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Autore: babykit87l    19/11/2020    0 recensioni
Primo tentativo di Alternative Universe, in cui Martino e Niccolò si conoscono in discoteca e... beh leggete perché già dal primo capitolo succedono cose :)
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 13

 

 

Venerdì 30 Novembre h. 13:37  

Da quel messaggio non ha più sentito Niccolò, né per messaggio né in altro modo. Lui non gli ha mai risposto. L'ha a malapena intravisto a scuola solo una volta, ma Niccolò si è subito voltato e fatto finta di non accorgersi di lui. Non può biasimarlo, ma ha fatto male comunque. Gli manca. Terribilmente. Tante volte ha pensato di scrivergli di nuovo e rimangiarsi tutto quello che ha scritto, ma se pensa a quello che comporterebbe gli si blocca il respiro in gola e si autoconvince che ha fatto la scelta giusta. Anche se Giovanni non è affatto d’accordo, come più volte gli ha detto negli ultimi giorni.  

“Quindi hai deciso di seguire il consiglio di Elia.” Non era una domanda.  

Non ho seguito il suo consiglio. Era già mia intenzione. Preferisco stare un po’ male adesso, ma evitare di distruggermi dopo.”  

“Mi dispiace ma non sono d’accordo, zì . È una scelta cauta, anzi da vigliacco e non credevo che fossi così.”  

“Ma tu che cazzo ne sai, Gio? Non ci sei passato e ti permetti pure di giudicarmi?”  

“Sì perché ti conosco. O almeno credevo. E sì, magari non ci sono passato, ma se Eva venisse da me adesso e mi dicesse che ha problemi mentali ma che mi ama ancora, non ci penserei due volte a stare con lei, perché la amo così tanto che me ne frego se sta male, anzi tanto più le vorrei stare vicino.”  

“Buon per te! Io non sono così.”  

Per un paio di giorni non si sono parlati, ma poi Giovanni ha fatto un passo indietro e gli ha detto che lo sosterrà qualunque cosa succederà successa e che, anche se non è d’accordo, non può che accettare la sua decisione. È il suo migliore amico indipendentemente dalle scelte di merda che fa.   

Sta provando a concentrarsi sullo studio ma è davvero difficile, perché qualunque pensiero finisce sempre lì, sempre a lui, anche se alla fine ha archiviato la chat. Non vuole cedere alla tentazione di riaprirla e leggere tutti i messaggi che si erano scambiati nei mesi passati. Sembra una vita fa... e invece sono passate solo due settimane. Lente e pesanti.  

“Oh zì, che famo andiamo a Bracciano da me sto weekend? Ce portiamo ‘na boccia de vino, FIFA e un po’ de fumo.”  

“E chi c’ammazza a noi!” Interviene Luchino, ridendo con Elia che annuisce vigorosamente.   

“Rega, voi andate ma io non vengo. Mi madre me sta addosso e ho preso troppe insufficienze sti ultimi giorni. Devo recuperare.” Martino rifiuta subito, come ormai fa tutte le volte che uno dei suoi amici propone qualsiasi attività.  

“Marti devi staccare però...” Giovanni lo guarda con quel modo di fare da mamma orsa.   

“Non ti fa bene chiuderti così.” Anche Elia scuote la testa, poco convinto.  

“Ma non me sto a chiude. È che ho troppo da studiare.”   

“Facciamo finta che ti crediamo ma il prossimo weekend è pure festa quindi ci prendiamo tutti il venerdì e me ne frego che dici che c’hai da studiare, tu vieni con noi a Bracciano e basta eh!” Giovanni ha un tono perentorio.  

“Vabbè cerco di studiare un po’ di più sti giorni e poi vediamo.”  

“No, Marti, niente vediamo. È così, punto!”  

Annuisce piano, poi li saluta e si avvia verso casa. Apprezza che i suoi amici vogliano stargli vicino e deve dire che nonostante tutto sanno essere discreti, così decide che sì, il prossimo finesettimana andrà con loro a Bracciano. E spera davvero che i ricordi in quei posti con Niccolò non lo soffochino troppo.  

