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Autore: Khailea    17/11/2020    0 recensioni
Un'avventura action con trame avvincenti e personaggi unici e caratteristici!
Saghe appassionanti e ricche di colpi di scena, special divertenti e di ogni genere!
Unisciti alle stravaganti avventure degli studenti della Werewolf Shadow!
I personaggi di cui si parla in queste storie sono inventati da un gruppo di role chiamato Werewolf's Shadow 2.0.
Questo è il secondo progetto di fiction scolastica del gruppo fatto con l'approvazione dei suo componenti.
Non ci sono collegamenti con il precedente progetto e la trama é molto diversa.
Il logo del lupo appartiene al nostro gruppo esattamente come i personaggi e l'ambientazione.
Se volete unirvi a noi potete fare richiesta qui https://www.facebook.com/groups/660949357417726/members/
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Personaggi in questo capitolo: 
Jack 
Daimonas 
Ailea
Khal 
Lighneers 
Zell 
Astral 
Lacie 
Hope 
Grace 
Milton 
Seraph 
Alexander 
Johanna 
Samantha 
Nadeshiko 
Ayame 
Ryujin
Yume
Cirno
Vladimir
Annabelle
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Sammy-Ryujin-Johanna-Grace:
 
Riprendersi dal combattimento nella serra non fu certo semplice, soprattutto per Sammy, ma ben presto il gruppo fu pronto a continuare, e fece del proprio meglio per muoversi il più silenziosamente possibile.
Volevano evitare altri scontri, e quindi avevano impiegato un po’ di tempo per uscire dal loro nascondiglio, visto il giardino era ancora pieno.
A poco a poco avevano anche visto numerose persone tornare in casa, il che non era certo vantaggioso, ma non potevano nemmeno andarsene ormai.
Il primo ad uscire dalla serra fu Ryujin, che dopo aver controllato i dintorni fossero sicuri chiamò le altre con un gesto della mano.
L’interno della casa di Ayame era molto elegante, ma erano evidenti anche segni di numerose lotte.
-Gli altri staranno bene?-
Chiese Sammy guardandoli.
-Ma certo, sono tutti fortissimi. Proprio come te.-
Ryujin stava cercando di infonderle un po’ di fiducia, ma anche lui era preoccupato.
-Non c’è sangue per adesso, quindi possiamo stare tranquilli. Direi di andare di sopra e…-
Il rumore di alcuni passi zittì Grace, che non perse tempo e corse verso la prima porta disponibile. Entrarono così nella grande stanza da ballo, o almeno questo sembrava, alla loro sinistra, tuttavia i corpi di tre maggiordomi li allarmarono.
-E se si svegliano?-
-Non si sveglieranno Johanna. Ora pensiamo a cosa fare contro gli altri.-
Grace stava cercando di pensare nella maniera più razionale possibile; usare il pianoforte come ostacolo poteva essere una buona idea, ma pesava troppo per tre persone, visto Sammy non la contava al momento, e nel farlo avrebbero potuto far rumore lasciandosi subito scoprire.
-Usiamo le tende?-
La proposta di Johanna poteva essere sensata, infondo sistemandole sopra la porta potevano creare un piccolo ostacolo per chi arrivasse.
-Ok, facciamo in fretta però.-
Alcune erano già a terra, quindi non impiegarono troppo per prenderle. Nel frattempo Ryujin aveva subito controllato l’altra porta, e non trovando nessuno nel nuovo corridoio provò anche a dare un’occhiata alla stanza alla sua destra.
Tornando indietro purtroppo non regalò buone notizie.
-Da quella parte ci sono la sala da pranzo ed altre stanze, ma non ci sono scale. Le uniche disponibili sono infondo al corridoio dopo la porta stiamo sbarrando.-
-Cosa?!-
Grace voleva tirarsi i capelli, ed il ragazzo non le aveva nemmeno detto del cadavere nella sala da pranzo. L’aveva omesso più che altro perché non era certo un bello spettacolo, e sperava di evitare altri turbamenti alle ragazze.
-Ok ok calma. Possiamo comunque farcela, dobbiamo solo pensare.-
Di solito Grace era una persona più concentrata sull’azione, ma al momento non poteva permetterselo, e stava cercando di trovare il modo migliore per tenere tutti in sicurezza.
-Va bene, ho un’idea. Speriamo solo funzioni.-
Mettendo in atto il loro piano passò così una decina di minuti, prima che un gruppo di persone entrasse nel salone.
-Dite sono qui?-
Uno di loro parlò con voce bassa, mentre gli altri continuavano ad ispezionare ogni angolo.
-Forse sono usciti da lì, blocchiamo loro la strada.-
In brevissimo tempo il salone fu nuovamente vuoto, ed i quattro poterono uscire dal loro nascondiglio, ovvero un cumulo di tende che avevano fatto cadere.
L’idea di Grace era semplice, usarle come nascondiglio approfittando dei resti della lotta e far credere loro avessero proseguito.
-Non posso crederci abbia funzionato…-
Sussurrò sollevata la ragazza.
-Sei stata geniale, ora andiamo.-
Ryujin con un sorriso smagliante prese in braccio Sammy e fece strada verso la scalinata all’ingresso.
-Sai già cosa c’è al secondo piano?-
Chiese Johanna una volta raggiunta la scalinata.
-No, ma immagino lo scopriremo presto.-
Il ragazzo cercò di mantenere alto il suo umore, ma trasalì immediatamente quando sentì una voce non molto lontana.
-Ho sentito qualcosa, vado a controllare.-
Un uomo si stava avvicinando, ed era meglio non farsi trovare lì quando sarebbe arrivato. Ormai sarebbe stato inutile muoversi più silenziosamente, quindi i quattro salirono di corsa le scale, trovandosi nel corridoio del secondo piano. Sperando non li avrebbe cercati proprio lì Ryujin li fece spostare verso il termine del corridoio alla loro destra, entrando nella prima porta raggiungibile.
Trovarono così una piccola biblioteca, diversa rispetto a quella dove le altre erano già state, ma altrettanto elegante e comoda.
La maggior parte dei libri sembravano riguardare l’economia e la politica, e c’era addirittura un mini bar ed un attaccapanni in ferro.
Almeno erano soli, ma non sapevano per quanto, visto c’era quell’uomo che ancora li cercava.
-Cosa facciamo? Casa di Ayame è taaanto grande…-
Disse a bassa voce la piccola Sammy, e subito Johanna cercò di tranquillizzarla.
-Tranquilla, siamo già al secondo piano. La troveremo presto.-
-Potremmo passare dalla finestra per evitare l’uomo ci sta seguendo. Solo sembra esserci ancora qualcuno in giardino…-
Ryujin fece molta attenzione a non mostrarsi dalla finestra, ed effettivamente aveva ragione. Molti si erano spostati all’interno, ma c’era ancora chi faceva da guardia.
Intanto Johanna si era guardata attorno in caso ci potesse essere qualcosa di utile, ma tutti si paralizzarono quando sentirono dei passi farsi sempre più vicini alla porta. La prima ad agire fu Grace, che afferrando l’asta dell’attaccapanni si posizionò esattamente dietro la porta, e non appena questa si aprì colpì in faccia chiunque si trovasse dall’altra parte.
Si trattava indubbiamente della persona li stava cercando, e per fortuna era sola.
-Portiamolo dentro!-
Johanna non perse tempo, e subito gli altri trascinarono l’uomo nella biblioteca, abbandonandolo in un angolo.
-Dobbiamo andarcene prima si risvegli.-
-O dovrò stenderlo di nuovo.-
Commentò Grace rispondendo a Ryujin, però il ragazzo aveva ragione, ora che ne avevano la possibilità dovevano proseguire.
-Ok, cerchiamo di raggiungere l’ultimo piano.-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Daimonas-Jack:
 
