese e lo sistemò in uno dei fascicoli, in quel momento la porta si aprì e alle spalle di Alex e Jason entrò un uomo alto sul metro e ottanta, cinquant'anni, forse qualcosa meno pensò Alex osservandolo, era moro, anche lui con occhi chiari, un naso un po' grosso rispetto al viso leggermente coperto da una barba, indossava un abito blu, con camicia azzurra e appena entrò sorrise loro, mentre posò il vassoio con i caffè sul tavolo e si presentò allungando una mano

-Buongiorno sono John Miller- Jason si alzò e così fece Alex presentandosi e stringendogli la mano, poi l'uomo si affiancò alla collega

-Prego servitevi pure- li esortò e Jason si avvicinò di nuovo al tavolo

-Alex ti metto un po' di latte, va bene?- le chiese e lei si trovò a sussurrare un sì, sentendosi priva della possibilità di dire altro, quando si voltò a guardare verso i due funzionari, vide la donna osservarla da sopra gli occhialetti e sorriderle, per poi riprendere a cercare qualcosa tra i fogli, Alex deglutì e ringraziò Jason che le passò il bicchiere, aveva bisogno di bere qualcosa vista l'arsura che sentiva

Anche i funzionari presero i rispettivi bicchierini

–Oggi è davvero una giornataccia- esordì il Signor Miller bevendo un po' di caffè – abbiamo preso acqua da quando siamo partiti- aggiunse con un sorriso facendo sorridere anche la sua collega

-Sì, sono due giorni che il tempo è così, purtroppo questo è il periodo peggiore- disse Jason e l'uomo fece un cenno d'assenso

-E' vero, per i prossimi due, tre mesi, sarà difficile trovare una bella giornata- affermò, Alex si sentiva sulle spine, odiava le conversazioni fatte solo per riempire i momenti morti, ma allo stesso tempo era terrorizzata da quello che sarebbe potuto succedere, chiedendosi se anche quelle parole buttate lì potessero essere comunque un modo per analizzarli

-Infatti ci chiedevamo quando avevate in mente di convolare a nozze- chiese allusiva la donna sorridendo appena e Alex avvertì il sangue ghiacciarsi

-Oh, beh, pensavamo di farlo appena avessimo preso il visto-affermò Jason e la donna fece un cenno con il capo segnando qualcosa su un foglio, mentre l'uomo accanto a lei si era sistemato meglio sulla sedia, prendendo un ennesimo fascicolo e una penna in mano

-Non con la bella stagione?- chiese curioso –Sarebbe un peccato se vi trovaste ad affrontare il giorno del matrimonio con questo tempaccio- disse, Jason si sforzò di sorridergli

-Vorremmo fare un passo per volta, Signor Miller, prima questo e poi inizieremo a pensare al matrimonio- l'uomo fece un cenno con il capo

-Signor Parker, Signorina Savelli, sapete come sono le tempistiche collegate a questo tipo di richieste? – chiese loro la donna togliendosi gli occhiali per guardarli bene, Alex si scrutò con Jason il quale sospirò prima di rispondere

-Sappiamo ciò che c'era scritto nella domanda di richiesta, abbiamo letto che bisognerà seguire una serie di colloqui e attendere il responso per poter procedere e ottenere così il foglio di vista per Alex- spiegò, la donna fece un cenno d'assenso con il capo, incrociando le braccia sul tavolo

-Sì, in realtà questo tipo di situazione, richiede del tempo, come potete immaginare- parlò ad entrambi, con voce pacata e ben impostata, aveva sicurezza in ogni cosa che diceva

–All'inizio questo tipo di situazioni si sbrigavano con alcuni colloqui, ma con il tempo e con i matrimoni finti che si sono scoperti, sono un po' cambiate le regole- spiegò –So che ai vostri occhi non siamo ben accetti, lo possiamo perfettamente capire, dando per scontato che il vostro sia un rapporto a tutti gli effetti vero, ma purtroppo per qualche mela marcia in passato, si è dovuto ricorrere ad essere piuttosto rigorosi in queste faccende- Alex bevve ancora dal suo bicchiere, cercando di trovare la calma