***  

Sabato 01 Dicembre h. 09:44  

***  

Lunedì 03 Dicembre h. 15:34  

“Oh finalmente, ma dove eri finito?” Gli chiede Sana, appena varca la porta della biblioteca, di corsa, entrando dietro al bancone centrale.   

“Scusa, l’autobus non è passato e ho dovuto fare due cambi.”  

“Vabbè meno male che non c’è quasi nessuno oggi pomeriggio.”  

Martino si mette nella sua postazione e inizia a registrare le ultime prenotazioni dei libri in base alla sezione di appartenenza. Rimane in silenzio e con la faccia seria. Fin troppo seria per i gusti di Sana. Rimane incerta se parlare o meno, ma poi decide che deve dire qualcosa.  

“Senti, ma non mi hai più detto com’è andata con Niccolò.”  

“Non c’è molto da dire. Non stiamo più insieme e non ci parliamo più. Fine della storia.”  

“Quindi hai deciso di mollare?”  

“Non sto mollando. Voglio una vita tranquilla, Sana. Già così com’è non è facile, figuriamoci avendo accanto una persona come Niccolò.”  

Sana scuote la testa, contrariata. “Non ti capisco... Come fai a prendere una decisione così netta, provando un sentimento forte come l’amore? Hai veramente così paura?”  

“Non ho paura. Sono solo stanco. Okay? Poi a te che  te  frega? L’Islam non dice che quelli come me devono bruciare all’inferno?”  

“Innanzitutto che cosa c’entra la mia fede con questa storia?  E  seconda cosa, noi due siamo amici e io li aiuto gli amici, gli sto vicino e cerco di supportarli come posso. Indipendentemente da quello che dice il Corano.” Risponde lei stizzita.  

Martino abbassa la testa, quasi mortificato. Non dice niente e rimane lì senza sapere come ribattere.   

“Comunque, se può interessarti, io c’ho parlato con Niccolò. Per questo volevo sapere anche la tua versione.”   

E il cuore di Martino perde un battito. Alza immediatamente la testa e la guarda, chiedendole cosa si sono detti.  

“Dice che capisce il tuo punto di vista, anche se non so come faccia sinceramente, e mi ha detto che per lui va bene e ti lascia libero di fare quello che ti senti. Anche se, Marti io te lo dico, Niccolò sta malissimo per questa storia.”  

“Mi vuoi far sentire in colpa? Pensi che io mi sia fatto scivolare tutto addosso? Che non me ne frega un cazzo? Perché non è così...”  

“Lo so, è proprio per questo che cerco di aprirti gli occhi. Scemo!”  

“Senti, ti fai gli affari tuoi? Pensiamo a lavorare, dai.” Si rende conto di averlo detto troppo rudemente quando Sana ha un leggero scatto all’indietro, quasi impercettibile e poi si volta prendendo dei libri da rimettere al loro posto, allontanandosi a gran velocità.  

La sta trattando esattamente come sua madre e lei più di tutti, per la delicatezza e la comprensione che gli ha riservato, oltre ad averlo coperto quando nessuno sapeva di lui e Niccolò, non se lo merita. Vorrebbe fermarla e dirle che gli dispiace, ma tempo di tornare dietro al bancone e sembra la Sana di sempre.  

“Sana senti-” Prova a chiederle scusa ma lei lo interrompe immediatamente.  

“Tranquillo. Va tutto bene!” Lei gli stringe brevemente il braccio con un sorriso e torna a concentrarsi su una coppia di studenti che hanno bisogno di prendere un paio di libri.   