Una volta sistemati tutti i cecchini in un primo momento sia Daimonas che Jack avevano pensato di entrare direttamente dal terzo piano usando le finestre, ma avevano scartato quest’ipotesi quando avevano notato il numero di nemici ancora nei paraggi.
Ovviamente non tanto per loro, ma quanto per i loro amici, in caso quindi questi avessero avuto bisogno avevano deciso di prendere la strada più lunga.
-Vedi qualcuno?-
Chiese Jack non trovando nessuno del gruppo.
-No, ma il loro odore è molto forte. Stanno bene per adesso.-
Era sicuramente un sollievo, ed anche se in alcuni casi un simile olfatto gli creava problemi per quel momento fu utilissimo.
Visto l’obbiettivo principale di quella missione era trovare Ayame i due controllarono con molta attenzione tutte le stanze del primo piano, senza però grande successo. Una volta averne viste la metà passarono per il grande salone all’interno del quale, a quanto pare, molti altri erano passati, ed erano avvenute anche delle lotte. Ad ogni stanza Daimonas si assicurava oltretutto nessuno fosse rimasto ferito, e tirava di volta in volta un sospiro di sollievo.
Superato il salone trovarono l’ultima parte di quel piano, ed aprendo le varie porte incrociarono anche un piccolo magazzino.
-Beh, direi possiamo salire. Tu che dici?-
Chiese Jack sorridendogli, ma inaspettatamente l’altro scosse il capo.
-Se non ti spiace, vorrei prima estrarre i proiettili dal tuo corpo.-
Intendeva che voleva occuparsene lui personalmente?
Al solo pensiero l’intero corpo di Jack si irrigidì.
-C-certo! Dove?-
-Direi nel magazzino va bene. Così non ci disturberanno.-
Stava dicendo cose completamente innocenti, tuttavia la mente di Jack stava vagando per chissà quale luogo, e tutto ciò riuscì a fare fu annuire.
L’interno del magazzino era molto piccolo, pieno di scaffali e scatoloni, ma usando uno di questi per far sedere Jack Daimonas era certo di non dover avere problemi.
Prima di procedere creò un paio di piccole pinze, che avrebbero potuto semplificargli il lavoro.
-Come stai? So non puoi provare dolore, ma ci tengo comunque a saperlo.-
In verità il bruno era al settimo cielo per il fatto di poter stare da solo assieme all’altro, anche se già vivevano assieme.
-Tutto bene, tutto bene!-
Daimonas sorrise felice della cosa, preparandosi poi per estrarre il proiettile in fronte, ma per farlo dovette tenere la testa dell’amico con l’altra mano, posandola sulla guancia.
Era una situazione molto particolare, che portò Jack a trattenere il fiato dall’emozione.
-Sicuro vada tutto bene? Se vuoi smetto.-
-No! No no no, tu sei perfetto, anzi la perfezione! Se si cercasse perfezione sul dizionario troverebbero la tua foto, ma che una, mille!-
La sua improvvisa esplosione intenerì molto l’altro, che si lasciò sfuggire una risata imbarazzata, mentre Jack temeva di avere esagerato.
-Io…stai andando benissimo, tranquillo continua pure.-
-Va bene…comunque anche tu sei perfetto.-
Stavolta fu il turno di Daimonas di sentirsi imbarazzato. Non aveva mai fatto complimenti di quel genere a qualcuno, e non sapeva nemmeno come si flirtava, quindi andava un po’ a tendoni.
Naturalmente ciò bastò a far sciogliere Jack, che non si accorse nemmeno del primo proiettile che veniva estratto. Visto non sarebbe stato utile Daimonas li fece semplicemente cadere a terra, ma ancora non sapeva quanti proiettili doveva estrarre.
-Quante volte ti hanno colpito?-
-Mh, non saprei effettivamente. Proviamo a capirlo dai buchi della maglia.-
-Forse dovresti direttamente toglierla.-
Se stava cercando un modo per fargli venire un infarto, ci stava riuscendo.
-Ah beh si hai ragione anche te. Renderebbe tutto più facile. Yeeee stiamo senza maglia. O meglio sto io senza maglia!-
Sembrava un bambino di cinque anni, come se non avesse mai avuto una relazione!
Certo, non era finita molto bene, ma contava comunque qualcosa. Avendo riacquisito quella parte di memoria ormai persa aveva ricordato anche le litigate, presenti in ogni relazione, ma anche le insicurezze e paure.
Il timore di sbagliare si era ripresentato anche con Daimonas, ma sapeva bene lui fosse diverso dal ragazzo con cui era stato. Proprio perché era diverso però non sapeva come muoversi, quindi andava avanti con i piedi di piombo.
Nel frattempo si era tolto la maglia, e con molto garbo Daimonas aveva iniziato a passare un dito sulla sua pelle. Lui stesso sentiva il cuore battere molto più velocemente rispetto al solito, soprattutto per quel contatto, ma cercò di non darlo a vedere nonostante un leggero rossore sul viso.
Fino ad ora qualsiasi suo gesto non aveva infastidito Jack, e questo era un bene, ma non voleva osare troppo, ed inoltre non l’aveva fatto spogliare senza un buon motivo.
In pochi minuti aveva identificato sette colpi di pistola, e con movimenti precisi aveva estratto i proiettili da ciascuno.
-Mi dispiace per la maglia.-
Disse nel frattempo, visto questa si era un po’ rovinata.
-Ma no, fa metal, non trovi?-
Effettivamente per alcuni andava di moda le maglie bucherellate, ma non era un campo l’altro ragazzo conosceva molto bene, quindi si limitò ad annuire.
-Sul torace e sulla schiena non dovrebbero essercene più.-
Effettivamente il processo di guarigione stava già chiudendo i buchi rimasti.
-Ottimo, che dici devo togliermi anche i pantaloni?-
Quell’ultima battuta suscitò una reazione molto più forte da parte di Daimonas, che non riuscì a trattenere l’acceso rossore alle guance.
-E-ecco…-
Era evidentemente in imbarazzo, ma allo stesso tempo non era arrabbiato, e già per il tono assunse il suo viso Jack rimase di sasso.
-Sei…sei arrossito?-
Chiese quasi come se non ci credesse, ma quella domanda fece temere a Daimonas che Jack potesse non trovarla come una cosa positiva.
-Scusa, non volevo. Sarà meglio procedere.-
Prima che l’altro potesse fermarlo il ragazzo era già fuori dalla porta, nel disperato tentativo di calmarsi. Jack intanto era ancora imbambolato sul posto, ma non appena si rese conto di quello poteva essere successo si tirò uno schiaffo sulla fronte.
-Sono un idiota!-
Purtroppo non era un buon momento per portare avanti quella conversazione, ma se era arrossito così voleva pur dire qualcosa, no?
Più avanti avrebbe chiarito tutta questa situazione.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nadeshiko-Astral-Lacie:
 
