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Autore: Dream_world    20/11/2020    2 recensioni
«Io vado a riprendermi Cas». Sam non sembrava particolarmente sorpreso da quella dichiarazione. Sembrava anzi che se l’aspettasse. «Senti, io non ho voluto insistere giorni fa davanti a Jack, anche perché eravamo piuttosto impegnati… Ma adesso devi proprio dirmi che diavolo è successo nel bunker quel giorno. E non tralasciare i dettagli».
Post 15x19, il finale come io lo avevo immaginato prima di vedere la 15x20.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Jack Kline, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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We're family.


Erano ore che guidava, in silenzio, riflettendo. Dean sussultò quando Sam si schiarì la voce, distogliendolo dai suoi pensieri. «Mi vuoi dire a cosa pensi?» infine chiese, dopo averlo studiato attentamente con gli occhi. 
Dean sospirò. Non era forse ovvio a cosa stesse pensando, da cinque giorni a quella parte, da quando avevano sconfitto Chuck, anzi, anche da prima? «A niente, penso solo che non vedo l’ora di arrivare da Eileen, guidiamo da così tanto che ormai perfino Baby si è stancata». 
Sam non parve per niente convinto di quella spiegazione, ma Dean non aveva alcuna voglia di spiegare al fratello quale fosse la vera ragione del suo essere così silenzioso. 
Non sapeva da dove cominciare, quali parole usare per spiegargli che Cas si era sacrificato per lui, per salvarlo, perché lo amava. E non come un Angelo del Signore ama l’umanità, oh no, Cas aveva deciso di compiere l’unica cosa che gli avrebbe permesso di salvarlo: confessargli quello che provava davvero, e farlo lo aveva reso così completamente felice da evocare il Vuoto e salvarlo da Morte. Così facendo però, non gli aveva neanche dato il tempo di metabolizzare quella notizia, neanche il tempo di respirare, di reagire, che subito era sparito, prigioniero in un luogo per lui, comune mortale, irraggiungibile. Questo Dean non glielo poteva perdonare. Ma se la sua vita gli aveva insegnato qualcosa, era che non c’era nulla di impossibile per Dean Winchester, sicché si rivolse nuovamente a suo fratello, con negli occhi una nuova risolutezza e gli disse semplicemente: «Io vado a riprendermi Cas». Sam non sembrava particolarmente sorpreso da quella dichiarazione. Sembrava anzi che se l’aspettasse. «Senti, io non ho voluto insistere giorni fa davanti a Jack, anche perché eravamo piuttosto impegnati… Ma adesso devi proprio dirmi che diavolo è successo nel bunker quel giorno. E non tralasciare i dettagli.»
Dean guardava la strada, non pensava di avere il coraggio di guardare Sammy negli occhi quando disse sottovoce: «Cas mi ha detto che mi ama». Ecco, dirlo ad alta voce lo aveva reso reale. Fino ad allora era qualcosa che sapeva solo lui al mondo, qualcosa di intimo e privato, e per quel che ne sapeva, poteva anche esserselo sognato. E invece pronunciare quelle parole lo aveva improvvisamente ed irrimediabilmente reso vero, ed il peso di quella verità stava già cominciando ad opprimerlo. 
«Non dirmi che non lo sapevi già… Anche un cieco lo avrebbe visto, Dean» Sam disse, tranquillamente, guardando la strada, come se non sapesse di star trattando un tema molto spinoso. In realtà sapeva che suo fratello avrebbe avuto molta difficoltà nell’affrontare i propri sentimenti una volta che si fosse reso conto di ciò che stava succedendo – ormai da anni – fra lui e Cas, e sicuramente il modo in cui Cas lo aveva messo di fronte a ciò che provava per lui non era stato dei più facili, però era intenzionato ad offrirgli tutto il suo supporto. Sam era convinto che insieme avrebbero affrontato e superato anche questa, dopotutto erano una famiglia. 
«Non importa se lo sapessi oppure no, non importa proprio per nulla, perché io non ho potuto rispondergli, non ho avuto il tempo di dirgli niente. Ora devo assolutamente andare a riprenderlo, primo per dargli un ceffone in quel suo bel faccino e dirgli che è un idiota e che non deve farlo mai più, e secondo…»
«Per dirgli che lo ami anche tu?» lo imbeccò Sam, guardandolo di sottecchi arrossire. 
«È così ovvio anche questo?» sospirò Dean, sentendosi molto più leggero dopo quella conversazione. 
«Devi sapere che ho un’idea per riportare Cas a casa, però non sarà facile» Sam sorrise e proseguì spiegandogli il suo piano. 
Dean serrò le labbra in un sorriso forzato, ma determinato, e continuò a guidare. 
 