-Ci sembra più che giusto, vero Alex?- la voce di Jason le fece voltare il viso verso di lui e istintivamente sorrise per poi tornare a guardare verso i due funzionari

-Assolutamente- affermò e la donna fece un cenno con il capo, rimettendosi gli occhiali

-Bene, abbiamo letto che lei, Signorina Savelli, è qui da qualche mese- e Alex la vide prendere un  ennesimo fascicolo ed aprirlo

-Sì- rispose –Sono qui da cinque mesi- aggiunse, la donna annotò ancora qualcosa, prima di tornare a fissarla

-E come si trova?- le chiese con un leggero sorriso

-Non è stato facile all'inizio- ammise sorridendo a sua volta –ma adesso non vorrei essere da nessun'altra parte- aggiunse sforzandosi di rimanere calma, pur sapendo di dire solo la verità. Jason cercò di non mostrare l'emozione che provò nel sentirle dire così, sperando nel profondo del suo cuore che fosse davvero quello che voleva: restare lì con lui.

-Come mai non è stato facile all'inizio?- chiese ancora la Signora Larson e Alex si trovò a deglutire, osservando anche l'uomo davanti a lei 

-E' stato un cambiamento non da poco venire qui, non ero molto convinta a dire il vero- la donna le sorrise

-Abbiamo visto che lei ha perso sua madre, circa otto mesi fa, vero? Ci dispiace molto- sembrava sincera

-Grazie, sì purtroppo è vero -confermò

-Lei è di Roma, come mai è venuta qui?- l'uomo si intromise sorridendole

-Mia madre era una vecchia amica di Jason- rispose e il Signor Miller senza guardarla segnò anche lui qualcosa su quei fogli

-Signor Parker lei che lavoro fa?- chiese senza guardarli ma continuando a scrivere

-Sono uno scultore, lavoro il legno- la signora Larson lo guardò stupita

-Un lavoro bello quanto raro- affermò e Jason fece un cenno d'assenso con il capo

-Sì, non è molto comune al giorno d'oggi- la donna riprese a scrivere così come l'uomo, Alex si ritrovò ad incrociare lo sguardo con Jason che le sorrise

-Lei Signor Parker è di qui?- continuò l'uomo appoggiandosi allo schienale della sedia

-No, sono nato a Londra, lì vive la mia famiglia- rispose serio

-Lei è per caso il figlio del Signor Parker, l'avvocato e diplomatico?- gli chiese e Jason storse leggermente il naso –Sì, sono io- ammise e l'uomo gli sorrise

-Ma davvero? Conosco il vostro studio per alcune pratiche, quindi Will è suo fratello- e Jason si limitò a rispondere con un cenno del capo

–Come sta suo padre? Abbiamo saputo non stare molto bene- s'inserì la donna e Jason sopirò

-Ha subito un intervento al cuore, si sta riprendendo anche se la situazione non è facile- spiegò

-Ci dispiace, speriamo riesca a rimettere presto- aggiunse l'uomo

-Grazie- rispose Jason, entrambi i funzionari ripresero a scrivere

-L'indirizzo che ha riportato è dove vivete?- chiese loro Larson

-Sì, viviamo lì- Jason si sistemò meglio sulla sedia, mentre Alex si strinse le mani in grembo

-E' di sua proprietà la casa?- Jason fece un cenno con il capo prima di rispondere

-Era dei genitori di mia madre, ma la mia famiglia non ama molto questo posto, per cui lasciano che ci viva io- la donna abbassò lo sguardo e riprese a scrivere

-Ha scelto una carriera completamente diversa rispetto suo padre e suo fratello- constatò l'uomo guardandolo –Come mai? Infondo avrebbe avuto un lavoro assicurato- Jason serrò la mascella, troppe volte gli avevano detto quelle parole

