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Autore: nikita82roma    22/11/2020    5 recensioni
Kate raggiunge Rick in libreria all’inizio della quarta stagione, per parlargli dopo tre mesi di silenzio. I fatti cominciano nel momento in cui lei gli confessa di aver lasciato Josh, poi prendono una strada mia.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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Non stavano più insieme. Glielo aveva detto e poi se ne era andata via, verso il parco dall’altra parte della strada. E lui avrebbe voluto tirare dritto, come voleva fare fin dall’inizio ed evitare quel doloroso fastidio di doverle parlare, ascoltare scuse e spiegazioni che era sicuro non sarebbero state sufficienti. Perché lui si era già fatto mille scenari diversi, nella sua mente, per giustificare quel silenzio che si era prolungato per oltre tre mesi ed ogni giorno che passava riusciva a trovare meno motivi per scusarla. Era stato evidente per lui che non lo voleva vicino in quel momento, magari Josh le aveva detto raccontato quanto era successo anche in ospedale e lei aveva fatto la sua scelta e non era lui, ma le parole che le aveva detto poco prima avevano ribaltato tutto, distrutto le sue certezze ed ora voleva capire il perché.

Curiosità. Si era immediatamente giustificato così nella sua testa. Lui era solo curioso di capire cosa ci fosse dietro, perché lui cercava sempre una storia dietro i fatti e quindi voleva conoscere anche quella. Solo per curiosità, non perché Kate Beckett era per lui più pericolosa e irresistibile delle sirene per Ulisse. Così non aveva finito di mettere in ordine tutti i suoi pensieri ed aveva definitivamente abbandonato l’idea di proseguire dritto dall’altra parte della strada che aveva già attraversato senza guardare, rischiando di farsi investire da un paio di auto, raggiungendola in quel parco.

Rallentò quella sua specie di corsa per vedere dove stesse andando e la seguì fino alle altalene prendendo posto in quella libera vicino a lei. Di tutti i posti dove pensava che avrebbe parlato di nuovo con lei, quello era l’ultimo che avrebbe messo nella lista o forse era così assurdo che era perfetto e sarebbe dovuto diventare il primo, il posto assolutamente ideale per parlare con lei, una metafora perfetta di come si sentiva con Beckett: un’altalena di emozioni che oscillavano sempre, una relazione fatta di equilibrio instabile, la gioia e la libertà di riuscire a mostrarsi con lei per quello che era, oltre l’immagine pubblica che era riuscito a farle vedere. Ora che ci pensava bene, le altalene sarebbero veramente potute essere un luogo speciale.

Ci furono dei minuti di imbarazzante silenzio mentre oscillavano piano. Rick le lanciava ogni tanto qualche occhiata mentre lei se ne stava con il suo libro tra le mani. Aspettava che fosse Kate a fare il primo passo, doveva farlo lei, sarebbe stata quella la cosa giusta, ma sembrava aver perso il coraggio che l’aveva portata fin lì. Così si ritrovarono a parlare della cosa che li aveva fatti incontrare di nuovo: quel libro, di come la sua trama si intrecciava con la realtà e di come fosse stato difficile scriverlo, per tutto quello che si portava dietro.

Ma Beckett non sapeva, anzi non ricordava tutto, per lei era più facile. Castle lo aveva ormai metabolizzato, la sua confessione, quella che si era convinto che sarebbe stato il loro punto di svolta, era svanito nella mente di Kate con lo sparo. Anzi, era quasi sicuro che lei in realtà in fase di shock non lo avesse mai sentito. Lui invece sì, si era sentito dirlo ad alta voce, ammetterlo a sé stesso per la prima volta proprio mentre temeva di perderla ed aveva fatto la cosa più istintiva e più stupida che avrebbe potuto farle: dirglielo. Perché avrebbe voluto che lei lo sapesse, perché si illudeva che saperlo le avrebbe dato un motivo per rimanere viva. Per amarlo o anche per sparargli poi lei, perché glielo aveva detto. Invece quelle parole non erano servite a nient’altro che a fargli ammettere che lui la amava e che l’unico motivo per cui la seguiva ogni volta che poteva era per starle vicino, perché prima o poi lei si accorgesse di lui e la smettesse di stare con uomini che non sarebbero mai stati in grado di amarla come lui.