***  

Martedì 04 Dicembre h. 18:56  

***  

Giovedì 06 Dicembre h. 10:22  

Il compito di latino gli sta prosciugando ogni energia. L'ultima frase probabilmente non ha nemmeno senso, ma decide che più di quello non può fare, perciò chiude la versione e consegna il foglio protocollo in cattedra, chiedendo poi di uscire dall’aula. Ha bisogno di prendere aria e staccare il cervello. La notte precedente non ha dormito quasi nulla e questo compito in classe l’ha sfinito del tutto.   

Si dirige lentamente in bagno e poco prima di aprire la porta, quest’ultima si apre e si ritrova Niccolò davanti che sta uscendo da lì. Rimangono fermi per un attimo guardandosi negli occhi, poi Niccolò si fa da parte per farlo passare e Martino fa un passo avanti, abbassando lo sguardo. Alla fine Niccolò si volta e fa per andarsene, senza rivolgergli una sola parola.   

“Nicco!” Martino lo richiama senza neanche rendersene conto.  

Niccolò si ferma e gira la testa, rimanendo di spalle. “Che vuoi?” È freddo, come non l’ha mai sentito. Glaciale.  

“Io... mi dispiace.”   

“Fa niente.” Fa per andarsene ma Martino lo ferma di nuovo.  

“Aspetta!”  

Niccolò torna indietro e si pone di fronte a lui e Martino riesce a osservarlo per un momento: è stanco, ha profonde occhiaie e il volto scavato. Chissà quant’è che non dorme.  

“Che c’è?”  

“Niente, solo che...”   

“Senti, mi hai scritto che non ti avevo spaventato, però poi non potevi affrontare questa cosa. Mi sta bene, capisco quello che provi e ti sto lasciando libero. Che altro vuoi?”  

“Non volevo ferirti, davvero.”  

“Ti credo. Okay? Non sono arrabbiato, va tutto bene! Ora devo tornare in classe.”  

A quel punto lo lascia andare via, la testa bassa e le spalle un po’ curve, quasi il peso di quello che affronta ogni giorno lo stia atterrando sempre di più. O forse è solo il suo comportamento che lo sta distruggendo. E a vederlo così, il dolore lo invade e un po’ lo soffoca al punto che quasi si pente, terribilmente, di aver fatto questa scelta. E si sente egoista a decidere che, nonostante tutto, preferisce così.  

***  

Venerdì 07 Dicembre h. 12:17  

Entrare in casetta è strano. Troppo strano. Rivede Niccolò in ogni angolo: quando lo aveva sorpreso davanti al bancone dell’angolo cottura e ancora fingeva di non conoscerlo, la notte del compleanno di Federica, quando nel buio del salone si erano ritagliati quel momento solo loro.   

Deve essere rimasto incantato per diversi secondi perché Giovanni lo riscuote, sventolandogli la mano davanti alla faccia.   

“Che hai?”  

“Niente, è che l’ultima volta che sono venuto qui, io e Nicco stavamo insieme. Un po’ di ricordi.”  

“Cazzo zì, non ci avevo pensato.”  

“No figurati, è una situazione che mi sono scelto da solo. Fa male, ma va bene così. Piuttosto dimmi che il tizio del bombolone è venuto perché si gela qui e io non ho intenzione di mangiare roba del frigo.”  

“Sì, Marti c’ha ragione. Tra un po’ escono i pinguini dei  Polaretti  dal camino.” Pure Elia entra e si copre meglio con la sciarpa che ha intorno al collo.  

“Arriva nel pomeriggio. Intanto accendiamo il fuoco.”  

“Ma abbiamo gli accendini?” Luca dà il suo solito contributo non rendendosi conto dell’ilarità che suscita.  

“A  Luchì  te pare che  accennemo  il camino con l’accendini?”  

“Vabbè perché? Prendiamo la legna e poi je damo  foco  con l’accendino...”  

“Beh non è che abbia tutti i torti. Possiamo provare...” Martino per la prima volta probabilmente è d’accordo con Luca.  

“Vabbè ciao core... non sapete proprio un cazzo di come funziona un camino eh?”   