-Ayame nya!-
Nonostante il fallimento della prima idea, ovvero quella di arrampicarsi lungo i muri, Lacie non aveva minimamente perso il suo spirito sicuro, ed una volta sconfitti tutti i nemici attorno a loro si era diretta subito in casa, seguita da Nadeshiko ed Astral, che tentava di contenerla.
-Calmati! Ci farai notare troppo!-
-Ma ci hanno già scoperti nya, ti hanno anche attaccato!-
-Lo so proprio per questo non dovremmo attirarne altri!-
Purtroppo, come raggiunsero il primo corridoio della casa comunicante con la serra, si trovarono davanti già una nuova minaccia, che almeno Lacie, dal modo in cui gli soffiò contro, conosceva bene.
Si trattava dello stesso ragazzo l’altra sera l’aveva attaccata a casa di Hope e Grace, e che era fuggito dalla finestra.
-Tu nya…-
Il ragazzo proprio come quella sera non disse una parola, ma tentò subito di attaccarle con le sue due fruste, stavolta con fare più aggressivo; lo spazio ristretto danneggiava di molto il gruppo oltretutto.
-Lo conosci?-
Chiese il fratello corrugando la fronte.
-Ci ha attaccati ieri sera nya. E’ per colpa sua ho dei segni nya.-
Segni?
Non ne aveva visto nessuno, ma non ne aveva nemmeno avuto tempo. L’istinto fraterno di Astral si fece subito vivo, e con esso la rabbia nei confronti di chi avesse ferito la sua amata sorellina.
-Bastardo!-
Il suo urlo, misto alla carica che a sua volta portò contro l’altro ragazzo, suscitò probabilmente un po’ di spavento da parte di quest’ultimo, che saltando sulla parete lo evitò appena in tempo, anche se Astral tentò comunque di sparargli contro un paio di volte.
Lacie a sua volta per la sera prima voleva fargliela pagare, e non appena il ragazzo mise un piede sulla parete lei fece lo stesso, aggrappandosi a lui e facendolo cadere a terra.
Da lì partì una breve lotta nella quale entrambi sferrarono svariati pugni, ma visto né Astral né Nadeshiko da quel punto potevano aiutarla cercarono subito di farla allontanare.
-Lacie proviamo ad uscire!-
Nadeshiko ancora sulla porta sperava dal giardino potessero avere un po’ più di vantaggio, ma notò con dispiacere che un'altra ragazza stava correndo proprio in quella direzione.
-Come non detto! Arriva qualcuno!-
La sua prima intenzione fu quella di chiudere la porta, ma gli altri due non l’avevano nemmeno sentita.
Lacie con un calcio era stata allontanata dall’avversario, e subito dopo Astral l’aveva attaccato con un pugno in faccia, seguito da un altro paio prima che il ragazzo avvolgesse una delle fruste dal braccio al collo.
Da lì tentò subito di strozzarlo, ma Lacie saltandogli addosso lo graffiò alla schiena aprendo dei grossi tagli, e riuscì a liberare il fratello appena in tempo.
-Bastardo nya!-
Dall’altra parte Nadeshiko intanto stava cercando di tenere la porta bloccata, ma l’altra ragazza pur di raggiungerla frantumò la piccola finestrella con una mano, afferrandole i capelli.
-Aiaiaia! No non ci provare!-
I capelli, assieme ai milkshake al cioccolato erano tra le cose più importanti che nessuno doveva azzardarsi a toccarle, e così l’azzurra nel tentativo di difendersi le afferrò il polso, tirandola contro la porta per farla sbattere contro.
Si ritrovò però lanciata fuori a sua volta quando, senza volerlo Astral scaraventò il ragazzo, sollevandolo di peso, proprio contro di lei.
-Nadeshiko!-
Preoccupato sia lui che la sorella si precipitarono fuori, dove il tizio con le fruste sembrava essere svenuto, mentre l’altra ragazza era ancora avvinghiata a Nadeshiko, tirandole i capelli.
-Smettila di tirarli! Con tutti i trattamenti che ho fatto costano più di te!-
Ormai l’azzurra era furiosa, e non lesinò colpì di alcun genere alla ragazza, fino a quando non divenne evidente che aveva perso i sensi, ed allora Astral la trascinò via.
-Ehi tigre calma. L’hai battuta.-
-Spero per lei non mi abbia strappato nemmeno un capello!-
Urlò furiosa in risposta Nadeshiko, mentre il ragazzo si rivolse alla sorella.
-Ora smetterai di urlare ed attirare gente?-
-Nya, ok…scusa.-
Non l’aveva fatto apposta, però comunque se ne dispiaceva. Astral comunque non poteva tenerle il broncio a lungo, e subito l’abbracciò.
-Va tutto bene, adesso cerchiamo di oltrepassare almeno la porta, che ne dite.-
-Si nyahah!-
Ancora una volta Lacie superò l’ingresso, con tutta l’energia di cui era capace ma, questa volta, più silenziosamente.
Magari sarebbero riusciti ad arrivare al secondo piano senza lottare più con nessuno.
 
 
 
 
 
 
 
 
Khal-Ailea-Alexander:
 
Procedendo verso il secondo piano il piccolo gruppetto rimase per qualche minuto ad osservare le varie porte si trovavano nei paraggi, decidendo alla fine di iniziare a controllare le stanze partendo da quella alla loro sinistra.
-Non c’è nessuno qui…-
Sussurrò Ailea, facendo molta attenzione a controllare perfino il soffitto.
-E’ plausibile che, dopo l’attacco in giardino, quasi tutti si siano spostati lì ed al primo piano. Inoltre se Ayame si trovasse all’ultimo direi aumenterebbero le difese soprattutto lì.-
Alexander aveva cercato di ragionare nella maniera più efficiente possibile, ma non era detto che i loro nemici fossero organizzati in quel modo.
Khal nel frattempo cercò subito di aprire la porta e di controllare se ci fosse qualcuno all’interno, ma la trovò inaspettatamente chiusa.
-Bene, deve esserci qualcosa di interessante qui dentro. Alexander, puoi aprirla?-
Nonostante il tono gentile il fratello sapeva perfettamente fosse un ordine, e si affrettò ad agire.
-Non sapevo sapessi scassinare le serrature…-
Ailea aveva ancora una buona dose di malumore, intuibile anche dal suo tono e dalla sua espressione, ma era sinceramente colpita da quell’abilità, che in verità possedeva anche lei.
-Non si può mai sapere quando potrebbe essere utile, come in questo caso.-
Alexander tentò di sorriderle, ma risultò molto forzato. Al contrario del fratello lui non era in grado di falsificare le sue emozioni, e questo gli era valso molte punizioni in passato…in compenso però la serratura si aprì molto facilmente, ed i tre poterono entrare indisturbati.
Sembrava un semplice ufficio, con vari scaffali, una scrivania con una poltrona rossa, alcuni oggetti costosi e fragili ed una cassaforte.
-Direi che qui Ayame non c’è, andiamo.-
-Aspetta Ailea, questo posto potrebbe essere più importante di quanto credi.-
Khal sapeva bene di chi fosse quella stanza, non ci voleva certo un genio per capirlo, e non si sarebbe fatto sfuggire una simile occasione. Per una volta anche Alexander pensava lo stesso, e gli occhi di entrambi erano accesi di una luce particolare.
­-Che stai dicendo? Non stiamo trovando nessuno, quindi gli altri potrebbero essere già stati attaccati. Non abbiamo nemmeno trovato Ayame per fermare tutto questo e tu vorresti fermarti qui?-
Involontariamente aveva iniziato ad alzare la voce, e dentro di lei sapeva era ingiusto, però non comprendeva le loro decisioni.
Mentre Alexander pensava che assomigliasse molto al fratello, Khal non ne fu infastidito, e prendendole una mano cercò di convincerla.
-Qui ci saranno dati molto importanti, e magari scopriremo anche perché ci stanno attaccando. Non voglio ti accada nulla, per questo preferirei non ci dividessimo al momento, anche se so hai molta fretta.-
Per buona parte del discorso le stava mentendo; era assolutamente certo non avrebbero trovato nulla a riguardo degli attacchi rivolti al gruppo, e nemmeno gli importava. Ciò che invece stava cercando erano dati, informazioni e numeri sulle attività svolte dalla famiglia di Ayame.
Visto era chiusa a chiave non poteva non esserci nulla, e l’occasione era assolutamente irripetibile. Se non ci fosse stato quell’attacco in massa la stanza non sarebbe mai stata lasciata così incustodita.
Da parte sua Ailea voleva subito andarsene e continuare la ricerca, ma dopo le volte in cui aveva fatto di testa sua procedendo da sola non se la sentiva.
Se avesse abbandonato Khal nel momento del bisogno non se lo sarebbe mai perdonato.
-Fate in fretta però…-
Avendo via libera il ragazzo le diede subito un bacio sulle labbra, e procedette alla ricerca assieme al fratello, che si occupò direttamente della cassaforte.
Già da questo la ragazza intuì da sola non c’erano realmente informazioni sulla loro situazione, ma lasciò correre.
Khal nel frattempo stava aprendo documenti su documenti, scattando delle fotografie tramite una piccolissima ed estremamente avanzata macchina fotografica, i cui scatti erano assolutamente perfetti.
Non li avrebbe certo letti lì sul momento, ma ne avrebbe conservato le foto per analizzarle a casa.
-Avete finito?-
Chiese presto la ragazza spazientita.
-Quasi.-
Rispose Alexander cercando di muoversi ancor più velocemente.
-State approfittando della situazione così. Non sono documenti che vi riguardano.-
-Non possiamo saperlo.-
Sicuramente non riguardavano gli altri, ma i profitti dei due fratelli sì. Purtroppo per Khal però era evidente quanto questo irritasse la ragazza, e dovette agire di conseguenza.
-Va bene così Alexander, lascia stare la cassaforte.-
Il fratello si morse subito la lingua per non esser riuscito a terminare in tempo. Ci sarebbero state sicuramente delle conseguenze per questo, e l’idea lo spaventava.
Khal intanto stava cercando di ammorbidire la sua ragazza.
-Mi dispiace, so quanto questa situazione sia grave. Non volevo darti l’impressione sbagliata.-
Ailea non rispose, evitando anche il contatto visivo con lui. Non era veramente arrabbiata, e nemmeno avrebbe iniziato a pensar male dei due, ma in quel momento il suo umore le impediva di avere una conversazione pacifica, quindi tacere era forse la soluzione migliore.
-C’è qualcosa che non va? Ti ha dato fastidio che dopo ieri sera io sia diventato più protettivo nei tuoi confronti?-
Non sapeva nemmeno la metà dei controlli aveva posto su di lei, ma dar l’idea del ragazzo dispiaciuto era la cosa migliore.
-No…mi sento in colpa.-
-Perché dovresti? Non sei certo stata tu a causare tutto questo.-
Mentre parlava il ragazzo le accarezzava la testa come se fosse un docile cucciolo, ed Alexander conosceva bene questi suoi atteggiamenti. Stava cercando di ammorbidirla per portarla ad agire come meglio preferiva.
-No, ma ieri…mi sono allontanata dagli altri, e mentre noi eravamo in casa sono stati attaccati.-
-Non potevi prevederlo, non dovresti colpevolizzarti per ciò non puoi controllare.-
-Ok, per la cosa di quando eravamo a casa ci può anche stare, ma ci siamo divisi in gruppi proprio perché sapevamo ci avrebbero attaccati!-
Ed alla fine non aveva nemmeno portato indietro Lighneers, per non parlare di quello che le aveva detto.
Ma ci ciò non voleva dir nulla a Khal.
-Capisco come ti senti, anche io mi sono sentito responsabile per non averli difesi meglio. Però ora siamo qui, pronti ad aiutarli.-
-E non stiamo nemmeno combattendo.-
Protestò la ragazza corrugando la fronte.
-Non è sempre con la lotta che si aiuta qualcuno. Stiamo facendo del nostro meglio, e questo è l’importante.-
Era difficile dargli torto quando parlava con quel tono così piacevole alle orecchie. Alla fine Ailea non poté far altro che sospirare, ed appoggiare la testa sulla sua spalla.
-Ok…ma ora possiamo andare?-
-Ma certo. Alexander, forza procediamo.-
Annuendo il fratello li seguì, non prima di aver concluso tutte le foto, approfittando del tempo in cui i due avevano parlato.
 