                                               
 
Dopo aver passato una bella serata in compagnia di suo fratello ed Eileen, Dean andò a rintanarsi per la notte nella camera degli ospiti che sua cognata – oh Jack, che impressione che gli faceva quella parola! – gli aveva preparato, in compagnia della sesta (o era la settima?) birretta della nottata. Ne prese un sorso, e poggiò la bottiglia sul comodino di legno accanto al letto. Spense la luce e si inginocchiò, poggiando i gomiti sul bordo del materasso. Cominciò a pregare sottovoce, tenendo le mani giunte: «Jack, per favore, ascoltami. Ti sto pregando. So che hai detto che tu sei ovunque, in tutte le gocce di pioggia e possibilmente in ogni goccia di questa birra che ho qui accanto, però al momento ho bisogno che tu venga qui. Ti prego. Dopo stanotte non ti chiederò più nient’altro». 
All’improvviso udì un fruscio, e avvertì una presenza familiare nella stanza. Si sentì rinvigorito nello spirito, come se avesse preso una boccata d’aria fresca e non seppe dire se fosse perché era in presenza dell’Onnipotente, o perché il loro piano – suo e di Sam – stesse funzionando. 
«Salve Dean» disse Jack, sollevando una mano com’era solito fare da che lo conosceva. «So già cosa vuoi chiedermi» riprese, guardandolo con i suoi occhi dorati luminosi. Dean era intimorito da quella luce, ma non voleva darlo a vedere. «Non posso far tornare Cas» continuò Jack. 
Dean sussultò. «Non è esattamente questo quello che volevo chiederti». Ovviamente non si aspettava che sarebbe stato tutto facile, d’altronde quando mai qualcosa era stato facile per i Winchester? Non si sarebbe certo arreso alla prima difficoltà. «Mandami nel Vuoto, poi una volta lì me la sbrigo da solo, non ti chiedo altro» disse, con determinazione, sostenendo lo sguardo di quello che considerava suo figlio. 
Jack lo osservava, e pian piano la sua bocca prima seria si sciolse in un sorriso. «Questo posso farlo». Dean si chiese per un attimo quali fossero le regole che Jack doveva rispettare per mantenere l’equilibrio cosmico, ma presto lo colpì la realizzazione che il piano stava andando avanti e dovette ingoiare a vuoto per l’ansia. Cosa si sarebbe trovato davanti? Com’era in realtà questo Vuoto in cui finivano la loro esistenza angeli e demoni? Ma soprattutto, la domanda che gli frullava nella testa era “davvero sto per rivederlo?”.
«Buona fortuna!» disse Jack sorridendo, mentre gli appoggiava una mano sul petto spingendolo all’indietro e facendolo cadere. 
 
 
 
Dean si aspettava di finire rovinosamente col sedere per terra, ma la terra non arrivò. Quando si decise ad aprire gli occhi che aveva inavvertitamente serrato per la sorpresa, si rese conto di non vedere niente. Attorno a lui era tutto buio, nero. L’unica sagoma che si distingueva in quella distesa di nulla, era Dean stesso. Era dunque questo il Vuoto? Che posto orribile. Dean poteva percepire i suoi piedi ben saldi su qualcosa di solido, ma ogni volta che provava a muovere un passo, non gli sembrava di starsi spostando. Nonostante i suoi sforzi, era sempre fermo nello stesso punto. Si guardò intorno alla ricerca di qualcuno o qualcosa che potesse aiutarlo, ma non sembrava esserci anima viva laggiù. Gli sembrava di stare in un incubo, in cui per quanto provi a dimenarti, alla fine il mostro ti prende e ti divora. 
“Fantastico! Ma in che guaio mi sono cacciato?” lo sconforto si impossessò di lui. “Non troverò mai Cas in mezzo a tutto questo niente!”. 
Però poi il pensiero di rivedere di quegli occhi azzurri che lo avevano scrutato tante volte corrucciati, e che lo avevano accarezzato pieni di lacrime in occasione del loro ultimo incontro, gli diede la forza di darsi un contegno e continuare a cercare. 
«Cas! Cas, sono io! Dean! Ti prego, se ci sei fatti vedere» gridò per farsi sentire, anche se però aveva la netta sensazione che la sua voce si perdesse inudita in tutto questo vuoto. 
 