“Vabbè basta che scaldiamo un po’ la stanza perché c’avete ragione, c’è il gelo qua dentro.” Dice Giovanni sfregandosi le mani.   

*** 
Sabato 08 Dicembre h. 22:28 

“Ma secondo voi il cameriere si è dimenticato di noi o semplicemente se ne fotte?” Chiede Elia, tentando per l’ennesima volta di richiamare il ragazzo cui hanno fatto l’ordinazione dei drink e del cibo.  

Hanno deciso di uscire e andare al pub di Trevignano, per bere qualcosa di diverso dal vino comprato da Luca a un euro e per mangiare qualche schifezza abbinata. Per ora però sono arrivati solo i drink e il cameriere li sta bellamente ignorando.   

“Vabbè perché non andate al bancone a sto punto? Io mi sa che vado fuori a fumare e chiamo Valentina.”  Gio  inizia ad alzarsi e intanto tira fuori il pacchetto di sigarette dalla tasca del giubbotto di jeans, seguito da Elia e Luchino pronti ad andare a prendere il cibo.  

“Chi è Valentina?” Chiede subito Martino.  

“La ragazza con cui mi sto vedendo. Ti ricordi la tipa della serata in cui ci hai accannato?”  

“Ah okay, sì, giusto...”  

“Vieni fuori con me?”  

“No, fra’ rimango qui così tengo il posto.”  

Così rimane solo al tavolo, con la vodka- lemon  davanti e nello stomaco solo un tramezzino striminzito ingerito ore prima. Vorrebbe davvero ubriacarsi al punto da dimenticarsi persino di sé stesso, perciò continua a tirare il liquido dolciastro dalla cannuccia, guardando un punto fisso davanti a sé, finché non si sente osservato e alza gli occhi verso la figura di un ragazzo che gli sorride.  

“Guarda i miei amici sono andati al bancone a prendere il cibo. Non sto occupando un posto da quattro da solo.”  

“No, figurati. Volevo solo presentarmi, ma c’erano tutti quei ragazzi prima e ho atteso che fossi solo.”  

“Perché?”  

“Ti trovo carino. Sono Alessandro, piacere!”  Aspetta, che? Questo ci vuole provare?  

“Martino, ma guarda non mi interessa, okay?   

“Perché no? Stai con qualcuno?”  

“Mi sono lasciato da poco e non ho voglia neanche di una botta e via.”  

“Ma dai, non posso neanche offrirti un drink?” Insiste ancora il ragazzo.  

“No, ho già questo. Te ne vai? Grazie!”  

Il tipo lo guarda stranito, poi ne se va borbottando un “ma guarda te questo. Stronzo cafone!”  

“Ma vaffanculo va!” Gli urla lui, proprio mentre Elia e Luca si mettono seduti al tavolo, posando patatine e mini hamburger.   

“Che succede?”   

“Niente, un coglione ci ha provato nonostante gli abbia chiaramente detto che non mi interessa.”  

“Perché? In fondo con Niccolò ti sei lasciato, no?” Chiede Luca, prendendo una patatina.  

“Perché no, Lu. Proprio perché mi ci sono appena lasciato che non mi va di paccarmi uno a caso.”  

Elia e Luca rimangono in silenzio, gelati dalla risposta di Martino, che abbassa lo sguardo e continua a bere il cocktail senza più proferire parola.  

Quando Giovanni torna dentro e li vede in quello stato, chiede con gli occhi a Elia che cosa sta succedendo e il ragazzo denega con la testa come a dire che non è il momento. Gliene parlerà sicuramente quando saranno soli. A questo punto Giovanni cerca di smorzare la tensione parlando di Valentina e del fatto che se pure gli piace non sente quella scossa che Eva gli provocava allo stomaco.   

Martino non dice più una parola, perso nei propri pensieri.   