 
 
 
 
 
 
 
Lighneers-Zell-Yume:

Era passata probabilmente una buona oretta da quando quella donna lo aveva drogato lasciando Lighneers solo con i suoi pensieri. Si sentiva come se centinaia di insetti gli stessero correndo sotto la pelle, ma le corde erano ancora molto strette e non poteva far nulla per alleviare quell’irritante sensazione.
Dubitava fosse dovuta solamente alla sostanza introdotta nel suo corpo, certamente c’era di mezzo anche il senso di colpa.
Tutto quello che aveva fatto nelle ultime settimane gli si stava rivoltando contro come un fiume in piena, rendendolo confuso e rabbioso. In realtà la convinzione di dover allontanarsi dagli altri si era solo fatta più forte, però in un modo o nell’altro l’universo glielo aveva detto chiaro e tondo non era quella la giusta strada da seguire.
Insulti e feriti gli erano solo tornati indietro.
-Merda…maledetti bastardi.-
Il fatto fosse stato imprigionato lo costringeva oltretutto a pensarci, visto non aveva distrazioni ad impedirglielo, e l’astio nei confronti dei suoi rapitori non fece altro che aumentare.
Da dove si trovava non riusciva nemmeno a sentire qualcosa dall’esterno, quindi non aveva idea di dove si trovasse. Poteva essere un magazzino abbandonato, un piano interrato di una casa, o chissà quale altro posto. A prescindere però non poteva in alcun modo andarsene lasciando quella donna vivere, era troppo pericoloso visto aveva scoperto la verità su di lui.
Purtroppo non era stato in grado di trattenersi, ma era stato un grosso errore lasciar prevalere la parte mostruosa che c’era in lui.
Doveva assolutamente evitare altri lo venissero a sapere, e per questo durante tutto il tempo in cui l’effetto della droga aveva cominciato a diminuire il ragazzo aveva cercato di liberarsi dalle corde.
Erano incredibilmente strette, sicuramente perché era importante non lasciarlo scappare, ma concentrandosi in particolar modo sui polsi e sulle spalle in qualche modo riuscì finalmente ad allentarle.
Non era certo ci fossero telecamere nel punto in cui si trovava, e per questo fece molta attenzione nel dare l’idea di sì starsi ribellando, ma di non aver ottenuto risultati.
Rimase quindi in attesa che qualcun altro arrivasse, quasi sorridendo quando sentì il rumore di una porta aprirsi.
Per tenere alta la sua commedia provò anche a girarsi come se fosse molto importante per lui scoprire qualche dettaglio in più sulla stanza in cui si trovava, ma fu molto più soddisfatto nel trovarsi affianco la donna di prima.
-Ci sono alcuni problemi con i tuoi amici. Dobbiamo assicurarci non ti trovino.-
Quindi erano vicini?
Erano lì per lui?
Non poteva essere, non aveva lasciato informazioni o tracce, e comunque perché mai dovrebbero cercarlo dopo tutto quello aveva fatto…l’autocommiserazione però non era la cosa più importante in quel momento.
Appena la donna rivelò un’altra siringa già pronta per essere usata Lighneer fece la sua mossa. Liberandosi dalla maggior parte delle corde le afferrò con una mano il collo, sollevandola da terra e sbattendola contro uno degli armadi di ferro.
Lei naturalmente subito tentò di iniettargli la sostanza, ma il ragazzo afferrando la siringa la spezzò a metà rendendola inutilizzabile. Tentò allora di calciarlo e graffiarlo, pur di liberarsi da quella presa che però si faceva sempre più forte.
Con sguardo serio gli occhi del ragazzo tornarono di un’accesa tonalità di rosso, ed i canini nuovamente si ingrossarono, stavolta sotto il suo volere.
-Non potrai raccontare a nessuno di tutto questo.-
Senza alcuna pietà il ragazzo spalancò la bocca, azzannando il collo della donna che urlando in preda al dolore tentò ancora di allontanarlo. Sembrava però impossibile, ed a ogni suo movimento la carne venne ulteriormente dilaniata, mentre il sangue macchiava entrambi ed il muro vicino a loro.
Le urla andarono avanti per pochi secondi, prima che il ragazzo lasciasse che il cadavere cadesse a terra, con il collo completamente squarciato.
Il ragazzo era ora coperto di sangue, ma non era questo ciò lo preoccupava. I morsi che le aveva dato sembravano quelli di un animale, e se qualcuno l’avesse vista in quelle condizioni avrebbe potuto avere dei sospetti sul suo conto. Per questo motivo posizionò il corpo esattamente davanti ad uno degli armadi, e spingendolo lo fece cadere sulla testa, in modo da schiacciarla ed impedire qualche spiacevole situazione.
Il rumore però fu molto forte, e nonostante i primi minuti nessuno si fece vivo una porta dall’altro lato dello stanzino si aprì…
Non molto tempo prima, intanto, Zell e Yume avevano continuato ad investigare all’interno della casa, cercando di evitare quanto più possibile altri nemici.
In qualche modo ce l’avevano fatta, raggiungendo così le scale del secondo piano.
-E’ veramente elegante casa di Ayame, un po’ mi dispiace per il trambusto.-
Disse Yume sussurrando, ricevendo uno sguardo perplesso da Zell.
-A me spiace di più che stiano tentando di ucciderci.-
-Vero, anche quello non è affatto carino.-
Scuotendo il capo il ragazzo preferì ignorarla, arrivando all’inizio del corridoio del secondo piano.
In realtà questo sembrava essere connesso con quasi tutte le stanze presenti, ed era molto più ampio rispetto al precedente.
-Ci sono così tante porte stavolta…dove andiamo? Oppure continuiamo a salire?-
Chiese la ragazza guardandolo, effettivamente le scale proseguivano fino all’ultimo piano.
-Ayame deve trovarsi o qui o di sopra, è meglio controllare bene prima.-
Il fatto ci fossero cinque porte non rese la scelta meno difficile, ma quando il ragazzo cominciò a sentire dei passi alle loro spalle non poté più aspettare.
-Qui.-
Sperando non li avessero visti il ragazzo corse verso la prima porta davanti ai due, entrandovi e chiudendosela subito alle spalle, facendo poi un gesto a Yume le fece capire di dover rimanere in silenzio per un po’, mentre lui con l’orecchio appoggiato alla porta cercava di sentire ogni suono proveniente dall’esterno.
Nel frattempo Yume aveva iniziato a guardarsi intorno, per vedere se ci fosse qualcosa di interessante. La stanza in cui erano finiti sembrava essere dedicata interamente allo svago; al centro si trovava un grosso tavolo da biliardo, ben curato e di pregiata fattura, mentre in un lato della stanza, aventi le pareti in legno ricoperte in buona parte da quadri eccentrici, c’erano un biliardino ed una grossa televisione posta davanti ad un divanetto.
C’era perfino un angolo bar, pieno di alcolici di vario tipo.
-Ayame si che ha gusto.-
Sussurrò la ragazza, guardando l’amico che ormai si era allontanato dalla porta.
-Ci sono dei passi, dobbiamo nasconderci.-
Facile a dirsi, ma nonostante ci fossero vari mobili nessuno di loro avrebbe potuto offrire un vero nascondiglio.
-E se ci mettessimo davanti alla porta per attaccare chiunque arrivi?-
Propose la ragazza portando mano alla propria katana.
-Il problema è che non sappiamo il loro numero…mh?-
Un rumore attirò l’attenzione di Zell, che confuso si guardò attorno.
Non proveniva dall’esterno della porta, ma l’aveva sentito con chiarezza da uno dei muri.
-Che c’è?-
-Credo ci sia un’altra porta qui da qualche parte…-
-Oooh una stanza segreta, proviamo a trovarla.-
Per il momento era la soluzione migliore, soprattutto se poteva significare un’altra via di fuga per loro.
La prima cosa che controllarono furono i muri, cercando di vedere se ci fosse qualche fessura, poi passarono ai mobili ed ai quadri, sperando che spostandoli rivelassero un interruttore o qualcosa di simile.
Solo raggiunto l’angolo bar finalmente notarono qualcosa di strano, ovvero un piccolissimo pulsante posto sotto una delle bottiglie.
-Facciamo attenzione, non sappiamo cosa troveremo.-
Disse Zell continuando a sussurrare, mentre Yume annuendo premette il pulsante. Si aprì quindi una sottile porta nel muro, e con passo leggero i due si avvicinarono.
La stanza nascosta era quasi completamente priva di luce, e sia i muri che il pavimento avevano un tono grigiastro.
Sembrava una sorta di sgabuzzino, ma ciò che vi trovarono li sorprese.
-Lighneers?-
A sua volta anche il verde li fissò stupiti, e non ci volle molto prima che i due si accorgessero del sangue e del cadavere a lui vicino.
-Cos’è successo?-
Chiese Yume preoccupata.
-…mi avevano rapito per costringermi ad amare Ayame. Lei sta molto male, e vogliono sbarazzarsi di tutto ciò che possa ferirla, voi compresi.-
Spiegò brevemente il ragazzo senza guardarli, quasi con vergogna.