-E' proprio per questo che ho scelto altro, non volevo quel tipo di vita, conoscendola molto bene- l'uomo lo fissò qualche attimo, prima di sorridergli e scrivere

-Lei signorina Savelli lavora?- domandò la donna

-Sì, lavoro da tre mesi al pub Blue Line- affermò

-Ha un contratto?- chiese ancora la donna, stavolta senza guardarla

-Sì- e vide la donna fare un cenno con il capo

-Come si trova?- chiese poi, guardandola da sopra gli occhialetti con un sorriso appena accennato, Alex si strinse nelle spalle

-Benissimo, lavoro la sera e mi trovo bene sia per il lavoro in sè sia per le persone con cui lavoro- rispose

-Srebbe possibile, magari più in là, parlare anche con il suo datore di lavoro?- chiese l'uomo

-Mi scusi, come mai?- s'intromise Jason, non si aspettava quella richiesta, l'uomo si appoggiò al tavolo

-Prima, questo tipo di richieste non venivano fatte, ma oggi ci prendiamo ogni possibilità per poter accertare il rapporto che hanno le persone che fanno richiesta del foglio di vista, anche parlare con familiari e, o, datori di lavoro, amici, eccetera- spiegò l'uomo

-Capiamo che questo può significare violare la vostra privacy, Signor Parker, ma deve capire che lo facciamo unicamente per darvi la possibilità di ottenere il via libera- aggiunse la donna, Jason serrò la mascella, per nulla contento della cosa

- Posso farvi io una domanda?- l'uomo lo guardò con un leggero sorriso

-Ma certamente, siamo qui anche per chiarivi tutto quello che concerne la procedura- disse, Jason fece un cenno d'assenso 

–Quanti colloqui avete intenzione di fare per assicurarvi che la nostra relazione sia vera?- chiese con arroganza, Alex fremette sulla sedia vedendo l'espressione seria che sia la Signora Larson che il Signor Miller gli rivolsero

-Vede, Signor Parker, come già detto, capiamo che possiamo risultare invadenti..-iniziò il Signor Miller

-Invadenti è solo una delle parole che avevo in mente- lo interruppe Jason e Alex sospirò azzardando un sorriso imbarazzato verso la Signora Larson che le aveva rivolto uno sguardo attento; il signor Miller rise divertito

-Non ha mezze misure, vero signor Parker?-chiese ironico –Le piace chiarire subito quali sono i suoi pensieri- aggiunse scuotendo appena la testa e riprendendo a scrivere, Jason sbuffò

-Amo la chiarezza e sapere che verrà fatto il terzo grado anche ad altre persone oltre a noi, è una cosa che non mi va molto a genio- disse risoluto

-Se ne faccia una ragione Signor Parker – la compostezza della donna gelò Alex che si strinse nelle spalle

-Se davvero volete sposarvi, questa è la procedura, né più né meno- disse risoluta, riprendendo a scrivere; Jason sbuffò appoggiandosi allo schienale della sedia e Alex ebbe l'impulso di allungare una mano e posarla su quella di Jason che si girò a guardarla sorpreso, per poi sorriderle e stringerla

-Signorina Savelli, ha parenti in Italia?- la domanda la gelò completamente, guardò in imbarazzo il Signor Miller che le aveva rivolto la domanda –Suo padre?- chiese ancora l'uomo, Alex scosse la testa sforzandosi di rispondere, sentendo la presa di Jason farsi più serrata sulla sua mano

-No, mia madre non sapeva chi fosse mio padre, mi ha avuto molto giovane, non l'ho mai saputo- il Signor Miller riprese a scrivere

-Parenti di sua madre?- chiese allora la donna appoggiandosi al tavolo e incrociando le mani davanti a lei, sembrava interessata alla questione, Alex scosse ancora una volta la testa

