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Autore: Luinloth    22/11/2020    4 recensioni
Ambientata in un punto imprecisato della 15x20. [Destiel]
Due settimane dopo li chiamano per una storia di corpi sventrati, una lingua mozzata e due bambini scomparsi, e Dean capisce che quella sarà la sua ultima caccia con la stessa velocità con la quale si rende conto che avranno a che fare con un caso di vampiri.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Disclaimer: storia scritta senza scopo di lucro, nessuno dei personaggi mi appartiene

 

README: prima che cominciate a leggere questa storia, sappiate che non è un fix-it, purtroppo. I buchi di trama resteranno, Castiel non ritornerà sulla Terra e Dean morirà in quel fienile esattamente come è successo nella 15x20. Però c'è Eileen (almeno).

Ma non accetterò mai l’idea che lui sia morto per caso, proprio adesso che aveva deciso di provare a vivere una vita normale. Nè che il messaggio finale della serie sia: ‘puoi lottare quanto ti pare ma alla fine le persone che ami ti lasceranno e a te non resterà che sperare in un posto migliore di quello in cui hai vissuto finora’ (e questo è un messaggio che, per me, è passato tanto per Dean quanto per Sam). Quindi ciò che leggerete è la mia personalissima interpretazione dei fatti, e forse la maggior parte di voi la troverà OOC, io spero di no ma se così fosse perdonatemi, non riesco a trovare nessun altro modo per superare questo finale.

Per questo, per favore, siate gentili. 

 

 

 

 

 

Mourning comes in Paradise

 

E’ sera.

Ancora troppo presto per la messa delle otto, la chiesa è quasi deserta. 

Manca poco più d’un mese al Natale e Dean non sa bene perché, ma ripensa all’eggnog che lui e Sam preparavano per la Vigilia, quando avevano vent’anni e passare la sera a guardare una partita di football sembrava molto più elettrizzante di quanto non fosse in realtà. 

Cazzo, era delizioso. 

Più o meno l’unica cosa che permetteva loro di fingere che anche le loro vite non facessero chissà quanto schifo, se a Natale puoi ancora stravaccarti su una poltrona con un bicchiere di eggnog tiepido in mano la vita non può andare poi così male, no?

Sul fondo della navata centrale, intarsiata sulle vetrate del fondo, luccica una figura umana con un’aureola dorata dietro la testa e due enormi ali spalancate — blu — che si allungano fino alle vetrate laterali. 

Dean si siede su una delle panche in fondo, e aspetta. 

Non sa più nemmeno lui cosa. 

Non ci sono più grandi e spaventosi cattivi da combattere, Dio è stato riportato al suo naturale stato di petulante scrittore di pessime fan fiction per adolescenti, a riempire le sue giornate sono rimasti solo i mostri a cui dà la caccia da una vita. E Sam.

Eileen è tornata indietro — e Charlie, Donna, Bobby, tutti quanti — ma Sam continua a ciondolare nel bunker e a preparargli uova strapazzate e toast ogni mattina, e Dean vorrebbe solo dirgli che va bene anche così, che non serve, che può andarsene, trovare una casa che non sia dieci metri sottoterra e che non abbia una porta a tripla blindatura, prendere Eileen e avere quindici marmocchi frignanti, un giardino e un cane.

Il suo cane, beninteso.

Ma quando Dean Winchester è stato davvero capace di esternare i propri desideri?

Probabilmente mai, se a stento riesce ad essere sincero con se stesso.

L’angelo di vetro gli sorride, dal fondo della chiesa.

Anche Castiel sorrideva. Prima che una colata di petrolio si portasse via la sua faccia.

«Un po’ in anticipo per la Messa, figliolo»

Il prete che si è seduto accanto a lui — in che momento, Dean non saprebbe dirlo — gli sembra estremamente vecchio. Il suo viso è tutto pieghe e grinze, al punto che i suoi piccoli occhi turchesi non sono che due puntolini di luce trasparente sotto la pelle cascante delle palpebre.

«Non… non ero venuto per la messa, in effetti»

«Lo so» il prete gli rivolge un’occhiata comprensiva «Ma nella mia lunga esperienza ho imparato a riconoscere un uomo che entra in una Chiesa per ringraziare, o per sfogarsi, da uno che ci entra per cercare qualcosa. Tu cosa sei venuto a cercare, figliolo?» 

Il coraggio, pensa Dean. 

Ma non risponde. Si limita ad abbassare lo sguardo, dall’angelo sulle vetrate ai propri piedi.

«Puoi rimanere per tutto il tempo che desideri» lo rassicura il prete, posandogli una mano sulla spalla «Se hai bisogno di me, se vuoi pregare con qualcuno, mi troverai in sagrestia. La porta è aperta»

«Grazie, padre»

La Chiesa di tutti gli Angeli è buia, fatta eccezione per le lampade accese sopra l’altare. Il riverbero della luce sul vetro delle ali dell’angelo si riflette sul pavimento e trema, come se anziché di marmo le piastrelle fossero fatte d’acqua e i raggi del sole ci stessero passando attraverso.