-Oh, questo spiega tutto.-
Yume sorrise allegra vedendolo, ma non appena gli si avvicinò gli tirò un sonoro schiaffo sulla guancia.
Infondo se lo meritava, quindi il ragazzo la lasciò fare.
-Spero adesso avrai finito di comportarti come uno stronzo. Ayame sta male per colpa tua, ed anche altri hanno sofferto per il tuo comportamento da idiota. Andava bene fino ad un certo punto, ma adesso sarà meglio tu ci dia un taglio. Fino ad ora l’unica cosa che hai dimostrato è che sei solo un bambino incapace di una reazione matura di fronte alle difficoltà della vita.-
In che modo avrebbe potuto risponderle?
Istintivamente le avrebbe detto di stare zitta, che non erano cose la riguardavano, e l’avrebbe completamente ignorata, ma su una cosa aveva ragione.
Non poteva più permettersi di comportarsi così, per la loro sicurezza e per i suoi fratelli.
-Ho capito…-
Inutile dire la grande sorpresa da parte dei due, che però non presero male la sua reazione.
Doveva però dimostrare di aver capito, quindi una certa diffidenza rimaneva.
-Quindi dove siamo? Dov’è Ayame?-
Chiese subito Lighneers uscendo dalla stanza, abbandonando il cadavere, mentre Zell gli rispose.
-Siamo a casa sua, è qui da qualche parte.-
-Bene, allora andiamo.-
Appena i tre misero piede fuori dalla porta però scoprirono di non esser più soli, altrettanti maggiordomi della villa infatti erano entrati a controllare.
-Beh, uno per uno direi.-
Disse Zell facendosi scrocchiare il collo, ormai la lotta era inevitabile.
Il primo a reagire fu Lighneers, che afferrò una delle bottiglie vicino a sé e, saltando dal bancone, la frantumò sulla testa di uno dei tre, colpendo involontariamente durante il salto la radio vicina, accendendola.
Partì così una musica completamente casuale, che però diede un po’ di brio alla lotta.
-Hi, hi we're your weather girls.
Ah-huh.
And have we got news for you.
You better listen.
Get ready, all you lonely girls. And leave those umbrellas at home.
Alright.
Humidity is rising (uh rising), barometer's getting low (how low girl?).
According to all sources (what sources now?), the street's the place to go (we better hurry up).
'Cause tonight for the first time (first time).
Just about half-past ten (half past ten).
For the first time in history. It's gonna start raining men (start raining men).-
Yume ridendo divertita imitò il salto di Lighneers, ma l’uomo contro cui si era lanciato si allontanò immediatamente, provando a colpirla non appena toccò terra con la piccola ascia teneva tra le mani.
La ragazza però fu abbastanza agile da evitare il colpo, tirandogli un calcio sul mento non appena l’arma si conficcò nel terreno.
-It's raining men, hallelujah, it's raining men, amen. I'm gonna go out to run and let myself get absolutely soaking wet. It's raining men, hallelujah!
It's raining men, every specimen!
Tall, blonde, dark and lean. Rough and tough and strong and mean.
God bless mother nature, she's a single woman too. She took off to heaven and she did what she had to do. She taught every angel, she rearranged the sky. So that each and every woman could find her perfect guy.
Oh, it's raining men, yeah!-
-Ma proprio con questa musica dobbiamo farlo?-
Chiese Zell storcendo le labbra, lasciando che fosse l’ultima donna rimasta ad avvicinarsi al bancone.
Lei come arma aveva un sottile filo di metallo, sicuramente abbastanza resistente da farlo soffocare senza spezzarsi, se l’avesse raggiungo al collo.
Entrambi però mantenerono una certa distanza, perfino quando Zell venne chiuso dietro al bancone; aveva infondo un tirapugni dotato di coltello, non era un’arma da poco.
-Humidity is rising (humidity is rising, yeah yeah)!
Barometer's getting low (it's getting low, low, low, low, low, low, low, low, low).
According to all sources (according to all sources).
The street's the place to go. 'Cause tonight for the first time.
Just about half past ten.
For the first time in history. It's gonna start raining man (start raining men)!-
Lighneers intanto con il suo primo attacco era riuscito a disarmare l’avversario, e senza dargli nemmeno il tempo di riprendersi l’aveva afferrato per la testa spingendola contro la punta del biliardino.
Nonostante i colpi però l’uomo riuscì ad afferrargli un braccio, e ribaltandosi sul mobiletto portò Lighneers con sé.
-It's raining men, hallelujah! It's raining men, amen!
It's raining men, hallelujah!
It's raining men, amen! It's raining men, hallelujah
It's raining men, amen!
It's raining men, hallelujah!-
Yume continuò imperterrita la sua serie di attacchi, alternata tra calci e fendenti. Purtroppo ancora una volta si trovava qualcuno con un’arma che avrebbe potuto facilmente rompere la sua, quindi iniziava un po’ a sentire la frustrazione salire.
Ad un certo punto però, senza farglielo capire, lasciò che l’uomo l’attaccasse invece che continuare a difendersi, e nel momento in cui evitò il colpo la ragazza gli tranciò di netto il pollice.
-Oh oh oh oh!
It's raining men!
Tall, blonde, dark and lean. Rough and tough and strong and mean.
Hallelujah it's raining men, amen!-
Dietro al bancone intanto si era creata una piccola situazione di stallo, che fu Zell stesso a rompere, afferrando alcune bottiglie e lanciandole contro la donna.
Magari non ebbe lo stesso effetto di Lighneers, ma riuscì almeno a costringerla a cambiare posizione, e da lì lui ne approfittò per colpirgli le braccia con il tirapugni, ed in seguito le afferrò i polsi per bloccarla e non rischiare lo strozzasse.
-Non farti sorprendere, ragazza bagnata
So che lo vuoi
Sento che sta arrivando la tempesta
sta per cominciare
senti il tuono
non perdere la testa
togli il tetto e resta a letto
togli il tetto e resta.-
La lotta di Lighneers, spostatasi sul biliardino, stava andando avanti esclusivamente con pugni, e dalla posizione in cui si trovavano nessuno dei due si poteva dire veramente in vantaggio. Ad un certo punto però l’avversario afferrò una delle stecche da biliardo appoggiate lungo d’esso, e tentò di colpire il ragazzo usandone la punta.
Lighneers però riuscì non solo ad evitarlo, ma anche ad afferrare il polso dell’altro, rompendolo con una fortissima gomitata.
Nella frazione di secondo in cui l’uomo allentò la presa Lighneers gli afferrò l’asta di legno, rompendogliela sulla testa e facendogli finalmente perdere i sensi.
Dal punto in cui si trovava vide anche la situazione di Yume, presa da una lotta in cui al momento però si trovava svantaggiata.
Visto l’ascia era abbastanza piccola da muoverla facilmente l’avversario aveva iniziato a spingerla sempre più in un angolo con attacchi mirati alla testa, ed ogni volta la ragazza tentava di svicolare lui la raggiungeva.
Sarebbe stata una situazione veramente scomoda, se Lighneers non fosse arrivato con addirittura uno degli sgabelli in ferro posti vicino al bancone, tirandolo sulla testa dell’uomo, che cadde a terra.
Yume lo guardò per qualche secondo, prima di sogghignare divertita.
-Tu vinci solo tirando cose in testa alla gente?-
-Eh, oh si usa la testa, o si fa così.-
-Stanno piovendo uomini
alleluja
stanno piovendo uomini
amen
Stanno piovendo uomini
alleluja
stanno piovendo uomini
amen
Stanno piovendo uomini
alleluja
stanno piovendo uomini
amen
Stanno piovendo uomini
alleluja
stanno piovendo uomini
amen
Stanno piovendo uomini
Stanno piovendo uomini
Stanno piovendo uomini.-
Nel frattempo che la musica andava avanti Zell stava cercando di bloccare completamente la donna, ma questa era più forte del previsto, ed aveva rigirato la situazione facendo cadere il ragazzo sopra al bancone, tentando così di avvolgergli la corda attorno al collo.
-Non mi piace questa piegha…-
Per come combatteva lui, e per le regole che di solito seguiva, non andava matto per il gioco sporco, ma in situazioni di vita o di morte non poteva certo fare lo schizzinoso, e così tirò una ginocchiata all’intimo della donna, spingendola allo stesso tempo contro la parete piena di bottiglie, le quali le caddero tutte addosso.
L’urto forse sarebbe potuto bastare a farle perdere i sensi, ma lui volle assicurarsene lanciandole addirittura la radio, che andò in pezzi.
Concedendosi giusto il tempo di riprendere fiato il biondo si avvicinò alla porta verso l’ingresso.
-Abbiamo fatto troppo rumore, sarà meglio spostarsi.-
Nessuno ebbe da ridire a riguardo, ed almeno sembrava che Lighneers fosse addirittura più collaborativo.
Magari le cose avrebbero veramente potuto sistemarsi.
 
