La
corda mi stringe la gola.
Fisso
Mary, che giace sulla strada.
Malgrado
il dolore, le sue parole mi ritornano alla mente.
“Lui
ti ama ancora”.
Per
tanti, troppi secoli ho negato questa possibilità.
Come
si poteva perdonare il tradimento di un innocente?
Io
l’ho venduto ai sacerdoti del Sinedrio, per trenta denari
d’argento.
Eppure,
ora non so più niente.
Posso
donare il piacere agli uomini, eppure non sento nessuna gioia
duratura.
I
piaceri da me goduti sono effimeri e non placano il vuoto della mia
anima.
Forse,
forse Mary ha ragione.
Guardo
verso di lei. Anche se il dolore mi stringe la gola, devo provarci.
Devo
afferrare la mia estrema possibilità di ottenere la pace.
– Io…
Io ti libero… – mormoro. Presto, lei non sarà una
vampira.
Recupererà
la sua umanità.
Guardo
verso il cielo, rischiarato dal biancore dell’alba.
Una
debole speranza palpita nel mio cuore. Forse, il mio tempo si
concluderà.
Ad
un tratto, davanti ai miei occhi, riappare la sua alta figura,
circonfusa di luce.
I
suoi occhi cerulei si specchiano nei miei e le sue labbra si
sollevano in un tenue sorriso.
Le
mie millenarie sicurezze si sgretolano, come un castello di sabbia
sfiorato da un’onda marina, e un palpito subitaneo scuote il
mio cuore. Non avrei mai creduto di provare una simile emozione,
vedendo il suo volto sereno…
Come
può accogliere la richiesta di questo mio animo tenebroso?
–
Perdonami,
Yeshua… – sussurro, la voce spezzata da un singhiozzo.
Non avrei dovuto venderlo ai sacerdoti del Sinedrio, come fosse una
bestia.
Lui
ha sempre cercato la giustizia e io l’ho ripagato con
l’infamia.
Eppure,
il suo viso irradia serenità.
Le
sue mani si posano sul mio viso in una gentile carezza.
– La
tua pena si è compiuta. Torniamo a casa. – mormora.
Mi
è mancato il suono della sua voce.
Annuisco.
Certo, voglio tornare tra le sue braccia.
Desidero
riposare nel suo dolce calore.
Finalmente,
il sole della speranza per me è sorto.
E
la mia esistenza demoniaca si consuma in un rogo di voluttuoso
dolore.