***  

Lunedì 10 Dicembre h. 14:43  

***  

Mercoledì 12 Dicembre h. 20:36  

***  

Mercoledì 12 Dicembre h. 20:53  

***  

Venerdì 14 Dicembre h. 17:00  

***  

Venerdì 14 Dicembre h. 20:40  

Quando entra in casa di Paola nota che ha già un albero di Natale completamente addobbato. Si sente un po’ a disagio a stare lì, suo padre si comporta come fosse il padrone di casa e Paola, per quanto educata e cortese, è macchinosa nei movimenti. L'unico che si comporta normalmente sembra essere suo figlio, un bimbo di 6 o forse 7 anni che si presenta non appena varca la soglia e lo riempie di parole, raccontando di sé e di sua madre. Martino è teso ma non riesce a non farsi coinvolgere dall’entusiasmo del bimbo e gli sorride teneramente.   

“Marti, vieni un momento di là. Ti faccio vedere la casa.” Suo padre richiama l’attenzione e Martino si alza dal divano dove il figlio di Paola l’aveva trascinato e sente l’uomo raccontare di come aveva intenzione di fare dei lavori per permettere di ricavare una stanza anche per lui, volesse un giorno andare a dormire da loro. Come no, pensa Martino sospirando piano.  

“E dimmi la scuola tutto bene?”  

“Abbastanza. Sti ultimi giorni ho diversi compiti in classe e interrogazioni.”  

“Tua madre invece? Sempre depressa?”  

Martino ha un sussulto a sentire quelle parole così brutali. “Sta meglio in realtà.”  

“Eh meno male. Sai, mi dispiace che tu sia dovuto rimanere lì, so quanto è dura stare vicino a qualcuno che ha problemi. Per questo voglio farti una stanza qui, così ti puoi allontanare quando diventa troppo pesante.”  

“Non ne ho bisogno. Te l’ho detto, sta meglio e non voglio lasciarla sola.”  

“Marti, lo so che sei spesso fuori casa, me l’ha detto.”  

“Sto con i miei amici e sto facendo alternanza, ma quando posso sto con lei, a casa.”  

“Guarda che non ti sto mica giudicando. Io e te siamo simili, lo so cosa provi quindi tranquillo. È meglio evitarli certi soggetti per noi.” Gli risponde dandogli un buffetto sulla guancia.   

Martino rimane fermo sul posto, completamente allibito. Pensava che suo padre se ne fosse andato perché di Paola era innamorato... ma lo è davvero? Oppure era solo una via di fuga da sua madre e dalla depressione che l’aveva mangiata viva?   

Io e te siamo simili. Meglio evitarli certi soggetti.   

Vuole veramente essere simile a un uomo del genere? Che abbandona la famiglia per... cosa? Codardia? Egoismo? Cazzo, no!  

Non vuole e non lo sarà.  

“Ehi Marti, tutto okay? Vieni dai, che è pronto. Paola ha preparato la cena per tutti.”  

“Papà devo andare.”  

“Cosa? Dove?”  

“Ho una cosa da fare e mi ero completamente scordato, ma non posso rimandare.” Dice poi, prendendo il giaccone e avvolgendo la sciarpa sul collo. “Recuperiamo la prossima settimana. Okay?”   

Suo padre rimane di sasso di fronte al repentino cambio del figlio. Poi Martino esce da lì e prende un respiro profondo e tira fuori dalla tasca il telefono riaprendo la chat archiviata.  

 

 

Rimane davanti alla via della casa di Paola, poi un sorriso consapevole si fa strada sul suo volto e si incammina verso l’unico posto dove sa che può trovarlo.   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Notes:

Giuro che è l'ultimo cliffhanger che metto (anche perché il prossimo capitolo è l'ultimo ahaha)
In realtà questo è un po' di passaggio ma nell'ultimo ci sarà tutto quello che servirà per chiudere il cerchio.
Detto ciò spero non mi odiate troppo per come li sto trattando 🙈
Fatemi sapere che ne pensate di questo capitolo e ci si vede domani per il gran finale!
A presto
Babykit

   
 
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