 
 
 
 
Seraph-Milton-Hope:
 
Rispetto a prima le tre non avevano incontrato nessuno mentre procedevano verso il secondo piano. Naturalmente avevano prima esplorato il primo, trovando soltanto altre stanze vuote, mentre le volte in cui sentivano la voce di qualcuno nelle vicinanze si allontanavano subito.
Il primo scontro non era stato semplice, ma se l’erano cavata bene. Nonostante questo però tutte e tre preferivano procedere con più calma e sicurezza, sperando non ci fossero trappole.
Raggiunto il piano superiore la loro prima idea era quella di procedere dalle stanze da sinistra verso destra e, in caso Ayame non fosse nemmeno lì, di andare all’ultimo piano comunicando agli altri tramite i cellulari cosa avevano trovato.
Non appena furono vicini alla prima porta però sentirono un piccolo gruppo di voci, ed immediatamente si allontanarono verso le scale. Purtroppo però anche di qua sembrava ci fosse qualcuno che si stava avvicinando, perciò non restava altra scelta se non entrare in una delle stanze. Sperando nella loro buona sorte scelsero la prima alla loro destra, e per i primi secondi non videro altro che oscurità.
Una volta che i loro occhi si furono abituati al buio scoprirono di trovarsi in una lunga stanza piena di letti a castello, aventi davanti a loro dei bauletti che riducevano ancor di più lo spazio per muoversi.
-Deve essere il luogo dove dormono i maggiordomi.-
Disse Hope sussurrando, zittendosi quando le voci avevano sentito s’avvicinarono alla porta. Istintivamente tutte loro cercarono un nascondiglio il più in fretta possibile; Hope si mise sotto uno dei letti, Milton aprendo uno dei bauli, trovandolo vuoto, vi si mise dentro, mentre Seraph imitò il loro aggressore nella sala da pranzo e si aggrappò a delle travi sul soffitto.
Rimasero immobili per svariati secondi, che per loro sembravano quasi ore mentre trattenevano il fiato. Quando però fu chiaro nessuno sarebbe entrato tirarono un sospiro di sollievo, ed uscirono dai loro nascondigli.
-Andiamocene prima arrivi qualcuno.-
Disse Seraph portando la mano alla maniglia, ma quando la girò scoprì che la porta era stata chiusa.
-Merda…-
-Dici sapevano fossimo qui?-
Chiese Milton preoccupata le avessero intrappolate.
-Fino ad ora ci hanno sempre attaccate, è più probabile volessero evitare qualcuno entrasse qui.-
-Ma ormai è troppo tardi.-
Concludendo la frase di Hope Seraph si mise subito a cercare tra i vari bauli, trovandoli per lo più vuoti.
-Cosa stai facendo?-
Gli occhi di Milton ancora non si erano abituati all’oscurità, ma era preoccupata il cercare dell’amica attirasse troppo l’attenzione dall’esterno.
-Non posso aprire la porta senza nemmeno una forcina.-
Rispose l’altra brevemente.
-Menomale che ci sei tu. Io non lo so fare.-
Disse Hope quasi dispiaciuta; le sue abilità sicuramente non erano utili in questo momento, e le dispiaceva molto restare con le mani in mano.
-Ailea non mi avrebbe lasciata in pace altrimenti. Però non è qualcosa faccio spesso, o che mi piace fare.-
-Anche Daimonas ha provato ad insegnarmi, però è più difficile del previsto.-
Ammise Milton mettendosi vicino ad Hope. Per il momento l’atmosfera era abbastanza tranquilla da permettere loro di tirare un respiro di sollievo, ed allentare la tensione.
-Abbiamo degli amici molto particolari.-
Hope si chiese se anche Alexander era in grado di farlo, ma a ben pensarci era così perfetta che non si sarebbe stupita se avesse saputo fare ogni cosa.
-Ognuno è più bravo in qualcosa. Il saper scassinare le serrature non è sempre utile, ed anzi per la maggior parte della vita magari non servirà nemmeno. Tu Hope sei brava a disegnare ed è utile per le mappe.-
Disse Seraph cercando di parlare allo stesso tempo in maniera supportiva ed anche oggettiva.
-E’ vero, anche se certe volte vorrei essere brava come voi nelle lotte.-
-Anche io, ma a modo nostro ci rendiamo utili.-
Milton le sorrise mettendole una mano sulla spalla, capendo bene come si sentiva.
-In realtà siete piuttosto forti. Non dovreste paragonarvi a chi si allena in certe cose da tutta la vita.- 
Entrambe spalancarono gli occhi a quel complimento. Solitamente Seraph era una persona riservata che non elemosinava parole senza un motivo, quindi avevano doppiamente valore in quel caso.
-Finalmente.-
Dopo aver cercato in svariati bauli aveva trovato un paio di forcine. Magari non erano la cosa migliore con cui scassinare la serratura, ma tanto valeva tentare visto non c’era nemmeno una finestra.
-Se proprio andrà male sfonderò la porta.-
Disse infine sistemandosi davanti alla serratura.
 
 
 
 
 
 
 
Cirno-Vladimir-Annabelle:
 
Buona parte del giardino era ormai ghiacciato. Sarebbero bastate un paio d’ore al sole per far sciogliere la sottile patina di ghiaccio che Cirno aveva creato, ma lo stesso non si poteva dire delle persone che erano state bloccate. Per esperienza avuta sia sul suo corpo, che su quello di Zell, la ragazza sapeva bene senza alcun aiuto ci sarebbe voluto più di una giornata, ed in ogni caso avrebbero dovuto portare un bel po’ d’acqua calda.
Magari una volta chiarito tutto avrebbe dovuto aiutare a sistemare, ma per il momento Cirno era indubbiamente fiera del suo risultato.
Per un po’ anche Vladimir si era divertito con la neve residua, in una specie di tiro a bersaglio sui suoi avversari, ma presto aveva ripreso un po’ di autocontrollo, spronando l’amica ad andare, soprattutto dopo lo sguardo preoccupato di Annabelle.
-Coraggio Cirno, non vorrai che Annabelle pensi ci divertiamo solamente senza essere responsabili.-
-Ma no, non intendevo nulla di simile.-
La rossa cercò subito di spiegarsi, ma non fu necessario per i due.
-Tranquilla Annabelle. Con me sei in una botte di ferro, ed anche con Vladimir in fin dei conti.-
-Grazie mille.-
Rispose scherzosamente il ragazzo, senza prendersela.
-Adesso che abbiamo ridotto il loro numero sono sicura che non avremo alcuna difficoltà a muoverci per la casa.-
Effettivamente non aveva tutti i torti, e subito i tre si spostarono verso l’ingresso principale della casa.
-Non sarebbe meglio passare dal retro?-
Chiese Vladimir controllando dalle finestre se ci fosse qualche trappola.
-Magari per le persone normali sarebbe la scelta migliore, ma per una forza della natura come me le entrate ad effetto sono più adatte!-