-No, nessuno, mia madre aveva tagliato da tempo i rapporti con loro, eravamo solo io e lei- rispose cercando di mantenere lo sguardo in quello fermo della donna davanti a lei

-Non deve essere stato facile- ipotizzò la donna

-Non lo è stato, ma mia madre è riuscita a non farmi pesare questa cosa- affermò risoluta, la donna riprese a scrivere

-Signor Parker, frequentava ancora la madre della Signorina Savelli, prima che venisse qui?- Jason fissò l'uomo davanti a sé prima di rispondere

-No, non ci vedevamo da anni, ma siamo sempre rimasti in contatto- affermò serio

-Quindi voi due non vi conoscevate prima?- chiese ancora l'uomo e Jason confermò con il capo

-La conoscevo dai racconti di Emma, la madre, ma non l'avevo mai vista prima del suo arrivo- specificò, seguirono attimi di silenzio che vennero spezzati dalla voce della donna che sorrise poco convinta

-Non è un po' strano che una donna con la quale non aveva più rapporti così stretti, facesse venire qui sua figlia? E non è strano che nel giro di pochi mesi sia scoppiato l'amore, tanto da arrivare al matrimonio?- chiese e Alex percepì l'ansia attraversarla dalla testa ai piedi

-Sì- ammise semplicemente Jason spiazzando un po' tutti –Lo è stato, non mi sarei mai aspettato che Emma facesse venire qui sua figlia, ma eravamo davvero molto amici, forse ha solo voluto un aiuto in un momento delicato per lei; per quanto riguarda i sentimenti, sono reali- i due funzionari li osservarono qualche secondo per poi scambiarsi una rapida occhiata

-Signorina Savelli lei conferma?- chiese la donna senza guardarla

-Sì, è stato inaspettato quando ho saputo di dover venire qui- ammise, la donna alzò il capo attenta fissandola

-Ha appena detto che ha saputo di dover  venire qui, è corretto?- chiese e Alex deglutì

-Sì- rispose incerta

-Come lo ha saputo?- Alex sentì la mano di Jason stringerla leggermente e questo le diede la forza di continuare

-Tramite il legale che seguiva la situazione di mia madre- affermò –nella lettura delle sue ultime volontà c'era la richiesta che io venissi qui e restassi finché fosse possibile o finché non decidessi di andarmene-aggiunse

-Lei ha un conto intestato con una cifra non indifferente, Signorina Savelli- affermò il Signor Miller

-Sì, è il lascito di mia madre- rispose

-Sarebbe possibile mettersi in contatto con il suo legale?- chiese ancora la donna

-Certo- rispose Alex e la donna le passò un foglio 

– Bene ci lasci una mail o un recapito, ce ne occuperemo noi- le disse e Alex prese il telefonino per ricopiare il numero dell'avvocato con relativa mail

-Bene signori- esordì dopo qualche minuto il Signor Miller –per oggi abbiamo finito- disse alzandosi con un sorriso di circostanza stampato sul volto, seguito dalla sua collega e così anche da Jason e Alex che sentì chiaramente le gambe farsi molli come burro, ringraziando che Jason le stesse ancora tenendo la mano, perché aveva l'impressione che le forze le stessero per mancare

-Ci vedremo giovedì alle undici sempre qui- disse ancora l'uomo stringendo la mano a Jason e subito dopo ad Alex –Vi preghiamo di informarci qualora vi doveste allontanare dalla città o se ci fossero problemi- aggiunse, Jason sorrise fintamente cordiale

-Ma certamente- rispose per poi stringere la mano alla donna

-Vi vorrei avvertire che prima o poi verremo a visitare anche la vostra abitazione- comunicò quest'ultima con un sorriso appena accennato

-Cosa intende?- chiese Jason preso in contropiede

–Quello che ho detto Signor Parker, verremo anche a visitare la vostra casa- ripetè