 
 
«Castiel… ti prego…» sussurrò, con voce tremante, dopo ore di ricerche. 
All’improvviso, una figura si separò dal nulla cosmico che lo circondava, nel suo inconfondibile impermeabile beige. 
«CAS! Sei tu?» urlò Dean correndogli incontro, dimenticandosi all’istante della stanchezza e della fatica che aveva accumulato. 
La figura si voltò verso di lui e… non era Cas. Era un altro angelo, o meglio un Arcangelo, vestito esattamente come Cas.
«Gabriel! Non ho tempo per i tuoi giochetti adesso, per quanto mi faccia piacere rivederti». 
«Perfido. Sono cose da dirsi ai vecchi amici?» chiese questi sorridendo in maniera sarcastica.
Dean alzò un sopracciglio. «Va bene, abbiamo ricominciato con il piede sbagliato, ma come hai evidentemente capito, osservando i tuoi vestiti, sto cercando qualcun altro». 
Gabriel rise di gusto puntandogli un dito contro. «Umani, bah, così prevedibili!» schioccò le dita e così facendo si cambiò d’abito. «Se tu sei qui, deduco che tu abbia trovato un modo per salvare il tuo fidanzato» disse, sottolineando l’ultima parola. 
«Non siamo ancora… eh, cioè, Castiel non è il mio fidanzato» Dean rabbrividì per la falsità di quella frase. Ma a chi voleva darla a bere? Era da dodici anni che qualcosa nella sua vita era cambiato, da quando quell’Angelo del Signore lo aveva afferrato e salvato dalla perdizione. 
«Sì, sì, come vuoi… Non perdiamo il punto della situazione… Quindi, soluzione per far scappare Castiel dal Vuoto?» lo incalzò Gabriel.
Dean capì che se l’arcangelo faceva quelle domande era perché anche lui voleva usufruire della via di fuga che avrebbe fornito a Cas. Lo studiò meglio: Gabriel era provato, le occhiaie scavate e aveva delle nuove rughe sulla fronte, lasciate sul suo volto da anni di prigionia nel Vuoto e da chissà quali sofferenze.
Promise a sé stesso che non avrebbe lasciato Cas in balia di questa entità primordiale un secondo di più. «Gabriel, io giuro che te lo dico, però tu prima portami da Cas» disse Dean con fermezza. 
L’arcangelo schioccò nuovamente le dita e accanto a lui comparve una figura a Dean estremamente familiare. 
Castiel era accasciato al suolo, raggomitolato nel suo impermeabile beige. Dean si avvicinò a lui, inginocchiandosi, e si rese conto che dormiva. Cominciò a scuoterlo e chiamarlo, dapprima sottovoce e poi più forte. Dopo un tempo che a Dean parve infinito, l’angelo aprì gli occhi azzurri e si guardò attorno e solo dopo qualche istante parve accorgersi di lui. 
«Dean…» sospirò, rivolgendo poi lo sguardo altrove. «Non c’è tortura peggiore di vederti in continuazione e sapere che non sei reale…». 
Gli occhi di Dean si riempirono di lacrime vedendo l’amico, o per meglio dire l’amore della sua vita, risvegliarsi e riconoscerlo. Si rese conto che quei pochi giorni per lui dovevano essere stata un’eternità, in cui il Vuoto si era preso gioco di lui e l’aveva torturato sfruttando i suoi sentimenti. 
Dean lo afferrò con decisione, ponendo entrambe le mani sulle sue spalle e costringendolo a guardarlo dritto negli occhi gli disse: «Io non ho la più pallida idea di cosa tu abbia passato qui e posso capire che tu sia confuso, ma devi capire che io sono io, sono quello vero, e sono venuto fin qui per afferrarti stretto e salvarti dalla perdizione, quindi adesso alzati, che è arrivata l’ora di tornare a casa!». Castiel sgranò gli occhi per la sorpresa – o il Vuoto era diventato improvvisamente molto più bravo a creare imitazioni convincenti di Dean, o quello era, senza alcun dubbio, l’uomo di cui si era innamorato in carne e ossa – e senza farselo dire due volte si alzò in piedi. 
«Tutto questo è molto romantico e io mi farei un bel pianto se fossi in voi, ma siccome ho proprio tanta voglia di tornare a casa dalle mie pornostar, vorresti illuminarci con i dettagli del tuo brillante piano?» si intromise Gabriel, rivolgendosi al cacciatore. 
«Intanto l’idea è stata di Sam, ora però dovrete essere voi a dirmi se funzionerà» guardò entrambi e riprese «il Vuoto è l’aldilà di angeli e demoni, no? Cosa succederebbe se voi non lo foste più?» chiese Dean guardando Cas negli occhi. 
«Intendi… Che se fossimo privi di Grazia il Vuoto non avrebbe motivo di trattenerci?» disse Cas, più che come domanda, come ragionamento ad alta voce. 
«Potrebbe funzionare!» aggiunse Gabriel. 
«Però… tu sei umano, e sei qui» Cas era visibilmente confuso. 
«Merito di Jack… Sai, ha preso il posto di Chuck ora, ah come crescono in fretta…» rise Dean, molto più rilassato da quando aveva ritrovato Cas. 
«Va bene, va bene, io rimanderei i convenevoli a dopo se per voi è lo stesso» li riportò sulla retta via l’arcangelo. «Ma da quando in qua sono io quello responsabile?!» si chiese, ridacchiando sotto i baffi. 
«Il punto è, siete disposti a vivere una vita da essere umano d’ora in avanti? Senza poteri? Con la possibilità di ammalarsi e poi la certezza di… morire?» chiese Dean, serio. Con lo sguardo non si rivolgeva a Gabriel, nonostante avesse formulato la frase al plurale. 
«Beh, che dire, i miei poteri mi mancherann…» l’arcangelo fu bruscamente interrotto dal fratello minore, che senza perdere un battito aveva risposto: «Certo che ne sono disposto».
«Bene, allora è deciso» sospirò Gabriel. Entrambi si separarono dalla loro Grazia, la quale, non appena estratta, misteriosamente scomparve nel buio. Forse al Vuoto non sarebbe neanche importato che loro fossero scappati come umani, fintanto che avessero lasciato lì ciò che li rendeva Angeli. Anzi, tutto ciò significava che aveva non una, ma ben due seccature in meno e ciò gli avrebbe consentito di dormire sonni più tranquilli. 
 