Così dicendo Cirno, nonostante la sua minuta figura, calciò il portone davanti a sé, aprendolo seppur di poco; anche per questo gli tirò nuovamente un calcio per spalancarlo completamente.
-A questo punto dubito che ci muoveremo silenziosamente, ma girando con lei non è mai stata un’opzione.-
Commentò scherzosamente Vladimir, muovendosi comunque con molta attenzione e rivolgendosi poi ad Annabelle.
-Annabelle, ricordi qualche dettaglio importante di questa casa?-
-In realtà no, solamente la biblioteca al secondo piano. Non sono nemmeno sicura se camera sua fosse nei dintorni o no.-
-Fa niente, è comunque un inizio. Saliamo le scale e controlliamo.-
-Io per prima!-
Cirno scattò immediatamente verso gli scalini, saltandoli a due a due fino ad arrivare al piano superiore. Da lì poi fece il giro di tutte le porte nel corridoio, fino ad arrivare davanti ad una finestra.
-Wow che reggia! Però è così seriosa, siamo sicuri viva qui?-
-Ne sono sicurissima. Anche le altre possono dirtelo.-
Anche se gli altri due erano ancora per le scale la ragazza l’aveva sentita chiaramente, ed aveva cercato di toglierle qualsiasi dubbio.
-Dalle foto che mette sui social poi il giardino e l’esterno corrispondono.-
Aggiunse Vladimir controllando il suo cellulare.
-L’hai stalkerata?-
Chiese Cirno canzonandolo.
-Ma no, se proprio devo stalkerare qualcuno partirei dalle mie idol. O dagli sviluppatori del gioco nella speranza di poter conoscere i prossimi aggiornamenti. Ho solo controllato il possibile per non venir qua completamente impreparato.-
Prima che i tre potessero continuare il loro discorso però ad Annabelle sembrò di sentire qualcosa alle loro spalle, e la sensazione non svanì nemmeno quando non notò nessuno.
-Hai sentito qualcosa?-
Chiese subito Vladimir serio.
-Non ne sono sicura…forse qualcuno ci sta seguendo.-
-Chi!? Fatevi avanti allora!-
Cirno sentendo le sue parole corse subito da loro, scendendo le scale con un solo salto, ma anche lei non trovò altre persone oltre a loro.
-Sei sicura non fosse solo la tua immaginazione?-
Chiese quindi guardando l’amica.
-No, c’era qualcosa, di questo ne sono certa.-
-Allora è meglio continuare a muoversi.-
-Andiamo da quella parte, c’è la biblioteca.-
Facendo strada Annabelle mostrò ad entrambi la stanza, nella quale tuttavia trovarono con sorpresa già una persona priva di sensi.
-Direi che qualcuno ci ha preceduti.-
Commentò Vladimir, assicurandosi l’uomo non stesse solo fingendo.
-Lo devo congelare?-
-No, direi già così non ci darà problemi. Allora, se qualcuno ci sta seguendo è probabile tenterà di attaccarci. Certo non possiamo rimanere chiusi qua dentro troppo a lungo, però possiamo vedere se dalla finestra si possono raggiungere altri punti.-
Cirno subito andò a controllare, ma dalla sua espressione non c’erano molte possibilità.
-L’unica finestra è quella del corridoio, non credo andrà ben…-
La porta venne improvvisamente colpita con forte calcio, che aprì una grossa apertura proprio al centro. Se il primo colpo era servito semplicemente ad avvertire i tre dell’attacco il secondo l’aprì completamente, rivelando un giovane ragazzo dai capelli biondi coperto alla testa ed alle bani di bende, avente due affilati coltelli con sé.
-Bene, un nuovo avversario!-
Cirno immediatamente si lanciò subito contro di lui con un salto per attaccarlo, ma il ragazzo riuscì ad approfittare della sua minuta stazza, e scansandosi le afferrò la caviglia lanciandola contro Vladimir.
A quel punto fu lui ad attaccare, cercando di colpirli entrambi con i coltelli approfittando della loro vicinanza, Annabelle però, ignorata fino a quel momento, gli corse incontro spingendolo via con una spallata. Sicuramente non era abbastanza robusta da causargli alcun danno, ma diede il tempo necessario ai suoi amici per rialzarsi.
Il ragazzo fissandola con rabbia tentò quindi di colpirla alle ginocchia, ma con dei salti la ragazza riuscì a scansarsi appena in tempo, afferrando dei libri posti sui mobili vicini e lanciandoglieli.
-Brava Annabelle! Insegnagli che i libri fanno male!-
Urlando anche Cirno iniziò a lanciargli addosso dei libri, ma servì soltanto ad aumentare la sua rabbia, visto subito le si avvicinò tentando di colpirla con numerosi fendenti. Nessuno di loro però andò a segno, ed anzi Cirno usò l’ultimo libro che aveva in mano per incastrare una delle lame nella copertina, disarmandolo.
-Usa il tuo ghiaccio!-
Vladimir stava aspettando il momento giusto per agire. Siccome si trovavano in uno spazio molto piccolo non poteva permettersi di usare il filo elettrico e rischiare di ferire le altre, però non voleva nemmeno star lì a subire semplicemente i colpi.
-Ci vuole un po’, ho usato un sacco di ghiaccio.-
Effettivamente non lo creava dal nulla, ma un minuto poteva anche essere di troppo in quella situazione.
Annabelle a sua volta si fece coraggio, ed afferrò un appendiabiti lasciato a terra per cercare di attaccare il ragazzo. L’arma tuttavia era molto pesante per lei, quindi i suoi colpi non lo raggiunsero ed anzi non fu nemmeno in grado di schivare un suo calcio.
-Questo non dovevi farlo!-
Nel momento in cui il suo avversario si girò Cirno gli saltò addosso, cominciando a mordergli la testa ed a tirargli dei pugni in faccia.
-Cirno!-
Purtroppo da quella posizione era completamente indifesa, e non poté far nulla quando il nemico la colpì alla mano, conficcando il coltello nel dorso. La ragazza però tenne i nervi saldi, e nonostante il dolore continuò ad attaccarlo come se nulla fosse.
Preso dalla confusione l’altro fece di tutto per liberarsi, non notando tuttavia che s’era avvicinato pericolosamente alla finestra. L’attaccapanni si trovava ancora a terra ed il ragazzo facendo un passo di troppo vi posò un piede sopra, scivolando contro la finestra che andò in frantumi, facendoli cadere entrambi fuori.
-Cirno!-
Sia Vladimir che Annabelle si precipitarono ad aiutarla, sperando nonostante la caduta stesse ancora bene, ma tirarono un grande sospiro di sollievo quando videro l’amica appesa al bordo.
-Ehi, mi date una mano?-
Immediatamente assieme la trascinarono dentro, tenendola saldamente per qualche minuto una volta fatto.
-Non farmi mai più prendere un colpo simile!-
Urlò Vladimir quasi abbracciandola, ma Cirno rispose in maniera molto tranquilla.
-Ahaha ma che vuoi che sia.-
-Non farlo più!-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ayame:
 