Non crede che siano queste, le preghiere alle quali si riferiva l’anziano prete ma… 

«Cas, spero che tu riesca a sentirmi» 

La campana della Chiesa di tutti gli Angeli suona le sette.

«Mi dispiace. Mi dispiace che tu sia… che io… Che io non sia riuscito a dirtelo io… avrei dovuto farlo mesi fa» 

In quanto a preghiere lui ha sempre fatto abbastanza schifo e se davvero Castiel è in ascolto alzerebbe sicuramente gli occhi al cielo, come ogni volta in cui l’ha trovato sveglio in cucina alle quattro del mattino e Dean ha liquidato le sue preoccupazioni con qualche cazzata inventata lì, su due piedi, soltanto per non dover ammettere di essersi svegliato in un lago di sudore con la sensazione di avere Morte — non Billie, Morte, assieme a tutti i demoni dell’Inferno — ad alitargli sopra la faccia.

Forse dovrebbe sul serio chiamare il prete.

«Ma tu… tu mi conosci, vero?»

No, questa non è una domanda giusta. 

Non è nemmeno una domanda, in realtà, perché Castiel lo conosce da sempre. Castiel l’ha sempre conosciuto. 

«Cas, io non voglio che tu pensi che io mi stia arrendendo, ora. Voglio che tu sappia che… che anche tu mi hai cambiato. Che sono in pace» 

Castiel non l’ha mai salvato solo dall’Inferno. Ha posato le dita sulla sua anima e ha tracciato la mappa del suo personale labirinto di rabbia e disillusione. 

Poi gli ha mostrato la strada per uscirne.

«Il mondo è al sicuro, Chuck è stato sconfitto e Jack…»

Chissà come la prenderebbe il prete, nel sapere che Dio è un adolescente biondino venuto al mondo appena due anni prima. Niente barba, niente vocione profondo né tunica bianca e sandali di cuoio ai piedi. 

Ah, e tecnicamente è anche il figlio di Satana. 

Dean sbuffa una risata «Saresti fiero di lui, Cas. Oh se saresti fiero di quel ragazzino. E Sam…»

Questa è la parte difficile.

«Sam vivrà una vita felice. Anche quando io non ci sarò più»

Deglutisce. 

«Magari finirò nel Vuoto anch’io, chi lo sa? Sono stato un demone, il tramite di un Arcangelo, direi che me lo sono meritato un pass speciale per il Nulla Cosmico, no?»

L’angelo di vetro è semplicemente… di vetro. Non cambia espressione. 

Lui però giurerebbe di aver visto un’ombra contrariata attraversare le lastre cristalline che gli compongono il viso. 

La chiesa è piena di spifferi che si divertono a spegnere le candele sistemate intorno all’altare.

«E voglio che tu sappia che sei l’angelo più generoso, e altruista, e coraggioso che io abbia mai conosciuto»

Dean crede che Castiel lo sapesse già ma vorrebbe comunque che lo avesse sentito uscire dalla sua bocca, prima di essere trascinato nel nulla. Vorrebbe non essere stato così spezzato da non essere riuscito mai a dirglielo guardandolo negli occhi, e adesso davanti a sé ha solo frammenti azzurri di un mosaico di fattura neanche tanto eccelsa.

«Che con il tuo sacrificio non hai salvato soltanto me, ma tutta l’umanità» 

Eppure, adesso è tutto intero. 

Forse è così che ci si sente, quando si smette di avere paura. Come camminare a piedi nudi sulla sabbia.

«E che ti amo» 

Ti amo.

«Quindi ti prego, Cas, perdonami. Perdonami se non sono abbastanza forte per continuare a vivere in un mondo in cui tu non ci sei ma adesso vorrei solo… voglio solo… riposare»

Quando Dean esce, la campana della Chiesa di tutti gli Angeli suona le otto e un gruppetto di fedeli sta salendo le scale della cattedrale.

 

 

 

Due settimane dopo li chiamano per una storia di corpi sventrati, una lingua mozzata e due bambini scomparsi, e Dean capisce che quella sarà la sua ultima caccia con la stessa velocità con la quale si rende conto che avranno a che fare con un caso di vampiri.

Vampiri. Beh.

In ogni caso meglio delle disgustose streghe. O del viscidume colloso dei mutaforma.

Spera soltanto di non morire troppo in fretta. 

Di avere il tempo di salutare Sammy come si deve.

Di chiedergli di non riportarlo indietro.

Non stavolta.

Va bene così.

 

 





 

Il titolo è la rivisitazione di un verso tratto da 'For the Widows in Paradise, for the Fatherless in Ypsilanti', di Sufjan Stevens.
Take care ❀*

   
 
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