-E quando?- chiese brusco, la donna ampliò il sorriso per nulla turbata

-Intanto continueremo con i colloqui, Signor Parker, per cui si rilassi- rispose stringendo la mano ad Alex per poi dare loro le spalle e avviarsi di nuovo verso il tavolo; Jason sospirò pesantemente facendo un cenno di saluto al Signor Miller ed uscendo dalla stanza, Alex stava per seguirlo ma la voce dell'uomo la fermò

-Non dev'essere un tipo semplice, il nostro Jason- disse con un sorrisetto sulle labbra, Alex si girò verso di lui –Quindi lei giudica un libro solo dalla copertina?- chiese a sua volta vedendogli sparire quell'aria ironica con la quale la stava guardando

–Arrivederci- salutò velocemente l'uomo, seguendo Jason e appena mise il piede fuori quell'edificio si ritrovò a fare un lungo sospiro di sollievo, chiedendosi se non avesse esagerato nel parlare al Signor Miller in quel modo, ma le era venuto così naturale da non rendersene conto; le aveva dato fastidio sentirlo parlare di Jason a quel modo, anche se quest'ultimo non si era proprio trattenuto al colloquio, ma lo poteva capire perfettamente: sapere che da quel momento in poi sarebbero stati sotto la lente d'ingrandimento non era proprio il massimo, avendo sempre paura di fare qualcosa che potesse mettere in dubbio il loro rapporto; inoltre, ora, sapevano che avrebbero messo sotto torchio anche altre persone e la cosa la impensieriva non poco; sospirò e si guardò intorno per cercare Jason, trovandolo appoggiato al suo pickup con una sigaretta accesa, aveva il volto basso e la sua postura era piuttosto rigida, Alex gli si avvicinò e solo quando gli fu davanti, lui si decise ad alzare la testa, aspirò una lunga boccata di fumo, prima di prendere la sigaretta e spegnerla

-Stai be..- lui però la interruppe

-Mi dispiace, dovevo essere meno irruento- le disse, il volto scuro e la mascella ben tesa, lei si morse il labbro guardandosi intorno

-Hai fatto quello che avrei fatto anche io, se non mi fosse venuto il panico- ammise –le loro domande, i loro atteggiamenti, il modo di parlare, tutto mi fa saltare i nervi- sbuffò –sembra che siamo colpevoli  ancora prima di iniziare tutto- lui sospirò frustrato

-Questa cosa che vorranno parlare con i miei familiari, non mi fa stare per nulla tranquillo- ammise -dai andiamo-così dicendo montò in auto e lei lo seguì

****

Arrivarono al pub di Mike che trovarono intento a smontare una lampadina appesa al soffitto

-Vi stavo pensando ragazzi!- gli disse scendendo dalla sedia sulla quale si era arrampicato

 –Come è andata?- chiese e Jason sbuffò sedendosi al suo posto. Il locale era chiuso, era l'una del pomeriggio, per cui anche Alex si accomodò al bancone

-Non saprei che dirti- rispose sospirando, in quel momento arrivò dalla cucina anche Liz

-Allora?- chiese entusiasta, ma il sorriso le morì sulle labbra vedendo le facce sconsolate di Alex e Jason

-Sarà difficile- disse quest'ultimo –sono belli tosti- aggiunse, Mike sospirò e si avviò dietro al bancone prendendo un paio di bicchieri per riempirli di birra e passarli ai due arrivati

-Sono due uomini?- chiese curioso

-No, un uomo e una donna- rispose Alex bevendo poi un sorso di birra

-Uno più stronzo dell'altra- disse Jason rabbioso

-Beh ma che pretendevi? Delle fatine?- chiese ridendo Mike per sdrammatizzare

 –Era prevedibile che fossero due persone che non si lasciano prendere per i fondelli- si appoggiò al bancone sospirando –Che vi hanno chiesto?- Jason fece un breve riassunto e sia Liz che Mike rimasero parecchio colpiti dalle tante domande e dal modo in cui i funzionari si erano mossi