Era passata una buona ora da quando Ayame era rimasta nella vasca da bagno. Non era realmente riuscita a dormire, ma aveva tenuto per tutto il tempo gli occhi chiusi.
L’acqua però ormai era diventata fredda, e la sua pelle si era raggrinzita. In verità non si era nemmeno veramente lavata, visto non aveva usato nessun prodotto ed era rimasta a mollo tutto il tempo, ma non sentiva d’avere le energie per farlo.
Con molta calma e qualche leggero giramento di testa la ragazza si decise ad uscire dalla vasca, asciugandosi e vestendosi con gli abiti Geronimo le aveva lasciato.
Sembrava che anche solamente muoversi fosse diventato un duro lavoro per lei, quindi l’unica cosa voleva fare era tornare a letto.
Di tutto ciò stava capitando all’esterno non sentiva nulla, soprattutto per via di finestre e pareti, costruite apposta per evitare qualsiasi fastidioso rumore esterno.
Tornando in camera vide Geronimo aveva cambiato le coperte al letto, mettendo le sue preferite, viola ed incredibilmente morbide.
-Grazie Geronimo.-
-E’ un piacere signorina. Ha ancora i capelli bagnati, vuole glieli asciughi?-
Chiese l’uomo vedendo che effettivamente non erano stati sistemati.
-Come vuoi.-
L’uomo non se lo fece ripetere due volte, e si diresse subito in bagno per prendere l’asciugacapelli. Ne tornò tuttavia anche con una bacinella piena d’acqua ed uno shampoo.
-Spero non le dispiaccia.-
Doveva aver intuito anche solo vedendo l’acqua della vasca, che a proposito non aveva fatto scendere nello scarico, la ragazza non si fosse nemmeno lavata. Lei però non se ne vergognò, ed annuì alla sua proposta di lavarle i capelli.
Almeno non avrebbe dovuto alzare un dito, anzi dovette solo sdraiarsi mentre l’uomo aveva sistemato la bacinella sul bordo, tenendola sulle proprie gambe per non bagnare il letto.
-Come si sente signorina?-
Stava ancora male, e tutto quel dolore la stava indebolendo, era quella la risposta che avrebbe voluto dare.
-Niente da dire.-
Chiudersi era molto più facile, e non consumava energie per spiegare come stesse, perfino con chi le era stato accanto fin dall’infanzia.
Lasciarsi lavare i capelli però era piacevole, ed anche rilassante.
-Capisco signorina. Sono certo che un giorno starà meglio.-
Sembrava tanto una di quelle frasi fatte quando non si sa cosa dire, però in fin dei conti era anche ciò lei stessa sperava.
Se avesse potuto avrebbe saltato direttamente tutto il tempo in cui non avrebbe provato altro che dolore, ma era obbligata a vivere ogni maledetto secondo.
-Oggi pomeriggio avrà il suo secondo incontro con lo psicologo ha già conosciuto. Come le è sembrato?-
-Professionale…quanto viene pagato.-
-Al primo incontro gli abbiamo dato cinquanta jewels, ma ci ha comunicato potrà continuare gratuitamente le sue sedute.-
Quindi non le aveva mentito, a quanto pare non era una persona alla semplice ricerca di denaro. Evidentemente non tutti erano delle sanguisughe.
-Pagatelo comunque. Non sarebbe giusto.-
-Come desidera. Se non si troverà bene potremo subito cambiarlo.-
Effettivamente ce ne saranno stati a centinaia in attesa di un lavoro, però non le sembrava una cosa molto comoda. Se avessero continuato a parlare lui avrebbe scoperto varie cose sul suo carattere, e lei a poco a poco avrebbe potuto fidarsi. Ricominciare tutto con qualcun altro e perdere i risultati ottenuti le sembrava inutile.
Tuttavia spiegare questo suo pensiero le sembrava troppo faticoso.
-Ok.-
Magari prima o poi quella stanchezza sarebbe cessata, ma per il momento non voleva far altro che dormire…







(canzone It's Raining Men https://www.youtube.com/watch?v=_MALXpNR5c8 )
   
 
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