 
 
 
Dean si risvegliò nel letto, sudato e ansimante. Che sogno assurdo aveva fatto, andare nel Vuoto a salvare Cas… Cas! Ma allora era stato davvero tutto solo un sogno? Jack, Gabriel, Cas… 
«Son of a bitch!» esclamò, rivolto al suo cervello che non gli consentiva di dormire sonni tranquilli, ma gli ricordava in ogni momento cosa avesse perso. 
Si alzò stropicciandosi gli occhi e si rese conto di trovarsi ancora nella stanza degli ospiti di Eileen. Almeno quella parte era vera, e fu grato a Jack che almeno suo fratello potesse finalmente essere felice, d’altronde se l’era davvero meritato. 
Camminò passi incerti verso la cucina, con l’intenzione di cercare qualcosa da bere di più forte del caffè, quando qualcuno suonò alla porta di casa, facendo accendere i segnali luminosi che servivano da campanello per Eileen. 
Dean attese qualche secondo che la proprietaria di casa si affacciasse, ma poiché non stava succedendo, decise di andare lui ad aprire, sbadigliando sonoramente.
Aveva ancora la bocca semiaperta, quando si ritrovò davanti un volto sorridente, con due occhi blu che lo scrutavano attentamente. 
«Hello, Dean», lo salutò Castiel. 
 
 
 