-Beh sì, devo ammettere che non mi sembra molto semplice, anche se non lo credevo, ma sentendo quanto mi hai detto, credo che vi aspettano giorni duri, ragazzi- disse il rasato prendendo un po' di carne che intanto Liz aveva portato per mangiare qualcosa

-Che avete in mente di fare?- chiese la moretta guardando la sua amica che si strinse nelle spalle

-Cercheremo di fare del nostro meglio- rispose e Liz sbuffò spazientita

-Voi dovete fare di più!- sbottò –Qui vi state giocando il futuro di entrambi se ancora non l'avete capito!- Alex abbassò il capo sentendosi in qualche modo colpevole, mentre Jason sbuffò appoggiando il viso ad una mano

-Grazie Liz, adesso sì che è tutto più semplice! A volte mi chiedo cosa faremo senza di te!- la punzecchiò facendo ridere Mike che venne colpito alla testa da uno scappellotto da parte della sorella

-Dico sul serio, idiota!- gli rispose –Tu e Alex rischiate grosso se questi due tipi sospettano che state solo facendo finta! Vi dovete impegnare di più!- Jason scosse la testa sorridendo

-Faremo quello che possiamo- le rispose e lei assottigliò lo sguardo

-Evidentemente non è abbastanza!- Mike le posò una mano sulla spalla per farla calmare

-Avanti Liz, non ti sembra di esagerare?- le chiese e lei si scostò dal fratello

-Vi ricordate che c'è il rischio del carcere?- Alex a quella parola sentì il sangue ghiacciarsi 

–Voi potete essere accusati di mentire e passare grossi guai! Non potete rischiare!- le parole di Liz scossero sia Alex che Jason che a quel punto sospirò tornando serio, sapendo bene quanto la ragazza avesse ragione, ma sinceramente non aveva idea di come poter fare; non potevano certo far finta più di quanto stavano già facendo, sarebbe risultato troppo evidente, ma la cosa stava davvero diventando complicata

-Cambiando discorso- esordì Mike –sabato è il tuo compleanno, no?- e Jason lo guardò stralunato

-Che diavolo centra questo?- chiese e il rasato rise divertito

-Nulla, ma ho organizzato qualcosa per te!- gli disse gongolando, mentre il volto di Jason si tramutò in una smorfia 

–Lo sai che non amo le feste, non vedo perché quest'anno dovrebbe essere diverso- Alex intanto sentì lo stomaco stringersi, sapendo cosa Mike avesse organizzato, guardò verso l'amica che le fece un cenno del capo ed entrambe si avviarono in cucina per stare più tranquille

-Come stai?- le chiese la moretta vedendola sottotono

-E' tutto talmente frustrante che mi viene da urlare-ammise Alex sedendosi sullo sgabello, Liz rise divertita

-Perché non provate ad essere un po' più complici davanti ai funzionari?- le chiese con sguardo malizioso e Alex arrossì all'istante girando lo sguardo

-Perché sarebbe evidente che stiamo fingendo- Liz sbuffò

-Sì, forse, ma almeno gli potreste far vedere quello che vogliono vedere- Alex la guardò senza capire, così Liz continuò –loro si aspettano una coppia, per cui è ovvio per loro che due ragazzi si tengano per mano, si abbraccino, sorridano complici, si bacino- Alex rimase a bocca aperta diventando di varie tonalità di rosso

-Non..non credo di poterlo mai fare, Liz- la moretta le sorrise

-Devi dire a Jason che dovete fare un po' più la coppia e meno la bella e la bestia!- Alex iniziò a ridere per quella frase e ringraziò Liz che come al solito riusciva a tirarla su di morale

****

-Pensi di farcela?- Jason sospirò alla domanda di Mike, le ragazze erano andate in cucina, per cui era libero di parlare con il suo amico