Aveva scelto Josh invece. Anzi no. Non stavano più insieme.

“Perché vi siete lasciati?” Glielo chiese e se lo lasciò sfuggire a voce alta, proprio come quel ti amo qualche mese prima, mentre la sua mente cercava risposte che non trovava. E la domanda vera che avrebbe voluto farle era “Perché se vi siete lasciati non mi hai cercato?”.

“Ci sono state delle incomprensioni tra noi.”

Voleva dire tutto o niente. Non voleva che tornasse a lavoro? Pensava che aveva rischiato troppo e non doveva più essere una poliziotta? Era partito di nuovo e l’aveva lasciata sola?

“Mi dispiace.” Mentì e nessuno dei due credette alle sua parole. Lo guardò con quel suo sguardo che lo lasciava ogni volta senza parole, perché era troppo bello e perché sapeva che era meglio non dire di più. Questione di sopravvivenza.

“È stato anche per colpa tua.” Lo lasciò senza parole. Ora li dispiaceva sul serio. Non voleva crearle guai nella sua vita privata, non in quel senso almeno. 

“Josh mi ha chiesto di fare una scelta.”

Ecco, era esattamente quello che Castle pensava: il dottore era talmente stupido da non conoscere Kate per sapere che non avrebbe mai dovuto chiederle di rinunciare al suo lavoro, come poteva solo immaginarlo?

“Il giorno che sei venuto in ospedale, quando è tornato dopo che tu eri andato via.”

“Dopo che tu mi hai mandato via.” La corresse. Non voleva essere scortese, ma lui non se ne sarebbe mai andato se lei non avesse insistito. Kate fece finta di non sentirlo. Se si fosse messa a ribattere ad ogni cosa che diceva, non avrebbero finito più e non sarebbe mai riuscita a dirgli tutto. “Josh non voleva che tu mi stessi intorno e mi ha chiesto di scegliere tra l’amore e l’amicizia”

Castle non capiva. Erano passati più di tre mesi, non si era fatta sentire, non gli aveva detto nulla eppure aveva lasciato Josh. Perché? Poi la soluzione gli sembrò più facile del previsto.

“Non ti conosceva abbastanza da capire che non sei persona da aut-aut. Per questo gli hai fatto credere di aver scelto l’amicizia.” Era una riflessione amara la sua, detta scalciando qualche sassolino con la punta delle scarpe, mentre guardava un punto indefinito davanti a sé, stando ben attento a non incrociare più il suo sguardo.

“No, Castle. Io ho scelto l’amore...” Rick sentì le dita di Kate sfiorare il dorso della sua mano che teneva la catena dell’altalena. Si voltò a guardarla, proprio mentre stava pronunciando le ultime parole che pesavano come macigni “... ho scelto te. Anche io ti amo Rick.”

Improvvisamente le catene dell’altalena sembrarono sotto le dita di Castle come fili dell’alta tensione. Si alzò di scatto, mentre Beckett colta alla sprovvista da quella reazione energica ritrasse la mano da lui. Si alzò anche lei ed ora erano in piedi uno davanti all’altra, ma a Kate osservando lo sguardo perso di Rick sembrava che fossero lontanissimi, molto di più di quanto non lo erano stati in quei mesi nei quali aveva pensato mille volte a come potergli dire tutto quello che aveva dentro e più passava il tempo, più era consapevole che sarebbe stato difficile.