«Oh cazzo, ha funzionato davvero?» esclamò Dean, con le lacrime agli occhi. 
Castiel non ebbe neanche il tempo di formulare un pensiero coerente, che Dean gli si era già lanciato con le braccia al collo, stringendolo in un abbraccio molto caloroso. Sicuramente, fra tutte le reazioni che Cas poteva aspettarsi, proprio questa non gli dispiacque. Anzi, sentì il cuore farsi più leggero ad ogni secondo passato in quella posizione. Il respiro rapido di Dean sul suo collo, i leggeri fremiti del suo torace dovuti al fatto che stesse ridendo, il suo calore che lo raggiungeva attraverso l’impermeabile e la camicia, quel contatto così tanto atteso, suscitarono in Cas una reazione fisiologica che non si aspettava proprio. 
«Ma hai una angel blade in tasca o sei solo felice di vedermi?» rise Dean, sarcastico, ponendo fine a quel lungo abbraccio.
«Ehm, suppongo sia la seconda opzione…» sussurrò l’umano Cas guardando ovunque tranne che il volto dell’altro. Dean fece finta di essere scandalizzato dalla sua risposta, ma continuò a ridere, felice di averlo ritrovato. 
Rimasero sulla soglia qualche minuto ad osservarsi, increduli di potersi rivedere dopo quello che era sembrato ad entrambi un addio. Ogni secondo che passava, Cas si mostrava sempre più a disagio. Dopotutto dopo la sua confessione non si aspettava di vivere per sentire una eventuale risposta, ed ora il pensiero di dover affrontare quella bomba che aveva lanciato gli sembrava una difficoltà insormontabile. Era vero che la felicità stava semplicemente nell’essere, nell’amare senza aspettarsi di essere ricambiati, ma il solo pensiero che ora Dean potesse dirgli che lui non provava la stessa cosa per lui, lo torturava nell’animo. Questi sentimenti così intensi erano forse dovuti al fatto che fosse diventato umano? 
Quasi quasi sperava che il Vuoto tornasse a reclamarlo, alla fin fine non era poi così male… 
Pian piano, Cas raccolse tutto il coraggio che aveva in corpo e cominciò: «Dean…», ma fu interrotto da un bacio, improvviso, sulle labbra. Dean gli teneva una mano dietro la testa, stringendogli i capelli scuri corti, e con l’altra lo tirava per la cravatta blu. Il suo modo di fare era possessivo, non lo avrebbe lasciato andare per nessun motivo. Lo teneva stretto a sé come se all’improvviso qualcuno o qualcosa dovesse portarglielo via di nuovo, ma stavolta lui non l’avrebbe permesso. Cas non capiva cosa stesse succedendo, come mai d’un tratto la sua testa avesse preso a girare e avvertisse qualcosa nel suo petto battere all’impazzata – doveva essere il suo cuore, ma era troppo confuso per esserne certo – e come mai le sue gambe stessero cedendo. Fortunatamente Dean lo stringeva forte, eccome se lo stringeva. Gli aveva lasciato stare la cravatta ed entrambe le sue mani erano impegnate ad esplorare quel corpo che tanto aveva desiderato, ma che mai aveva osato immaginare di poter davvero avere. 
Dopo l’iniziale shock dovuto alla sorpresa, Cas finalmente riuscì a sciogliersi in quel bacio, ricambiandolo con dolcezza, con la certezza che sarebbe stato solo il primo di una lunga serie. 
Quando Dean si allontanò quel tanto che bastava per permettere all’ormai ex angelo di perdersi nei suoi occhi verdi, quello fu il momento in cui Castiel si sentì per la prima volta davvero a casa
 
 
 
«Cas? Sei davvero tu?» esclamò Sam. Dean si voltò di scatto, sussultando alla voce del fratello. 
Se l’istinto fino a poco tempo prima gli avrebbe suggerito di allontanarsi da Cas, di lasciargli la mano che stava stringendo, ormai non gliene importava più niente, perché era completamente a suo agio. Cas con l’unica mano libera si lisciò gli abiti e borbottò un: «Eh già, sono proprio io…». 
Nel frattempo, anche Eileen raggiunse i tre nell’ingresso di casa sua e il suo viso si illuminò con un sorriso quando vide cosa stesse succedendo. «Cas, entra, benvenuto!» gli fece segno di accomodarsi su di uno dei due divani della stanza adiacente. 
L’interessato entrò chiudendo la porta e si accomodò accanto a Dean – che si ostinava a non lasciargli la mano come se fosse una questione di vita o di morte – mentre Eileen prendeva e stappava delle birre per festeggiare. 
«Se sei qui, vuol dire che il piano ha funzionato!» sorrise raggiante Sam, prendendo un sorso della sua birra ed abbracciando Eileen che si era finalmente seduta sulle sue ginocchia. 
«Sì, ecco, io volevo ringraziarvi tutti per quello che avete fatto per me, avete corso un grosso rischio, soprattutto tu, Dean» prese Cas, ma l’interessato lo interruppe: «Cas, tu sei parte di questa famiglia, non potevamo lasciarti a marcire laggiù, non pensarlo neanche per scherzo», e Sam annuì, mostrando che la pensava come il fratello. 
«Bene, ora mi sa che è arrivato il momento di festeggiare! Propongo un brindisi… alla famiglia!» esclamò Dean, raggiante, alzando in aria la sua bottiglia.
«Alla famiglia!» esultarono tutti in coro, e subito dopo presero a ridere e scherzare, finalmente liberi ed insieme. Finalmente… felici. 
 
 
 
Note autrice: Salve a tutti. Ho scritto tutto ciò dopo aver visto la 15x19, dicendomi: "se il finale mi delude, almeno ho questa storia". Bene. Adesso che ho visto la 15x20 ho deciso di condividere con tutti voi quello che per me è il finale che avrei voluto. Spero che questa fic vi abbia fatto sorridere e abbia fornito una risposta a qualche domanda che era rimasta in sospeso. Un bacio e grazie a tutti!
  
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