-No- ammise –pensavo di sì, ma credo davvero che sarà durissima passare i colloqui, soprattutto perchè sicuramente chiederanno di parlare anche con la mia famiglia- Mike gli si sedette accanto, bevendo anche lui un po' di birra –Quando verranno qui, ti posso assicurare che farò di tutto per Alex- Jason gli sorrise grato, sapeva di poter contare su lui e Liz e tutto in quel momento era importante

-Avete parlato un po'? Le hai chiesto cose un po' più personali, così da poterle riferire a quei due?- Jason scosse la testa –No, non ci siamo parlati su quel fronte- Mike alzò il sopracciglio curioso

-E su quale fronte?- chiese con aria maliziosa, Jason gli rifilò un'occhiataccia

–Non fare il cretino- gli disse-le ho dato però tutto quello che avevo conservato della madre- Mike rimase sorpreso da quella rivelazione

-Lettere, biglietti di auguri, foto, ho voluto dargli la scatola che tenevo per poterle permettere di capire un po' meglio il legame che c'era tra Emma e me- si passò una mano tra i capelli sospirando –tornando da Londra lei mi ha raccontato un po' della loro vita e del fatto che Emma le avesse parlato di me, in qualche modo, mi ha dipinto come un amico speciale e mi ha raccontato che la madre trovava conforto solo quando poteva scrivermi- si girò verso un Mike attento ad ascoltare –non mi ha mai dimenticato,Mike, anzi, sentendo Alex era proprio il contrario- sorrise stancamente, gli sembrò di avere addosso mille anni

–Sono io ad aver creduto il contrario- continuò- sono io ad aver pensato che lei mi chiamasse sempre meno perché mi stesse dimenticando, che mi scrivesse sempre meno perchè avesse altro da fare- sospirò sentendo un nodo allo stomaco –pensavo che si fosse trovata qualcuno e avesse iniziato a vivere la sua vita, che di me non ricordasse nulla- scosse leggermente la testa con un sorriso malinconico a colorirgli il volto –ma la realtà era che si era ammalata e non poteva più scrivermi come prima, chiamarmi quando voleva- si coprì il viso con entrambe le mani, sentendo una tristezza profonda pesargli sul cuore;

-Mi dispiace davvero molto amico- disse Mike posando una mano sulla sua spalla per dargli conforto, Jason si girò verso di lui, lo sguardo liquido e un'espressione di gratitudine

-Dai, che ti farò passare questo muso lungo- lo prese in giro il rasato e Jason si trovò a ridere

-Non voglio festeggiare Mike!- ribadì, ma il rasato lo liquidò con un gesto della mano

-Sì che festeggerai, è inutile che dici il contrario, a costo di prenderti di peso, tu verrai con me e gli altri!- Jason sbuffò per poi sorridere all'amico

-Prima del festeggiamento, avrei qualcosa da fare di importante, non so se ti ricordi che ho altri colloqui- disse e Mike sospirò 

–Li affronterete da coppia, no?- e Jason lo guardò scettico

–Da coppia?- ripetè e il rasato sorrise

-Approfitta di questo momento – gli disse allusivo facendolo dapprima inorridire, per poi scoppiare a ridere all'espressione sorniona che Mike aveva assunto

-Mike sei davvero un coglione- disse bevendo un po' di birra

-No, amico, quello è il tuo stato di solito- rispose –ma a parte gli scherzi, dovreste sforzarvi ad essere un po' più complici se volete che vi credano- Jason guardò nel bicchiere oramai vuoto

-Lo so, ma sarebbe una forzatura, si vedrebbe e non mi va di mettere a disagio Alex- Mike sospirò 

-Jas, se non li convincete, rischiate grosso, non scordarlo quando ti ritroverai a parlare con loro- entrambi sospirarono

–Che altro è successo a Londra, non ti ho ancora chiesto nulla- Jason lo guardò incerto e quell'occhiata venne subito intercettata da Mike che assottigliò lo sguardo

-Jas?- lo richiamò, vedendolo come girasse lo sguardo verso il bancone –Che cazzo hai combinato?- 

 

  
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