“Ricordo tutto di quel giorno, Rick. Tutto quello che hai fatto e tutto quello che hai detto. L’ho sempre ricordato e credo sia stato l’unico motivo se sono qui. Se sono viva. Perché ogni volta che ero cosciente io sentivo le tue parole e...” aveva detto tutto d’un fiato e poi si era bloccata. Lo guardava e non reagiva e non si era mai immaginata questo. Non da lui. Avrebbe potuto essere felice, arrabbiato, dirle semplicemente che glielo aveva detto solo per il momento o che ora era troppo tardi. Ma rimanere impassibile mentre lei gli stava mettendo davanti la sua anima e il suo cuore no. Non era da Castle. Lui sapeva quanto era difficile per lei.

“Perché mi hai mandato via?” Le aveva fatto una domanda. Voleva parlare. Era un bene?

“Perché dovevo capire. Dovevo accettare cosa stava accadendo.”

“Perché non mi hai cercato?”

“Per lo stesso motivo. Dovevo essere pronta per dirtelo, dovevo essere abbastanza forte per poterlo fare, non volevo dirtelo in un momento in cui guardandomi avresti provato solo pietà.”

“Non ho mai e non avrei mai provato pietà guardandoti. Non l’ho fatto nemmeno quando ti ho visto morire per due volte davanti a me in ambulanza.”

“Dovevo essere forte.” Gli ripetè perdendosi nei suoi occhi blu, in quel suo sguardo così carico di tensione che tremava.

“No, non dovevi. Dovevi essere solo sincera. È stato terribile non avere tue notizie per tre mesi, non sapere dove fossi, come stessi...”

“Mi dispiace, Castle. Ma non sono stati mesi facili. Ero sola, nella casa in montagna di mio padre, cercavo di guarire, di capire come gestire questa situazione, quello che provavi, soprattutto quello che provavo io...”

“Dispiace anche a me.” Solo in quel momento Kate si rese conto di quanto doveva essere stato difficile per lui. Ripensò a come si era sentita l’anno prima quando era andato negli Hamptons, ma lei sapeva dove era e che stava bene. Si morse il labbro ed abbassò lo sguardo. “Non dovevi essere da sola ad affrontare tutto. Non si guarisce mai del tutto da soli.” Castle aveva sempre pensato che in quei mesi Josh le era stato vicino. Era stata una magra consolazione, ma almeno sapere che al suo fianco c’era un medico gli consentiva di essere sicuro che almeno aveva la migliore assistenza possibile che un compagno potesse offrirle. In quei momenti, invece, mentre lei parlava, la sua mente aveva ridisegnato i suoi peggiori scenari aggiornandoli con le sue nuove informazioni: una Kate ferita, da sola, in un luogo inospitale che invece che concentrarsi sul suo recupero fisico era ancora più distratta dalle sue parole.

“C’era mio padre. Ogni tanto almeno” provò a giustificarsi.

“Dovevo esserci io con te.”

A Kate cadde il libro dalle mani, aprendosi vicino ai suoi piedi e le pagine cominciarono a sfogliarsi per il vento leggero che aveva iniziato a soffiare da qualche minuto.

“Lo pensi sempre?” Gli chiese mordendosi ancora il labbro. Temeva la risposta, qualunque fosse. Perché sapeva che le cose da quel momento in poi in ogni caso non sarebbero state più le stesse.
Menzogne. Stava mentendo a se stessa. Aveva paura solo di una cosa: che fosse troppo tardi. Che lui avesse cambiato idea, che si fosse stancato di aspettarla. Che non l’amasse più

“Cosa?”

“Quello che mi hai detto quel giorno.” Fece un respiro profondo ed un passo verso di lui. “Mi ami ancora, Rick?”

“Sempre.”

 



È un periodo un po' complicato. Questa oggi è venuta fuori così, per caso, ispirata da un tweet che ho letto. 
Spero di riuscire a riprendere in mano prossimamente anche il resto che è in sospeso, è solo piuttosto complicato per me adesso mettere in ordine molti pensieri in modo coerente. 
   
 
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